Drôle de BelgiqueIl cielo sopra Bruxelles |
"Mutano i cieli sotto ai quali ti trovi ma non la tua situazione interiore, perché sono con te le cose da cui cerchi di fuggire".
Seneca.
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"Ho sempre avuto un interesse per le farfalle e altre fugaci e caduche meraviglie, mentre non mi sono mai riuscite relazioni durature, solide e, per cosi' dire, sicure".
Hermann Hesse
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La decima cosa è … nel sottotitolo del blog: il cielo sopra Bruxelles. L’ho messa per ultima in ordine di importanza, ma anche perché è difficile parlarne. Come si può affrontare un argomento così trito e scontato come il tempo atmosferico? Eppure è impossibile ignorarla, e tra le 10 cose che ti fanno sclerare quando vivi a Bruxelles, c’è anche questa: il clima atlantico,il freddo umido, la nebbiolina deprimente, il grigiore meteo- esistenziale . Ma cosa c’è da dire del tempo belga che già non si sappia? Si può dire che sembra di essere a Londra, purtroppo senza essere a Londra. Che nell’arco di un giorno trovi i tutti i cambiamenti che a Milano hai nell’arco di un mese. Che l’anno scorso “l’estate è venuta di giovedì”. Che piove sempre, ma è una pioggerellina talmente poco seria che non hai nemmeno voglia di aprire l’ombrello: Camilleri la definisce “assuppa viddranu”, perché non è abbastanza forte da convincere il contadino a smettere di lavorare, cosicché questi rimane nel campo, ma alla sera si ritrova, com’è logico, completamente bagnato. Che comunque l’uso dell’ombrello è inutile, perché all’acqua si associa quasi sempre un vento forza 9; fuori dalla metropolitana, dopo una giornata di pioggia, sembra di trovarsi davanti a un remake di un quadro di Dalì: “Donne con teste floreali che trovano la pelle di ombrelli morti sull’asfalto”. Sono sicura che ai dipendenti della Commissione Europea, oltre ai numerosi benefit, rimborsi, gratifiche, premi e sconti, danno anche uno speciale indennizzo per gli ombrelli triturati. Precisiamo: a me non danno fastidio la pioggia o l’umido di per sé: il problema è che, essendo , oltre che tecnolesa, un po’ ciecata e intollerante alle lenti a contatto, con le gocce di pioggia sugli occhiali viaggio come una macchina senza tergicristalli. Poi ho i capelli (tanti) che, alla faccia di Ouidad e delle sue meravigliose invenzioni, sentono l’umido a bestia e, nei giorni di pioggia, mi fanno assomigliare a lei. Comunque, a dispetto dei luoghi comuni, a Bruxelles esistono anche le mezze stagioni. Soprattutto le mezze stagioni.
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Non l’ho mai detto, ma in Belgio, oltre al lavoro di surveillante de bus alla Scuola Europea, ne ho svolto uno molto più insolito: insegnante di italiano in una scuola di lingue. Perché insolito? Perché usava il metodo dell’AUTOIPNOSI. L’idea mi è venuta copiando il protagonista di “Uccelli da gabbia e da voliera”, che va in America, fa il cameriere, poi si stufa, riempie il curriculum di cazzate e s’improvvisa insegnante di italiano. Lo so, non è corretto, ma se la vita ti dà solo limoni, fai la limonata. L’unica scuola che mi ha chiamato è stata proprio quella a cui non avrei mai pensato. In realtà il lavoro era molto semplice, addirittura meccanico: consisteva nel dire delle frasi un po’ di volte all’allievo in stato di autoipnosi, e controllare che le ripetesse bene. Ma il momento più sensazionale è stato quello della mia iniziazione: con la giustificazione “devi sperimentare cosa si prova, se no non puoi capire”, HANNO IPNOTIZZATO ANCHE ME. Fantastico. In una stanza buia e ovattata, un donnone biondo dalla voce sussurrante e baritonale mi spiega i perché e i percome dell’ipnosi, poi mi svela che con alcuni riesce meglio e con altri no; dipende dal carattere. “Lei come si ritiene?”. “Insomma …”, dico, un po’ scettica. Allora mi fa appoggiare le mani sulle tempie e i gomiti sul tavolo. Conta fino a tre, e io … pluf, giù come una bambola di pezza. Che carattere … The iron lady, proprio. Mi fa stendere sul materassino per terra; coperta, perché avrò freddo. “E adesso pensi a un momento della sua vita in cui si è sentita vincente, un momento di successo, di trionfo …” Momento vincente? Fatto. “Adesso pensi ad un momento in cui si è sentita davvero felice …” Momento felice? Fatto. Fatto? Oh, ma … ma che cavolo c’entra … Boh. Okay, fatto. “E ora rilassi i piedi. I suoi piedi sono sempre più pesanti, sempre più pesanti, sempre più pesanti …. Ora rilassi le gambe. Le sue gambe sono sempre più pesanti, sempre più pesanti ….” Dopo il rilassamento a pezzetti dall’alluce alla cotenna, complice il caldo, il buio, la fame e il sonno (eravamo tra le 11 e le 14), ho creduto di capire abbastanza bene cosa provavano gli allievi: quello stato di rincoglionimento tra la veglia e il sonno, quella sottile linea di confine in cui i pensieri sono confusi e le immagini oniriche, quel momento che di solito dura qualche secondo, in cui a volte fai in tempo a pensare: “Ecco, è arrivato, finalmente”. E poi non pensi più, perché sei già di là. A volte, quando non riesco a dormire, provo a ricreare le condizioni indicate da Odette. E, quando arriva il momento di pensare a qualcosa di bello, vorrei sapere perché, il ricordo felice che riaffiora è sempre il solito.
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Va bene, sono tornata in Italia. Va bene, non ho più niente da scrivere. Ma tenere il blog bloccato per un anno e passa con quello stupido post in bella vista, no, ecco, non lo sopportavo più. L’idea sarebbe stata di continuare ancora un po’ a scrivere due o tre cosette del Belgio (ho ancora qualche sassolino nella scarpa) e poi aprire un altro blog. Avevo già pronto il titolo: desperate housewife, o qualcosa di simile, perché tanto sapevo che quello sarebbe stato il mio futuro. E invece, sorpresa, appena messo piede a Milano, non ti vado a trovare un lavoro? Un lavoro anche piuttosto impegnativo, che mi ha tolto il tempo e la voglia di scrivere. Ma non di leggere, perché i miei amici, più o meno, li ho seguiti tutti, anche senza apparire e commentare. Quindi, adesso ci riprovo. A tener fede al mio proposito, dico. Vado con le appendici di Drôle de Belgique. |
I commessi belgi sono degli assi in matematica…
"
…e sono molto accoglienti con gli stranieri… "
mentre da noi, nel profondo nord, usano un italiano impeccabile: "
e, mentre posso comunicare con soddisfazione di aver trovato una discreta varietà di birre belghe a Milano, una curiosità: qualcuno ha mai assaggiato questo vino?? |
INFO
« VOTRE FRIGO EST PLUS REMPLI QUE VOTRE VIE ! »
(su un marciapiede di Bruxelles)
Inviato da: elyrav
il 20/12/2021 alle 08:15
Inviato da: elyrav
il 02/04/2021 alle 18:42
Inviato da: elyrav
il 08/01/2021 alle 08:15
Inviato da: elyrav
il 23/12/2020 alle 10:12
Inviato da: elyrav
il 23/10/2020 alle 07:56