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L'angolo di Jane

Tutto su Jane Austen e sui libri che mi piacciono!

L'ANGOLO DI JANE

Benvenuti nel mio blog!

Questo spazio è dedicato a recensioni di libri e film, ai miei racconti,  a riflessioni personali di varia natura e soprattutto a Jane Austen, una delle mie scrittrici preferite.

Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nella propria luce.
Sono il mare che di notte si infuria,
il mare che si lamenta, pesante di vittime
che ad antichi peccati, nuovi ne accumula.
Sono bandito dal vostro mondo
cresciuto nell'orgoglio e dall'orgoglio tradito,
sono il re senza terra.
Sono la passione muta
in casa senza camino, in guerra senza spada
e ammalato sono della propria forza.

(Hermann Hesse)

 


 

 

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« Ash - Malinda LoLa letteratura rende giovani »

Effi Briest - Theodor Fontane

Post n°556 pubblicato il 24 Febbraio 2010 da bluewillow
 

Titolo: Effi Briest  Titolo originale: Effi Briest Autore: Theodor Fontane Traduzione: Enrico Ganni Casa editrice: Feltinelli pag: 246 costo: 8,00 euro

Nel 1895, alla reverenda età di 75 anni, Theodor Fontane, già affermato scrittore e poeta tedesco, nonché ex-farmacista, decise di cimentarsi in un romanzo dal tema ancora scottante:l'adulterio femminile. Impossibile evitare il paragone con due dei più grandi libri ottocenteschi: Madame Bovary (1856) del francese Gustave Flaubert e Anna Karenina (1877) di Lev Tolstoj. Se la letteratura fosse una gara per il miglior personaggio, credo che ben pochi lettori potrebbero preferire la tiepida ed incerta Effi alla contorta cattiveria di Emma Bovary o alla romanticamente tormentata Anna Karenina (qui per me vince Emma senza scampo). Se spostassimo poi la competizione sul terreno della bella scrittura o della complessità della trama, sicuramente Tolstoj sarebbe pari merito con Flaubert, lasciando Fontane a mangiare la polvere. Ma se invece valutassimo il realismo della storia, la capacità di rapprensentare le ipocrisie della società e le sue meschinerie, se cercassimo con il lumicino non sentimenti grandiosi e laceranti, ma il cinismo quotidiano, ritenuto necessario, di cui era imbevuta la società tardo ottocentesca, allora Fontane potrebbe perfino aspirare al primo posto sul podio, e certamente lo meriterebbe se cercassimo qualcuno che apertamente condannasse non l'adulterio in sé, ma il folle meccanismo sociale che stritolava le donne nel corso di tutta la loro vita.
La storia della giovanissima Effi Briest, infatti, è per la società tedesca di fine '800 piuttosto comune. Effi viene data in sposa, appena sedicenne, al barone Geert Innstetten ad, uomo che ha più del doppio dei suoi anni, di cui non sa nulla e che ovviamente non ama, solo perché è un buon partito scelto dai suoi genitori e perché questi,da giovane, è stato uno spasimante della sua stessa madre. La differenza d'età, il fatto che Effi si senta e sia praticamente ancora una bambina, non contano nulla. La stessa Effi sembra non stupirsene e prova ad inserirsi nella vita che altri hanno scelto per lei.
Tutto sembra scorrere in maniera apparentemetne tranquilla, ma in realtà la distanza caratteriale e la freddezza nei rapporti fra Effi e Innstetten non vengono mai superati. Innstetten considera la propria moglie come qualcuno da educare, rispetto a cui sentirsi superiore, ma verso la quale non prova che sentimenti tiepidi. Effi si rende conto solo molto lentamente della propria condizione, ma quando afferra la vera natura del marito, si butta fra le braccia di una specie di seduttore seriale di provincia, il maggiore Crampas, verso il quale non prova in realtà nulla.
Il tradimento non viene scoperto per ben sette anni, fino a quando Instetten non trova fortuitamente delle lettere di Crampas alla moglie.
Se fino a questo momento Fontane aveva trattato tutta la faccenda del tradimeno di Effi con un pudore davvero ottocentesco ( sappiamo infatti solo che fa lunghe passeggiate, ma che nessuno riesce mai  a trovarla dove dice di essere, e che prova del rimorso per una "colpa" che però non viene mani nominata), quando anche Instetten ne viene a conoscenza e la faccenda diventa improvvisamente di "dominio pubblico", il romanzo di questo autore tedesco esce finalmente dalla monotonia, per conquistarsi un meritato posto nella storia della letteratura, trattando molto apertamente di quanto insensato sia il comportamento della società nei confronti delle adultere. Se ad un uomo tutto è permesso, non solo tradire, ma anche commettere l'omicidio del rivale, invece la donna viene totalmente estromessa dalla società, ripudiata dai gentori, condannata ad espiare un reato verso cui tutto e tutti, a partire dalla famiglia d'origine, sembrano averla spinta, privandola di ogni libertà di scelta. Fontane è originale e coraggioso, perché non ci descrive un marito orco o manesco, che sarebbe troppo facile classificare com eccezione, rispetto a cui tutti potrebbero sentirsi distaccati, ma un uomo che esercita una crudeltà mentale sottile, che è imbevuto di ipocrisia e stupidità, di conformismo e rigidità mentale, piuttosto che di vero odio.
Quella di Effi Briest è quindi la storia di un tradimento senza passione e di un assassinio dato quasi per scontato, in una società cieca alle proprie colpe, dove la famiglia è solo il luogo dove imparare il modo corretto di mentire per aderire alla falsità imperante, piuttosto che un conforto ed un aiuto per coloro che ne fanno parte.
La fine della vita di Effi è diversa da quelle di Emma e Anna per un motivo: se le ultime due si suicidano, Effi invece vorrebbe vivere, vorrebbe cercare ancora un modo per essere felice, ma è il dolore della solitudine totale a cui è abbandonata a schiacciarla e a farla morire. Flaubert e Tolstoj non sono solidali con le loro eroine (sia pure per motivi completamente differenti: Flaubert perché uccide non la Bovary in sé per sè, ma l'artificiosità dei suoi sentimenti, Tolstoj perchè putroppo anche i grandi scrittori possono diventare da vecchi dei bigotti), invece Fontane lo è.
Effi paga per gli errori altrui, ma anche se tutti la additano come colpevole, il romanzo è un processo alla società e alla sua falsità, alla maschera del perbenismo che nasconde le più turpi miserie mentali.
Se volessimo trovare un difetto a questo romanzo, sta forse proprio nella sua placidità, sia per  le personalità tutte molto sfumate e tiepide dei personaggi, che per la trama che procede, tranne che verso la fine, senza grandi avvenimenti, trattando più che altro di situazioni e discorsi, quotidiani e comuni. Un piccolo posto alla citazione autobiografica, viene forse riservato da Fontane ai personaggi del farmacista Gieshübler, che non è poi molto importante nella trama, ma che come l'autore era stato in passato, è un famacista, e all'ottantenne medico Rummschüttel, che sembrano due specchi dello scrittore, rispettivamente da giovane (Fontane aveva abbandonato la professione di farmacista a trenta anni) e da vecchio: due dei pochi personaggi a solidalizzare con Effi, sia pure in due momenti differenti della storia, un modo forse per comunicare, involontariamente o meno, la vicinanza al personaggio.
Non il più intenso romanzo ottocentesco, certamente uno dei meno romantici, ma proprio per questo forse più adatto a cogliere lo spirito dell'epoca. 

 
 
 
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