Messaggi di Aprile 2014

Globalizzazione ed individualismo nella distruzione creativa

Post n°752 pubblicato il 29 Aprile 2014 da amici.futuroieri
 

Un ricordo lontano e sfocato
29 Dicembre 2013
Di I. Nappini

Durante la mia infanzia mi capitò di vedere una cosa che mi colpì molto e mi rimase impressa, anche oggi a distanza di più di trent’anni ci ripenso.
Mi capitò, credo con la scuola, di vedere un documentario naturalistico.
Mi colpì molto vedere un povero pulcino di non so quale specie di pennuto, era giallo.
Il disgraziato aveva avuto la sfortuna di veder evaporare per mezzo di non so quale siccità la pozza nella quale viveva.
Pozza che era il suo mondo e la sua sussistenza.
Ad un certo punto iniziò a girare in tondo su ciò che rimaneva dello specchio d’acqua, in modo ossessivo, disperato.
Il piccolo pennuto stava morendo disidratato ma non riusciva a capire perché.
Evidentemente sapeva che in quel punto c’era stata la pozza e girava mentre il sole l’arrostiva implacabile.
Poi il pennuto venne ripreso dalla telecamera morto stecchito.
La natura aveva fatto il suo corso.
Mi ricordo che ci rimasi male, bastava che il documentarista lo portasse via di lì, ed era fatta.
Invece il pennuto fu lasciato alla chimica della decomposizione naturale.
In quella storia di un piccolo affarino giallo, in una terra riarsa che lascia il solco del suo muoversi in cerchio fino a morire tante volte ho visto il destino di milioni di uomini dei nostri tempi.
In questo tempo di crisi e di materialismo gretto e di culto del dio-denaro è facile perdere i propri punti di riferimento fino a girare a vuoto su se stessi e lentamente autodistruggersi.
Anche per mancanza di alternative concepibili o semplicemente reali.
In quell’episodio dell’infanzia avevo già quella mentalità tipicamente italiana dello sperare nell’intervento risolutivo di un miracolo, di un protettore.
Il documentarista avrebbe dovuto salvare il pennuto che stava morendo, perché era il protagonista del suo racconto e da quando in qua si fa crepare il protagonista così, come uno qualunque.
Ecco il punto: uno qualunque.
Invece la realtà quotidiana è un po’ diversa, chiunque può esser quel “uno qualunque” che non avrà il suo miracolo.
Confesso di aver per anni temuto la morale che in fondo comunicava questa mia memoria dell’infanzia.
Identificarsi con il pennuto che gira a vuoto è facile di questi tempi.
Chiunque può esser la prossima vittima della distruzione creativa della civiltà industriale, e quel chiunque può essere “l’uno qualunque” di cui ragionavo.
In fondo il pennuto con l’esempio del tutto involontario della sua fine mi ha fatto riflettere su quanto fragile sia la vita e quanto sia facile l’evaporazione di ogni certezza e di ogni speranza.

 
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Una lettera contro la globalizzazione

Post n°751 pubblicato il 28 Aprile 2014 da amici.futuroieri
 
Foto di amici.futuroieri

Nell’Interesse pubblico
Lettera al Capo della Boeing: Spremere i lavoratori per il welfare aziendale

Ralph Nader
26 dicembre 2013

Jim McNerney , amministratore delegato
The Boeing Company
100 North Riverside
Chicago , IL 60606

Caro Signor McNerney:

Il ridimensionamento che voi e la Boeing state facendo delle pensioni e dei salari dei vostri macchinisti e la vostra posizione su altre questioni del lavoro per quanto riguarda il montaggio dei nuovi aeromobili 777X è disdicevole per diversi motivi.

In primo luogo, considerare il vostro stipendio di questo anno di 21,1 milioni di dollari, un aumento del 15% rispetto all’anno precedente, e molto superiore a quello dei predecessori.
Tale somma non dimostra una autorità morale per imporre sacrifici ai vostri lavoratori in un momento di aumento delle vendite e dei profitti Boeing, con aumenti dei dividendi, della liquidità e con un altro famigerato riacquisto di azioni proprie da 10 miliardi dollari.
Dico famigerato perché i riacquisti di azioni proprie di per sé fanno poco per i guadagni degli azionisti e molto per le stock option ingrandite dei top manager.

In secondo luogo, voi avete in mano un’asta per i vostri lavoratori anziani di altri Stati che incita a una guerra di offerte in base alla quale gli stati danno via i beni dei contribuenti per attirare la vostra fabbrica di assemblaggio dei 777X con enormi esenzioni fiscali e altre sovvenzioni.
Lo stato di Washington si superò con una nuova legge, firmata dal governatore Jay Inslee, con il più grande pacchetto di esenzioni fiscali professionali statali nella storia della Boeing.
La legge di esenzione fiscale “darà alla Boeing e ai suoi fornitori circa 8,7 miliardi di dollari in sgravi fiscali tra oggi e il 2040”, secondo i calcoli di Citizens for Tax Justice (CTJ).
CTJ aggiunge che “la Boeing è riuscita a non pagare nemmeno un centesimo di imposte statali a livello nazionale sui 35 miliardi di dollari di profitti ante imposte degli Stati Uniti”.
La Boeing ha ricevuto anche vantaggi fiscali da parte del governo federale: inclusi 1,8 miliardi di dollari in sgravi fiscali sui redditi federali sui suoi 35 miliardi di dollari in profitti negli Stati Uniti tra il 2003 e il 2012.

In terzo luogo, nel 1997 il Dipartimento di Giustizia permise alla Boeing di fondersi con McDonnell Douglas, rendendo la Boeing l’unica produttrice di aerei a reazione commerciali negli Stati Uniti - un monopolio nazionale, giustificato dall’unico altro concorrente straniero - Airbus Industries in Europa.
Un altro regalo prezioso di Zio Sam consegnato dai lobbisti della vostra azienda a Washington.

In quarto luogo, ricordi il contratto di Boeing con il Dipartimento della Difesa per la fase iniziale del programma del carro aereo della Air Force’s KC- 46 che provocò le aspre critiche dal senatore John McCain nel luglio del 2011 per gli oneri eccessivi per i contribuenti americani dovuti ai sovra-costi in un contratto presunto “a prezzo fisso”.
In una lettera al sottosegretario Ashton B. Carter del Dipartimento della Difesa, il Sen. McCain si chiese “perché sotto un prezzo fisso, di un contratto relativamente a basso rischio, i contribuenti potrebbero dover pagare il 60% di ogni sforamento di spesa - fino a $ 600 milioni.”

Un libro potrebbe essere scritto sulla strategia della società Boeing per l’esternalizzazione di una serie dei suoi costi su persone innocenti e indifese - sia lavoratori che contribuenti.
Le campagne sistematiche della Boeing per il welfare aziendale sono vergognose.
La vostra azienda è una dei principali sovrani del welfare aziendale in America, in una corsa serrata con il campione - General Electric.
Come ha scritto CTJ: Boeing “impiega un esercito di agenti locali e di consulenti fiscali, il cui compito è stato quello di ricattare gli stati per far avere a Boeing agevolazioni fiscali sontuose”.
Esse includono le vendite e gli sgravi fiscali sui beni che drenano la capacità delle comunità di fornire l’istruzione e gli altri servizi pubblici (http://www.goodjobsfirst.org/corporate-subsidy-watch/boeing).

In quinto luogo, c’è il gigantesco tema della vostra esternalizzazione ai fornitori esteri, in particolare, in Giappone dove i vostri trasferimenti di tecnologia danneggiano la redditività a lungo termine della competitività degli Stati Uniti nel settore aerospaziale per dare dei guadagni a breve termine a favore di Boeing, che merita un esame profondo del Congresso.
Mentre voi sapete che il trasferimento all’estero della Boeing ha portato alla vostra azienda notevoli problemi di controllo di qualità e di ritardo con il Dreamliner.

Avete bisogno di leggere la relazione del 2005 del Defense Science Board sullo svuotamento della capacità nazionale nel settore dell’elettronica causato da questo tipo di migrazione oltreoceano per i trasferimenti fatti da società statunitensi.

Per cominciare leggete l’ultimo numero della rivista The American Conservative sulla storia segreta intitolata “Japan’s Plan to Unmake Boeing,” che descrive la piena assistenza di Boeing.
Non c'è dubbio che, se la vostra ulteriore pressione crudele al ribasso sui vostri macchinisti culminasse nel distruggere la loro unione locale e i loro lavori lasciando lo stato di Washington per andare a esempio nello stato anti sindacale della Carolina del Sud, ci saranno ulteriori indagini pubbliche.
Questo è un esempio di come gli incentivi perversi concessi dai vostri fornitori in Giappone e altrove hanno favorito la perdita di posti di lavoro qui e hanno accelerato il trasferimento di tecnologie della vostra azienda forse oltre il punto di non ritorno contro l’interesse nazionale degli Stati Uniti.
Cordiali saluti,
Ralph Nader

Tradotto da F. Allegri il 28/04/2014.

 
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Una guida per le elezioni europee 2

Post n°750 pubblicato il 26 Aprile 2014 da amici.futuroieri
 

Le paure e le questioni vere intorno al voto UE
25 aprile 2014
Di F. Allegri
Oggi torno a guardare al futuro e riparto dai 3 anni di ripresa stabile previsti da Mario Draghi e dalla BCE che io ancora non avallo.
La prima constatazione è che nessuno parla della ripresina che è in corso e che io preannunciai lo scorso settembre e se questo accade ci sono più ragioni.
Molta gente ha paura che la ripresina non ci sia, specie se si tratta di chi non la vive e non la vivrà.
La campagna elettorale per le elezioni europee che è iniziata ad inizio dicembre, complica la situazione e aumenta i rischi di auto – inganno.
Non va scordata la crisi Ucraina che se andrà bene paralizzerà quel paese per anni e lo dividerà in due blocchi come ai tempi delle 2 Germanie oppure sarà guerra casa per casa e poi come sopra.

Poi c’è la questione della restituzione dell’LTRO.
Infine c’è la questione della fine delle quote agricole in Europa

La restituzione dell’LTRO dovrebbe essere il tema principale delle discussioni politiche di questi giorni, invece nessuno ne parla.
L’LTRO fu un prestito triennale in 2 rate, fatto dalla BCE alle banche con problemi di liquidità ed è servito ad evitare molti fallimenti di banche nel brevissimo periodo.
Con questo sistema la BCE mise nei forzieri delle banche circa 1000 MLD di Euro, tra il dicembre 2011 e la fine di febbraio del 2012.
Le banche interessate furono 800, in occasione della seconda asta.
E’ chiaro o no che anche questo è un modo per stampare moneta e per prestarla a tassi bassissimi alle banche che avevano molti debiti?
In questa occasione la BCE di Draghi stampò denaro, lo prestò a costo bassissimo alle banche e prese anche e soprattutto una montagna di titoli spazzatura come garanzia del prestito erogato.
Almeno per me, fece benissimo.
Le banche usarono questi soldi in investimenti sicuri, comprarono debito pubblico dei vari paesi ed è questa la vera ragione del calo generalizzato degli spreads, anche tra gli stati del sud Europa.
Qui il cerchio si chiude e arrivano buoni guadagni per queste banche che erano morenti.
Qui va riscritto che la BCE è stata un prestatore di ultima istanza e che rivorrà i suoi soldi tra la fine del 2014 e il mese di marzo del 2015 quando i due prestiti arriveranno alla scadenza.
Devo fare varie considerazioni.
Solo 2 stati hanno fatto delle riforme che permetteranno un rientro credibile del debito, la Grecia ha ancora molto lavoro da fare mentre Portogallo e Italia hanno tirato a campare.
L’Italia ha costituito un avanzo di bilancio, ma questo ha un valore solo nel brevissimo periodo e in caso di emergenze finanziarie.
Cosa può accadere alla prima scadenza del debito, il prossimo 22 dicembre 2014?
Il problema che si potrebbe porre è quello di dover vendere tutti i miliardi di titoli di debito pubblico in tre mesi se le banche non avessero i soldi per rinnovare i prestiti, ma solo titoli spazzatura che 3 anni fa cedettero come garanzie del prestito ottenuto.
La classe politica italiana tace e lo fa perché si attende il rinnovo del prestito e a me tocca sperare che abbiamo questo asso nella manica perché altrimenti tutto il dibattito politico di questi mesi è un puro cazzeggio su una torre d’avorio!
Al momento, la situazione è imprevedibile e mi preoccupa il silenzio che circonda la vicenda.
Quali garanzie avrebbe un altro LTRO?
Questo tema andrà riaffrontato dopo le elezioni europee.
Scrivo qui che i paesi forti sperano nel successo relativo degli euroscettici per indebolire il parlamento europeo e la BCE.
Sarà in quel contesto che si porrà la specificità del problema italiano.
Qui va inserito anche il secondo problema europeo: nel 2015 finirà il sistema delle quote agricole.

Tutti coltiveranno quello che vogliono e ci sarà un solo mercato per tutti.
Forse i contadini italiani e il nostro agro-alimentare otterranno successi clamorosi, forse no, specie se mancherà il credito delle banche, se continueremo ad avere questa distribuzione che non è grande e se avremo ancora questa eccessiva pressione fiscale sull’agricoltura.
Mancano anche i trasporti dal sud e non scordiamo burocrazia e corruzione.
Tutto questo mi porta a scrivere che nel 2015 scopriremo la disoccupazione agricola e i nuovi invenduti, come ai tempi delle ruspe nei campi di pomodori.
Io non credo che avremo un triennio di ripresa stabile.
La politica ha già perso 2 anni parlando di leggi elettorali, di Renzi contro Grillo, tra primarie e vaffaday, ora resta un anno per sperare nel rinnovo o per temere la stretta del debito e la crisi agricola italiana che potrebbe arrivare in un contesto di difficoltà agricola mondiale.
Lo scenario va dipinto con colori tetri, almeno in questo periodo.
Tornerò sul tema, specie se vedrò che la ripresa appartiene ad altre realtà politiche!
Vi saluto rammentando che in questo contesto e in questo momento l’uscita dell’Italia dall’euro non è una soluzione praticabile e indolore.
Fuori dalla UE si può solo vivere peggio.

P.S. Qualcuno potrebbe notare che ho dimenticato il Fiscal Compact. L’ho fatto! Questo è un problema che verrà dopo, ma per tanto tempo. C’è tempo per parlarne e per farlo più volte.

 
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Quando il Mare Artico è navigabile

Mentre il Mare Artico si ritira, le rotte di navigazione artiche si espandono
Janet Larsen e Emily E. Adams
www.earth-policy.org/data_highlights/2013/highlights42
Earth Policy Release
Data Highlight
19 Dicembre 2013

Il 7 ottobre 2013, la nave da trasporto Nordic Orion ha completato il suo viaggio da Vancouver, in Canada, a Pori, in Finlandia, dopo aver viaggiato verso nord verso l’Alaska e attraverso il Passaggio a Nord Ovest.
E’ stato il primo grande cargo commerciale di sempre a fare il viaggio attraverso queste acque in genere coperte dai ghiacci artici.
Evitando il viaggio più lungo, nel Canale di Panama, ha risparmiato (come dimostrato) 80 mila dollari di spese di carburante e 5 giorni di tempo di viaggio.
Il fare un percorso più profondo del Canale di Panama consente anche alla nave di trasportare merce più pesante nel suo carico: carbone.

Una seconda opzione di spedizione artica, la Northern Sea Route, si è aperta ancora di più al trasporto.
Nel 2007, soltanto due navi fecero l’intero viaggio a nord della Russia.
Nel 2010, dieci navi attraversarono il passaggio — e in seguito i viaggi sono aumentati.
Settantuno navi hanno completato il viaggio nel 2013, tra esse la prima nave cargo dalla Cina.
Mentre la nave cinese trasportava container, la merce più comune caricata sulle navi per prendere la rotta del Mare del Nord è stata il combustibile fossile, in particolare il diesel.

Questo salto nel traffico è stato reso possibile dal drammatico calo della copertura di ghiaccio.
Il ghiaccio marino artico è precipitato ai minimi mai visti nel passato millennio.
I documenti storici mostrano che la copertura di ghiaccio artico estiva è variata di poco in più di 1400 anni.
Poi è iniziata la sua caduta libera: in ogni decennio dall’inizio delle rilevazioni satellitari iniziate nel 1979, l’estensione del mare di ghiaccio si è ridotta di quasi il 14 per cento.

Nell’estate del 2012, si è sciolta una superficie di ghiaccio più grande degli Stati Uniti e del Messico combinati, facendo cadere la copertura del Mar Glaciale Artico ad appena la metà della copertura minima media tra il 1979 e il 2000.
Il ghiaccio marino artico non si è ritratto altrettanto nella stagione estiva di scioglimento del 2013, ma è sceso ancora alla 6° estensione più piccola e al 4° volume più piccolo.
Rimare molto poco spessore, nel ghiaccio pluriennale.

Mentre la neve e il ghiaccio che riflettono gran parte dell’energia solare si sciolgono, più calore è assorbito, accelerando la fusione e amplificando il riscaldamento globale.
L’Artico si sta riscaldando 2 volte più velocemente rispetto alle latitudini più basse; dal 1960, questa regione è scaldata di 2 gradi Celsius (circa 4 gradi Fahrenheit).
L’Artico è stato in gran parte coperto dal ghiaccio per circa 125.000 anni, ma gli scienziati predicono che la calotta di ghiaccio potrebbe sparire nelle estati ben prima del 2050.
I ricercatori della University of California - Los Angeles hanno mostrato come allora le navi potranno attraversare potenzialmente l’Artico in più direzioni — attraverso il Polo Nord.

Ironicamente, lo scioglimento sta facilitando il trasporto e il consumo dei combustibili fossili — le sostanze stesse che guidano l’aumento delle temperature.
Il ghiaccio che scompare attira le aziende che sperano di sfruttare i circa 90 miliardi di barili di petrolio da verificare e i 1,7 quadrilioni di metri cubi di gas naturale nel territorio artico — un tentativo rischioso, per non dire altro.
La Russia sta costruendo la sua industria del gas naturale liquefatto, sviluppando un impianto importante in collaborazione con aziende energetiche francesi e cinesi sulla sua costa settentrionale, con l’idea di esportare il gas in Asia lungo la rotta del Mare del Nord.

Mentre le imprese di trasporto ed energetiche considerano la fusione come una manna, gli scienziati lo vedono come un allarme.
Il riscaldamento dell’Artico altera il clima lontano dalla regione e accelera anche l’innalzamento del livello del mare su scala globale con lo scioglimento del massiccio strato di ghiaccio della Groenlandia.
Potrebbe essere troppo tardi per evitare un Artico senza ghiaccio in estate, ma c’è ancora tempo per evitare le peggiori conseguenze dell’aumento delle temperature, lasciando i combustibili fossili sotto terra e passando rapidamente a un’economia energetica incentrata sulle fonti rinnovabili.
# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Media Contact: Reah Janise Kauffman
Research Contact: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 23/04/2014.

 
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Allegoria della seconda repubblica

De Reditu Suo
Allegoria della Seconda Repubblica

La fortuna ci consegna questo scritto ritrovato in una remota biblioteca, gli esperti lo attribuiscono al  sommo teurgo di Cerreto, il grande evocatore del fantasma del Doppio Meridione e uomo sommo per saggezza, dottrina e competenza nell’arte della divinazione politologica. Si tratta di una copia in cinque fogli della “Allegoria della Seconda Repubblica” certamente una delle copie più antiche, qualcuno ipotizza che possa essere perfino l’originale.
Primo foglio.
Accadde nel primo giorno della settimana. Si trattava di un grosso animale, più grande di quelli che si trovavano di norma nella zona; aveva addosso una qualche specie di bardatura che denunciava il fatto di essere una bestia che aveva avuto un ruolo nella società umana. Forse era stato un bue maestoso, o forse un grande cavallo montato da chissà quale gentiluomo in occasione delle feste civili o religiose. Adesso era un cadavere, una carcassa fredda abbandonata proprio nel mezzo della piazza del paese a metà fra la chiesa e il palazzo del podestà. Il corpo stava andando in decomposizione, il tempo era sfavorevole alla conservazione delle carni perché la primavera era finita e il vento caldo annunciava l’estate.
Non era chiaro chi dovesse prendersi cura di rimuovere quel corpo. La piazza era del potere civile proprio come di quello religioso e anche della gente del luogo e perfino dei mercanti e degli ambulanti che si recavano lì per il mercato, ma nessuno voleva far una cosa che non era ritenuta di sua competenza. I popolani, le guardie, il podestà e il monsignore semplicemente ignoravano la cosa e volgevano lo sguardo altrove. La piazza era pubblica. Talmente pubblica che nessuno la riteneva propria, luogo di tutti e di nessuno e questo suo essere di nessuno la rendeva priva di cura. Alcuni fra gli abitanti ritenevano che la carcassa dovesse esser rimossa a spese del monsignore in quanto il giorno della fiera in onore del miracolo del Santo Patrono era prossimo e la piazza doveva esser pulita e sgombra, altri ritenevano che il potere civile dovesse farsi carico della cosa. Si accesero per il paese delle discussioni, anche violente, ma la carcassa restò lì a decomporsi.
Tra il quarto e il sesto giorno l’aria intorno alla carcassa cominciò a guastarsi, la carne si stava lentamente sfasciando e affioravano le ossa e le viscere ormai preda delle larve.
Con indifferenza le genti del borgo assistevano al disfacimento del corpo, forse si trattava di un presagio di qualcosa che sarebbe accaduto o forse era un simbolo di qualche fatto misterioso che era già avvenuto da anni e che nessuno aveva considerato o compreso. Il corpo lì rimase fino al settimo giorno.

Secondo foglio
Erano in cammino fin dalla metà della notte, chi a piedi portando a spalla il fagotto con le poche cose da vendere e chi con il sacco in spalla, chi con  qualche veicolo carico di casse e imballaggi, tante luci si muovevano nell’oscurità dirette alla piazza del paese. Il giorno di mercato si teneva in onore di un miracolo del Santo Patrono, il venerabile al tempo della calata dei barbari aveva pregato e fatto penitenza e Dio aveva indirizzato il furore degli stranieri altrove risparmiando il miserabile borgo di allora dalla strage e dal saccheggio. Per questo dalle campagne vicine approfittando del giorno lieto di festa giungevano in tanti per fare i loro affari al mercato. Ma l’alba non era ancora sorta quando i primi commercianti arrivati per prender posto s’accorsero del tanfo e del corpo; non avevano previsto una cosa del genere e essendo litigiosi e discordi urlavano e bestemmiavano a voce alta ma non si mettevano d’accordo fra loro. Si presentò alla loro vista un piccolo essere seguito da una mezza dozzina di servitori brutti e deformi che quasi nascondevano i loro corpi con ampie vesti, cappelli e con cappucci calati, gli infelici trascinavano un carretto con degli attrezzi. L’essere che li guidava era il più basso di tutti una veste da medico degli appestati lo copriva da capo a piedi, un paio di scarpe con dei vistosi tacchi rivelavano quanto fosse basso, il volto era coperto dalla maschera a forma d’uccello tipica di coloro che assistono i contagiati; qualcuno addirittura giurò di aver visto una coda da rettile uscir fuori da quel vestito altri affermarono che il rumore dei suoi passi aveva qualcosa di strano come se i suoi piedi fossero di pietra. Il nano salì su una cassa e parlò grossomodo così ai mercanti:”Amici sfortunati, mi conoscete di fama mi chiamano il nano del cielo perché vivo sul monte, lontano dagli uomini e vicino alle nuvole. Io vi osservo dall’alto e guardo questa piana stretta fra le colline e i monti e vedo i vostri affanni e i vostri desideri e le vostre iniquità con l’occhio del falco. Più volte avete chiamato me e i miei servi deformi per fare dei lavori che altri non volevano fare. Oggi posso aiutarvi e togliere l’ingombro ma voi mi darete una triplice ricompensa. Nel giorno del miracolo è costume che la decima parte del guadagno vada alla chiesa in segno di riconoscenza ma voi oggi la verserete a me perché vi ha deluso con il suo silenzio.  Un altro decimo voi lo versate al podestà che è il braccio armato della legge e dell’ordine ma voi mi donerete anche la sua parte perché non ha fatto il suo dovere.  Infine mi verserete quella decima parte che è quella che spetta a Dio per l’elemosina e le pie opere di carità poiché egli si è ritirato dal vostro mondo e in questa ultima parte della notte non è qui con voi. Per i tre decimi del vostro guadagno vi darò la vostra piazza e toglierò il corpo morto che ostacola il profitto del giorno di festa.” I mercanti e gli ambulanti si guardarono negli occhi nessuno si fidava l’uno dell’altro. Il nano stravagante prometteva di far fare ciò che loro non potevano neanche iniziare. L’inimicizia che regnava fra loro era troppo grande per trovare un’intesa su una cosa che comportava lo sporcarsi le mani e rischiare un’infezione, accettarono quindi le condizioni del nano. Uno per uno giurarono sulle sue mani che avrebbe avuto la parte di Dio, della chiesa e del podestà.

Terzo foglio
Giurarono tutti quanti ponendo le loro mani sopra quelle del nano del cielo. I guanti neri da medico  degli appestati furono toccati da una piccola folla eterogenea di mani le più diverse: c’erano quelle lisce e morbide degli usurai che prestavano di nascosto i soldi, quelle pulite delle prostitute, quelle fredde dei venditori di pesce, quelle grassocce dei dettaglianti di formaggi e salumi, quelle screpolate dei rivenditori di attrezzi agricoli, e quelle inanellate dei merciai e dei rivenditori di vestiti; perfino qualche disperato dalle unghie sporche che portava in un fagotto le sue tre o quattro cose da rivendere per far due o tre soldi mise le sue mani sopra quelle del nano. Mille storie e mille disagi erano disegnati sui volti e sulle mani di coloro che per guadagno offrivano la parte dovuta ad altri al nano, ognuno aveva avuto qualche disgrazia o si era elevato un poco lasciandosi alle spalle la povertà, oppure era salito nella scala sociale fino a diventare un venditore ambulante. Tutti volevano il loro guadagno erano lì e non se ne sarebbero andati senza aver udito un familiare tintinnar di monete. Tutti offrirono la loro parola e la loro dignità. Il nano ricevuto l’omaggio urlò qualcosa di brutale ai servi deformi ed essi indossarono dei guanti e tirano giù dal carretto dei teli, delle asce da boscaioli e dei ganci e certe aste di legno. Il nano prese da un fagotto una grande ascia nera, e iniziò a colpire il corpo in alcuni punti frantumando le ossa e facendo schizzare per  ogni dove i frammenti decomposti.  In molti lo osservarono con cura perché volevano constatare se era vero quel che si diceva di lui, e se aveva davvero i piedi di pietra a causa di una maledizione e se davvero una coda di rettile era nascosta dalle sue vesti, altri lo fissavano con misto di repulsione e di attrazione perché turbati dalla sua opera.  Quando cominciarono a mostrarsi le prime luci egli interruppe la sua opera e chiamò i servi a sezionare le parti della bestia che aveva spezzato, i servi deformi divisero le masse informi in alcuni mucchietti usando lame e seghe create in origine per tagliare i tronchi dei pini, sistemarono le carni decomposte sopra dei teli dopo averle spostare con dei ganci e le infagottarono. A suon di pugni e calci il nano comandò che i suoi servi legassero i ripugnanti fagotti alle aste proprio a metà di esse. I servitori presero le aste così appesantite per le estremità e furono in grado di portare agevolmente via quella materia puzzolente. Il nano salì sul carretto  e disse:”Amici, tornerò quando la luce che ora mi caccia da questa piazza sarà debole e allora verrò a chieder conto di quanto da voi promesso.  Avete guadagnato il vostro tempo e vostro è questo giorno di luce sta a voi ora farlo fruttare e trasformarlo in denaro che gira di mano in mano e che crea il nostro mondo fatto di cose morte e vive che vengono vendute e comprate. Oggi tutto ha un prezzo e questo è il mercato la rappresentazione più schietta di tutta la nostra realtà, con dispiacere vi devo lasciare perché qui sento una forza vitale che è affine al mio spirito”. Ciò detto il Nano e i suoi servi abbandonarono il luogo in modo che la sua schiera di portatori deformi e odoranti di morte e decomposizione non disturbasse gli acquisti della gente venuta dalle campagne al mercato del paese. Fare affari al momento giusto era una cosa importante, di mezzo c’era il tempo perché la vita è breve e un soldo non guadagnato oggi non potrà essere investito domani e non darà un profitto dopodomani. Il denaro vive di lavoro e di tempo, se mancano questi due elementi può sparire come per magia. Il nano lo sapeva meglio di tutti loro e aveva scelto il momento giusto per imporre il suo prezzo e la sua volontà. Tutti ne erano consapevoli ma fingevano di non aver capito, c’era da guadagnare quel giorno, e tutto il resto non contava più nulla.

Quarto foglio
I mercanti, i barrocciai, e gli ambulanti trassero dei sospiri di sollievo, il mostriciattolo stava sparendo dalla vista con il suo seguito di esseri indegni. Il nano aveva fatto il suo lavoro e fin qui le cose andavano bene, chissà come mai aveva chiesto proprio la parte altrui. Ma erano pensieri inutili, pensare troppo non è bene per chi vive di vendere e comprare e deve spostarsi di qua e di là per piazzare la sua merce o per strappare a un concorrente un buon affare. Il mattino era alto nel cielo e gli affari dovevano assorbire tutta la volontà e la capacità di concentrazione di coloro che si presentavano in piazza per vendere e per comprare. Questa concentrazione in un solo luogo di diversa e varia umanità creava un piccolo mondo ora ridicolo, ora pittoresco. Là gentiluomo ben vestito contrattava il prezzo di una collanina da poco per la sua giovane amante con un venditore di cianfrusaglie e al suo fianco un mascalzone cercava presso il rivenditore di ferraglia degli attrezzi per fare un furto con scasso, nel mezzo della piazza un paio di saltimbanchi stupivano il pubblico per qualche moneta e un ciarlatano attirava qualche ingenuo con la scienza del suo truffaldino sapere. A pochi passi da costoro un monaco impartiva benedizioni cercando qualche piccola donazione, alcuni contadini esibivano sui loro carretti frutta e verdura di stagione con la speranza di cavar abbastanza per comprar medicine e qualche coperta per il prossimo inverno, perfino un mendicante esibiva qualche moneta per pagarsi una bevuta di vino e un paio di stracci per coprirsi. Non lontano da un muro usato come pisciatoio per i cani un tale, con qualche turba religiosa in testa, chiamava a raccolta i credenti contro il peccato. Il fanatico era di fatto ignorato e non lontano da lui i venditori di vestiti e di piccoli oggetti richiamavano una folla di donne che cercavano un piccolo affare per portar a casa qualcosa con la certezza di aver spuntato un buon prezzo e non di esser state fregate. Gli occhi delle signore brillavano di avidità e d’illusioni mentre i gli ambulanti declamavano la loro merce e raccontavano loro ciò che volevano ascoltare. Il venditore di pentole e di oggetti in rame, con una faccia da straniero del sud, aveva raccolto una piccola folla. Dava qualche colpo ai suoi oggetti e li faceva risuonare per far sentire che c’era anche lui e che la sua mercanzia era bella e valida. I bambini erano indecisi se era più interessante quella strana persona o il venditore di piccoli oggetti e giocattoli da poco, il maestro del paese intanto cercava la carta e il materiale per scrivere. Al centro della piazza un vecchio vendeva vecchi vestiti e scarpe usate cercando d’imbrogliare i clienti sulla qualità della merce, a sinistra del suo banco aveva il venditore di dolciumi e a destra quello di vino.  L’uno attirava i bambini pieni d’illusioni sulla vita, l’altro i vecchi delusi dall’esistenza che cercavano un conforto alternativo a quello del prete con due litri di rosso scadente. Qualcuno era felice e fra costoro il sensale di maiali, quello di pecore e il tale che combinava matrimoni e fidanzamenti. I tre erano seduti comodamente nella bettola che faceva da taverna e da albergo per i forestieri e guardavano con interesse lo spettacolo di quel mondo umano in movimento e rigiravano fra le mani qualche buona moneta. I tre pensavano che anche loro avrebbero avuto una parte di quel fluire di denari per il paese grazie ai loro commerci di lana, pecore, carni suine e ragazze da maritare. Intanto il tempo passava, le voci si facevano meno insistenti, e le ombre s’allungavano. Stava arrivando la sera e la piazza iniziava a spopolarsi, il mercato era quasi finito era venuto il momento di far gli ultimi affari svendendo la merce invenduta, di lasciar gli scarti per terra per la gioia dei miserabili e dei pezzenti e dei bambini abbandonati a se stessi. Era l’ora e di far i conti del guadagno del giorno e quindi  di mettere in mano al nano del cielo le tre parti che gli erano dovute.

Quinto foglio
Quando le ombre della sera si allungarono e annunziarono la notte tornò il Nano con la sua veste da medico degli appestati e assieme a un personaggio vestito di oro, di nero e di rosso con una maschera da antico attore di teatro sul volto. Lo presentò come  il suo cassiere e assieme a lui prese le tre parti del compenso che finirono in una borsa di pelle marrone e le somme versate vennero annotate in un registro. Erano una coppia molto buffa un essere piccolo e vestito da medico degli appestati e un tale spilungone vestito in modo eccentrico che in modo cerimonioso s’inchinava quando doveva aprir la borsa per far cadere i denari e annotava con scrupolo le somme. Quando la coppia andò via i mercanti, gli ambulanti, i ciarlatani e i barrocciai iniziarono a contare il guadagno rimasto e fu allora che cominciarono a farsi sempre più intensi dei suoni. I garzoni stavano riponendo le merci sui carri e tutti erano prossimi a partire quando dal pozzo posto su un lato della piazza emerse una sorta di fantasma. Era lo spirito del pozzo, chi fosse stato davvero non era noto, o forse i paesani stanchi di ricordare la gente onesta l’avevano dimenticato, o forse lui stesso aveva perduto il suo nome poiché le cose cambiano e gli umani non restano mai gli stessi. La sua apparizione destò disprezzo e divertimento, da tempo era noto che il fantasma era ridotto solo ad essere una vuota voce che si perdeva nella notte e che sibilava al calar delle tenebre. Così andò profetando l’antico spirito:”Malvagi, cosa avete fatto! Avete dato la dignità del potere a un nano maligno, deforme e maledetto per le sue magie, a un essere empio dalla lingua bifida come i biscioni che strisciano nella nera terra. Avete dato a costui la dignità di Cesare quando gli avete ceduto la parte che spetta al podestà, l’avete onorato come l’Altissimo dando ad esso la parte che spetta al suo prete e infine dando la parte vostra dedicata a Iddio avete tributato culto a un essere composto di pietra, ossa, carne e nero sangue. Cosa credete di aver fatto! Io so perché siete così iniqui, perché deridete questa voce che sibila nella luce di questo giorno che muore, perché disprezzate così tanto la vita e tutto ciò che è sacro. Io so che voi siete già morti, ombre spente di un mondo che non c’è più, avidi esseri travolti dal mutare delle cose che voi stessi create con il vendere e il comprare. Voi avete distrutto il vostro piccolo mondo umano per avidità e oggi vi prostrate per una fede interessata e meschina al nano che è sceso dal monte e dal cielo per mostrare a tutti i viventi le nostre deformità morali e la perversione dei nostri costumi.  L’animale che ha spezzato, segato, diviso e fatto portar via dai suoi servi infelici era una nobile bestia, voi tutti l’avete ammirata e in altri tempi e l’avete posta a tirar il carretto con l’immagine del patrono, l’avete vista alla destra del Podestà e a sinistra del monsignore. Adesso che avete rinnegato la vostra antica fede la morte ha mutato ciò che era nobile e vivo in un corpo senza vita e decomposto. Solo voi date al nano del cielo il potere di decidere sul giorno del mercato, di prendere ciò che è di Dio e ciò che è di Cesare; la vostra discordia è il suo potere, e a costui oggi avete tributato culto. Malvagio è colui che prende ciò che non è suo e despota colui che compensa con i beni altrui i suoi favoriti, voi siete stati despoti e malvagi contro voi stessi. Siate dunque maledetti fino al punto di sprofondare nel vostro scellerato egoismo e sparire con esso nel profondo della nera terra. Possa il vento che soffia sulle vostre porte e sulle vostre finestre ricordarvi ogni notte la malvagità della vita vostra e dove essa vi porterà.”
Dopo aver sibilato le sue maledizioni il fantasma si calò nel profondo del pozzo. I mercanti e gli ambulanti non avevano più nulla da fare in quel luogo, accesero le loro luci e le loro lanterne e si misero in cammino, lentamente perché la stanchezza era tanta, i passi pesanti e la strada lunga.

Note dell’autore
L’Allegoria della Seconda Repubblica che presento è parte di una raccolta di scritti che ho denominato De Reditu Suo in onore di un antico poeta e uomo politico della fine del mondo antico e dell’Impero Romano.
Comunque il motivo centrale dei miei scritti, non ancora finiti peraltro, è quello di pensare a un ritorno con la memoria al passato di queste due Repubbliche italiane per capire il presente e provare a immaginare un futuro possibile. Questo è il motivo e alcuni aspetti della mia riflessione sono vagamente simili a quella di Namaziano che ricordava nel suo poema il padre magistrato di Roma, i fasti dell’Impero , la gloria ”eterna” di Roma al tempo della calata dei Goti. Il mio ritorno è immobile a differenza di quello del poeta pagano che ha viaggiato in mezzo al disastro delle invasioni barbariche. Il mio è un fissare il dissolversi e il decomporsi del passato e un guardare dalla finestra un mondo che si esaurisce lentamente per far spazio a qualcosa di nuovo e incerto, qualcosa che nasce deforme e infelice perché deve ancora dare senso alla sua ragion d’essere e alla sua felicità. Questo qualcosa è il futuro che vedo lontano ben oltre questa Seconda Repubblica.
Con l’Allegoria volevo rappresentare il formarsi della Seconda Repubblica Italiana che colloco nel 1994 quando vanno al poteri tre partiti politici che non erano parte dell’Arco Costituzionale e la loro storia recentissima non poteva presentare padri nobili della Resistenza Italiana o un contributo alla creazione della Costituzione Italiana. Riassumerò in questa seconda e terza nota  le cose più importanti e forse evidenti. 
La Seconda Repubblica non si è ancora data una sua Costituzione che ne rappresenta la natura e l’indole, essa vive sulle macerie della Prima; il risultato è che si annunciano riforme istituzionali “epocali” mentre è ancora in vigore la Costituzione attuale, questo a mio avviso crea amarezze e dolori in quanti hanno davvero creduto nella Prima Repubblica e in alcuni dei suoi principi. Il ruolo politico e culturale del Cavaliere, che va distinto dalla sua persona e in parte dalle sue vicende giudiziarie di cui narra quotidianamente Travaglio, è stato quello di liquidare e far portar via almeno quella parte delle macerie della Prima Repubblica che ostacolavano i ceti socialmente elevati della popolazione e l’ordinario rapporto fra mondo degli affari e politica. Penso all’elogio del Libero Mercato e alla Precarizzazione del Lavoro che contrasta con il principio lavorista del primo articolo della Costituzione. Vi ricordate: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul Lavoro.” Il principio insito in questa piccola frase è che il lavoro è fondamento sociale della Repubblica e il valore basilare della vita collettiva. Quindi la Costituzione che è stata “ereditata” dalla mia generazione sottrae sul piano morale e giuridico il lavoro dall’opera della mano invisibile del mercato. Il che mi porta a dire che il precariato è qualcosa che stronca l’art.1 quando diventa la forma principale e caratteristica del lavoro; il motivo è semplice perché non si possono fondare esistenze sociali o collettive su qualcosa che oggi c’è e domani può sparire perché l’azienda si trasferisce in Cina o in qualche paese dell’Europa dell’Est o in Viet-Nam. Quindi Berlusconi, aldilà di quale sia stata la sua autentica volontà, a mio avviso ha rappresentato questo: lo smantellamento di un sistema di valori e di modelli  culturali e politici già morti e in stato avanzato di decomposizione con il crollo del Muro di Berlino e Tangentopoli. Quindi il nano in realtà non s’identifica con la persona ma con il ruolo storico che ha avuto questo premier, ossia quello di velocizzare una disgregazione di valori, principi giuridici e miti già in atto e di sostituire questi valori con i suoi gesti e la sua presenza in politica. Ricordo di passaggio che  i partiti politici storici erano già in avanzata crisi di legittimità e di competenza quando si è abbattuto su di loro il ciclone della Grande Storia Mondiale e le prosaiche inchieste dei giudici.
Quindi la folla che convoca il nano del cielo per rimuovere la carcassa fuori dalla finzione dell’allegoria rappresenta le forze diverse che non potevano più far i loro affari e che hanno trovato in quell’uomo la soluzione per liberarli di qualcosa che sentivano come cadaverico, pericoloso, e il resto patetico del remoto passato. Ovviamente non amo questo modello culturale e politico e il suo agire ma prendo atto che ha molti amici e simpatizzanti e quindi ha una sua ragion d’essere, di sicuro egoistica. Il nano che pratica la magia è generalmente nella letteratura fantasy associato a qualcosa che è innaturale, deforme, malvagio. Nell’Allegoria rappresenta un potere attivo che deve per gran parte del tempo agire in silenzio o ai margini e che al momento opportuno compie un gesto non naturale, che spezza l’ordinaria banalità e l’ordine antico delle cose. Ordine che viene sostituito dalla sua azione che attua un cambiamento radicale e libera uno spazio altrimenti occupato dai resti del remoto passato che impedisce l’attività di scambio e di mercato che si tratta ordinariamente in quel luogo. Prima quando la carcassa era viva, e i valori che comunicava ai paesani erano reali e quotidiani, il problema non si poneva, nel momento in cui la sua morte ingombra gli affari e limita l’ordinaria amministrazione del mercato ecco che occorre il nano del cielo. Le figure che ho creato sono ispirate ai pochi film e alle immagini del  Seicento in Italia e in Europa e a quel misto di vita e di miseria spesso terrificante che era la caratteristica del periodo. Quindi è possibile identificare le varie figure con personaggi della vita politica o sociale, io stesso l’ho fatto ma questo immaginare lo lascio al lettore che ha il diritto di vedere nelle figure quel che vuole vedere anche aldilà di quel che posso pensare come autore. Personalmente mi sono concentrato nei ruoli, nel senso di un microcosmo umano che si muove e vive e commercia con sue figure caratteristiche; idealmente ho pensato l’azione in un comune della Toscana all’inizio degli anni ottanta del Seicento, ma ovviamente si tratta di una licenza poetica. Sul fantasma effettivamente Pasolini è la fonte che è dietro il personaggio, anzi devo dire che Francone mi ha rammentato quanto esso fosse collegato alla critica radicale del poeta di Carsara nei confronti del consumismo e della nuova civiltà industriale che stava emergendo con la televisione, le autostrade e la grande distribuzione. In realtà l’immagine del fantasma nel pozzo è cosa vecchia e mi sono ispirato a una rappresentazione fiorentina dello Zauberteatro di tanti anni fa che comunque non parlava di fantasmi ma di Lorenzo il Magnifico, della Congiura Dè Pazzi e di Savonarola. C’è Pasolini e Savonarola dietro le spettro e forse qualche spruzzata di Travaglio,Veltri, Fini e forse perfino di Don Milani, ma tutto questo in dosi modiche, il composto allegorico, comunque sia andata, è proprio personale.
Il senso del finale è una profezia: le diverse genti d’Italia pagheranno prima o poi il modo disinvolto nel quale è stato liquidato il problema dei miti e dei valori del passato, l’assenza di ciò che hanno tolto dalla loro vita e non hanno sostituito degnamente peserà e sarà fonte di disordine. Gli umani per creare delle società bene ordinate hanno bisogno di valori, di simboli, di miti, di qualcosa d’immateriale da condividere per gestire la redistribuzione, tendenzialmente ineguale, delle risorse e per accettare i ruoli sociali e le gerarchie. Le genti del Belpaese a mio avviso vogliono vivere fingendo di credere in certi valori di facciata, che non amano e non condividono, e nel ragionare per il loro tornaconto personale in modo assolutamente egoistico e materiale. Questo in alcuni momenti drammatici può essere fonte di grandi disastri e autorizza chiunque ad agire in modo nascosto e subdolo contro i propri simili anche in accordo con forze esterne. Forze che hanno dietro di sé veri strumenti di coesione sociale ben più forti dei nostri e autentica potenza.
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Questa è una ripubblicazione che facciamo con piacere!

 
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Creditori e debitori oggi, non solo in USA

Foto di amici.futuroieri

Il divario selvaggio e crudele tra debitori e creditori (Ispirato da Ralph Nader)
Di F. Allegri

13 dicembre 2013

Uno scritto di Ralph Nader inizia così: “La parola ‘disuguaglianza’ è molto in voga in questi giorni. Ci parlano quasi ogni giorno della disparità di ricchezza, reddito e salari tra il 2 o 3 per cento più ricco delle persone e la maggioranza dei salariati del paese. Ma non molta attenzione è riservata ai non molti cortei e alle altre proteste che affrontano le enormi disuguaglianze tra creditori e debitori”.

Va fatta un’altra distinzione - tra i debitori aziendali che ricevono molti diritti favoriti dai legislatori (anche in caso di fallimento) e i singoli debitori che sono seguiti e vessati dagli esattori.

Qui si può scrivere contro le politiche del basso interesse praticato dalle banche negli ultimi 5 anni che sembra non avere fine e fini.
Un tempo i risparmiatori ottenevano l’interesse dal 4 al 5% o di più dalla propria banca o dal mercato monetario ora ottengono, se sono fortunati, uno 0,25% dai loro risparmi.
Questa politica non può stimolare l’economia e in una fase di recessione lei non funziona bene se non c’è domanda dei consumatori per attrarre nuovi investimenti. Nel frattempo, le centinaia di miliardi detenute da piccoli e medi risparmiatori a basso reddito non generano alcun interesse per pagare le spese quotidiane.

La situazione è brutta e sta peggiorando.
Questi risparmiatori sono trasformati in “clienti obbligati” e rischiano di dover pagare le banche perché tengono i loro soldi e il Financial Times ha scritto: “Le principali banche americane hanno avvertito che inizierebbero a far pagare a imprese e ai consumatori i loro depositi” se la Federal Reserve tagliasse ulteriormente i tassi.

Perché i tanti liberisti critici in materia di salute e sicurezza, fatta eccezione per il libertario puro Ron Paul non criticano mai la Federal Riserve che continua ad essere il regolatore del mercato più grande di tutti?

Guardate a come il governo USA tratta gli studenti indebitati per la loro istruzione.
Quando il governo non regolava i tassi di interesse da usura e le trappole scritte in piccolo dai finanziatori aziendali, Zio Sam faceva soldi direttamente dagli studenti con tassi di interesse di circa il 6 per cento.
Altre nazioni occidentali offrono l’istruzione superiore gratuita come un grande investimento per la loro società.

L’aumento vertiginoso dei prestiti agli studenti supera i prestiti sulla carta di credito in essere - 1.200 miliardi in prestiti agli studenti rispetto ai 1.000 miliardi di quelli sulla carta di credito. La senatrice E. Warren, con la proposta “Bank on Students Loan Fairness Act,” vuole ridurre il tasso di interesse praticato agli studenti fino alla stessa tariffa pagata dalle grandi banche che prendono prestiti dalla Fed, meno dell’1%.

Sorprende la miopia della politica del penalizzare gli studenti indebitati rispetto alla salute dell’economia.
Il peso del loro debito dopo la laurea è tale che essi sono meno capaci di comprare case e automobili nella loro giovane età.

Nel suo nuovo libro raffinato “La Prigione dei Debitori”, Robert Kuttner racconta la storia del debito, compresi i secoli quando sotto il diritto anglo- americano i debitori furono imprigionati o giustiziati. Egli descrive anche come i grandi debitori societari oggi vengono messi in libertà o passano attraverso procedure concorsuali che salvano la società in un processo di rinascita dolce, pieno di compensazioni esecutive consentite in passato e nel presente.

I singoli debitori, invece, sono spinti a indebitarsi di più e a tassi diabolicamente elevati (fino al 30% sui saldi non pagati con carta di credito e a oltre il 400% sui prestiti giornalieri crescenti e su quelli del racket).
Poi ci sono le centinaia di tasse diverse, le sanzioni e le costose imposizioni scritte in piccoli che devastano gli indebitati.

I profitti del settore del credito sono stati illustrati questa settimana dal valore di MasterCard.
La sua azione vale fino a 20 volte, quasi $ 800 per azione da quando divenne pubblica nel 2006.
I suoi profitti sono enormi, i suoi dividendi sono in aumento, i riacquisti di azioni proprie robusti e non c’è fine in vista per la sua spirale che sale verso l’alto. Per una funzione bancaria che pare seria, MasterCard agisce come l’Apple.

La complessità del ricevere un prestito, pagando per riottenere dei finanziamenti mimetizza questo tipo di sfruttamento costoso.

Se i debitori obbiettano, in modo persistente, i loro punteggi di credito - la nuova servitù della gleba - possono scendere e mettere più oneri sui loro portafogli e sul sostentamento futuro.

La Corte Suprema USA ha approvato a maggioranza la clausola di arbitrato obbligatorio in tali contratti truffa che attaccano più catene.
Un rapporto di Public Justice (“Wake Up!”) pensa che l’arbitrato obbligatorio permetta ai finanziatori predatori di violare le leggi federali e statali che proteggono i consumatori e che blocchi i pazienti anziani vulnerabili che sono stati abusati in case di cura verso un adeguato accesso alla giustizia.

Aiuti utili provengono dall’applicazione rafforzata della Credit Card Accountability, Responsibility and Disclosure Act of 2009 fatta dal nuovo Consumer Financial Protection Bureau (CFPB).
Le tasse eccessive e le azioni di sovrapprezzo sono per lo più eliminate e l’importo in dollari delle tasse da pagare è in calo.

Nella sua ultima relazione sulla legge, il CFPB ha trovato altre aree che “possono giustificare un ulteriore esame”.
Questi includono “i prodotti aggiunti” agli utenti di carte di credito, “le carte di pagamento a punti”, “i prodotti ad interesse differito”, e altri problemi derivanti dalla capacità incessante dei giuristi d’impresa di giocare a offuscare il processo di regolamentazione e alla fuga dai divieti con i nuove coercizioni avare.

Le cooperative di credito, con i loro 90 milioni di membri che presumibilmente sono i proprietari, dovrebbero prendere l’iniziativa aggressiva di denunciare le cattive pratiche portando così ancor più persone nelle loro organizzazioni.
Meno imitazione delle banche commerciali e più dedizione ai principi del servizio di cooperazione dovrebbe essere ciò che i membri richiedono da questa potenzialmente grande riforma istituzionale americana.

 
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La corsa europea delle 5 Stelle toscane è partita da Cerreto Guidi

La corsa europea delle 5 stelle toscane è partita da Cerreto Guidi
17/04/2014
Di F. Allegri
Io mi lamento da anni per il fatto che Cerreto Guidi è un luogo dimenticato dalla politica italiana e locale!
Oggi potrei scrivere che smetterò di affermare questa verità perché ieri sera sono venuti a Stabbia di Cerreto Guidi i 4 candidati toscani alle elezioni europee delle Liste a 5 Stelle.
In realtà continuerò a lamentarmi anche in futuro perché credo che ieri i cerretesi hanno perso l’occasione di preparare meglio un incontro simile che non ricapiterà troppo presto.
Il dato politico è semplice e forte: I 4 DELLE CINQUE STELLE SI SONO INCONTRATI QUI E SONO DIVENTATI SOLIDALI QUI, HANNO ANCHE CENATO INSIEME E PARLATO A LUNGO!
Mi piace pensare che sono diventati una squadra, un gruppo affiatato.
Parto il mio pezzo dai loro nomi da cercare nella lista (qui scrivo per chi voterà Cinque Stelle, invitandovi a preferire i toscani e a non limitarsi alla croce sul simbolo): Silvia Fossi, interprete ed operatrice turistiche di Firenze, con un passato da emigrata in Olanda, L’avvocato Cristiano Ripoli esperto di diritto comunitario che voterei se io fossi un grillino, Matteo Della Negra di Grosseto, un militante storico di quella provincia, economista, esperto di borsa con concezioni di sinistra, solo in parte estremista e infine Marco di Gennaro di Massa che fa parte anche del movimento referendario dell’acqua come bene comune e attivo nella difesa dei pubblici servizi; da come parla ipotizzerei che fosse membro di ATTAC, ma lui non l’ha citata.
Posso aggiungere che a Massa il movimento a 5 stelle è molto organizzato e spostato a sinistra, invece a Firenze abbiamo forme di partecipazione più definite e fondamentalmente individualiste.
I 4 candidati hanno illustrato i 7 punti del programma delle 5 stelle a livello nazionale senza parlare di Farage e questa è una delle principali lacune che ho colto.
Non so dirvi perché non ne parlano, ma ipotizzo e ricordo ai lettori che essenzialmente Farage è un liberal conservatore inglese che si distingue nella sua area politica per un euro-scetticismo accentuato.
Il più fedele al pensiero grilliano è, secondo me, il Della Negra il quale ha fatto una lunga riflessione economica incentrata sulla critica al MES (meccanismo europeo di stabilità) e sul fiscal compact.
Ha parlato dei 125 miliardi che l’Italia ha depositato in quel fondo e anche dei 50 miliardi che l’Italia deve accantonare per 20 anni per ridurre al 60% il suo debito pubblico.
Qui le mie idee sono molto divergenti dalle sue.
Lui crede che questi progetti siano impossibili e sbagliati, per me invece restano facili e almeno il MES è un progetto valido.
Voglio riscrivere che un eletto onesto può fare le stesse cose di un uomo della casta o delle cosche spendendo la metà!
Poi posso accettare approcci critici al fiscal compact, ma io parto dalla terza crisi che verrà mentre lui mi ha detto che Letta non ha trovato i soldi della mini IMU e che Renzi fatica a trovare i 4,6 miliardi necessari per fare le sue riforme.
L’avvocato Ripoli mi ha interessato di più, mi ha parlato della tutela degli italiani rispetto alla disinformazione italica che strumentalizza l’Europa a piacimento, e questo è un tema che mi interessa.
Per me, è un tema consueto come quello dei fondi europei che sono spesi poco e quasi sempre a favore di amici e clientele della vecchia politica.
In passato ho constatato queste verità!
Ho apprezzato anche le considerazioni sul fatto che il referendum sull’euro è un punto accessorio e di difficile realizzazione rispetto agli altri sei.
Nel complesso ho passato una serata strana, non voglio dimenticare che io sarei il più vecchio tra i grillini presenti in sala se fossi ancora favorevole a quella lista, ma di sicuro non mi dispiace che oggi ci sia questo embrione di movimento che, almeno per me, rappresenta un passaggio obbligato verso il rinnovamento di questo paese.
Ho conosciuto anche la signora Palamidessi che si candida alla carica di sindaco e i candidati alla carica di consiglieri comunali.
Molti li conosco e da vecchio amico posso augurargli di non essere eletti a un compito che gli riserverebbe più oneri che onori.
Negli ultimi righi voglio sottolineare che ho visto e parlato con molti ex bersaniani in sala.
Oggi sono tra i più decisi a votare a 5 stelle e uno mi ha detto: “Non voterò mai la Democrazia Cristiana!”
Chiudo con una prima previsione elettorale: secondo me, le 5 stelle supereranno il 15% nel voto comunale e andranno verso il 30% alle europee dove troveranno anche molti voti di chi vota per la lista civica.

 
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La somma urgenza dei lavori a Case Giannini

La somma urgenza dei lavori a Case Giannini
16/04/2014
Di F. Allegri
In premessa si può affermare quanto segue: Ci sono voluti 18 anni e l’evidenza della frana in movimento per capire la gravità della situazione nell’abitato di Case Giannini sulla sponda nord del fiume Arno.
La notizia attesa è che ieri sera i cittadini hanno potuto assistere alla seduta della seconda commissione dell’Unione dei comuni dedicata ai lavori urgenti contro la frana che minaccia anche la sponda dell’Arno.
Va elogiato l’attivismo del presidente Cordone che ha anche fatto un’interrogazione orale e scritta in provincia all’assessore Crescioli e va elogiato il consigliere Barontini che ha operato per avere questa seduta della commissione dedicata al tema.
La seduta si è aperta con la relazione dell’ingegner Collodel il quale ha chiarito che la frana è pericolosa da gennaio, da quando si abbassarono le acque della piena dell’Arno.

Nei giorni scorsi c’è stato un sopralluogo dei tecnici provinciali con quelli della ditta che sta eseguendo i lavori al ponte tra Bassa e Gavena che è specializzata anche per questo tipo di lavori.
Tutti concordano che serva un progetto di intervento urgente e questo sarà realizzato in 10/15 giorni per fare in modo che i lavori comincino tra 30/40 giorni.
Resta da trovare la copertura finanziaria per un’opera che costerà 800.000 e c’è da ottenere il benestare del genio civile (quest’ultimo richiede almeno un mese).
Il lavoro da fare è chiaro e costoso: solo l’attivazione della procedura di “somma urgenza” fa sperare nella soluzione del problema.
La frana può essere arginata realizzando 2 file parallele di pali conficcati nel terreno per una profondità di 20 metri, una lunghezza di 70 e uno spessore di un metro.
L’ingegnere ha anche ipotizzato il collocamento di massi ciclopici alla base della sponda del fiume.
Entro luglio le case vanno messe in sicurezza!
Anche il sindaco delegato (che è anche quello della frazione di Case Giannini) ha constatato la gravità della situazione e la somma urgenza dei lavori.
Anche la provincia e la regione hanno riconosciuto questa somma urgenza, ma va trovata la completa copertura finanziaria dell’opera e questa sarà cercata anche dopo l’avvio dei lavori.
Al momento esiste un crono – programma dei lavori a livello di massima, ma è in corso di definizione.
Nei prossimi giorni, forse oggi stesso, i residenti di Case Giannini costituiranno un comitato.
Questo darà vari vantaggi, essi potranno monitorare la situazione e seguire l’andamento dei lavori e delle procedure perché visti i ritardi accumulati e sottolineati soprattutto dal consigliere Barontini, ora bisogna fare presto e bene.
In futuro andranno valutati anche i danni subiti da 2 case e dalla strada provinciale.
Da oggi questa è la frana principale tra le tante che ci sono a Cerreto Guidi.
Noi le seguiamo da mesi e continueremo a farlo, con altri aggiornamenti periodici.

 
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2013: un anno con qualche novità politica

2013: un anno con qualche novità politica
11 dicembre 2013
Di F. Allegri
L’elezione di Matteo Renzi alla carica di segretario del PD e l’ultima (e la più piccola) novità politica che ha caratterizzato questo anno politico.
Le novità sono tante, ma meno di quelle che sembrano e solo una potrebbe dare qualche svolta interessante alla politica italiana: non lo farà!
Qui parlo del primo partito italiano, il m5s che per ora riesce a fare qualcosa di buono solo indirettamente e non troppo spesso.
In questi giorni il successo di Renzi (una rivincita per il mondo cattolico di sinistra), è contrapposto anche ad una modestissima protesta di piazza che viene definita Movimento dei Forconi.
Il movimento dei forconi è piccolo, diviso e spesso anche anti euro, specie nelle sue componenti destrorse; anzi l’idea no euro sembra essere una delle poche battaglie unificanti.
L’idea della panacea dell’uscita dall’euro comincia ad essere un tratto comune e generale di tutti gli estremismi italiani, insieme alla debolezza dei questi gruppuscoli.
UN PICCOLO GRUPPO HA SEMPRE BISOGNO DI UNA MISSIONE IMPOSSIBILE E DELLA RICERCA DELLA BATTAGLIA DISPERATA.
Sia chiaro poi che l’euro non ha fatto molto male a queste categorie in lotta che non appartengono al mondo degli esportatori.
Al massimo può aver arrestato la loro crescita, impedendo il salto della crescita internazionale, ma si tratta di casi sparuti e ben individuabili, ad esempio, nei settori non agricoli.
A MIO AVVISO, L’USCITA DALL’EURO SAREBBE LA ROVINA DEFINITIVA PER QUESTI SOGGETTI GIÀ DEBOLI (laddove non si tratta di recite parapolitiche molto vecchie).
Fatta questa premessa posso scrivere il concetto chiave che unisce la crisi e le novità politiche.
CONTINUA AD ANDARE MALE IL NOSTRO MERCATO INTERNO, dato che con la ripresina si va avanti pianissimo, non si creano nuovi posti di lavoro e TUTTE LE NOVITÀ POLITICHE CHE ABBIAMO VISTO NON HANNO EFFETTI POSITIVI SULLA NOSTRA RIPRESA ECONOMICA.
Qui potete leggere anche le colpe di un governo Letta quasi immobile e con i mesi contati, potrei aggiungere transitorio.
Tornando ai principi che caratterizzano queste novità politiche aggiungo CHE LA CRISI POLITICA ITALIANA HA PRECEDUTO LA CRISI ECONOMICA GENERALE, MA QUESTA ULTIMA STA PRODUCENDO ANCHE EFFETTI POLITICI A POSTERIORI.
Qui voglio ricordare che l’idea di creare una seconda moneta europea per gli stati del sud del continente ha origini teutoniche e ormai datate…..
Forse non ricordate che la Germania non ci voleva nell’euro, ma i nostri politici d’allora affrettarono i tempi e furono euro – entusiasti.
Io avrei fatto con calma, ma non si può tornare indietro e la soluzione tedesca di allora, non è quella buona italiana di oggi.
Scritto questo anche i venditori di profumo di moneta salvifica sono una novità in questi giorni e li dovremo misurare alle prossime elezioni europee, anche solo come contorno al m5s.
QUESTE NOVITÀ NON CI PORTEREBBERO FUORI DALLA CRISI PERCHÉ L’EURO A DUE VELOCITÀ AGGIUNGEREBBE ALTRI DANNI ALLA NOSTRA ECONOMIA E ALLUNGHEREBBE I TEMPI DELLA RIPRESA, FORSE LA VANIFICHEREBBE VISTO CHE C’È ANCORA LA TERZA CRISI DIETRO L’ANGOLO.
La politica non ci porterà fuori dalla crisi, non ce la può fare il governo Letta, non ce la può fare il m5s e neanche i tanti piccoli estremismi.
In questo contesto capisco poco la lentezza del governo Letta: o questo esecutivo ha informazioni buone oppure a dei grossi problemi da affrontare.
Ad oggi, non credo che questa politica possa portare il paese fuori dalla crisi e aspetto altre novità per il 2014, ne servono tante!

 
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Uno studio sulla rigenerazione degli oceani

I Parchi Marini Sono Meno del 3% Degli Oceani Nonostante la Recente Crescita
J. Matthew Roney
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2013/update120
Earth Policy Release
Piano B Aggiornamento
11 dicembre 2013

Nel maggio del 1975, le preoccupazioni crescenti sulla pesca eccessiva e sulla cattiva salute dell’oceano spinsero gli scienziati e i funzionari provenienti da 33 paesi ad incontrarsi a Tokyo per la prima conferenza mondiale sui parchi e le riserve marine.
Accertando la necessità di un’azione rapida per salvaguardare di più il mare, i delegati furono unanimi nel chiedere la creazione di un sistema globale di Aree Marine Protette (AMP) — zone gestite in modo esplicito per la conservazione degli ecosistemi acquatici.

Oggi, con le risorse oceaniche più minacciate che mai, il mondo è lontano da quella rete di AMP previste.
Anche se la copertura è raddoppiata dal 2010, solo il 2,8% della superficie dell’oceano — circa 10 milioni di chilometri quadrati (4 milioni di miglia quadrate), circa le dimensioni degli Stati Uniti — è ora in AMP designate.
E il livello di protezione varia.
Alcune AMP permettono i fondali minerari, a esempio, e la maggior parte delle AMP permette almeno qualche pesca.
In altre, la pesca e le altre attività distruttive sono del tutto off-limits.
Questi AMP “totalmente”, chiamate anche riserve marine, sono pensate per fornire il valore di conservazione più grande, eppure esse rappresentano meno della metà dell’area marina protetta del mondo.

Un patrimonio di esperienza e di ricerca scientifica dimostra che proteggendo tutti gli habitat e la vita marina all’interno dei confini delle zone protette ben gestite si preservano efficacemente la biodiversità e si può ripristinare la pesca adiacente, con vantaggi notevoli sia per gli ecosistemi che per le persone a loro carico.
In generale, le popolazioni dei pesci aumentano dopo che una riserva viene fatta e tutti i singoli pesci diventano più grandi.
Le specie marine fortemente sfruttate mostrano di solito i maggiori guadagni, ed i risultati positivi possono arrivare rapidamente.

Mentre spesso ci sono dimostrazioni che la chiusura delle zone di pesca avrà un impatto negativo per il cibo e il sostentamento, l’evidenza suggerisce che le riserve spesso hanno l’effetto opposto.
Poiché non c’è un confine fisico, i pesci possono avventurarsi fuori delle AMP in aree dove i pescatori li possano catturare.
I pesci più grandi e anziani hanno più figli, i quali possono anche lasciare la riserva come uova o larve, per rifornire eventualmente gli stock depauperati.
Il potenziale per sostenere le attività di pesca ha grandi implicazioni per la sicurezza alimentare: in tutto il mondo circa 3 miliardi di persone ottengono almeno il 20% delle loro proteine animali dai pesci, ma quasi il 90% degli stock ittici sono stati pescati pari o oltre i livelli sostenibili.
Ci sono anche benefici oltre la pesca.
Le aree protette possono attrarre più turisti con i dollari che compensano i costi di gestione AMP.

Le indagini di persone che vivono nei pressi delle riserve alle Fiji, in Indonesia, nelle Filippine e nelle isole Salomone, sostengono questo punto.
Riassunte in un rapporto di The Nature Conservancy chiamato Nature’s Investment Bank, le indagini hanno indicato il miglioramento delle catture fuori dei confini della AMP, un maggiore guadagno di proteine, e anche la riduzione della povertà — in particolare grazie ai nuovi posti di lavoro nel turismo.

Così le riserve marine sono considerate da tutti come uno strumento cruciale tra gli strumenti di conservazione — uno che è assolutamente necessario in quanto le pressioni sugli oceani di tutto il mondo continuano a crescere.
Pensate alle barriere coralline altamente produttive che forniscono vivai per i pesci, proteggono le coste, e sostengono le condizioni di vita di milioni di persone.
Circa il 75% delle barriere coralline del mondo sono minacciate dalla pesca eccessiva, dall’inquinamento, dal riscaldamento delle acque, e da una miriade di altri pericoli.
Uno studio del 2013 in Belize ha dimostrato che la loro protezione dalla pesca e dalle attività industriali rafforza la resilienza della barriera: le barriere coralline nelle riserve marine possono essere sei volte più protette rispetto a quelle non protette e ricrescere dopo gravi disturbi come gli uragani.

La più grande barriera corallina del mondo, la grande barriera corallina australiana, ospita probabilmente la AMP più conosciuta, che aprì nel 1979.
Attraversando i circa 340.000 chilometri quadrati, questo parco vanta un’incredibile biodiversità, nella quale più di 1.600 specie di pesci, e fa guadagnare circa 4 miliardi di dollari all’anno dal turismo.
I piani di zonizzazione sviluppati nel 1980 resero uno scarso 4,5% dell’AMP off - limits per la pesca e fornirono una protezione dell’habitat molto irregolare.
Ma nel 2004, è stata delimitata di nuovo per proteggere meglio tutti i suoi 70 tipi diversi di habitat — 30 di loro habitat della barriera, e il resto tipi diversi come le mangrovie.
Ora, almeno il 20% di ciascuna di queste “bioregioni” non è sfruttata e, tutto sommato, la pesca è vietata in un terzo della Great Barrier Reef Marine Park.

Ad oggi quasi tutte le AMP non sfruttate sono piccole e vicine a riva, ma aumentano le domande per mettere a riposo centinaia di migliaia, o anche milioni di chilometri quadrati per creare dei respingenti vasti intorno alle isole e per proteggere le aree naturali nell’oceano aperto — e con loro, in teoria, l’intero ciclo di vita delle specie marine più diverse come le tartarughe marine, gli squali e i tonni.
Il progetto Global Ocean Legacy della Pew Charitable Trusts fu un campione per l’avvio dell’idea, lavorando con scienziati e governi nazionali e locali per fare “la prima generazione di grandi parchi marini in tutto il mondo entro il 2022”.
Fu integrato, per esempio, nella designazione degli Stati Uniti del Papahanaumokuakea Marine National Monument del 2006, che tutela 362.000 chilometri quadrati intorno alle isole Hawaii del Nord Ovest.
Allora questo fu di gran lunga la più grande riserva marina non sfruttata del mondo.

Poi nel 2010 è stata superata da un altro parco Pew-backed quando il Regno Unito ha creato una riserva di 640.000 chilometri quadrati — più grande dello stesso Regno Unito – nell’arcipelago del Chagos nell’Oceano Indiano.
Nel 2012, dopo una campagna di sensibilizzazione pubblica aggressiva condotta dal Pew, l’Australia ha dichiarato una AMP da 1 milione di chilometri quadrati adiacente alla Grande Barriera Corallina nel Mar dei Coralli, la metà di essa non sfruttabile.
E Pew propone anche un parco intorno alle isole Pitcairn nel Pacifico del Sud, un altro territorio inglese, che aggiungerebbe 830.000 chilometri quadrati alla zona globale non sfruttata.

Non tutti i tentativi recenti di creare grandi riserve sono riusciti.
Ai primi di novembre 2013, la Russia , l’Ucraina e la Cina — preoccupate per i possibili danni ai loro interessi di pesca — affossarono dei colloqui internazionali su due enormi riserve proposte nell’Oceano Meridionale.
Questa fu la terza volta in un anno che i paesi giunsero a un punto morto sulle proposte, che avrebbero vietato la pesca in 2,8 milioni di chilometri quadrati in acque antartiche.
Anche se i sostenitori potranno richiedere le riserve al colloquio del 2014, le prospettive sembrano tristi dopo questa battuta d’arresto.

Oltre ad ampliare il numero e la superficie delle AMP in tutto il mondo, un’altra priorità di conservazione marina è nel migliorare l’efficacia dei parchi esistenti.
La maggior parte delle AMP fino ad oggi manca di personale qualificato e dei finanziamenti necessari per gestirle correttamente, rendendo difficile il monitoraggio e l’applicazione delle restrizioni e ciò porta molte di loro a essere soprannominate “parchi di carta” (cioè, protette solo sulla carta).
Un tentativo incoraggiante per affrontare questo problema è la Caribbean Challenge Initiative.
Con l’appoggio di una dotazione da $ 42 milioni — finanziato dal The Nature Conservancy, il Global Environment Fund, e dalla Banca per sviluppo tedesca — 10 nazioni dei Caraibi stanno sviluppando fondi nazionali fiduciari da usare esclusivamente per migliorare la gestione dei parchi esistenti (terrestri e marini) e per stabilirne di nuovi che siano efficaci fin dall’inizio.
I fondi sono impostati per essere erogati a partire dai primi mesi del 2014, mentre i paesi andranno verso il loro obiettivo generale di avere almeno il 20% della loro zona prossima alla costa in aree marine protette ben gestite entro il 2020.

Che cosa sarebbe necessario per gestire una rete globale di aree marine protette?
Nel 2004, un articolo pubblicato nei Proceedings della National Academy of Sciences esaminò i costi potenziali di gestione di un network mondiale che dovesse conservare il 20% o più degli oceani del mondo.
Sulla base dei dati di oltre 80 AMP esistenti, gli autori stimarono prudenzialmente che tale rete potrebbe costare 12,5 miliardi dollari l’anno.
Quello che conclusero quasi un decennio fa, è ancora vero oggi: potremmo proteggere una larga fetta dei nostri ecosistemi marini per molto meno dei 20 miliardi di dollari stimati che i governi spendono per sovvenzionare il sovra sfruttamento del mare ogni anno.

Le AMP ben progettate e ben gestite sono solo una parte del puzzle per ripristinare la pesca e gli ecosistemi oceanici.
Altri passi importanti includono la fissazione di limiti di cattura rigorosi per la pesca, l’eliminazione dei sussidi dannosi per la pesca, e la riduzione drastica dell’inquinamento che entra in mare dalle fattorie, dalle città e dall’industria.
Il taglio delle emissioni di anidride carbonica, il principale gas serra responsabile del riscaldamento globale, sarà fondamentale anche per ridurre al minimo l’aumento delle temperature e per cambiare la chimica che già mina gli ecosistemi oceanici.
Solo affrontando tutti questi problemi contemporaneamente avremo una possibilità decente di invertire il declino marino.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: J. Matthew Roney
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto l'11 aprile 2014.

 
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Le ragioni delle 5 stelle secondo Veneziani

Post n°742 pubblicato il 07 Aprile 2014 da amici.futuroieri
 

Le ragioni delle 5 stelle secondo Veneziani
04/12/2013
Di F. Allegri
Siamo alla vigilia delle primarie del PD che sicuramente cambieranno la politica italiana in questa legislatura e probabilmente le daranno anche il vero avvio.
Di conseguenza credo che sia un momento buono per fare una nuova verifica dell’attività politica del non protagonista della politica italiana che a ben vedere non è neanche nuovo.
PARTIAMO.
Potrei sembrare paradossale mentre scrivo che il risultato più importante di questo m5s è tutto in queste primarie del loro principale avversario e nel suo vincitore designato, il sindaco di Firenze Matteo Renzi.
Ho già scritto più volte che il m5s sarebbe diventato “l’utile idiota” della politica italiana e ci avevo indovinato, ma non ho mai scritto con chiarezza su chi si sarebbe avvantaggiato da questo gruppo di sprovveduti alla riscossa perché era possibile che tutti si approfittassero degli scelti senza criterio da Beppe Grillo.
Oggi posso scrivere che i democristiani del PD sono i più abili a prendere il vento del cambiamento che il m5s non riesce più a gestire, da almeno un anno, dalle tragiche parlamentarie del novembre 2012.
Questo accade per più ragioni, ma la principale è che c’è grande confusione e smarrimento nel PDL e anche nel PD non democristiano (Altrimenti anche questi avrebbero potuto trarre vantaggio da una forza che non è adeguata al compito che si prefiggerebbe).
Premesso questo vado a rileggermi uno scritto di Marcello Veneziani pubblicato oggi da Il Giornale per valutare le concezioni della destra italiana in materia di 5 stelle.
Secondo Veneziani, Beppe Grillo è il politico che si avvicina più alla realtà e ai rimedi necessari e radicali richiesti per portare fuori l’Italia dalla crisi.
Veneziani elenca i rimedi (le ragioni dei 5 stelle): rinegoziare il debito e la moneta unica, scaricare le agenzie di rating e il dispotismo finanziario, reintrodurre sani dazi, abolire le Regioni, tagliare i costi della politica.
Non è un elenco causale: questi sono temi cari alla destra, fin dai tempi del MSI.
Questo sarebbe un programma da MSI quindi bisogna rendersi conto che una parte cospicua del programma di Grillo viene dalla vecchia destra e poi si può condividere o meno, ed io condivido solo i dazi, come ho scritto varie volte (ma in un contesto europeo).
Conta poca il fatto che non mi risulterebbe che il m5s volesse abolire le regioni (corrotte e spendaccione perché sanitarie e non etnico – culturali).
La destra italiana viene da decenni di polemiche con la finanza internazionale, ma non mi risulta che abbia mai elaborato dei progetti precisi e Grillo fa lo stesso.
Veneziani vorrebbe che qualcuno copiasse il programma di Grillo e poi prende le distanze dagli eletti a 5 stelle, come mai?
Qui posso scrivere una cosa del m5s della vecchia sinistra: gli eletti a 5 stelle vengono da parti precise del popolo politico italiano, specie da quelle che potevano cogliere meglio le opportunità che l’informatica ha messo a disposizione di tanti piccoli gruppi di sinistra e di conseguenza distanti da lui.
Va notato che lui si distacca anche da eletti che hanno una parte di cultura di destra come la Taverna e il motivo è semplice, la destra vuole leadership carismatiche e gerarchiche!
Il suo messaggio è chiaro e ben sintetizzato, secondo lui bisognerebbe difendere l’Italia da Bruxelles e gli italiani dall'Italia.
Questo si chiama elitarismo.
Qui posso anche aggiungere qualcosa sull’europeismo all’Italiana, una malattia che ci colpisce quasi tutti, sin dal dopoguerra.
Non esiste un’Europa ideale, non esiste quella dei popoli e neanche quella delle ideologie: può esistere solo quella degli stati dove ognuno deve almeno difendere i propri interessi legittimi e poi ricordarsi il proverbio l’unione fa la forza.
Il nord Europa lo sa fare e l’ha fatto negli anni passati, noi abbiamo subito l’abbinamento tra un’ideologia europeista meno produttiva per il paese e la cattiva gestione della politica locale sottomessa anche all’indebitamento crescente italiano.
Il futuro europoide delle 5 stelle mi pare mediocre e in peggioramento per ora ci resta da capire quanto potrà durare un 5 stelle di destra e di sinistra e almeno per me tutte le scissioni saranno benvenute e salutate con speranza.

 
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Anticipazioni della terza, grande crisi

La Pericolosa “bolla alimentare” dell’India
Lester R. Brown
http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2013/update119
Earth Policy Release
Plan B Aggiornamento
4 dicembre 2013

L’India è oggi il terzo più grande produttore mondiale di grano dopo la Cina e gli Stati Uniti.
L’adozione di varietà di colture ad alto rendimento e la diffusione dell’irrigazione hanno portato a questa straordinaria triplicazione della produzione, dagli anni ‘60.
Purtroppo, una quota crescente di acqua che irriga i 3/5 delle coltivazioni di grano in India proviene da pozzi che iniziano a prosciugarsi.
Questo pone le basi per una grave interruzione nelle forniture di cibo per la crescente popolazione dell’India.
Negli ultimi anni circa 27 milioni di pozzi sono stati scavati, inseguendo le falde acquifere verso il basso in ogni stato indiano.
Anche la Banca Mondiale, tipicamente conservatrice, avvertì nel 2005 che il 15% del cibo in India era stato prodotto da eccessivo pompaggio delle acque sotterranee.
La situazione non è migliorata, il che significa che circa 190 milioni di indiani sono stati alimentati con acqua che non può essere sostituita.
Ciò significa che la base alimentare di circa 190 milioni di persone potrebbe scomparire con poco preavviso.

Il grano dell’India è ulteriormente minacciato dal riscaldamento globale.
I ghiacciai fungono da serbatoi che alimentano i principali fiumi dell’Asia durante la stagione secca.
Mentre i ghiacciai himalayani e tibetani si restringono, forniscono più acqua nel breve termine, ma ce ne sarà molta meno in futuro.
A complicare le cose, anche i modelli monsonici stanno cambiando, rendendo questi diluvi annuali più difficili da prevedere.

Quella che l’India sta vivendo è una “bolla alimentare”: un aumento della produzione alimentare basato sull’uso insostenibile dell’acqua di irrigazione.
E questo sta accadendo in un paese dove il 43% dei bambini sotto i 5 anni è sottopeso.
Uno studio di Save the Children ha scoperto che i bambini di una famiglia su quattro hanno sperimentato “giorni senza cibo”" — dei giorni in cui non mangiano affatto.
Quasi la metà sussiste con un solo alimento di base, perdendo così i nutrienti vitali che vengono da una dieta diversificata.

Anche se la povertà è stata ridotta per alcuni, i 2/3 della popolazione vive ancora con meno di 2 dollari al giorno, secondo la Banca Mondiale.
E la popolazione cresce di circa 30 milioni ogni due anni: è come aggiungere un altro Canada al numero di persone da sfamare.
Entro 20 anni, si prevede che la popolazione dell’India raggiungerà il miliardo e mezzo e supererà la Cina.

Per nutrire tutte quelle bocche, il governo deve andare al di là del programma rinnovato di distribuzione di derrate alimentari stabilito nel Food Security Act approvato a settembre.
Per evitare un crollo improvviso e devastante della bolla alimentare serviranno degli sforzi per affrontare le minacce sottostanti al sistema alimentare indiano.
Questo richiede iniziative diffuse in materia di salute, pianificazione familiare e di educazione per frenare la crescita della popolazione.
Ciò significa anche ripensare le politiche energetiche e dei trasporti per ridurre il contributo dell’India al cambiamento climatico.
La costruzione di centrali elettriche a carbone in un paese in cui il cambiamento climatico minaccia di peggiorare la scarsità d’acqua è incredibilmente miope.

L’eccessivo pompaggio delle falde acquifere è difficile da fermare, in parte perché è invisibile, appare solo quando il pozzo si prosciuga.
A luglio, il governo indiano annunciò tardivamente che avrebbe aumentare la spesa per mappare le falde acquifere del paese, per capire meglio la disponibilità di acqua e il tasso di esaurimento, ma questo è solo un primo passo.
Le sovvenzioni per l’energia che incoraggiano il pesante pompaggio eccessivo delle acque sotterranee dovranno essere eliminate.
La raccolta tradizionale dell’acqua — che cattura in piccoli stagni l’acqua in eccesso che esce durante i monsoni — può contribuire a creare un tampone al problema.
Anche gli agricoltori possono ridurre il consumo di acqua utilizzando tecniche di irrigazione più efficienti e colture meno assetate — per esempio, più grano e meno riso.

La situazione attuale ricorda quella che trovai nel 1965 quando fui mandato in India dal Segretario dell’Agricoltura degli Stati Uniti Orville Freeman per aiutare a valutare il prossimo piano quinquennale del paese.
C’erano condizioni di siccità in quasi ogni angolo del paese.
Divenne subito chiaro per me che il raccolto non sarebbe arrivato vicino a soddisfare la domanda stimata.
Senza aiuti alimentari, la carestia era inevitabile.

Avvisai Freeman, incontrai funzionari statunitensi e indiani e redassi un piano.
Così nacque la politica del “short tether” del presidente Lyndon B. Johnson, che legò le spedizioni di grano USA in India ad una ristrutturazione del settore agricolo indiano.
La spedizione del governo degli Stati Uniti di 10 milioni di tonnellate di grano — 1/5 del raccolto statunitense dell’anno — in India nel 1965 divenne il più grande sforzo di aiuti alimentari della storia.

Oggi, la sicurezza alimentare è la sfida numero 1 dell’India, come lo fu mezzo secolo fa, anche se ora il paese produce quasi 240 milioni di tonnellate di grano rispetto ai 95 milioni di tonnellate necessarie nel 1965.

Riusciremo a fermare la fame se molti pozzi si seccheranno allo stesso tempo?
O gli Stati Uniti saranno chiamati a venire di nuovo in soccorso?

Con 1/3 del raccolto di grano degli Stati Uniti che ora va ad alimentare le auto e un altro terzo che va a nutrire il bestiame, le esportazioni americane sono in calo.
La domanda mondiale è in rapida crescita mentre le popolazioni si espandono e sempre più persone si spostano lungo la catena alimentare, consumando prodotti di origine animale ad alta intensità di grano.
La carenza di grano significa aumento dei prezzi dei cibi per tutti, una tendenza che continuerà, senza una mobilitazione globale per usare l’acqua in modo più efficiente e per stabilizzare la popolazione e il clima in fretta.

Nel frattempo, ci auguriamo che i pozzi di India non si secchino troppo presto.

# # #
Questo pezzo originariamente apparve sul Los Angeles Times del 29 novembre 2013.
Lester R. Brown è presidente dell’Earth Policy Institute e l’autore di Breaking New Ground: una storia personale e di Full Planet, Empty Plates: La nuova geopolitica della scarsità di cibo.
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 04/04/2014.

 
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Spostarsi verso l'alto sulla catena alimentare

Foto di amici.futuroieri

Spostarsi verso l’alto sulla catena alimentare
Lester R. Brown
www.earth-policy.org/books/fpep/fpepch3
Earth Policy Release
Full Planet, Empty Plates
25 Novembre, 2013

Per la maggior parte del tempo che gli uomini hanno camminato sulla terra, abbiamo vissuto come cacciatori - raccoglitori.
La quota della dieta umana che veniva dalla caccia rispetto alla raccolta variava con la posizione geografica, l’abilità nella caccia, e la stagione dell’anno.
Durante l’inverno nell’emisfero settentrionale, per esempio, quando c’era poco cibo da raccogliere, la gente dipendeva pesantemente dalla caccia per la sopravvivenza.
La nostra lunga storia di cacciatori - raccoglitori ci ha lasciato con un appetito per le proteine animali che continua a plasmare le diete pure oggi.

Fino alla metà del secolo scorso, gran parte della crescita della domanda di proteine animali era stata soddisfatta ancora dalla produzione crescente dei due sistemi naturali: la pesca oceanica e i pascoli.
Tra il 1950 e il 1990, la pesca oceanica salì da 17 a 84 milioni di tonnellate, un aumento di quasi cinque volte.
Durante questo periodo, la cattura di pesce per persona è più che raddoppiata, salendo da 15 a 35 libbre.

Questa fu l’età d’oro della pesca oceanica.
Il pescato crebbe rapidamente mentre le tecnologie della pesca si evolsero e le navi di trasformazione e refrigeranti cominciarono ad accompagnare le flotte dei pescherecci, consentendo loro di operare in acque lontane.
Purtroppo, l’appetito umano per i frutti di mare ha superato il rendimento sostenibile della pesca oceanica.
Oggi i quattro quinti del pesce è pescato pari o oltre le sue capacità sostenibili.
Come risultato, molti sono in declino e alcuni sono crollati.

Anche i pascoli sono sistemi essenzialmente naturali.
Situati in gran parte nelle regioni semiaride, troppo secche per sostenere l’agricoltura, essi sono vasti — coprono circa il doppio della superficie coltivata a colture.
In alcuni paesi, come il Brasile e l’Argentina, i bovini da carne sono quasi interamente nutriti con erba.
In altri, come negli Stati Uniti e in quelli in Europa, il manzo è prodotto con una combinazione di erba e grano.

In ogni società in cui i redditi sono aumentati, l’appetito per la carne, il latte, le uova e i frutti di mare ha generato un’enorme crescita del consumo di proteine animali.
Oggi, circa 3 miliardi di persone si stanno muovendo verso l’alto sulla catena alimentare.
Per le persone che vivono a livello di sussistenza, il 60% o più delle loro calorie in genere proviene da un unico alimento di base amidaceo come il riso, il grano o il mais.
Mentre i redditi crescono, le diete si diversificano con l’aggiunta di proteine animali.

Il consumo mondiale di carne è salito da poco meno di 50 milioni di tonnellate nel 1950 a 280 milioni nel 2010, più di un aumento di 5 volte.
Nel frattempo, il consumo per persona è passato da 38 libbre a 88 l’anno.
La crescita dei consumi durante questo arco di 60 anni si è concentrata nei paesi industrializzati e di nuova industrializzazione.

Il tipo di proteine animali che la gente sceglie di mangiare dipende fortemente dalla geografia.
I paesi che sono ricchi di terra con vaste praterie — vedi gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina e la Russia — dipendono fortemente dalle manzo o -— come in Australia e in Kazakhstan — dal montone.
I paesi che sono più densamente popolati e privi di ampi pascoli, storicamente, hanno contato molto di più sulla carne di maiale.
Tra questi ci sono la Germania, la Polonia e la Cina.
I paesi insulari e quelli con coste lunghe, come il Giappone e la Norvegia, si sono rivolti agli oceani per le loro proteine animali.

Nel corso del tempo, i modelli globali del consumo di carne sono cambiati.
Nel 1950, il manzo e il maiale dominavano totalmente, lasciando il pollame terzo ma distante.
Dal 1950 fino al 1980, la produzione di manzo e maiale aumentò più o meno rapidamente.
La produzione di carni bovine premette contro i limiti delle praterie, tuttavia, più capi di bestiame furono messi nei recinti.
Dato che i bovini non sono efficienti nel convertire il grano in carne, la produzione mondiale di carni bovine (che salì da 19 milioni di tonnellate nel 1950 a 53 milioni nel 1990) non si è ampliata di molto da allora.
Al contrario, i polli sono altamente efficienti nel convertire il grano in carne.
Come risultato, la produzione avicola mondiale (che crebbe lentamente in un primo momento) ha accelerato, superando le carni bovine nel 1997.

I 2 principali consumatori di carne del mondo sono la Cina e gli Stati Uniti.
Gli USA sono stati il leader fino al 1992, quando è stato superato dalla Cina.
A partire dal 2012, la Cina mangia il doppio della carne mangiata negli Stati Uniti — 71 milioni di tonnellate contro 35 milioni.

L’enorme crescita del consumo di carne in Cina, principalmente di maiale, venne dopo le riforme economiche nel 1978, quando i grandi gruppi di produzione furono sostituiti da aziende a conduzione familiare.
Oggi la carne di maiale è prima a livello mondiale, e la metà di essa è consumato in Cina.
La forte dipendenza dalla carne di maiale non è nuova in Cina.
Nel tentativo di minimizzare gli sprechi, le famiglie dei villaggi in Cina hanno una vecchia tradizione del tenere un maiale che è alimentato con i rifiuti della cucina e della tavola.
Quando il maiale è adulto, viene macellato e mangiato e sostituito con un altro piccolo suino, svezzato da poco.
Anche se oggi la produzione su larga scala di porco commerciale domina la Cina in uscita da un’urbanizzazione, il posto di rilievo del maiale nella dieta cinese ha profonde radici culturali.

Con 1.350 milioni di persone cinesi che chiedono a gran voce più carne di maiale, la produzione laggiù è salita da 9 milioni di tonnellate nel 1978, l’anno delle riforme economiche, a 52 milioni di tonnellate nel 2012.
La produzione di carne di maiale in USA è aumentata da 6 a 8 milioni di tonnellate nello stesso periodo.

Questi cambiamenti nel mondo del consumo di carne sono stati guidati principalmente dalle notevoli differenze fra i costi di produzione, con i consumatori in movimento verso le offerte a basso costo.
Nel 1950, il pollame era costoso e la produzione era limitata, per il montone era lo stesso.
Ma dalla metà del secolo in poi, i progressi nell’efficienza della produzione del pollame fece scendere il prezzo e sempre più persone poterono permetterselo.
Negli Stati Uniti — dove mezzo secolo fa il pollo era qualcosa di speciale, di solito servito a cena la Domenica — il prezzo basso del pollo di oggi lo rende la carne di scelta per il consumo quotidiano.

Forse la più grande ristrutturazione è avvenuta con il consumo di frutti di mare.
Storicamente, i paesi costieri e insulari, in particolare, hanno cominciato a contare più pesantemente sugli oceani mentre la richiesta di pesce aumentava e le tecnologie della pesca avanzavano.
In Giappone, sempre più terra è stata necessaria per produrre il suo alimento di base, il riso mentre la pressione demografica aumentava le costruzioni.
All’inizio del XX secolo, il Giappone stava usando praticamente tutte le sue terre coltivabili per la produzione di riso, non c’era terra per produrre mangimi per bestiame e pollame.
Così il Giappone scelse i frutti di mare per soddisfare la crescente domanda di proteine animali.

Il Giappone ora consuma 8 milioni di tonnellate di pesce l’anno come parte della sua dieta di “pesce e riso”.
Ma con la pesca oceanica spinta ai suoi limiti, ci sono poche opportunità per gli altri paesi di passare al mare nello stesso modo per le proteine.
Ad esempio, se il consumo pro capite cinese dei frutti di mare oceanici dovesse raggiungere il livello giapponese, consumerebbe quasi tutto il pescato mondiale.

Quindi, anche se la Cina è un attore leader per la pesca oceanica, con una cattura annua di 15 milioni di tonnellate, principalmente essa ha promosso l’allevamento del pesce per soddisfare i suoi bisogni di frutti di mare in rapida crescita.
A partire dal 2010, la sua produzione di acqua coltura — soprattutto carpe e frutti di mare — è pari a 37 milioni di tonnellate, più del resto del mondo messo insieme.
Con i redditi che ora aumentano nell’Asia densamente popolata, altri paesi seguono l’esempio della Cina.
Tra loro ci sono India, Thailandia e Vietnam.

Negli ultimi 20 anni, l’acqua - coltura è emersa come una fonte importante di proteine animali.
La resa dell’acqua - coltura mondiale si espanse e si quadruplicò tra il 1990 e il 2010 spinta dalla elevata efficienza con cui le specie onnivore come la carpa, il tilapia e il pesce gatto convertono i cereali in proteine animali.
Le prime stime indicano che ha eclissato la produzione bovina in tutto il mondo nel 2011.

Non tutte le operazioni dell’acqua - coltura sono benefiche per l’ambiente.
Alcune sono sia dirompenti per l’ambiente che inefficienti nell’uso dei mangimi, come l’allevamento di gamberi e salmoni.
Queste operazioni rappresentano solo una piccola quota del totale mondiale del pesce allevato, ma crescono velocemente.
L’allevamento dei gamberetti spesso comporta la distruzione delle foreste costiere delle mangrovie per creare habitat per i gamberetti.
Quelli di salmone sono inefficienti in quanto sono alimentati con altri pesci, di solito farina di pesce che viene sia dai rifiuti degli impianti di trasformazione del pesce o da pesci di scarso valore pescati appositamente per questo scopo.

Dato che le persone consumano più carne, latte, uova e pesce d’allevamento aumenta indirettamente il consumo di grano.
Il Confronto dell’uso del grano per persona in India e negli USA fornisce un’idea di quanto grano ci vuole per salire la catena alimentare.
Nell’India a basso reddito — dove il consumo di grano annuo ammonta a 380 libbre per persona, ovvero circa 1 libbra al giorno — quasi tutto il grano va consumato direttamente per soddisfare le esigenze energetiche alimentari di base.
Solo il 4% è convertito in proteine animali.
Non a caso, il consumo della maggior parte dei prodotti animali in India è piuttosto basso.
Il latte, le uova e il consumo di pollame, tuttavia, stanno iniziando ad aumentare, in particolare nella classe media indiana in espansione.

L’americano medio, invece, consuma circa 1400 libbre di grano all’anno, 4/5 dei quali indirettamente, sotto forma di carne, latte e uova.
Così il consumo totale di grano per persona negli Stati Uniti è quasi quattro volte quello dell’India.

La carne di maiale e di pollame sono le principali fonti mondiali di proteine animali terrestri, ma le uova non sono molto indietro, con 69 milioni di tonnellate prodotte nel 2010.
La produzione di uova è cresciuta costantemente nel corso dell’ultimo mezzo secolo e sembra probabile che continuerà a farlo.
Le uova sono relativamente poco costose, ma una porzione/fonte preziosa di proteine.
In tutto il mondo, le persone mangiano in media tre uova a settimana.

Come per la carne di maiale, la produzione di uova in Cina è cresciuta a un ritmo esplosivo, passando dai 6 milioni di tonnellate del 1990 a 24 milioni di tonnellate del 2010.
Come risultato, la Cina domina totalmente la produzione mondiale di uova.
Gli Stati Uniti sono secondi, ma distanti, con poco più di 5 milioni di tonnellate all’anno.
L’India è terza, con 3 milioni di tonnellate.

Eppure i consumatori di alcuni paesi vivono in cima alla catena alimentare, ma usano relativamente poco grano per nutrire gli animali.
Ad esempio, i giapponesi usano solo moderate quantità di cereali per mangimi perché la loro assunzione di proteine è dominata dal pesce oceanico pescato.
Questo è pure il caso di Argentina e Brasile, dove quasi tutto il manzo è nutrito con erba.

Negli ultimi decenni, il Brasile, terzo nella classifica dei consumatori di carne del mondo, ha registrato una marcata ristrutturazione del suo modello di consumo di carne.
Nel 1960 il manzo era assolutamente dominante, con la carne di maiale al secondo posto e il pollame quasi inesistente.
Dal 2000, con la sorpresa di molti, la rapida crescita del consumo di pollame in Brasile eclissò quella del manzo.
Il consumo di maiale è ancora molto indietro.

Con le praterie del mondo che sono pascolate ai loro limiti o al di là, la produzione di carni bovine supplementare ora viene in gran parte dal mettere più capi di bestiame nei recinti.
Un manzo in un recinto richiede 7 libbre di grano per ogni libbra di peso.
Per il maiale, ogni libbra di peso vivo supplementare richiede 3,5 libbre.
Per il pollame, è poco più di 2.
Per le uova il rapporto è di 2 a 1.
Per le carpe in Cina e in India e il pesce gatto negli USA, ci vogliono meno di 2 libbre di mangime per ogni libbra di ulteriore aumento di peso.
Così il cambiamento a livello mondiale dei modelli di consumo di carne riflette i costi di produzione della carne, che a sua volta riflette i livelli molto diversi di efficienza con i quali i bovini, i suini, i polli e i pesci d’allevamento trasformano il grano in proteine.

Le recenti tendenze della produzione danno un certo senso del dove è diretto il mondo.
Tra il 1990 e il 2010, la crescita della produzione dei bovini è stata in media meno dell’1% all’anno.
La carne di maiale, nel frattempo, è aumentata di oltre il 2% all’anno, le uova di quasi il 3%, e il pollame del 4%.
La produzione dell’acqua - coltura, che fissa il gold standard in termini di efficienza di conversione del grano, è cresciuta di quasi l’8% all’anno, salendo dai 13 milioni di tonnellate del 1990 ai 60 milioni di tonnellate del 2010.

La quota del raccolto mondiale di cereali utilizzata per l’alimentazione del bestiame, del pollame, e del pesce di allevamento è rimasta straordinariamente stabile negli ultimi decenni.
Una ragione per la quale non è aumentata molto è nella pratica, ormai di tutto il mondo, di incorporare la farina di soia nelle razioni alimentari con un rapporto di circa 1 parte di farina di soia e 4 parti di grano.
Questo porta ad una conversione molto più efficiente del grano in proteine animali.
Poiché la domanda di proteine animali è salita nel corso dell’ultimo mezzo secolo, la domanda di soia è salita ancora più velocemente.

In tutto il mondo, circa il 35% dei 2,3 miliardi di tonnellate di grano raccolto annualmente è usato come mangime.
Al contrario, la quasi totalità del raccolto di soia finisce come mangime.
Sia il maiale che il pollame dipendono molto dal grano, mentre il manzo e la produzione di latte dipendono più da una combinazione di erba e grano.

I tre più grandi produttori di carne del mondo — Cina, Stati Uniti e Brasile — si basano molto sulla farina di soia come integratore di proteine nelle razioni di mangime.
Infatti, la quota di farina di soia nei mangimi in ogni paese ora varia tra il 15 e il 18%.

La crescente pressione sulla terra e sulle risorse idriche ha portato ad alcuni nuovi modelli promettenti di produzione di proteine animali, uno dei quali è la produzione di latte in India.
Dal 1970, la produzione di latte in India è aumentata di quasi sei volte, saltando da 21 a 117 milioni di tonnellate.
Nel 1997, l’India ha superato gli Stati Uniti nella produzione di latte, il che la rende il principale produttore di latte del mondo.

La scintilla di questa crescita esplosiva venne nel 1965, quando un intraprendente giovane indiano, il dottor Verghese Kurien, organizzò il National Dairy Development Board, un’organizzazione ombrello di cooperative lattiero - casearie.
Lo scopo principale della coop è stato quello di commercializzare il latte delle due o tre mucche di proprietà in genere di ogni famiglia del villaggio.
Furono queste cooperative lattiero - casearie che hanno fornito il nesso tra il crescente appetito per i prodotti lattiero - caseari e i milioni di famiglie del villaggio che avevano solo un piccolo avanzo da vendere.

La creazione del mercato del latte ha spinto la crescita di sei volte.
In un paese dove la carenza di proteine blocca la crescita di tanti bambini, l’ampliamento dell’offerta di latte da meno di mezzo bicchiere al giorno a persona di 25 anni fa a più di una tazza di oggi rappresenta un passo importante.

Quello che è unico qui è che l’India ha costruito la più grande industria del mondo lattiero - caseario quasi interamente sul foraggio grezzo, per lo più residui del raccolto — paglia di grano, paglia di riso e stocchi di mais — ed erba raccolta ai lati della strada.
Le mucche sono alimentate spesso nelle stalle con residui del raccolto o erbe raccolte quotidianamente e portate da loro.

Un secondo modello di produzione di proteine, relativamente recente, che si basa anche sui ruminanti, è quello sviluppato in Cina, soprattutto in 4 province della Cina centrale orientale — Hebei, Shangdong, Henan e Anhui  — dove il doppio raccolto di frumento invernale e di mais è comune.
Una volta che il grano invernale cresce e matura all’inizio dell’estate, deve essere raccolto rapidamente in modo che il letto di semina possa essere preparato per piantare il mais.
La paglia che è rimossa dalla terra prima di preparare il letto di semina alimenta il bestiame, come fanno le foglie del mais che restano dopo il raccolto di fine autunno.
Integrando questa foraggio grezzo con piccole quantità di azoto, tipicamente sotto forma di urea, la microflora nel complesso apparato digerente dei bovini con quattro stomaci è in grado di convertire in modo efficiente il foraggio grezzo in proteine animali.

Questa pratica permette a queste quattro province che producono raccolti, di produrre pure molti bovini del paese.
Questa regione centro - orientale della Cina, soprannominata la cintura di manzo dai funzionari cinesi, produce grandi quantità di proteine animali utilizzando solo scarti.
Questo uso dei residui delle colture per la produzione di latte in India e di carne in Cina significa che gli agricoltori ottengono un secondo raccolto da quello originale.

Un altro modello di produzione di proteine animali molto efficiente, uno che si è evoluto in Cina nel corso dei secoli, è nell’acqua - coltura.
In un sistema di produzione di policoltura della carpa, 4 specie di carpa crescono insieme.
Una specie si nutre di fitoplancton.
Una si nutre di zooplancton.
Una terza si nutre di erba acquatica.
E il quarto è un alimentatore di base.
Queste 4 specie sono così un piccolo ecosistema, ognuno riempie una nicchia particolare.
Questo sistema multispecie rappresenta la maggior parte del raccolto dei 16 milioni di tonnellate di carpa cinese del 2011.

Sebbene questi 3 modelli di produzione delle proteine si siano evoluti in India e Cina, entrambe nazioni molto popolate, essi possono trovare un posto in altre parti del mondo mentre le pressioni demografiche si intensificano e mentre le persone cercano nuovi modi per convertire i prodotti vegetali in proteine animali.

Guardando al futuro, ci sono alcuni cambiamenti piuttosto evidenti che si verificano nel modello di consumo di carne mondiale.
Questi sono in gran parte guidati dallo spostamento costante dal convertitore di cereali in proteine animali meno efficiente (come il manzo nutrito a foraggio), a quelli più efficienti, come il pesce di allevamento e il pollame.
Se le tendenze recenti continueranno, la produzione avicola, che ha già eclissato il manzo, probabilmente supererà il maiale nel 2020 o poco dopo, rendendo il pollame leader a livello mondiale.
Nel giro di pochi anni, è probabile che la produzione di pesci d’allevamento sorpassi sia il pollame che il maiale, diventando la principale fonte mondiale di proteine animali entro il 2023.

Negli USA, il consumo di carne (che era salito costantemente per oltre mezzo secolo) raggiunse un picco nel 2007, cadendo del 6% nel 2012.
Questo picco e declino non erano ampiamente previsti.
Tra i fattori che contribuiscono ci sono i prezzi elevati dei mangimi e, di conseguenza, i prezzi della carne; la persistente incertezza da parte dei consumatori circa la ripresa economica, e una crescente consapevolezza tra i consumatori delle conseguenze negative sulla salute del mangiare troppa carne, tra le quali le malattie cardiache, il cancro e l’obesità.
C’è anche una crescente opposizione da parte delle associazioni per i diritti degli animali e delle associazioni ambientaliste ai metodi di produzione disumani ed inquinanti connessi con l’agricoltura di fabbrica.
Per un motivo o per un altro, gli americani stanno riducendo il loro consumo di carne.
Gli Stati Uniti sembrano essere il primo tra i paesi più popolosi a sperimentare un tale brusco declino — uno che sembra destinato a diventare una tendenza a lungo termine.

Le persone con la speranza di vita più lunga non sono quelle che vivono molto in basso o molto in alto nella catena alimentare, ma coloro che occupano una posizione intermedia.
Gli italiani, che vivono più in basso degli americani nella catena alimentare, possono aspettarsi di vivere per 81 anni, a fronte di un’aspettativa di vita americana di 79.
Gli italiani beneficiano di ciò che è comunemente descritta come la dieta mediterranea, che include bestiame e pollame, ma in quantità moderate.

Anche se il mondo ha avuto molti anni di esperienza nel nutrire quasi 80 milioni di persone in più ogni anno, ha molta meno esperienza nel nutrire anche 3 miliardi di persone con redditi in aumento che vogliono risalire la catena alimentare e consumano più prodotti ad alta intensità di grano.
Considerando che la crescita della popolazione genera domanda di grano e riso, i due prodotti alimentari dell’umanità, ciò aumenta la ricchezza che sta guidando la crescita della domanda di mais, il grano che nutre il mondo.
Storicamente, le tendenze mondiali della produzione di mais e frumento si sono spostate più o meno insieme dal 1950 fino al 2000.
Ma poi il mais è decollato, salendo a 960 milioni di tonnellate nel 2011, mentre il grano è rimasto a meno di 700 milioni di tonnellate.

Sono l’aumento del consumo di prodotti animali, più la conversione dei cereali in carburante che hanno favorito la crescita annua della domanda mondiale di cereali da circa 20 milioni di tonnellate di dieci anni fa a oltre 40 milioni di tonnellate negli ultimi anni.
Mentre i redditi continuano ad aumentare, la pressione sugli agricoltori per produrre abbastanza grano e soia per soddisfare il crescente appetito di bestiame e pollame può solo intensificarsi.
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Questo è un testamento tanto necessario e un documento storico di uno dei grandi ambientalisti del nostro tempo”. — Edward O. Wilson, University Research Professor, Harvard University, il libro di memorie di Lester Brown Scoprire nuovi terreni.
Full Planet Empty Plates: La nuova geopolitica della scarsità alimentare di Lester R. Brown (New York: WW Norton & Co.)
I dati di supporto, i video e le slides sono disponibili per il download gratuito su www.earth-policy.org/books/fpep.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Media Contact: Reah Janise Kauffman
Contatto per la Ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 1 aprile 2014.

 
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