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Messaggi di Luglio 2014

Conflitti di interesse tra Caso e Statistica. Ovvero, i turbamenti di fede di un agnostico.

Post n°391 pubblicato il 13 Luglio 2014 da viburnorosso

Ho l’appuntamento fissato per l’indomani. Ore 11,20.
Uno di quegli esami di controllo che faccio sempre di tutto per dimenticare, nonostante il buon senso e la medicina della prevenzione suggeriscano di ripeterlo annualmente.
Credo si tratti di una forma di rimozione mascherata da pigrizia, per concedersi un’attenuante.

Intanto leggo un libro. O almeno ci provo. Sebbene l’eccesso di sollecitazioni sonore, visive e olfattive del vagone di metropolitana su cui viaggio, non aiuti certo la concentrazione.

A Santa Maria del Soccorso si liberano i posti alla mia destra.
Si siedono due signore. Si conoscono. Lo capisco da come si sono salutate quando si sono riconosciute alla fermata precedente.
Ogni tanto accade anche a me che il mio viaggio da pendolare sveli un incontro inatteso, perché la casualità è in grado di incrociare traiettorie che la volontà trascura.

Le due donne parlano fitto fitto, e con la parte di me che ha abbandonato il libro sulle ginocchia, non posso fare a meno di ascoltare.
Con l’altra, invece, continuo pervicacemente a leggere. E la trama del mio racconto si fa complicata.

- Se ne sono accorti per caso, avevo accompagnato un’amica a fare un controllo, e così l’ho fatto anche io!
- Pure per me è stato così. Ricordo ancora la faccia del medico quando me l’ha detto! “Signora, annulli i suoi programmi per le vacanze, dobbiamo ricoverarla urgentemente per un accertamento!”. Che era estate, proprio come adesso!
- Però ci è andata bene.
- Infatti. Oramai io i controlli li faccio solo una volta all’anno.
- Pure io, era piccolo per fortuna e l’ho preso in tempo. Anche se a guardare la cicatrice che mi hanno lasciato non si direbbe.

A Policlinico una delle due è scesa. Andava al suo controllo annuale. Si sono salutate con un “In bocca al lupo!” e l’aria di due che sono passate per la tempesta e alla fine hanno rivisto il sole.

Ovviamente il romanzo che sto leggendo, da almeno tre fermate, si è fatto autobiografico.
“Questo incontro non può essere casuale”, suggerisce la metà di me che si è fermata ad ascoltare.
Perché il Caso è la prima divinità a cui presta fede l’agnostico, quando questo sente il bisogno di credere in qualcosa.

La mia metà razionale invece chiama a testimone la Statistica. Che è indubbiamente dalla sua parte.
Perché è estremamente improbabile che tre donne sedute su tre posti adiacenti dello stesso vagone di metro, dirette nelle ore successive verso lo stesso tipo di controllo, abbiano tutte e tre la stessa patologia.
Il fatto che alle due signore sia capitato di ammalarsi riduce notevolmente la possibiltà che possa capitare anche a me . 

E se invece questo incontro fosse un segno del destino?
Ho passato il resto del mio viaggio in uno stato di travaglio interiore, oscillando con uguale convinzione tra l'approccio profetico e quello razionale. 

A Termini, per esempio, prevalgono argomenti logici che già a Cavour vengono smontati da un’interpretazione teleologica della coincidenza nell’esistenza umana.
E così via, di fermata in fermata.

Verso Colosseo, poi, ho iniziato a sentire freddo.
Non so se per l’ansia, o per l’aria condizionata che mi sparava addosso un soffio gelato.
Così, producendomi in un numero da contorsionista, in modo da non disturbare l’intera fila di viaggiatori,  ho indossato la maglia che tenevo in borsa.

“Ha fatto bene!” mi ha detto, accogliendomi improvvisamente nei suoi pensieri, quella delle due signore che era rimasta sul treno.

Il giorno dopo ho capito che aveva proprio ragione.
E che il Caso non va sempre necessariamente contro la Statistica.

 
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Spazientimenti stradali

Post n°390 pubblicato il 05 Luglio 2014 da viburnorosso
 

Il primo anno abbatterono gli immensi pini secolari che facevano ombra alla via.
Il secondo anno misero le transenne attorno a quei tronchi mozzi. E anche del nastro stradale.
Il terzo anno arrivarono le scavatrici, e in corrispondenza dei tronchi mozzi scavarono un buca.
Il quarto anno riempirono la buca.
Il quinto anno, infine, entrò in scena un’asfaltatrice cingolata.  

Da qualche giorno sulle transenne del cantiere per l’allargamento della sede stradale della Tiburtina qualcuno ha scritto con della vernice:

MI’ NONNO CO ’NA PALA AVEVA GIÀ FINITO!

 

 

Io aggiungerei:

E PURE MI FIJO CO’N SECCHIELLO E ’NA PALETTA. 
E 50 CENTESIMI PE ’N GHIACCIOLO AR BAR.

 
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