Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi di Febbraio 2024

Canale Barbasophia

2024, 25 febbraio

STUDIARE FILOSOFIA

Matteo Saudino ha ideato il Canale Barbasophia. Alessandro Gassmann, 58 anni, è protagonista della fortunata fiction Un professore, in cui interpreta il docente amato dai ragazzi e visto con perplessità dai colleghi per il suo metodo di insegnamento. «Stiamo assistendo al trionfo della tecnica. Ma la tecnica ha bisogno di qualcos’altro: deve portare con sé interpretazione, umanità, emozioni. Le discipline scientifiche non bastano all’uomo, servono anche la filosofia, l’arte, la letteratura, la poesia. In questo momento storico dove prevale lo smarrimento, non solo la filosofia ha un ruolo importante, ma ha proprio più spazio, perché le persone hanno voglia di provare a dare un senso alle cose: ecco allora il successo di podcast, trasmissioni tv, libri divulgativi, video su YouTube, festival filosofici. La filosofia è curiosità, meraviglia, dubbio e ricerca. È un atto di ribellione contro la mediocrità, per vivere e non limitarsi a sopravvivere». 

 
 
 

L'egoista è un uomo triste

Post n°3984 pubblicato il 29 Febbraio 2024 da namy0000
 

2024, FC n. 8 del 25 febbraio

FOGGIA. Bella e ferita

Monsignor Giorgio Ferretti, genovese di 56 anni, una laurea in filosofia, nominato il 18 novembre 2023 arcivescovo metropolita di Foggia. Una terra quella foggiana, bella e difficile. Tante le emergenze dall’esistenza della cosiddetta “quarta mafia” che sparge sangue e uccide anche innocenti, all’inquinamento ambientale, allo sversamento illecito dei rifiuti, tanto da essere considerata una nuova “terra dei fuochi”. Una terra spesso dimenticata e che non merita di salire agli onori della cronaca solo in occasione di fatti di sangue. Che ha bisogno di cura e attenzione, anche per valorizzare le ricchezze e il fermento civile presente.

Don Giorgio Ferretti è soprattutto un uomo che sa scendere nel profondo e toccare con mano i bisogni e le fragilità umane. Per molti anni missionario in Mozambico. «È stata un’accoglienza particolare che viene da una terra bella e ferita. Un’accoglienza che manifesta il desiderio forte di riscatto. Un entusiasmo per questo tempo nuovo che possiamo costruire insieme. Continuerò ad essere missionario, anche se in modo diverso. Insieme possiamo cambiare. I giovani sono il nostro futuro e per questo li dobbiamo sostenere e accompagnare. Glielo dobbiamo in un tempo in cui c’è assenza di padri e maestri buoni di vita. Con le parole del Signore dobbiamo mostrargli che l’egoista è un uomo triste, anche se magari ricco. Poi dobbiamo far comprendere loro che senza studiare, senza la cultura, si rischia di cadere nelle mani del primo pifferaio magico che ti trascina dietro di sé a fare il male. Dobbiamo aiutarli a studiare. Ma questo non basta: dobbiamo pensare e impegnarci per creare lavoro per i nostri giovani. A loro dobbiamo lasciare qualcosa di buono. Con il Vangelo in mano, dobbiamo mostrarela tristezza e la stoltezza del vvere in modo prepotente, violento, sfruttando gli altri. La felicità viene dal dare e non dal ricevere. Beati sono gli operatori di pace, i miti, coloro che amano e costruiscono una società bella e solidale. Sembra semplicistico, ma è il segreto del vero successo di una vita. L’altra sfida è l’inquinamento. Da troppo tempo, anche in Capitanata, si assiste a un attacco alla casa comune. Anche qui sono cominciati gli sversamenti di materiale altamente inquinante. E questa provincia vive principalmente di agricoltura. Allora dobbiamo chiederci: cosa stiamo lasciando ai nostri figli? È una situazione drammatica che mette a repentaglio la vita, l’economia e l’ambiente. E poi c’è il problema dell’immigrazione clandestina e del caporalato. Nel tempo ho visto una povertà così grande, unita a un desiderio dei giovani di riscatto, di amore gratuito per gli ultimi e questo mi ha cambiato per sempre… La guerra è il male assoluto. Io l’ho vista in Kosovo, in Mozambico. La guerra è il Male che ride e deride gli uomini. È la fine dell’umanità. È l’abisso. Dobbiamo lottare e pregare contro la guerra e contro ogni violenza».

 
 
 

Non più come prima

Post n°3983 pubblicato il 28 Febbraio 2024 da namy0000
 

2024, FC n. 8 del 25 febbraio

Shirin, impegno e passione per cambiare l’Iran

La giovane svela la realtà del Paese d’origine

«Più che un’attivista, mi sento una ragazza che un giorno si è resa conto di non poter più vivere nella bolla protettiva degli studi e della famiglia e che aveva il dovere di far conoscere che cosa accade realmente nel mio Paese».

Quel giorno per Shirin R., 27 anni, è stato il 26 settembre 2022, quando a Teheran è morta Masha Amini, 23 anni, arrestata dalla polizia religiosa e massacrata per aver indossato il velo in modo sbagliato. «Era una ragazza come me, avrei potuto essere io al suo posto. Ho avvertito uno strazio profondo e ho capito che la mia vita non poteva più essere quella di prima».

La vita di prima di Shirin era quella di figlia di genitori iraniani, nata a Torino, dove è cresciuta e frequenta l’ultimo anno del corso di laurea magistrale in Cooperazione internazionale. Non si era mai particolarmente interessata al suo Paese di origine, dove era andata per brevi vacanze. Quel 26 settembre ha cambiato tutto. «Sono rimasta colpita dall’eccezionale mobilitazione popolare, migliaia di persone scese in strada per la morte di Masha, per la prima volta anche molti uomini. Qualcosa si sta muovendo, mi sono detta, e io devo esserci».

Da allora Shirin ha iniziato a frequentare manifestazioni ed eventi, dove ha incontrato altri giovani di origine iraniana con i quali ha formato un gruppo, unito dal comune intento di far qualcosa per il proprio Paese. Hanno creato su Instagram la pagina Unveil Iran, Svelare l’Iran, che sin dal titolo indica un duplice impegno: far conoscere la drammatica condizione delle donne, ma anche le verità nascoste della dittatura della Repubblica islamica.

«Sono arrivate sulla nostra pagina storie di una vita quotidiana insostenibile che le persone ci chiedevano di raccontare perché fuori dal loro Paese si sapesse che cosa realmente accade in Iran. Ma non dobbiamo focalizzare l’attenzione solo sulla drammatica condizione femminile, potrebbe permettere al regime di crearsi un alibi con qualche concessione alle donne. L’Iran ha bisogno di ben altro: nessuno ha diritti». Da 44 anni, racconta Shirin, in Iran si muore di fame, c’è un’inflazione altissima, una pesante disoccupazione, povertà assoluta, molti suicidi, anche fra i giovani, perché la gente non ce la fa più. «Si vive nel terrore di finire nei tribunali rivoluzionari che sono illegali e accusano le persone di attività criminali con processi farsa, le condannano a morte senza possibilità di difesa. Chi finisce in carcere vi rimane per anni, subendo ogni genere di violenza, torture, stupro, pochi ne escono vivi. C’è un enorme sfruttamento del lavoro minorile, discriminazioni legali nei confronti di persone che appartengono a minoranze religiose, come i Baha’i».

Attraverso la pagina di Instagram si è formata una rete fra gli iraniani in Italia, alcune figure politiche hanno iniziato a seguirla e hanno contribuito a rafforzarla. Sono 9 milioni gli iraniani della diaspora nel mondo, una comunità allargata di cui Shirin si sente parte nell’aiutare dall’esterno l’Iran, facendo pressione sui Paesi d’immigrazione e sugli organismi internazionali. Da parte sua continua ad andare nelle scuole e alle manifestazioni nella speranza che si crei, fra la società civile del suo Paese e di altri Paesi, quel dialogo e quell’accoglienza reciproca indispensabili per costruire un futuro di pace

 
 
 

Religioni mal interpretate

2024, lettera a FC n. 8 del 25 febbraio

Se un gruppo pseudoreligioso arriva a rovinare una famiglia

“Sono una docente della scuola secondaria superiore. Scrivo perché il padre di mio figlio è completamente traviato da Alessandro Minutella (50 anni, ex sacerdote scomunicato dell’Arcidiocesi di Palermo) e dal suo gruppo di sedicenti cattolici. Manipolato da loro, ha perso ogni autorevolezza nei confronti del figlio, che lo guarda stupefatto. Quest’uomo, da ciellino e con una formazione rigorosa cattolica, si è trasformato in un minutelliano convinto, prega in latino seguendo messe false on line, parte per fantomatici ritiri, purtroppo frequenti, e legge libri di Minutella. Per questa sua ossessione non ha partecipato neppure alla Messa del funerale di suo padre. È rimasto fuori, sul sagrato, senza pensare minimamente a suo figlio, che, peraltro, ha perso due nonni in pochissimo tempo. Il funerale in chiesa pare non sia “lecito” per Minutella. Ovviamente non vuole che si sappia in giro di questa sua adesione, perché sostiene che ci sia un complotto massonico  contro tutti i minutelliani. Inoltre, su Telegram e su Facebook sono trasmesse dirette di sue false messe o di altre persone vestite da preti. Riti celebrati in alberghi che mi fanno venire i brividi, con ragazzini portati – immagino – da genitori completamente caduti in trappola. Minutella ogni poco cita il diavolo. Ogni post su Telegram è seguito da una richiesta di donazioni. Ma come vengono usati quei soldi? Da docente e da madre mi chiedo come sia possibile che un tale personaggio possa impunemente celebrare messe, come possa indossare abiti talari, come sia possibile che abbia una comunità a Palermo e come mai la Chiesa ufficiale o le autorità giudiziarie non possano fare nulla contro di lui. – Lettera firmata

 
 
 

Investire di più nella pace

2024, FC n. 8 del 25 febbraio

Davvero le armi sono l’unica via? Bisogna investire di più nella pace

Dall’Ucraina ai vari focolai nel mondo: si parla solo di aiuti militari, ma questi non risolvono i conflitti

«Fermatevi… Che cosa deve ancora succedere? Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione». Sono parole di papa Francesco, nell’Angelus del 2 ottobre 2022. Oggi, a due anni da quel 24 febbraio 2022, noi lo ripetiamo: «Che cosa deve ancora succedere? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate-il-fuoco».

Con dolore ma anche onestà intellettuale dovremmo chiederci: a cosa hanno portato questi due anni di guerra? Dovremmo chiedercelo tutti! Chi da subito ha sostenuto che l’invio delle armi non avrebbe portato a nessuna soluzione di pace, anzi… E anche i tanti politici, opinionisti, giornalisti che senza il minimo dubbio hanno ritenuto che l’unica strada percorribile fosse quella delle armi, inviate all’Ucraina ma in passato fornite anche a Putin. Quali sono i risultati? Una cosa è certa: il numero, impressionante, delle vittime, militari e civili. Questo è l’unico risultato certo. Ed è anche evidente il fallimento della diplomazia. Sempre papa Francesco in quell’Angelus: «Si faccia ricorso a tutti gli strumenti diplomatici, anche quelli finora eventualmente non utilizzati…». E sarebbe doveroso, oltre a una riflessione “politica”, o meglio sul fallimento della politica, una riflessione che metta al centro il Vangelo. Tra l’altro tutte le parti coinvolte si dicono, almeno a parole, cristiane. E anche chi manda armi, come l’Italia, ma non solo.

Ha ancora senso parlare di “nonviolenza”? O diventa solo motivo di zimbello da parte dei potenti di turno? Di fronte a «una terza guerra mondiale a pezzi» possiamo ancora accettare che la guerra sia ritenuta una possibile strada da percorrere? Perché a parole tutti vogliono la pace, ma poi i fatti, gli investimenti per le armi dimostrano il contrario. Quanto si investe per la pace? E quanto per la guerra? Lo scorso 26 aprile 2023 si è tenuto a Roma un incontro non sul cessate il fuoco, ma sulla ricostruzione dell’Ucraina. Si potrebbe amaramente ripetere con il buon Alberto Sordi «finché c’è guerra c’è speranza». Lo vediamo in tanti luoghi più o meno dimenticati, dal Sudan al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo. Per non dire di quanto sta succedendo a Gaza. Non ci sono parole! E parlare di pace diventa più pericoloso che parlare di guerra. Le spese militari nel mondo, nel 2022, sono state di 2.240 miliardi di dollari.

Vogliamo la pace o la guerra? I potenti ripetono sempre più spesso «se vuoi la pace prepara la guerra». No, questo non lo possiamo accettare. Siamo all’inizio della Quaresima. Ci ricordiamo le due donne, ucraina e russa, che hanno portato la croce il Venerdì santo 2022. Quella immagine ci parla ancora oggi. Conversione non solo dei nostri cuori, ma – se Cristo è la nostra Pace – convertire le scelte di guerra in scelte di pace.

 
 
 

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