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Messaggi di Aprile 2018

L'uomo sdraiato sul letto

Post n°2620 pubblicato il 30 Aprile 2018 da namy0000
 

L’uomo sdraiato sul letto in un appartamento di Tokyo è debole e raggrinzito. Le sue gambe spuntano fuori come stecchini dal pigiama troppo corto. Mentre chiama la figlia Debbie, il suo braccio trema. “Mettimi sulla sedia a rotelle”, le dice con voce roca. Quando ho incontrato Bernie Krisher per la prima volta, nel 2001, non era così: era atletico e vivace. Sembrava che non dormisse mai ed era determinato, sempre pronto a proporre a qualcuno le sue idee. Da bambino è sfuggito all’olocausto. Quando faceva il giornalista in Asia, ha intervistato il presidente indonesiano Sukarno e l’imperatore giapponese Hirohito. In Giappone ha fondato Focus, un tabloid rivoluzionario per il giornalismo nipponico.

Quando è andato in pensione, Krisher è diventato anche un filantropo: ha aggirato le sanzioni internazionali per portare riso in Corea del Nord e ha spedito somme enormi per aiutare la Cambogia colpita dalla guerra. In Cambogia ha costruito centinaia di scuole, ha finanziato un orfanotrofio e un ospedale e ha fondato il Cambodia Daily, il quotidiano dove ho lavorato tra il 2001 e il 2003. Pensava di continuo a come migliorare il paese. Tra le altre cose, ha convinto J.K. Rowling a fargli tradurre Harry Potter in khmer (e a vendere le copie a 50 centesimi l’una), e ha aiutato l’opinionista del New York Times Nicholas Kristof a riscattare dalla schiavitù alcune prostitute. Quando lo incontro di nuovo a Tokyo, però, lo trovo in condizioni molto precarie. Ha 87 anni, ha avuto un ictus e un’infezione da stafilococco resistente agli antibiotici. È quasi cieco e sordo e la sua capacità di comprensione va e viene. Passa le giornate vagando tra il letto e il salotto, dove sua moglie Aiko, che soffre di demenza, sta seduta immobile.

L’ultima volta che ho visto Krisher ero io la malata. Un anno dopo la mia assunzione al Cambodia Daily, il giorno del mio ventiquattresimo compleanno, ho scoperto di avere il cancro, ma l’assicurazione del giornale non copriva le cure per i dipendenti stranieri… Non sono andata in Giappone per parlare di quella storia, ma perché l’eredità di Krisher è a rischio e la Cambogia sta perdendo la speranza nella democrazia. Il governo ha chiuso il Cambodia Daily, che nonostante una tiratura di appena cinquemila copie era un punto di riferimento per la società civile cambogiana… I conti bancari delle organizzazioni benefiche di Krisher sono stati congelati. Sua figlia Debbie e il marito, che si occupavano di queste organizzazioni, sono stati minacciati d’arresto. Krisher voleva affrontare il problema come ha sempre fatto: andando sul posto per far valere le sue ragioni. Stava per partire, ma i medici l’hanno convinto a rinunciare per motivi di salute. Per calmare il padre, Debbie cerca di distrarlo: il quotidiano non è finito, gli dice.

Bernie Krisher è nato a Francoforte nel 1931 da genitori ebrei polacchi. Nel 1937 la sua famiglia fuggì in Germania, poi si trasferì nel Queens, a New York. Dopo l’università e il servizio di leva, Krisher passò un anno a Tokyo con una borsa di studio della fondazione Ford. In Giappone s’innamorò della sua interprete e la portò con sé a New York, dove si sposarono.

Nel 1962 la coppia tornò in Giappone e Krisher trovò lavoro nella redazione locale di Newsweek. Si era specializzato nelle interviste a personaggi importanti… Krisher è famoso anche per il carattere difficile. Arrogante e prepotente, rimproverava i suoi dipendenti per non aver concluso compiti che in realtà non gli aveva mai assegnato…

Il Daily non era né a favore né contro il governo. Il suo obiettivo non era quello di far cadere Hun Sen, ma raccontare i fatti. La missione del quotidiano di formare nuovi giornalisti, inoltre, ebbe un successo superiore alle attese: i suoi reporter hanno riempito le redazioni di Phnom Penh e dei quotidiani stranieri, hanno scritto libri e diretto documentari…. In contrasto con il suo giornalismo di qualità, la redazione del Cambodia Daily era malandata, con computer e mobili di seconda mano. Nel 2001 i giornalisti quasi non si accorsero dell’11 settembre, perché Krisher era in ritardo con i pagamenti per la tv via cavo… Con il peggioramento della salute di Krisher, la figlia Debbie e suo marito Douglas Steel hanno preso il controllo dei suoi affari. Nel 2014 Steel si è trasferito da Tokyo a Phnom Penh per gestire il Daily, proprio quando il vento nella politica cambogiana stava cambiando. Sam Rainsy, leader dell’opposizione in esilio, era stato autorizzato a rientrare nel paese prima del voto del 2013, con un gesto di apertura democratica da parte di Hun Sen… Non è stato preso di mira solo il Daily. Le stazioni che trasmettono Radio Free Asia e Voice of America, due servizi finanziati dagli Stati Uniti, sono state bloccate, così come il national democratic institute, finanziato da Washigton. Un tempo Hun Sen avrebbe esitato prima di sfidare apertamente la comunità internazionale, ma oggi la Cambogia dipende meno dall’occidente rispetto al passato. La Cina fornisce al paese aiuti diretti quattro volte superiori a quelli provenienti dagli Stati Uniti, ed è una grande fonte d’investimenti privati. Phnom Penh, un tempo tranquilla città isolata, oggi è piena di grattacieli in costruzione. Sui ponteggi figurano i loghi delle aziende edili cinesi… (Molly Ball, The Atlantic, Stati Uniti, Internazionale n. 1252 del 20 aprile 2018).

 
 
 

Violoncellista

Post n°2619 pubblicato il 29 Aprile 2018 da namy0000
 

Mario Brunello, violoncellista, di Castelfranco Veneto, di fama internazionale, guida il “Trekking della pace” per il centenario della Prima guerra mondiale. Quell’estenuante e disumana guerra di posizione che si combatté sulle Alpi orientali. L’estate scorsa ha portato, con successo, un sestetto d’archi, composto da musicisti italiani e austriaci, sugli altopiani di Folgaria, Lavarone e Luserna. Quest’anno porterà un ensemble di fiati con colleghi sloveni e ungheresi sul Monte Pasubio, teatro di uno dei più sanguinosi fronti. “Se proprio dobbiamo celebrare un evento così doloroso, dobbiamo celebrare il coraggio di quei giovani che si lanciavano fuori dalle trincee a trovare la morte. L’idea di portare il violoncello in alta quota e suonare all’aperto, sotto le vette, mi venne da frequentatore della montagna, imbattendomi spesso in quelle architetture strane e così poco naturali che sono le trincee, i forti e quanto altro resta della guerra in quota. Decisi che si poteva lanciare un messaggio di pace con la musica, proprio a partire da quei luoghi, ricordando la tragedia che accadde lassù... Il progetto “Trekking della pace” non si esaurirà nell’estate 2014, ma continuerà fino al 2018, centenario della fine della guerra, coinvolgendo musicisti e artisti provenienti da altri Paesi che furono coinvolti nel conflitto. Non nascondo che l’intenzione sarebbe quella di arrivare, tra 4 anni, a costituire una “orchestra della pace”, con la quale proseguire i concerti in montagna, ma anche esibirsi in qualche grande capitale europea. Mi ha sempre colpito vedere con quanta passione e partecipazione sia stato seguito il trekking sulle Piccole Dolomiti, segno che la musica sa comunicare questi messaggi in modo straordinario”.

 
 
 

Ronda della carità

Post n°2618 pubblicato il 28 Aprile 2018 da namy0000

Magda Baietta, nel 1998, ha fondato, a Milano, la Ronda della Carità: aiuti dal camper, per generare la fiducia che sottrae alla strada.

“Fin da piccola, mia madre mi ha abituata a guardare a chi ha meno di me. E a pensare che se si aveva la fortuna di avere di più, si doveva aiutare quanti quella fortuna non l’avevano avuta. Eravamo benestanti, ma i miei lavoravano sodo. Io sono nata a Lodi e lì avevamo un cinema e un ristorante; ma mia madre, oltre al lavoro e alla famiglia, si è sempre dedicata agli altri come crocerossina. Ho imparato da lei a guardare all’altro con amore e compassione. Mai dall’alto. Da piccola ero ribelle e volevo fare l’artista. I miei mi spedirono in collegio dalle suore di Maria Bambina. Si stava bene e anche con loro imparai la solidarietà. Ci portavano fuori a fare il servizio di aiuto ai poveri, ho degli splendidi ricordi di quelle suorine piene di attenzioni per il prossimo. Io non potrei concepire la mia vita senza il servizio alla persona più fragile. Dopo la scuola è arrivata la famiglia; ma io, dopo aver cresciuto le figlie, non volevo più stare senza fare niente. Il mio tempo libero era sprecato fra lo shopping e le chiacchiere fra amiche. Ho cominciato a fare la volontaria. Agli inizi degli anni 1990 ho voluto fare l’esperienza del campo di lavoro estivo dei Soci costruttori a Ravenna, dove ho incontrato, tra gli altri, Paolo Cocchieri, un grande uomo che ha cambiato la mia vita. Non mi piace aiutare il prossimo per sentirmi meglio. Non voglio aiutare il senzatetto perché stia bene dove sta. Io devo fare in modo che venga via dalla strada. Sera dopo sera, tazza di tè dopo tazza di tè, un sorriso, e la fiducia aumenta, fino al giorno benedetto in cui la persona accetta di essere accompagnata verso un progetto di vita che non prevede la strada. Non è facile, sono persone che hanno storie pesanti da portarsi dietro”. Eppure Magda ci prova ogni notte.

Magda è una donna pratica, con valori forti, ma che affondano le radici nella concretezza. A Milano, 5 sere su 7 lei e i volontari sono in strada per intercettare i diseredati che affollano le vie della città. Il camper attrezzato è un rifugio sicuro per chi ha bisogno di rifocillarsi, di abiti nuovi e una parola di conforto.

 
 
 

Quando si

Post n°2617 pubblicato il 27 Aprile 2018 da namy0000
 

Quando si guarda con gli occhi dell’Amore, la bruttezza non si vede. E questo è un vero miracolo.

 
 
 

Tutti in classe

Post n°2616 pubblicato il 25 Aprile 2018 da namy0000
 

“Tutti in classe”, di Alex Corlazzoli, Einaudi, 2017. Corlazzoli inquadra una scuola che non sta riuscendo a stare al passo con la complessità del mondo. Sono cambiate le famiglie, gli orari di lavoro delle stesse, le condizioni sociali, è cambiato il modo in cui un bambino può immaginare il futuro con i mezzi della tecnologia. Ma la scuola no. ‹‹È necessario chinarsi all’altezza dei bambini, spostare la cattedra e stare seduti accanto a loro. Eliminiamo le barriere fisiche e psicologiche che ci sono tra noi e loro. Serve essere degli educatori di strada››, dice Corlazzoli. ‹‹Abbiamo bisogno di un esercito di educatori non solo di maestri e professori… ciò che mi ha aiutato a diventare “maestro” è stato il volontariato tra i ragazzi di strada e insegnare ai detenuti. Lì ho imparato ad educare. Nella scuola italiana non ho imparato nulla, se non dai bambini. La Costituzione non è un libro per vecchi. Nelle mie classi, la Costituzione è sui banchi… e la usiamo, la leggiamo. La Costituzione deve tornare nelle famiglie, nelle scuole. Così come la democrazia va vissuta… Educare all’affettività in classe. Raccolgo sempre i “pizzini” dei miei ragazzi, quelli che trovo sotto i banchi o quelli che mi lasciano dopo la lezione su diversi argomenti. Sono il mio “materiale pedagogico”. Uno dei più simpatici diceva: ‹‹Maestro, ma tutti i genitori l’hanno fatto? È difficile la procedura?››. A queste domande la scuola ha il dovere di dare una risposta. Ora, non domani››.

 
 
 

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