Messaggi di Giugno 2014

Destra e sinistra

Destra e sinistra: 2014 l’anno del contatto, tra USA e Italia
Di F. Allegri
7 marzo 2014

Nessuno ha sentito parlare di Ron Unz: si può sperare che questo accada presto?
Il conservatore, esperto di software, fisico teorico di Harvard ed ex editore della rivista American Conservative lancia un’iniziativa referendaria in California che a novembre chiederà agli elettori di aumentare il salario minimo statale a $ 12 l’ora (ora è 8 dollari l’ora e sarà di $ 9 l’ora a luglio 2014).

Per iniziare questo sforzo, Unz sta unendo conservatori e liberali per sostenere questa iniziativa e si è rivolto pure ai miliardari della Silicon Valley: è una svolta che porta ad un’alleanza con la sinistra di Nader.

Il 2014 è l’anno del contatto?
La mente di Mr. Unz è logica. Egli ritiene che una coalizione di sinistra-destra per un salario minimo più elevato sia perfettamente sensata.
I conservatori, egli sostiene in un articolo, vedrebbero un calo nell’assistenza pubblica alle persone a basso reddito (i buoni pasto, gli aiuti abitativi, Medicaid, ecc) se i datori di lavoro pagassero i lavoratori come era pagato il lavoro nel 1968, al netto dell’inflazione.
E i liberali hanno sempre creduto alla rete di sicurezza sociale per il fatto che i lavoratori se la sono guadagnata e perché chi lavora a tempo pieno non deve vivere in povertà.

Il mese prossimo, il nuovo libro di R. Nader approfondirà la forza di coalizioni emergenti di destra - sinistra su molte questioni (Unstoppable: L’Alleanza Emergente tra Sinistra e Destra per Smantellare lo Stato Corporativo).

Il suo libro del 2009 Solo i super-ricchi ci possono salvare! (un lavoro di finzione politica) mostrò con dettagli realistici quello che poche persone ricchissime e illuminate potrebbero fare per costruire una società democratica e per convincere il Congresso e gli altri a far avanzare numerosi miglioramenti in ritardo a favore di lavoratori, contribuenti e consumatori.

Così Ron Unz è all’avanguardia per il cambiamento della politica USA (Unz.com).
Egli è pronto a raccogliere le firme per ottenere il referendum sul salario minimo e per vincerlo (i sondaggi sono molto favorevoli), chiedendo ai favolosi ricchi di usare qualche milione di dollari della Silicon Valley.

Ecco un estratto che presenta il suo caso nello scritto a pagamento che è stato stampato sul giornale Daily Post di questa settimana.

“Introdurre un salario minimo orario di 12 dollari in California trasformerebbe la nostra società a basso salario e permetterebbe al nostro stato di condurre ancora una volta la nazione.
Il costo della vita in California è di gran lunga superiore alla media nazionale, ciò è il motivo per cui abbiamo il più alto tasso di povertà in America — peggio di Mississippi, Alabama, o West Virginia. Ecco perché un salario minimo di $ 12 l’ora è molto ragionevole per il nostro stato.
Adeguato al costo della vita, un salario minimo $ 12 in California è di circa 9,25 dollari a livello federale.
Questo è meno di quello che il presidente Obama ha proposto e che il conservatore Bill O'Reilly di Fox News ha approvato.
Ma un salario minimo a $ 12 alzerebbe milioni di californiani dalla povertà.
Sono 15 miliardi di dollari all’anno.
Questo è quanto otterrebbero le famiglie dei lavoratori se il salario minimo in California fosse sollevato a $ 12 l’ora.
I contribuenti americani risparmierebbero anche dei miliardi di dollari ogni anno quando i lavoratori a basso salario non richiederanno più buoni pasto e altre forme di assistenza del governo contro la povertà”.

Poi arriva il suo appello ai super-ricchi:
“Volete cambiare il mondo? Un investimento di meno di 2 milioni oggi porterebbe il nostro referendum al voto di novembre.
Farebbe aumentare i redditi annuali dei lavoratori della California a basso salario di $ 15 miliardi a partire dal 2016.
$ 2 milioni per $ 15 miliardi. Questa è una resa migliore rispetto a quanto realizzato dai primi sostenitori di Apple, Google o Facebook.
La legge della California impone che le identità di tutti i donatori siano divulgate.
Così il popolo di questo stato - e di tutta la nazione - saprà chi ha contribuito ad aumentare i salari dei lavoratori della California di $ 15 miliardi all’anno.
Sapranno chi ha agito per sollevare dalla povertà milioni di lavoratori in California e per togliergli i buoni pasto e altri programmi governativi finanziati dal contribuente.
Quella persona potresti essere tu.
Ci sono più informazioni su www.HigherWages.org o contattate me a Ron@HigherWages.org”.

La mia ipotesi è che egli attrarrà presto alcuni grandi donatori.
Ron Unz vinse iniziative a livello statale in passato, quando nessuno gli dava una chance.
Egli ritiene che questa sia un’altra vincita.
La California è pronta a fare la storia.

Purtroppo, i progressi sull’aumento del salario minimo in Congresso sono bloccati.
Il leader della maggioranza al Senato americano, Harry Reid (D-NV) avrà problemi con alcuni dei suoi democratici (lui ha rinviato il voto del Senato sui 10,10 dollari l’ora di salario minimo per tre anni) fino al mese prossimo.

Che cosa pretendono di rappresentare questi senatori su un tema fondamentale di equità per 30 milioni di lavoratori che guadagnano meno oggi rispetto al 1968, al netto dell’inflazione?
Non rappresentano quei lavoratori che puliscono dopo di loro, che producono e servono il loro cibo, che si prendono cura dei loro genitori in difficoltà.
Rappresentano i contributori ricchi della campagna, i Walmarts, i McDonalds e le altre grandi aziende che impiegano i due terzi dei lavoratori a basso reddito molto pressati in questo paese.
Con l’ottanta per cento degli americani, tra i quali la maggioranza dei repubblicani, dietro all’aumento del salario minimo, non dovrebbe essere troppo difficile lo spostare questi senatori nella colonna Sì.
Basterà mostrare la gente, e vedrete questi politici svolazzanti correre ai ripari e sostenere la giustizia per il popolo.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito timeforaraise.org.
E in Italia cosa succede?
Il M5s è il massimo esempio di realtà politica di sinistra e destra, ma anche molte liste civiche hanno la stessa natura.
Qual'è la differenza con gli USA di Unz e Nader?
Qui si pratica il mimetismo!

 
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Grossi progressi per l'eolico cinese

Post n°775 pubblicato il 26 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 
Foto di amici.futuroieri

Il divario di generazione: L’eolico ha un grosso vantaggio sul nucleare in Cina
J. Matthew Roney
Earth Policy Release
Data highlight
4 Marzo 2014

In Cina, l’energia eolica sta lasciando indietro il nucleare.
La produzione di energia elettrica degli impianti eolici cinesi superò quello degli impianti nucleari per la prima volta nel 2012, con un margine ristretto.
Poi, nel 2013, l’eolico è esploso — superando il nucleare del 22%.
Le 135 terawatt -orarie di elettricità eolica cinese generate nel 2013 sarebbero quasi sufficienti ad alimentare lo Stato di New York.

La legge sull’energia rinnovale cinese definì il programma di sviluppo delle energie rinnovabili nel 2005, il paese era pronto per una crescita esponenziale dell’eolico.
La capacità di generazione eolica è più che raddoppiata ogni anno dal 2006 al 2009 e da allora è aumentata di quasi il 40% ogni anno, per raggiungere i 91 gigawatt alla fine del 2013 (1 gigawatt = 1.000 megawatt).
Oltre l’80% di questa grande capacità eolica mondiale alimenta ora la rete di energia elettrica.

La produzione eolica del 2013 avrebbe potuto essere ancora più alta, di circa il 10%, a causa del problema noto come riduzione — quando le turbine eoliche sono fermate perché la rete non può ricevere più energia elettrica.
Per aiutare a ridurre la decurtazione e arrivare all’obiettivo ufficiale del 2020 di 200 gigawatts connessi in rete, la Cina sta costruendo il più grande sistema di trasmissione ad altissima tensione al mondo.
La rete dei progetti attualmente in costruzione collegherà il nord più ventoso all’ovest dei centri urbani nelle province centrali e orientali.

Uno dei motivi per il quale il nucleare non ha tenuto il passo con l’eolico in Cina è il tempo relativo necessario per avere un progetto attivo e funzionante. Considerate che il tipico reattore nucleare cinese necessita di circa 6 anni per essere costruito mentre un parco eolico può essere completato nel giro di pochi mesi.

Un altro fattore è stato l’interruzione della espansione nucleare della Cina dopo il disastro di Fukushima, in Giappone del 2011.
Il governo sospese le nuove omologazioni dei reattori fino alla fine del 2012 e riesaminò la sicurezza sia operativa che costruttiva dei reattori nell’arco di diversi mesi.
I burocrati hanno anche rinviato almeno fino al 2015 i progetti per i reattori in province non costiere, dove l’acqua di raffreddamento necessaria è molto inquinata e sempre più scarsa.

Se tutti i 28 gigawatt di capacità nucleare attualmente in costruzione saranno completati entro il 2020, la Cina avrà raggiunto i 45 gigawatt — un timido 22% del target di capacità ufficiale di 58 gigawatt. Alcuni dei reattori più avanzati che oggi sono in costruzione vedono ulteriori costi e ritardi di pianificazione di un anno o più, di conseguenza la flotta nucleare nel 2020 potrebbe essere ancora lontana dalla meta ufficiale.

Nonostante la sua impressionante crescita recente, l’energia eolica fornisce ancora meno del 3% dell’elettricità della Cina, ben al di sotto dell’idroelettrica (che, in genere, produce circa il 17%) e del carbone, la fonte di energia principale (ad oltre il 75%).
Ma mentre l’eolico accresce ancora di più il vantaggio sul nucleare, esso mostra il potenziale per emergere come sicuro, conveniente, e utile per risparmiare acqua potabile in un’economia energetica cinese a bassa emissione di carbonio.
# # #
Per ulteriori informazioni, guarda l’ultimo indicatore sull’energia eolica dell’Earth Policy Institute, e il Piano B Update “Fukushima Meltdown accelera il declino del nucleare”.
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Media Contact: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: J. Matthew Roney
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 26 giugno 2014.

 
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Ucraina e crisi

Post n°774 pubblicato il 24 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 

Note sull’Ucraina e sulla passività della NATO.
2 marzo 2014
Di F. Allegri
Ho già scritto in un post che abbiamo avuto una ripresina piccola e breve.
Sulla sua dimensione non ci si può meravigliare, senza una riforma economica forte la ripresina poteva essere solo piccola!
Sulla brevità vanno aggiunte 2 cose, da un lato c’è stato il governo Letta che si è rivelato come una realtà politica transitoria e “balneare” dall’altra c’è la guerra civile Ucraina che crea anche molti problemi al commercio in Europa, specie tra est e ovest.
L’arresto della nostra ripresina è certamente una questione minore, ma mi permette di guardare alla crisi Ucraina da una prospettiva diversa e reale.

La prima considerazione che faccio è che l’occidente è passivo sul piano diplomatico mentre si muovono forze segrete e prevalgono gli interessi commerciali i quali determinano questa situazione.
A ben vedere, in Ucraina sono in corso 2 rivoluzioni opposte, una a Kiev e l’altra in Crimea e si va verso una prima scissione di quel paese e questa può essere il preludio ad una seconda scissione viste le differenze politiche che ci sono tra le varie regioni di questo giovane stato.
Subito dopo, noto che Putin si trova nella situazione di non poter invadere tutta l’Ucraina ma sta conquistando tutta la Crimea e lo può fare senza usare l’esercito mentre contemporaneamente le crisi di questi anni rendono evidente il ridimensionamento della potenza militare americana guidata da Barack Obama.
Nei prossimi mesi vedremo un compattamento del nuovo governo ucraino filo NATO e vedremo la rivolta russofona delle sue regioni dell’est mentre continueranno le manovre militari russe per fini diplomatici e informativi.
La Russia sa che la NATO non ha potere di proiezione militare in Ucraina, non ce l’hanno neanche gli stati europei e gli Stati Uniti!
I commerci tra Italia e Russia valgono 75 miliardi di euro l’anno e sono quasi un terzo del nostro export!
I dati francesi e tedeschi sono simili e anche più consistenti e per me, è questo che spiega la debolezza delle sanzioni NATO: Germania e Italia sono i primi partner commerciali della Russia.
In questo contesto le sanzioni economiche sono una finzione!
L’unica sanzione vera è nelle mani di Putin: è quella del taglio delle forniture di gas all’Ucraina insolvente, in primis, e all’occidente.
All’orizzonte vedo possibile un mondo in parte diverso dove l’area eurasiatica sarebbe autonoma, gli Usa parzialmente isolati e ridimensionati in tutti i continenti.
In ogni caso il disastro ucraino è in corso e peggioramenti sono dietro l’angolo.

 
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La crisi oltre il Consumismo, con Pasolini

Post n°773 pubblicato il 20 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 

La crisi oltre il Consumismo, con Pasolini
26 febbraio 2014
Di F. Allegri
Riparto dalla mia ultima traduzione di uno scritto di Lester Brown titolato “Il mondo nutrirà la Cina?” per continuare ad analizzare la crisi che c’è stata e quella che verrà.
Oggi propongo un approccio diverso, nella sua essenza mi pare filosofico, un campo che non padroneggio, ma credo di fare del mio meglio.
Quale pensiero sta dietro a questa crisi?
Questa crisi è figlia della terza rivoluzione industriale, della sua volontà di globalizzazione della produzione e della sua volontà di diffondere il consumismo in Asia e in Sud America.
Si può parlare di imperialismo consumista e se ricordo bene Pasolini fu il primo a parlare di ideologia del consumo come pensiero reale, ma incosciente che unificava tutti.
La globalizzazione non è nata ieri e neanche dopo la fine del Comunismo, ma certo la rivoluzione nell’Est dell’Europa detto un impulso notevole alla delocalizzazione degli impianti industriali.
Trenta anni prima, Pasolini era provocatorio quando diceva: “Uno prende una posizione ideologica fascista, un altro adotta una posizione ideologica antifascista, ma entrambi, davanti alle loro ideologie, hanno un terreno comune, che è l’ideologia del consumismo”.
Pasolini parlava anche di Impero del consumismo ovvero era un poeta civile o se preferite un profeta che parla alle rocce e si rendeva conto che le persone avrebbero perso la loro singolarità e i loro modelli di civiltà.
Si può parlare di “macerie di valori” sepolte dal consumismo e dalla sua forza di distruzione creatrice e se vediamo bene più idolatrica che laica/liberale.
Pasolini fu l’ultima espressione di una coscienza critica italiana che ha resistito qualche anno in più, rispetto ad altri paesi, alla conquista dei valori liberali inglesi.
L’Italia di Pasolini era già stremata e risucchiata da una crisi politica (causata dalla prima metamorfosi della DC che passò dal doroteismo al regionalismo meridionaleggiante) che non avrebbe avuto fine.
Nell’Italia di Pasolini c’era già il vuoto di valori, la disgregazione sociale, il terrorismo, un’astoricità diffusa nelle convinzioni popolari e questo poeta non seppe trovare un linguaggio per la reazione, ma non possiamo fargliene una colpa.
Pasolini dette voce alla protesta avversa al consumismo e ai suoi derivati, dall’omologazione degli italiani alla corruzione politica, sociale e ambientale dei vertici specie se illusi da un progressismo senza tempo e senza cognizione della realtà popolare.
Le intuizioni di Pasolini ebbero un punto di partenza valido, lui aveva compreso che il nuovo capitalismo e la nuova rivoluzione industriale erano la fonte dei tumulti studenteschi europei del 1968 e da questo punto di partenza si pose un interrogativo chiaro e basilare: “Che tipo di uomo vuole il nuovo potere?
Nei secoli passati il potere aveva avuto bisogno di buoni cittadini e di buoni soldati, la chiesa aveva prodotto gente onesta, previdente, religiosa e tradizionalista, ma gli anni di Pasolini furono quelli della svolta e la domanda giusta era: “Quale uomo vuole il potere, oggi come allora?”.
La risposta di Pasolini fu clamorosa: “Il potere vuole un mondo di consumatori, meglio se atei o privi di valori profondi”!
Il conformista è il migliore dei consumatori e questo tipo di persona è il principale prodotto delle lotte senza costrutto e senza progetti iniziate dagli studenti del 1968 europeo che abbia visto bene nel corso degli anni ottanta.
Il movimento del 1968 fu il miglior alleato del neo capitalismo, lo capì solo Pasolini.
Oggi possiamo andare oltre.
Il culto del progresso si è rivelato effimero e 45 anni dopo siamo davanti al suo fallimento e al precipizio che è frutto e destino di un feticismo della roba o della merce in vetrina che si è propagato a livello mondiale mentre noi inventiamo pubblicità commerciali che si preoccupano del prodotto dozzinale italiano.
Sarà una carestia improvvisa e misteriosa per tanti e inspiegabile per tutti quelli che la soffriranno.

 
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Il mondo può nutrire la Cina?

Post n°772 pubblicato il 17 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 
Foto di amici.futuroieri

Il mondo può nutrire la Cina?
Lester R. Brown
www.earth-policy.org/plan_b_updates/2014/update121
Earth Policy Release
Piano B aggiornamento
25 Febbraio 2014

Durante la notte, la Cina è diventata il primo importatore mondiale di grano, dato che ha comprato l’incredibile cifra di t. 22 milioni nell’anno commerciale 2013-14, secondo gli ultimi dati del ministero dell’agricoltura USA.
Di recente, nel 2006 — appena 8 anni fa — la Cina aveva un surplus di grano ed esportava 10 milioni di tonnellate. Cosa ha causato questo drammatico cambiamento?

Non ci fu fino a 20 anni fa, in seguito io scrissi un articolo intitolato “Chi nutrirà la Cina?”, con il quale cominciai ad apprezzare appieno quanto fosse una questione delicata per i cinesi quella di una politica di sicurezza alimentare.
I leader del paese erano tutti sopravvissuti della Grande Carestia del 1959-61, quando circa 36 milioni di persone morirono di fame.
Eppure, mentre il governo cinese fu critico pubblicamente sulla mia discussione sulla capacità del paese di nutrire se stessa, esso iniziò tranquillamente a riformare la sua agricoltura.
Tra le altre cose, Pechino adottò una politica di autosufficienza per il grano, un’iniziativa che oggi vacilla.

Dal 2006, il consumo di grano in Cina è salito di 17 milioni di tonnellate all’anno.
Per un paragone, va confrontato con il raccolto di grano australiano annuale di t. 24 milioni.

Con il rallentamento della crescita della popolazione, tale aumento nel consumo di grano è in gran parte il risultato di una enorme risalita della popolazione cinese sulla catena alimentare e del consumo di più carne, latte e uova a base di cereali.

Nel 2013, il mondo ha consumato una stima di 107 milioni di tonnellate di carne di maiale — la metà di essa è stata mangiata in Cina.
1,4 miliardi di persone cinesi oggi consumano 6 volte più maiale degli Stati Uniti.
Anche con la sua recente impennata per la carne di maiale, tuttavia, il consumo di carne complessivo in Cina per persona ammonta ancora a solo 120 libbre all’anno, a malapena la metà delle 235 degli Stati Uniti.
Ma i cinesi, come tanti altri in tutto il mondo, aspirano a uno stile di vita americano.
Per consumare la carne come gli americani, la Cina avrebbe bisogno di raddoppiare all’incirca la sua fornitura annuale di carne da 80 milioni di tonnellate a 160 milioni.
Utilizzando la regola di 3-4 libbre di grano per produrre un chilo di carne di maiale, altri 80 milioni di tonnellate di carne di maiale richiederebbero almeno 240 milioni di tonnellate di cereali da foraggio.

Da dove verrà questo grano?
Gli agricoltori in Cina perdono l’acqua da irrigazione mentre le falde acquifere si esauriscono.
La falda sotto la pianura settentrionale cinese, una zona che produce la metà del grano del paese e 1/3 del mais, cala velocemente, di oltre 10 metri all’anno in alcune zone.
Nel frattempo, le forniture d’acqua sono state dirottate verso usi non agricoli e dei terreni coltivabili sono usati per costruzioni urbane e industriali.
Con la resa del grano cinese già tra i più alti al mondo, la possibilità per la Cina di aumentare la produzione all’interno dei propri confini è limitata.

L’acquisto del 2013 da parte di un colosso cinese della società americana Smithfield Foods Inc., la più grande azienda di allevamento e lavorazione della carne di maiale nel mondo, è stato davvero una scelta di sicurezza per loro.
Lo stesso vale per l’affare tra Cina e Ucraina per fornire 3 miliardi di dollari in prestito in cambio di mais, così come le trattative con le società ucraine per l’accesso alla terra.
Tali mosse cinesi esemplificano le nuove geopolitiche di scarsità di cibo che riguardano tutti.

La Cina non è sola nella corsa per il cibo.
Si stima che circa 2 miliardi di persone in altri paesi si muovano verso l’alto nella catena alimentare, consumando più prodotti animali ad alta intensità di grano.
La combinazione della crescita della popolazione con l’aumento di ricchezza e con la conversione di 1/3 del raccolto di grano USA in etanolo per alimentare le automobili sta espandendo la domanda mondiale di grano di un record da 43 milioni di tonnellate all’anno, il doppio della crescita annuale di un decennio fa.

Gli agricoltori del mondo lottano per tenere il passo.
Quando le forniture di grano calarono nei tempi passati, i prezzi aumentarono e gli agricoltori risposero producendo di più.
Ora la situazione è molto più complessa.
La carenza d’acqua, l’erosione del suolo, il livellamento delle rese dei raccolti nei paesi agricoli avanzati e il cambiamento climatico pongono minacce crescenti alla produzione.

Poiché la Cina importa quantitativi crescenti di cereali, lei è in competizione diretta con i bisogni di altri paesi che importano grano, come il Giappone, il Messico e l’Egitto.
Il risultato sarà un aumento mondiale dei prezzi alimentari.
Coloro che vivono sui gradini più bassi della scala economica globale — persone che lottano già per sopravvivere — troveranno ancora più difficoltà ad andare avanti.
Le famiglie a basso reddito intrappolate dall’inflazione dei prezzi del cibo non saranno in grado di comprare abbastanza cibo per mangiare ogni giorno.

Il mondo sta passando da un’era di abbondanza ad una dominata dalla scarsità.
Il ricorso della Cina al mondo esterno per trovare ingenti quantitativi di grano ci costringe a riconoscere che siamo in difficoltà sul fronte alimentare.
Possiamo invertire le tendenze che stanno riducendo le forniture di cibo, o il mondo si muove verso un futuro aumento dei prezzi alimentari e dei disordini politici?

# # #
Lester R. Brown è presidente del Earth Policy Institute e autore di Breaking New Ground: una storia personale e di Pianeta pieno, piatti vuoti: La nuova geopolitica della scarsità alimentare.
Controlla le nostre schede di supporto per i dati aggiuntivi.
Altre risorse sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!

Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Terra Policy Institute, 1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 17 giugno 2014.

 
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Sindacato e case automobilistiche

Foto di amici.futuroieri

L’ideologia crudele e spudorata del corporativismo
21/02/2014
di Ralph Nader

Come le bestie voraci che per predare attaccano un’antilope indebolita, le forze del capitale sovvenzionato e i loro mercenari affondano le loro zanne sulla United Auto Workers (UAW) e sulla sua organizzazione nella fabbrica Volkswagen di Chattanooga, Tennessee.
L’UAW ha perso di misura – 712 a 626 - e il branco ululante dei plutocrati  si è esaltato, come se avessero appena salvato la civiltà occidentale antisindacale e del basso salario del sud.

I giorni precedenti la votazione sono stati una frenesia corporativista con i predatori corporativi che muggivano: “il cielo cade”.
VW, che saggiamente è rimasta neutrale, ma ha sostenuto privatamente gli sforzi della UAW e dei suoi “comitati dei lavori” collaterali (un accordo che aveva stabilizzato e reso più produttivi i suoi lavoratori sindacalizzati e meglio pagati in Germania), deve essersi chiesta in quale pianeta era sbarcata.

In primis fuori delle grotte a grugnire c’erano i politici supini, che si offrono sempre a chi propone una grande fabbrica sovvenzionata con i dollari del contribuente per portare capitalismo clientelare nella loro regione.
Il senatore Bob Corker (R-TN) che, senza citare la sua fonte, ha avvertito: “Oggi ho avuto dei colloqui e sulla base di questi sono sicuro che, qualora i lavoratori votassero contro la UAW, la Volkswagen annuncerà nelle prossime settimane che produrrà il suo nuovo SUV di medie dimensioni qui a Chattanooga”.
VW ha subito negato questa causa ed effetto della protesta.

Non è importato, il senatore Corker allora ha assalito il UAW, le sue retribuzioni contrattuali e le norme di lavoro perché danneggiano Detroit e le tre grandi aziende automobilistiche - GM, Ford e Chrysler.
Questo è strano perché per decenni la UAW ha sollevato il lavoro industriale, mentre le aziende automobilistiche hanno fatto profitti record.
A parte l’errore che la UAW fece anni fa quando si schierò con i padroni dell’automobile nell’attività di lobbying al Congresso contro gli standard di efficienza del carburante, che avrebbero reso i veicoli di produzione nazionale più competitivi rispetto alle importazioni straniere, la responsabilità per il crollo del settore auto è dei manager.
Era tutto un “produrre, produrre, produrre”, come dicono gli scrittori di regime, e i prodotti di Detroit sono caduti dietro ai veicoli giapponesi e tedeschi.
I rating di J.D. Power, anno dopo anno, hanno messo le automobili USA in posizione arretrata.
Le case automobilistiche estere hanno avuto rating più elevati per forma e finitura, e per altri controlli di qualità e di efficienza del carburante, mentre, come mi ha raccontato un ex dirigente Chrysler la sua casa: “Produceva spazzatura”.

Aggiungete cali delle vendite all’abbuffata speculativa delle società finanziarie controllate delle imprese delle automobili, come la Ally Financial Inc., prima nota come General Motors Acceptance Corporation, che finì nell’enorme cappa di Wall Street nel 2008-2009.
Il risultato è che i giganti dell’auto sono corsi a chiedere un enorme piano di salvataggio del contribuente ad Washington, che è stato fatto.

Le associazioni imprenditoriali allarmarono contro l’invasione UAW di altri stati del sud, se il sindacato avesse mobilitato l’impianto VW.

Tuttavia, la grande menzogna che le corporazioni dicono è che era tutta colpa della UAW che voleva salari dignitosi per i suoi lavoratori i quali devono affrontare più di un paio di rischi professionali.

Poi è accaduto qualcosa di strano.
L’arrivo del leader anti-tasse, Grover Norquist, con un nuovo gruppo, con il nome orwelliano di Centro per la Libertà del lavoratore (CWF), a mettere 13 cartelloni pubblicitari a Chattanooga che accusavano la UAW di sostenere Obama e i “politici liberali”.
Forse il signor Norquist ha pensato che questo avrebbe influenzato la maggior parte degli operai della fabbrica che sono repubblicani.

Il sito web della CWF ha anche messo annunci ridicoli come “la UAW vuole le vostre armi”.
Tutto questa azione bizzarra e anti-sindacale di Grover Norquist serve a promuovere l’idea di tagliare le tasse, mantenendo bassi i salari?

Diventa strano.
I potenti legislatori statali repubblicani uniti con il senatore Statale locale Bo Watson il quale ha detto che se i lavoratori avessero votato per unirsi alla UAW: “Credo che eventuali ulteriori incentivi da parte dei cittadini dello stato del Tennessee per l’espansione o altro avrebbero un momento molto difficile per passare al Senato del Tennessee”.
Si riferiva ad una continuazione dei 577 milioni di dollari già concessi (sovvenzioni statali e locali) per l’impianto VW esistente e localizzato lì, con una miniera d’oro supplementare di 700 milioni di dollari in più dei contribuenti se VW dovesse aprire una nuova linea di SUV.

Questo è un grande momento per il benessere corporativo del quale Grover Norquist più volte si è detto fermamente contrario.
Come conciliare? Chi lo sa?
Egli domina i repubblicani del Congresso con il suo impegno no-tax, ma forse Grover Norquist è troppo sottile, quando parla delle condizioni di vita dei lavoratori industriali e commerciali americani.

C’è un’altra anomalia operativo qui.
Come osserva Jay Bookman, editorialista politico dell’Atlanta Journal-Constitution, questi legislatori e il governatore Bill Haslam: “minacciano chiaramente di utilizzare le sovvenzioni fiscali per punire VW per quello che lei crede sia un buon affare”.

Quali sono stati i punti base fra l’89% dei lavoratori che hanno votato sullo sciopero?

Gli elettori contrari hanno ritenuto che VW pagasse loro salari e benefici equivalenti a ciò che i lavoratori ricevono presso altre fabbriche organizzate da UAW o da altri, in seguito alle concessioni al sindacato negli ultimi anni.
Allora perché dovrebbero pagare quote sindacali mensili? Capirono anche gli avvisi dei politici che una possibile estensione dello stabilimento non avrebbe avuto “gli incentivi fiscali”.

I “sì” degli elettori, invece, volevano una voce collettiva attraverso i “consigli di fabbrica”, che, secondo il diritto statunitense, richiedono un’unione. Questa combinazione è presente in tutti gli impianti europei VW.
Il lavoratore dell’impianto Chris Brown ha detto che essa aiuta l’efficienza.
Ha spiegato che “nella linea di montaggio, il processo cambia ogni anno a causa [dei] nuovi modelli. Una voce nella società agevolerebbe di più il processo di anno in anno”.

Gli impianti stranieri non sindacalizzati, come vengono chiamati, finora si sono opposti agli sforzi di rappresentanza della UAW, tra loro abbiamo Nissan, Toyota e Honda.
Ma la UAW continuerà a provare.
Non è la fine del mondo per l’unione che Walter e Victor Reuther costruirono la quale negli anni Trenta sollevò gli sfruttati e i lavoratori auto senza voce per ottenere un tenore di vita decente con i benefici, allo stesso tempo, per l’enorme espansione del settore auto.

Mentre il sistema salariale a 2 livelli dell’industria automobilistica spinge i lavoratori al livello più basso, il fascino di una voce unica del lavoro diventerà più chiaro.

Tradotto da F. Allegri il 15/06/2014.

 
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Una stagione amministrativa diversa

Post n°770 pubblicato il 13 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 

Una stagione amministrativa diversa
12/06/2014
Di F. Allegri
Cerreto Guidi è ripartito con un consiglio comunale aperto che si è tenuto nella fresca piazza antistante al municipio.
C’era tanta gente, tutti i militanti più attivi dei partiti e movimenti rappresentati, i parenti degli eletti, i giornalisti.
Anche la serata fresca ha contribuito alla partecipazione mentre l’inizio dei mondiali di calcio non sembra essere stato un ostacolo o una distrazione per i miei concittadini.
L’inizio del lavoro del nuovo consiglio comunale e obbiettivamente diverso rispetto al passato, ma almeno io non userò l’aggettivo nuovo.
Sottolineo che un consiglio concepito in questo modo non è un vero momento di partecipazione, dimostra semmai che questa giunta ha un consenso diffuso nel comune, tra gli elettori e tra i cittadini più attivi politicamente!
La nuova giunta è interessante.
Essa è composta di assessori tutti nuovi, è una rottura con il passato, anche politicamente.
I prescelti della Rossetti sono considerati tutti Renziani così come lo è l’intero gruppo consiliare del PD, va aggiunto che al momento la sinistra del partito resta fuori da tutto, scrivo che sono in pausa di riflessione perché non mi risulta alcun atto politico che provenga da quella realtà.
L’unico assessore eletto è la vice – sindaco Serena Buti (è anche il consigliere più votato e ha espletato le funzioni del consigliere anziano) mentre sono tecnici del settore della sanità i 3 assessori nominati: il veterinario in pensione Paolo Feri, il tecnico della Ausl Massimo Calugi e la professoressa della facoltà di scienze infermieristiche Mariangela Costagnoli.
Ho bisogno di qualche mese per capire le ragioni profonde di questa scelta, non sono il solo che si pone degli interrogativi intorno a queste scelte.
Voglio aggiungere una considerazione: la nuova sindachessa ha tenuto per se le deleghe principali e in generale le sue deleghe sono molte, questa mi sembra un dato costante per tutti i sindaci del PD eletti nell’Empolese.
Questo accade mentre la signora Rossetti ha ribadito i principi che la ispirano quando è intervenuta: Collaborazione e ascolto con i cittadini, tutela del bene comune.
C’è una vera novità politica: le commissioni consiliari!
Ne ha parlato il consigliere Tavanti (nuovo capogruppo del PD) nel suo intervento di saluto.
Qui mi permetto di ricordare che una vera organizzazione del consiglio basata sulle commissioni va regolata con un atto votato dal consiglio e va inserito nel regolamento comunale.
Un altro punto che suggerisco ai miei concittadini è la questione di Case Giannini.
Questo è il vero tema che impegnerà i nostri amministratori nel prossimo anno e credo che tutte le opposizioni dovranno dare risalto ai lavori in corso di realizzazione: serve un forte controllo democratico dato che si tratta di un appalto in somma urgenza.
Sono anni che auspico questa riforma che porterebbe ad una vera crescita democratica!
Le opposizioni sono 4 e deboli.
Ieri sera hanno trovato un’unità di intenti e deciso insieme i loro rappresentanti nella commissione elettorale, sono stati eletti Giovanna Palamidessi del M5s come membro effettivo e Alessandro Raspanti come supplente.
Va detto che si tratta di una commissione che è importante solo nel momento delle elezioni comunali.
A livello politico tutte le opposizioni hanno accettato la sfida del dialogo, m5s e Rosso Cerreto hanno avuto una sfumatura di dialogo in più, Barontini ha centrato il suo intervento sul programma e Bruni ha marcato la distinzione tra destra e sinistra, ma ha manifestato una volontà di dialogo.

 
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Occhio alle patrimoniali!

Post n°769 pubblicato il 10 Giugno 2014 da amici.futuroieri
 

Occhio alle patrimoniali!
10/06/2014
Di F. Allegri
Riparto dalla fine del mio ultimo scritto dove dicevo che serve una riforma fiscale che tagli di almeno 3 punti l’imposizione erariale reale portando la nostra realtà fiscale ai livelli della vicina Francia.
Si tratterebbe di copiare quel paese in un campo vitale e non per le istituzioni locali che vanno bene per le caratteristiche di quello stato e non per il nostro.
Il mio era un auspicio che si limitava ad individuare una riforma virtuosa e possibile, forse troppo piccola per alcuni amici che mi hanno mandato le loro opinioni e osservazioni, ma soprattutto è una riforma possibile, ci tengo a ribadirlo.

Il rischio reale è ben diverso e ha un nome terribile: tassa patrimoniale.
Per cosa serve una tassa patrimoniale in tempi normali?
Di solito può servire a finanziare investimenti a lungo termine (specie per aree precise), può dare uno stimolo breve ed effimero all’economia, ma può anche riempire i vuoti lasciati nelle economie reale dalle banche in tempi di globalizzazione industriale.

La TASI è una patrimoniale di fatto, mascherata con l’idea di dover pagare i servizi più disparati e ambigui, ma è una patrimoniale di fatto: piccola, ma patrimoniale.
Piccola, ma perdurante.
Di conseguenza, mi aggiorno e dico: occhio alle patrimoniali mascherate.

Il minimo di TASI sulla prima casa è lo 0,33% mentre il massimo sulle seconde è del 1,06%, secondo le mie informazioni attuali.
Va aggiunto che se si trattasse di far pagare alla gente dei servizi ricevuti si dovrebbe applicare una tariffa puntuale.

Vado oltre e invito a vigilare sul fatto che da una patrimoniale mascherata si può passare ad una vera e consistente.
Da febbraio sento dire che si dovrebbe fare una patrimoniale per chi guadagna più di 500.000 euro l’anno o per chi ha conti correnti che eccedono i 70.000 euro, ma questo è il dibattito preliminare e di contorno, serve per condurre l’opinione pubblica verso i veri progetti e per promuovere enormi fughe di capitali all’estero che a ben vedere sono in corso da anni.

Una patrimoniale per risanare il debito pubblico è dietro l’angolo.
Quali effetti avrebbe?
Quello certo è la fuga dei capitali contanti e una nuova evasione fiscale, quelli incerti sono due.
Sono incerti gli effetti reali di riduzione di un debito pubblico che cresce perché la spesa è incontrollata e improduttiva e non perché troppe tasse non sono pagate.
Sono incerte le reazioni dei tartassati e qui la gamma dei comportamenti e molto variegata, si va dall’accettazione entusiasta alla passività passando per tante forme di protesta.

Quali alternative ci sono alla patrimoniale?
Sento parlare di tagli alle pensioni, specie per quelle superiori ai 3.000 euro mensili.
Questa è un’altra mini patrimoniale mascherata!
Forse a questo punto è bene porsi una domanda accessoria: cosa ci chiedono l’Unione Europea e la BCE?
La patrimoniale per l’Europa è una vecchia idea, l’altra volta la riavemmo indietro, per fortuna.
Stavolta sembrerebbe uno spettro invocato ed agitato per scoraggiare e stemperare i magri successi di chi propone il ripudio del debito e la fuga dall’EURO.
Continuo a pensare che oggi queste questioni sono l’espressione di una politica bassa di un paese arretrato e di periferia ovvero di uno stato che rischia di essere al centro delle crisi che verranno.
La patrimoniale per il rilancio è il rischio più concreto, a partire dal 2015 e da dopo le elezioni regionali, secondo me, ma c’è chi pensa a questa estate.
Arrivo ad ipotizzare la patrimoniale per i giovani, ovvero una tassa dove i vecchi sono obbligati a contribuire alla redistribuzione della ricchezza sulla base di un progetto di nuovi tecnici e vecchi burocrati non eletti.
Oggi si può pensare che le banche siano salve, che abbiano ossigeno per vari anni!
L’economia in generale no, e passando di patrimoniale in patrimoniale getto una sguardo finale alla politica generale per trarre una conclusione, la seguente.
Se durante la campagna elettorale nessuno ha parlato degli stress test e dei rimborsi dei prestiti triennali che la BCE fece alle banche e se io ho dovuto fare uno scritto simile è perché non c’è alcun progetto politico virtuoso in corso!
Abbiamo il buio accanto e davanti a noi e chiudo scrivendo: in questi anni, la politica ha perso la ragione.

 
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Ripresina

Breve storia di una ripresina
08/06/2014
Di F. Allegri
Oggi posso scrivere un’altra verità.
La ripresina che io segnalo da settembre 2013 si è fermata lo scorso febbraio ovvero proprio mentre cadeva il governo balneare/presidenziale di Enrico Letta e mentre troppa gente cercava di valutare questo andamento economico dopo averlo negato per mesi.
Perché si è fermata la ripresina? Ci sono più cause.
Intanto si è fermata di nuovo la locomotiva americana e stavolta l’ha fatto a causa di un inverno lungo e rigido che non si vedeva da tanti anni.
Questa causa naturale porta le solite conseguenze delle altre crisi: quando si fermano gli Stati Uniti, si ferma anche l’occidente!
Ci sono altre cause internazionali.
Da un lato l’Europa continua a non decidere, bloccata dagli interessi divergenti degli stati sovrani, dall’altra ci sono troppe situazioni di instabilità politica nel Mediterraneo e nell’est europeo.
Non si può pensare che la nostra economia vada bene mentre si riaccende il conflitto civile in Libia, mentre permane la tragedia siriana e mentre non si vede una soluzione all’orizzonte per il dissesto ucraino.
Metto per ultima la causa tutta nostra, ma probabilmente è una delle principali o forse è la principale: penso alla causa politica.
La ripresina si è fermata proprio quando il blocco non era rilevabile per chi era interessato alle elezioni europee e locali.
A mio avviso, abbiamo avuto pure una ripresina di breve respiro, funzionale a garantire un clima mite mentre si sono svolte le molte elezioni in programma.
Nel frattempo la nostra classe politica non ha fatto riforme significative e utili per rafforzare questa ripresa o almeno per prolungarla.
Tutto è stato rimandato a dopo le elezioni europee e a ben vedere le riforme già programmate non sembrano consistenti.
Di conseguenza non dobbiamo meravigliarci se questa ripresina è morta in tenera età!
L’Italia è un gigante economico e un nano politico come lo è l’Europa Unita nella BCE e nei vari enti di Bruxelles.
Il nano politico ha una sua sinistra che ha perso almeno 6 mesi dietro a un leader greco che rappresenta un paese marginale ed emarginato, e che resta sconosciuto per il 99% degli italiani, ha un centro destra in disfacimento, ha un populismo di maniera promosso da Beppe Grillo che a ben vedere si rivela come un scrigno pieno di voti che nessuno sa valorizzare e neanche gestire e infine c’è un centro sinistra che va avanti a forza di giochi di potere e tanta burocrazia.
In generale, il nanismo della politica italiana non riesce ad esprimere una figura politica presentabile in Europa e di questo grave problema non si preoccupa nessuno.
Anche per una ripresa vera, serve un campione del popolo.
Mi direte o scriverete: “Abbiamo Renzi!”
Per ora no. Per essere un leader di spessore europeo Renzi deve smettere di incontrare la Merkel ogni 3 giorni e dovrebbe lavorare ad un’intesa internazionale con i paesi maltrattati dalla UE.
Penso soprattutto a Spagna, Portogallo e Grecia e anche ad una Francia che ultimamente si rivela come un secondo nano politico.
Questa causa politica della fine della ripresina prende consistenza se guardo al futuro, magari per cercare o sperare in una nuova ripartenza.
Se getto uno sguardo nel futuro, vedo solo i pericoli di una deflazione continentale.
Quale riforma servirebbe per ripartire?

La madre di tutte le riforme è la riforma fiscale: serve una diminuzione di 3 punti e va finanziata con tagli alla spesa pubblica.

 
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2 verità sul cambiamento climatico

Disastri climatici e politica, tra USA e Italia
7 febbraio 2014
Di F. Allegri
Questo scritto è ispirato allo scritto di L.Brown sulla temperatura del pianeta terra e ad uno di R. Nader titolato "Disastri climatici – fermiamo ora lo stupore congressuale"!
Il problema dei disastri climatici è mondiale, ma solo noi cerchiamo soluzioni mentre non sappiamo che abbiamo già centrato l’obbiettivo del meno 20% di emissioni.
Non lo sappiamo perché ogni nuova diminuzione fa comodo alla globalizzazione!
Il caso italiano e diverso da quello americano.
Nader ci dice che a loro servirebbe una lobby del clima e scrive quanto segue.
Ogni anno abbiamo più ricerche sul clima mutato per cause umane o sul riscaldamento globale complessivo che peggiora.
Ogni anno, dall’Antartide alla Groenlandia, dalle Ande all'Alaska, il ghiaccio si scioglie, il permafrost si scioglie, e ben presto l’Artico potrebbe avere una stagione senza ghiaccio mai vista prima.
Ogni anno, sempre più aziende parlano di come il nuovo clima danneggi le loro attività.
Le compagnie assicurative sono le prime a suonare l’allarme sul riscaldamento globale.

Anche la Coca Cola si è lamentata per l’aumento della siccità, per la variabilità del clima e per le super alluvioni ravvicinate che danneggiano i raccolti di canna e barbabietole da zucchero, e degli gli agrumi i per succhi di frutta.
In USA i poteri forti negano il cambiamento climatico, ma mandano i loro rappresentanti alle conferenze sulla minaccia del cambiamento climatico in luoghi come il forum economico annuale mondiale di Davos, in Svizzera fatto per le grandi imprese e i politici.
C’è un sostegno diffuso, anche tra i conservatori, per una carbon tax.
A Washington, Jim Yong Kim, presidente della Banca Mondiale, ha messo i cambiamenti climatici al centro della scena per far capire che essi sono la causa principale per l’aumento dei tassi di povertà a livello mondiale.
Ogni anno, ci sono più manifestazioni e cortei di persone e studenti di tutto il mondo che richiedono riforme, il passaggio alle energie rinnovabili e l’efficienza per la loro conservazione.
Gli studenti universitari chiedono sempre di più alle proprie scuole di cedere le azioni delle aziende dei combustibili fossili.

Ogni anno, abbiamo nuovi record fissati per gli aumenti del livello del mare, per la tempesta più furiosa, per le ondate di calore, per inondazioni, tifoni e siccità.
Eppure ogni anno un’istituzione non introduce il cambiamento nel clima politico; nulla si riscalda nel nostro Congresso dei 535 legislatori che sono divisi tra i credenti e i miscredenti alle crisi del cambiamento climatico.
Il risultato è peggio di uno stallo; è diventato una sonnolenza.

Mentre le persone possono diventare più frugali nel loro consumo di energia e mentre le imprese possono utilizzare più energie rinnovabili, una scelta di conversione energetica nazionale globale, che rifletta l’urgenza dell’azione, deve passare attraverso il Congresso.
Seppur devastante, il cambiamento climatico non è discusso a Capitol Hill.
Sì, ci sono alcune proposte che languono nella tramoggia, alcune dichiarazioni nell’archivio del congresso, ma nel complesso e per diversi motivi democratici e repubblicani , il Congresso s’è inceppato da quando la bolletta energetica fu bloccata in Senato sette anni fa.
I repubblicani sono negazionisti aggressivi del cambiamento climatico.
Il senatore James Inhofe (R - OK) definisce il riscaldamento globale una bufala enorme ed è disposto a discutere con qualsiasi democratico.
Mentre, in generale, la maggior parte dei democratici sono preoccupati, ma non disposti a fare una campagna o un problema elettorale.
Non affrontano neppure il signor Inhofe.
In qualche modo, si sono convinti in modo miope - anche quelli con i nipoti - che il pericolo molto incombente non fornisce alcun vantaggio elettorale ne denaro per le campagne elettorali.

Questa idea scioccante ha evitato il fuoco intenso della lobby ambientale.
Sorprendentemente, c’è meno di una mezza dozzina di lobbisti sparpagliati per Washington, DC che lavorano di persona, a tempo pieno sul Congresso e sul suo ruolo in materia di cambiamento climatico.

Per aprire questo critico Khyber Pass, detto Congresso, che blocca l’azione sul cambiamento climatico abbiamo bisogno, come minimo, di una nuova organizzazione di lobbying di 100 persone, della sua azioni mirata, dell’attenzione quotidiana per tutti i membri del Congresso.
Questo gruppo avrebbe il requisito scientifico, giuridico, organizzativo, relazioni pubbliche, e l’esperienza politica.
Ogni giorno, i 535 membri del nostro legislativo nazionale sentirebbe la luce, il calore e la forza di ciò che queste centinaia di sostenitori scatenerebbero direttamente e indirettamente.
Lo studio del Pentagono di un decennio fa sarebbe portato a sostenere, con il suo messaggio terribile, che il cambiamento climatico è una priorità di sicurezza nazionale.
Il bilancio del governo federale sugli appalti sarebbe guidato verso i combustibili rinnovabili e le efficienze specifiche per le energie acquistate.
L’attività di protesta di base, che ora irrompe in gran parte nell’etere, sarebbe fortemente reindirizzata a ogni membro del Congresso.
Le audizioni del Congresso si terrebbero con cadenze regolari, intense e produttive per l’attenzione nazionale.
Le campagne elettorali dei 2 partiti non potrebbero emarginare questa reazione gigante dalla natura così abusata dall’uomo.
Da dove sarebbero venuti i 25 milioni di dollari del bilancio annuale che servono a un gruppo di pressione così fatto per lavorare per evitare che migliaia di miliardi di dollari e milioni di vite vengano persi?
La domanda sarebbe quasi assurda se non ci fosse l’avversione bizzarra per questo tema del cambiamento climatico dei sostenitori benestanti e dei leader.
Il mega miliardario Michael Bloomberg, appena nominato inviato speciale delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici e le città, già finanzia gli sforzi per ridurre l’uso del carbone, potrebbe scrivere l’assegno dal suo taschino.
Anche il miliardario Tom Steyer, un tempo grande avversario della pipeline XL in Canada e un ambientalista provato in California, potrebbe comodamente scrivere l’assegno.
Anche il molto ricco Henry M. Paulson Jr., ex capo di Goldman Sachs e segretario al Tesoro degli USA, che lavora con Bloomberg e Steyer per commissionare uno studio economico sui rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici, regione per regione in tutta l’economia degli Stati Uniti, potrebbe scrivere l’assegno.
E non dimenticate Al Gore, il pubblicista leader globale di ciò che il climatologo Lonnie Thompson della Ohio State University chiamò un “pericolo chiaro e presente per la civiltà”.
Anche l’ex senatore Gore - che ricevette il Premio Nobel nel 2007 per aver evidenziato i pericoli del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici - potrebbe finanziare e condurre un gruppo simile.

Perché, i lettori potrebbero chiedersi, sto suggerendo una somma abbastanza piccola, tanto che una sola persona potrebbe pagarla per un pericolo così portentoso?
Perché le piccole somme sono migliori per svergognare tutte le istituzioni e gli individui ben dotati, che sanno di più, ma inspiegabilmente non trasformano le loro preoccupazioni in realtà potenti, in impegni seri per il genere umano e la sua posterità più vulnerabile.
Quindi in USA servirebbe una lobby e 25 milioni di dollari mentre qui in Italia è già stato risolto.
Il problema è soprattutto altrove e chiede scelte precise qui, la fattoria eolica e l’auto elettrica sono il futuro anche per la ripresa, ma soprattutto lo sono per una nuova civiltà diversa da quella che qui è morta da tempo.

 
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La febbre del pianeta

Foto di amici.futuroieri

Il 2013 ha segnato il trentasettesimo anno consecutivo di temperatura sopra la media
Janet Larsen
www.earth-policy.org/indicators/C51/temperature_2014
Earth Policy Release
Indicatore Eco – Economico
4 febbraio 2014

Gli indicatori eco - Economici sono 12 tendenze che l’Earth Policy Institute traccia per misurare i progressi nella costruzione di un’economia sostenibile. La misurazione della temperatura della terra ci dice la salute relativa del pianeta.

L’anno passato è stato il 37° anno consecutivo sopra la normale temperatura globale.
Secondo i dati della NASA, la temperatura globale nel 2013 è stata in media di 58,3 gradi Fahrenheit (14.6 gradi Celsius), circa un grado più caldo rispetto alla media del ventesimo secolo.
Sin dagli albori dell’agricoltura 11.000 anni fa, la civiltà ha goduto di un clima relativamente stabile.
Questo cambia ora mentre la popolazione umana in crescita rivaleggia con i processi geologici a lungo raggio nel plasmare il volto del pianeta.
4 miliardi di persone vive oggi non hanno mai sperimentato un anno che sia stato più fresco rispetto alla media del secolo scorso, ciò permette di porre la questione di ciò che ora è “normale” rispetto al clima.

Nonostante l’assenza delle condizioni di El Niño (un modello di circolazione atmosferica oceanica che tende a riscaldare il pianeta), il 2013 si piazza tra i 10 anni più caldi registrati dal 1880.
Con l’eccezione del 1998 — un anno intenso di El Niño — questi primi 10 anni si sono verificati tutti a partire dal 2000.
Tuttavia, la tendenza a lungo termine è più importante dei record annuali che nel caso della temperatura della Terra ha una direzione chiara.

Dal 1970, ogni decennio è stato in media di 0,28 gradi Fahrenheit più caldo rispetto a quello precedente.
La quantità di anidride carbonica (CO2) che trattiene calore in atmosfera è aumentata, con un picco di 400 parti per milione nel 2013, mentre le emissioni della combustione dei combustibili fossili e delle foreste sono salite alle stelle da quando iniziò la rivoluzione industriale.
L’ultima volta che la concentrazione di CO2 era stata così alta fu oltre 3 milioni di anni fa, quando c’era molto meno ghiaccio sul pianeta e i mari erano molto più alti.

Gran parte dei 7,5 pollici (19 centimetri) di innalzamento del livello del mare dal 1901 è dovuto alla dilatazione termica dell’acqua, ma il contributo dello scioglimento dei ghiacciai montani e delle calotte polari è in crescita.
La quantità di ghiaccio nell’Oceano Artico si sta riducendo a nuovi minimi.
Mentre la perdita di ghiaccio galleggiante non influisce direttamente sul livello del mare, la contrazione della copertura molto riflettente permette a più luce solare di essere assorbita, riscaldando la regione quasi 2 volte più velocemente a latitudini più basse e accelerando ancora la fusione, soprattutto in Groenlandia.
Se la calotta di ghiaccio della Groenlandia dovesse sciogliersi completamente, il livello globale dei mari salirebbe di 23 piedi (7 metri).
Già nel 2100, i mari potrebbero salire fino a 6 metri, ridisegnando drammaticamente le coste di tutto il mondo.

Con ogni aumento incrementale della temperatura, aumenta pure il rischio di rottura profonda.
Anche un piccolo aumento al di sopra del punto di congelamento nei momenti critici fa la differenza tra una pioggia e una nevicata, una distinzione importante per le zone che dipendono dall’acqua rilasciata gradualmente dallo scioglimento del manto nevoso.
Un’anteprima si vede in California: A seguito dell’anno record per siccità nello stato, con precipitazioni pari a 1/3 della media, il manto nevoso nelle montagne della Sierra Nevada si è ridotto dell’88% inferiore al normale alla fine di gennaio 2014.

Mentre la temperatura media globale è aumentata, il mondo ha visto un aumento delle giornate più calde.
Negli Stati Uniti, per esempio, i record di alta temperatura i fissati negli ultimi anni sono di più rispetto ai minimi storici.
Durante tutto il 2013, mentre certamente ci sono stati eventi di freddo, nessuna regione del globo ha sperimentato freddo da record.
Le ondate di calore sono aumentate negli ultimi decenni in alcune aree, in particolare in Europa, Asia e Australia.
Le temperature oltre la media in Australia hanno trasformato il 2013 nel suo anno più caldo mai registrato, con dicembre che ha segnato il diciassettesimo mese consecutivo di temperature sopra la media.
Le ondate di calore regionali hanno continuato a gennaio 2014, con la città dell’entroterra di Moomba che ha toccato i 120 gradi Fahrenheit il secondo giorno del nuovo anno.
Nel Queensland, circa 100.000 pipistrelli sono morti per stress da calore.

Si prevede che il riscaldamento globale amplifichi i periodi di siccità e quelli umidi.
Come esempio del tipo di evento che dovrebbe accadere più spesso su un pianeta più caldo, gran parte della Cina meridionale è stata colpita da una forte siccità e dal calore a luglio e a agosto 2013.
Sette province hanno ricevuto meno della metà delle loro precipitazioni normali, lasciando assetati 20 milioni di acri (8.000.000 di ettari) di terreni agricoli.
Le perdite si avvicinarono a $ 8 miliardi.
Secondo la US National Climatic Data Center, l’ondata di calore “è stata una delle più gravi mai registrata rispetto alla sua estensione geografica, alla sua durata e all’intensità; più di 300 stazioni superarono la temperatura massima giornaliera di 104 gradi Fahrenheit”.

In Angola e in Namibia, dove una persona ogni 4 è cronicamente sottoalimentata, il 2013 ha portato il 2° anno consecutivo di precipitazioni estremamente scarse in una stringa di 30 anni che ha avuto la tendenza verso la siccità.
E una siccità nel nord-est del Brasile, ritenuta la più grave nel corso dell’ultimo mezzo secolo, è durata dalla fine del 2012 fino alla prima parte del 2013, con alcune aree senza ricezione di pioggia per un anno.
Il risultato fu di circa $8 miliardi di perdite.
Poi, dal dicembre 2013, con temporali torrenziali di poche ore che valevano 2 mesi di pioggia è scesa la precipitazione più pesante in 90 anni, provocando gravi inondazioni e frane.

Parti di India e Nepal ricevettero precipitazioni record nel giugno 2013, con l’India nord-occidentale che ricevette il doppio delle precipitazioni normali per quel mese.
Le inondazioni e frane conseguenti uccisero più di 6.500 persone.

L’evento meteorologico più costoso del 2013, secondo la società di riassicurazione Aon Benfield, fu l’allagamento di primavera in Europa centrale che fece danni per un valore di $22 miliardi, solo un quarto dei quali erano stati assicurati.

L’inondazione di giugno in Alberta fu il disastro naturale più costoso nella storia del Canada, fece $5,2 miliardi di danni.
Un importante assicuratore canadese ha annunciato aumenti di premio fino al 20%, poco dopo il suo CEO denunciò “eventi meteorologici severi, più estremi e frequenti in arrivo (in continuazione)” — solo 1 del numero crescente di imprenditori che capiscono il rischio che il cambiamento climatico pone alle sue linee di fondo.

Alcuni assicuratori non coprono più dalle tempeste nelle zone costiere.
In un mondo più caldo, i cicloni tropicali (uragani) non sono necessariamente attesi più spesso, ma quelli che si sviluppano hanno una buona possibilità di crescere più forti, alimentati da energia termica supplementare.
Mettere insieme i mari più alti, che rendono la tempesta più pericolosa, con l’aumento delle popolazioni e delle infrastrutture in zone vulnerabili, questa è una ricetta per i costi elevati.

L’anno 2013 ha visto svilupparsi più tempeste tropicali rispetto alla media dal 1980, anche se meno tempeste rispetto alla media hanno raggiunto la terra.
Nel mese di settembre, il Messico ebbe l’insolita esperienza di essere colpito da entrambi i lati da uragani simultanei nel Nord Atlantico e nel Pacifico orientale.
E poi nel Pacifico occidentale nel mese di novembre, il Super Typhoon Haiyan, la più forte tempesta tropicale che abbia mai raggiunto la terra, devastò vaste aree delle Filippine, uccidendo 8.000 persone e lasciando milioni di senzatetto.
I venti che raggiunsero le 235 miglia all’ora e una grande tempesta fecero danni per una cifra stimata di 13 miliardi di dollari.

Mentre uno di questi eventi potrebbe forse anticipare il cambiamento climatico, il rischio di sorprese climatiche è in aumento mentre le temperature salgono.
Inoltre, il pericolo di colpire soglie invisibili — come la perdita di grandi lastre di ghiaccio — per il quale gli effetti del riscaldamento globale diventano irreversibili su una scala temporale umana è reale.
Con i rapidi tassi di variazione, l’adattamento diventa difficile se non impossibile.
Per la sicurezza della civiltà, i governi di tutto il mondo hanno concordato l’obiettivo di stare all’interno di un aumento della temperatura di 3,6 gradi Fahrenheit (2 gradi Celsius).
Tuttavia, senza una forte riduzione dell’uso del fossile nella combustione di combustibili e della deforestazione andremo oltre il progetto.
Ciò richiede investimenti, ma i costi alternativi che deriverebbero dall’inazione sono di dimensioni smisurate.
# # #
Per un piano per stabilizzare il clima della Terra, guarda “Time for Plan B” e www.earth-policy.org.
Janet Larsen è Direttore di Ricerca all’Earth Policy Institute.

Sentitevi liberi di trasmettere queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 2 giugno 2014.

 
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