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Messaggi del 21/07/2018

Una scuola di violenza

Post n°2725 pubblicato il 21 Luglio 2018 da namy0000
 

Allarme. Accesso facile alla pornografia sul web: una «scuola» di violenza per i minori

Massimo Calvi, Avvenire, giovedì 19 luglio 2018

La cronaca continua a raccontare di violenze e soprusi ai danni di donne commessi da loro compagni, mariti o ex coniugi, di femminicidi quali ultimo atto di relazioni guaste, spesso fondate sulla prevaricazione. Nelle riflessioni attorno a questo fenomeno un aspetto di cui si parla forse troppo poco è il ruolo che può avere la diffusione della pornografia nella formazione emotiva e nella futura relazione uomo-donna, soprattutto tra i più giovani.

L’allarme ha un valore in prospettiva: a causa della ampia diffusione di tablet e smartphone connessi a internet è sempre più frequente che anche bambini di 8-10 anni abbiano accesso a contenuti pornografici e violenti. Quando capita di parlarne tra adulti spesso si tende a sminuire la portata del problema. In fondo, si obietta, la visione di immagini pornografiche non trasforma tutti in prevaricatori o assassini. Oppure, altro argomento, non sarà 'un po’ di nudo' a rendere più violenti i maschi, anche perché a fare la differenza è sempre l’educazione impartita dai genitori. La condizione della donna nella società, inoltre, non è peggiorata (solo) a causa della pornografia, né si può dire che le cose vadano meglio nelle società in cui è vietata del tutto. Tuttavia ci sono molte ragioni per parlare di un allarme sociale, che produrrà frutti guasti in futuro.

La pornografia rappresenta sempre una degenerazione, a ogni livello e ogni età, ma se è impossibile oscurarla poniamoci almeno qualche domanda che tenga conto dei cambiamenti avvenuti. Che adolescenti saranno i tanti bambini che già negli anni della scuola primaria si stanno abituando a guardare filmati pornografici? Che immagine della donna e delle relazioni affettive potranno sviluppare da adulti? C’è un altro aspetto che rende più urgente aprire una discussione: il mercato del porno è cambiato radicalmente. L’accesso libero e gratuito a un bacino sconfinato di filmati pornografici, senza filtri né alcun tipo di controllo, ha prodotto una situazione da 'far-west' che non prevede alcun tipo di protezione.

Nella stragrande maggioranza dei video pornografici offerti alla libera fruizione tutto è 'messa in scena' e recitazione, la rappresentazione però si snoda secondo un copione di dominazione e violenza, di sottomissione del corpo femminile fino all’umiliazione se non alla tortura. Il piacere è presentato in funzione dell’annientamento della donna, il cui ruolo è ridotto a un oggetto nella totale disponibilità dell’uomo. Siamo in un mondo in cui la libertà di espressione è garantita e tutelata. Ed è una fortuna. Nel momento in cui ci si trova ad analizzare le manifestazioni di violenza, però, sarebbe opportuno riflettere su tutto quello che può averle alimentate, anche solo in parte.

Domandiamoci allora se non sia possibile fare qualcosa di più, a livello tecnico o legislativo, per porre dei freni e proteggere almeno i minori. È giusto, ad esempio, che internet sia completamente aperto e fruibile da chiunque entri in possesso di uno smartphone? Perché i contenuti violenti e pornografici non possono diventare accessibili solo a utenti identificati? E se erigere barriere in rete è difficile, perché non proibire ai più giovani di utilizzare alcuni strumenti, ad esempio facendo in modo che sul mercato siano disponibili smartphone per maggiorenni e per minorenni, con diversi livelli di accesso alla rete e dunque di protezione? Di limiti sensati è piena la nostra società: le automobili si guidano solo dai 18 anni in avanti e in base alla cilindrata, alcool e sigarette non possono essere venduti ai minori, anche per le scommesse ci sono barriere.

Appellarsi alla questione educativa è fondamentale, ma lasciare che ogni responsabilità ricada solo sui genitori significa non tenere conto dei limiti che questo comporta: spesso è proprio la loro assenza a trasformare un problema privato in un’emergenza pubblica. Forse occorre fare di più e servirebbero segnali più forti. Quando ci troveremo a esprimere condanna e indignazione per il prossimo caso di cronaca dovremmo chiederci se non abbiamo dimenticato di fare qualcosa di semplice, ma importante, per evitare che tra bambini di oggi cresca l’uomo violento di domani. Le donne non hanno proprio niente da dire?

 
 
 

Pigs

Post n°2724 pubblicato il 21 Luglio 2018 da namy0000
 

Vogliamo Roger Waters come presidente degli olivicoltori italianiLa risposta ce l’ha data lui, Roger Waters, a 74 anni. “Se non prendete posizione…, se non scegliete di opporvi…, di fare politica…, di partecipare…, i Pigs distruggeranno il pianeta”, per noi, il mondo dell’olio... Riflettiamoci prima che sia troppo tardi e magari viene anche meglio l'ìolio, come ci suggerisce Maurizio Pescari

Lucca, esterno notte, 11 luglio 2018: “L’Italia è un paese meraviglioso. Per venire qui a Lucca sono passato per Umbria e Toscana. Siete circondati da colline ed alberi di ulivo di una bellezza infinita, un patrimonio incredibile fuori dal comune. Dovete proteggere questo tesoro che avete intorno dai “Pigs” (2) che vogliono rovinarlo”.

A parlare era Roger Waters (1) leader dei ‘Pink Floid’ dal 1965 al 1985. Chi ha l’età giusta sa che per Waters la musica non è mai stata fine a sé stessa, ogni suo concerto è occasione per fornire suggestioni, stimoli alla riflessione, alla conoscenza, alla partecipazione. Lo ha sempre fatto con le parole delle sue canzoni, quelle nuove come quelle che ripercorrono la storia del gruppo. Ma stavolta c’ha messo di mezzo il paesaggio e quando l’ho sentito parlare di “…olive trees” e dire poi “Se non prendete posizione, se non scegliete di opporvi, di fare politica, di partecipare, lascerete che chi ci governa distrugga questo pianeta”, ho unito idealmente i concetti alle nostre cose quotidiane dell’olio. Lì, in mezzo a 23mila persone, c’erano Fiammetta e Giacomo, pensavo al loro sussulto, dopo un pomeriggio passato con Fausto, Giuseppe, Laura e Samuele in piazza San Michele. Si ragionava di Olio, di ‘Italico’ e Dop, per cercar di capire cosa fare; mi pare di sentirla, ancora adesso, Fiammetta dire: “Ma cosa possiamo fare…”. E la risposta ce l’ha data lui, Roger Waters, a 74 anni. “Se non prendete posizione…, se non scegliete di opporvi…, di fare politica…, di partecipare…, i Pigs distruggeranno il pianeta”, per noi, il mondo dell’olio.

Chiusa la vivissima nostalgia musicale che mi lega al gruppo inglese, è il secondo aspetto che del messaggio che m’intriga, l’invito a fare qualcosa, a prendere posizione, a combattere e – aggiungo – a non delegare ad altri le cose da fare, a diventare rappresentati diretti del proprio essere. Già, ma siamo piccoli, quell’uno per cento di ‘Olio Vero’, a chi metterà mai paura? A nessuno! Perché è un uno per cento polverizzato da un individualismo di primissima qualità, sempre sintetizzato benissimo dal Marchese del Grillo. Gruppi ed orticelli costellano uno scenario dove ognuno, in ogni ambito, pensa più a mantenere il proprio stato che a condivider idee, strategie, opportunità. Se un tempo l’olio buono era il mio, oggi, “il più bravo sono io…”, “la vera guida è la mia…”, “nessuno scrive meglio di me…”, “il mio concorso è meglio…”. Individualismo!

E gli altri, quelli che girano il restante 99 percento vanno avanti, forti della rappresentatività delle Tessere, di un consenso mal riposto, di un progetto in cui l’olio è un ‘mezzo’ per raggiungere il ‘fine’. E l’olivicoltore? L’olivicoltore fa numero, costruisce le percentuali di rappresentatività, al resto pensano loro.

Si succedono le generazioni, ma il copione è sempre lo stesso. C’è chi ancora ‘macìna l’olio’ (sentita con le mie orecchie), chi pensa a creare ‘comunità locali’ per la diffusione della cultura dell’olio, chi si destreggia da rinnovato Don Chisciotte nel disegnare scenari esaltanti legati al valore storico di un oliveto. Mentre manca con una valutazione reale della base produttiva, in gravissima difficoltà, del riconoscimento oggettivo del valore del sistema di certificazione della qualità. “L’olio buono è il mio” è un assunto che continua a valere anche oggi, non c’è la volontà di mettersi insieme per arginare l’invasione della mediocrità, definita dai numeri delle vendite.

La certificazione della qualità di un olio, di un prodotto, non può essere una cosa privata. La certificazione deve transitare attraverso meccanismi ufficiali, legali e a disposizione di tutti. Se nel mondo si considera migliore tutto ciò che è italiano e si lascia il ‘soundig’ del Made in Italy a disposizione di tutti, senza controllo e senza valutazione reale della qualità, chi vuole difendersi dive utilizzare i percorsi legali che le Istituzioni mettono a disposizione. Altrimenti l’avranno vinta coloro – come li chiama Waters? - che vogliono annientare il valore di Dop ed IGP, pensando ad un più redditizio ‘Italico’, o quelli che pensano sia meglio dire che è ‘il mio’. E se quell’uno per cento cominciasse a farsi riconoscere dando valore della Denominazione di Origine Protetta?

È finito anche il secondo CD di “The Wall”, quello con ‘Confortably Numb’. Trovate il tempo per ascoltarlo, chissà potrebbe venirvi qualche bella idea… Di sicuro sarete più forti e decisi a muovere il mondo senza delegare questa azione ad altri. Magari viene meglio anche l’olio…

Adesso, se permettete, vado a chiedere a Roger Waters se ha voglia di diventare il presidente degli olivicoltori italiani.

Bibliografia

Per chi non lo sapesse
(1) - George Roger Waters - Nato a Great Bookham il 6 settembre 1943, Waters dal 1965 al 1985, è stato protagonista con Syd Barrett, David Gilmour, Richard Wright e Nick Mason, della storia della musica scritta dal gruppo inglese dei Pink Floyd.
(2) - PIGS – “Maiali”, è il termine con cui i Pink Floid definivano i potenti della terra protagonisti della distruzione del pianeta.

di Maurizio Pescari
pubblicato il 20 luglio 2018 in Pensieri e Parole > Editoriali

 
 
 

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