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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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Il senso di una fine - Julian Barnes

Post n°878 pubblicato il 28 Settembre 2012 da bluewillow
 

Titolo: Il senso di una fine Titolo originale: The Sense of an Ending Autore: Julian Barnes Traduzione: Susanna Basso Casa editrice: Einaudi pag: 150 formato: e-book costo: 9,99 €


Se amate i romanzi con narratore inaffidabile, che sembrano essere una vera moda di recente, soprattutto per quanto riguarda gialli e thriller, “Il senso di una fine” troverà certamente un posto speciale nella galleria delle migliori storie scritte dalla prospettiva di un singolo personaggio reticente o inconsapevolmente bugiardo.
Julian Barnes si addentra nello spinoso territorio della oggettività dei ricordi personali e del valore di verità in senso assoluto. Il senso che lo scrittore sembra cercare non è solo quello della fine di una vita, quella dell'amico di gioventù della voce narrante Tony Webster, morto suicida appena ventenne, ma soprattutto del continuo rimodellamento della percezione di una intera serie di eventi in conseguenza di una diversa visione di un evento che sembra relegato al passato, ma in qualche modo continua ad esercitare la sua influenza sul presente.
Perché Adrian si è ucciso? Capirlo cambierà totalmente Tony Webster e il modo in cui ha sempre benevolmente giudicato se stesso, portandolo a riconsiderare in maniera più critica le proprie azioni.
“Il senso di una fine” è in apparenza una ricerca della verità sulla morte di Adrian che finisce per mettere in luce principalmente i lati oscuri di Tony: del resto, secondo Julian Barnes, sembra che l'unica realtà conoscibile sia in qualche modo quella limitata alla propria coscienza.
Per affrontare la sua ricerca, una specie di processo a se stesso, Tony ripercorre la storia della propria vita, dalla gioventù e dall'incontro con il giovane studente Adrian, fino alla realtà della propria presente vecchiaia.
La suggestione di una esistenza rivissuta realmente attraverso i ricordi è resa in maniera impeccabile da Barnes, grazie alla capacità di trasmettere una emotività diversa a seconda delle varie età narrate da Tony: esaltata, energica, assolutista nella parte dedicata gioventù, che non tollera la minima delusione o peccato, ma proprio per questo può diventare crudele, per mitigarsi poi in una specie di conciliante rassegnazione al compromesso e alla imperfezione, propria e altrui, in vecchiaia.
Inizialmente si può avere l'impressione che ad essere rievocata sia solo la vita sentimentale di Tony, resa complicata dalla tormentata relazione con “la donna del mistero” Veronica, mai realmente compresa del tutto, ma nella seconda parte del libro emerge con più chiarezza l'obiettivo del narratore.
Il volume è infatti in modo inequivocabile diviso in due parti, come se in questo processo al passato dovessimo ascoltare due testimoni: in “Uno” parla il giovane, e spesso insopportabile, Tony, in “Due” invece ascoltiamo il Tony maturo, non più ossessionato dall'idea di aver la ragione sempre dalla propria parte.
Le stesse persone, gli stessi frammenti di passato rimasti senza una spiegazione, vengono più volte rianalizzati in una prospettiva diversa a seconda di ciò che Tony apprende e di uno stato emotivo differente, più o meno distaccato.
Infine Tony riuscirà, dopo molte revisioni della stessa storia, a trovare una specie di “verità”, ma come lettori non potremo fare a meno di chiederci se in fondo, anche dopo le ultime finali rivelazioni, non ci stia sfuggendo ancora qualcosa, se il senso del libro sia che potremmo continuare a giocare con i ricordi in eterno, cambiando continuamente opinione su noi stessi e sugli altri.
Un libro impeccabile nello stile, realizzato con una rara padronanza della scrittura, che ha giustamente fatto vincere al su autore il Booker Prize, uno dei più prestigiosi premi britannici, nel 2011, un premio che in passato aveva spesso deluso Barnes, candidato altre tre volte senza mai uscirne vincitore.
Dopo aver letto questo libro, non posso dubitare del fatto che prima di questo volume Julian Barnes debba aver riesaminato più e più volte le ragioni della sconfitta, magari guardando la cosa in una prospettiva ogni volta diversa...

 
 
 
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