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ULTIMI COMMENTI
Post n°1150 pubblicato il 20 Febbraio 2013 da abele.2005
India, tragedia per tre sorelline. Rapite, stuprate e uccise Corpi ritrovati in un pozzo di un villaggio Mercoledì, 20 febbraio 2013 - 08:37:00 Ennesimo, orribile caso di violenza nei confronti del sesso femminile in India: tre sorelline di 6, 9 e 11 anni sono state rapite, stuprate e infine assassinate nel distretto di Bhandara, una zona rurale nello Stato occidentale del Maharashtra. Erano scomparse dal loro villaggio giovedi' scorso, e due giorni dopo i loro corpi "sono stati trovati in un pozzo, insieme alle cartelle e alle scarpe". Lo ha riferito soltanto oggi un portavoce della polizia locale, Aarti Singh, secondo cui l'autopsia ha confermato per tutte le vittime la violenza carnale prima dell'uccisione. Le bambine erano uscite di casa per andare in cerca della madre, e da allora nessuno ne aveva piu' saputo nulla. Singh ha precisato che finora non sono stati effettuati arresti formali, ma che quattro sospetti sono stati fermati per essere sottoposti a interrogatorio mentre le indagini proseguono. Gli abitanti del villaggio hanno inscenato manifestazioni di protesta una volta emersa la tragica verita'. L'opinione pubblica indiana e' ancora sotto shock per la vicenda di Jyoti Singh Pandey: la 23enne studentessa di fisioterapia che il 16 dicembre scorso a New Delhi fu aggredita da sei balordi a bordo di un autobus, violentata, picchiata e seviziata per 40 minuti, e infine gettata fuori dal veicolo insieme al fidanzato, anch'egli pesantemente malmenato. La ragazza mori' in un ospedale di Singapore dopo tredici giorni di agonia. E' in corso il processo a carico di cinque dei suoi aguzzini che, se riconosciuti colpevoli, rischiano la pena di morte. Il sesto, essendo risultato minorenne dal test del Dna, sara' invece giudicato separatamente. |
Post n°1149 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da abele.2005
Uccise la ragazza con 22 coltellate. Prese 30 anni, Jucker torna libero Mercoledì, 13 febbraio 2013 - 08:17:00
Foto Milestone Media Lei sta aprendo gli occhi, risvegliandosi. Lui prende un coltello, la insegue per le stanze della loro casa e la raggiunge in bagno. Lì la massacra senza pietà, con 22 colpi infierisce il suo corpo. Era il 20 luglio del 2002. L'imprenditore del catering Ruggero Jucker ammazza la sua fidanzata, la 26enne Alenya Bortolotto, studentessa universitaria Jucker fece a pezzi la fidanzata con un coltello affilatissimo da sushi urlando: "Sono Bin Laden". Dal corpo della ragazza l'uomo asportò anche un pezzo di fegato, ritrovato poi in giardino. Il processo di primo grado, ricorda il Corriere della Sera, si conclude il 24 ottobre 2003. Grazie al rito abbreviato, Jucker evita l'ergastolo, ma il gup Guido Salvini, ritenendo l'aggravante della crudeltà prevalente sulle due attenuanti del parziale vizio di mente e del risarcimento del danno alla famiglia della giovane donna (1 milione e 300.000 euro) gli infligge 30 anni per "omicidio aggravato". In secondo grado, continua il Corriere, la condanna scende da 30 a 16 anni dopo che il reato viene derubricato in omicidio non aggravato. Dopo l'indulto la sua pena passa da 16 a 13 anni. Visto il buon comportamento in carcere arriva anche uno sconto di tre mesi di pena ogni anno trascorso in galera. In cella è stato sottoposto a cure perché affetto da un disturbo bipolare dell'umore e grazie alle quali, ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Milano, dopo la scarcerazione non dovrà essere sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero in una casa di cura e di custodia per tre anni. Come unico obbligo, conclude il Corriere, avrà quello di andare periodicamente a firmare un registro. |
http://www.ilnidodieleonora.it/
“Il nido di Eleonora" è una casa per bambini, dove l'amore alberga in tutto il suo splendore.
I bambini sono preziosi, fragili e al tempo stesso un patrimonio per la società. Vanno curati, difesi, salvaguardati, stimolati.
L'autostima è il risultato della sicurezza ricevuta durante l'infanzia. Un bambino maltrattato sarà un adulto frustrato e asociale.
Via Repubblica, Falconara Marittima (AN) Tel. +39 3400572838 | P.IVA 02577090422 Copyright ©2013 | Powered by Nicolò Tonci |
Post n°1147 pubblicato il 20 Gennaio 2013 da abele.2005
Attenzione al Pedofilo su Facebook… Ma attenzione a giudicare troppo in fretta. Ciao amici sono Andrea, oggi ho deciso di scrivervi, dopo aver ricevuto migliaia di segnalazioni, su un presunto pedofilo“Re Massimo“… Premessa: Comprenderete tutti, che un Pedo-criminale non scriverebbe mai all’interno del suo profilo personale quanto segue: “cerco bambini/e per giocare al dottore sul mio letto“. Un Pedo-criminale agisce in silenzio, la sua privacy viene al primo posto e non ama farsi riconoscere in maniera plateale da migliaia di utenti, anzi, cerca di preservare e mantenere più possibile l’anonimato. Quanto accaduto nelle ultime ore all’interno di Facebook, mi ha portato a scrivervi, chiedendo ad ognuno di voi, un attenta riflessione… Il “furto d’identità”, è un fenomeno che negli ultimi anni è sempre più diffuso; e ciò, probabilmente anche a causa della massiccia diffusione di Social Network, come facebook e twitter, che facilitano lo scambio di informazioni ed IMMAGINI relative alla vita personale di ciascuno di noi. Tuttavia all’interno dei Social Network, alcuni personaggi di dubbio gusto “definiti comeTROLL”, si impossessano dell’identità virtuale di alcuni iscritti, i quali fino a qualche ora prima erano persone rispettabilissime, ma qualche ora dopo… Marco 44enne, ingegnere Viterbese: fatto passare per un truffatore di prodotti elettronici. Veronica 38enne, professoressa Calabrese: fatta passare per un escort notturna. E poi arriva lui; “Re Massimo” 37enne Veronese e barman di professione, il quale nelle ultime ore, é stato associato al peggiore Pedo-Criminale. Re Massimo, si é visto sottrarre il profilo personale con all’interno foto ed informazioni; successivamente sempre all’interno del profilo, sono comparsi messaggi orribili: “cerco bambini/e per giocare al ginecologo“. Re Massimo, capisce fin da subito la gravità di quanto accaduto, espone regolare denuncia alla Polizia, ma Facebook tarda ad oscurare il suo profilo. di utenti iscritti, di leggere i contenuti pubblicati al suo interno. Per lui inizia un incubo: il suo profilo viene condiviso da migliaia di utenti, i quali associano il suo volto ad un Pedo-criminale; pagine, gruppi, profili diffondono e condividono il suo profilo, gli insulti sono tanti, le persone che lo conoscono non credono ai loro occhi. Re Massimo piange si dispera, fino al punto di pensare alsuicidio; per lui l’umiliazione è troppa, la sua vita rovinata per SEMPRE. Amici, la storia che vi ho raccontato riguarda un ragazzo come voi, il quale fino a qualche ora prima era un Barman di successo, ed oggi, il suo volto é stato associato al peggior Pedofilo della storia. Per questo motivo, vi prego di fare SEMPRE attenzione ai contenuti che diffondete all’interno delle vostre bacheche; perché oggi è toccato a LUI, ma domani potrebbe capitare ad uno di VOI. Credetemi, non è piacevole per una persona onesta, essere associato ad un Pedo-criminale. Se la sua vita oggi è stata rovinata, la responsabilità é anche VOSTRA, prima di giudicare, fermatevi per un attimo e PENSATE. É importante non condividere ne diffondere all’interno di Facebook il contenuto da noi segnalato. o, l’unica azione da fare è quella di effettuare “AUTONOMAMENTE” una segnalazione al Commissariato Ps On-Line tramite questo Link: commissariato Ps On-LinePiuttost Inoltre condividendo questi contenuti estremamente violenti, “potreste portare persone con gravi disturbi psichici, ad emulare questi gesti. A cura di: Andrea Mavilla. |
Post n°1146 pubblicato il 07 Gennaio 2013 da abele.2005
lunedì 9 luglio 2012 di Claudio Raccagni LA DOPPIA FACCIA DELLO STALKING Aiutare persone "rincorse" dallo Stalkin e ritrovarsi a difendersi dalle stesse. La realtà cruda di Paola Caio, madre, donna, impegnata nell’aiuto verso le vittime di comportamenti persecutori messi in atto da esponenti del proprio nucleo famigliare o meno. Stalking: prima non "esisteva", poi se ne è parlato un pò. Ora è una realtà, più reale che mai.
Quante volte questo comportamento ossessivo viene collegato a donne, che subiscono questa violenza, da parte dei propri mariti o ex-fidanzati, ma è doveroso ricordare che, queste violenze comportamentali, sono portate avanti da qualunque tipo di persona. Lo Stalking è la violenza psicologica, fino ad arrivare a quella fisica, che una persona attiva verso quella che definisce una sua nemica da eliminare. Ecco che ci si può ritrovare ad essere vittime di persone a cui, poco prima, abbiamo dato il nostro aiuto e sostegno, sia economico sia morale. Entriamo in questo fragile discorso con Paola Caio, mamma coraggio, che abbiamo già visto ospite a trasmissioni quali Mattino 5 con Claudio Brachino; Pomeriggio 5 con Barbara d’Urso; Rai Uno con Caterina Balivo, Rai Due con Senette; Rai uno a "La vita in diretta". Due volte dal Maurizio Costanzo Show e una presenza sui canale di La7, sempre a raccontare, sottolineare, la sua "seconda Vita" adoperata al sostegno psicologico di donne vittima di stalkers, dopo la morte della figlia Monica, per opera del compagno stesso della figlia.
Parliamo tranquillamente con Paola, con cui abbiamo fatto conoscenza già nel 2008, attraverso la partecipazione alla manifestazione contro le violenze sulle donne, svoltasi a Milano, e per la sua partecipazione alla presentazione di un mio libro: "Io sono Linda", che tratta appunto di questi episodi. Paola non ha conosciuto solo l’amara realtà della violenza domestica, che le ha portato via, in un istante, la propria figlia, ma, in modo assurdo, ha conosciuto anche lo stalker completo, quello che nasce piano piano e diventa aggressivo e pericoloso per la propria figura sociale. D) Paola, parlare di tua figlia Monica sò che non è facile, ma è doveroso per far capire meglio l’assurda situazione in cui ti sei ritrovata, dopo anni di lotte ed impegno sociale. Puoi raccontare cosa è successo a tua figlia e cosa credi che non abbia funzionato nella legge, la quale dovrebbe limitare la violenza di questi cosiddetti "aggressori", ma che invece ha in sè, forse, più di una falla? R) Ogni volta che parlo della tragedia di mia figlia Monica è un riaffiorare di ricordi molto penosi e tristi. Monica amava il suo carnefice, tanto da sopportare per anni una violenza inaudita , piu volte picchiata selvaggiamente ,tanto da ricorrere alle cure del pronto soccorso. Tutto questo a mia insaputa , portava quasi sempre maglie con le maniche lunghe per non mostrare i lividi sulle braccia, sulle spalle , nascondendo cosi ai miei occhi ,la violenza che subiva dal suo convivente. Non mi ha MAI fatto capire nulla del suo dramma, le amiche sapevano tutto ma si son guardate bene a riferirmelo, forse per paura ,o forse perché minacciate da quell’ uomo tutto muscoli, ma niente cervello. Dopo la sua morte le amiche di Monica me ne hanno parlato ma oramai era troppo tardi , l’OMERTA in casi di violenza e maltrattamenti non serve ad aiutare la vittima . D) Paola Caio ha iniziato poi il suo impegno sociale attraverso un’ Associazione. R) Si, collaborando attivamente come Presidente dell’Associazione Italiana vittime della violenza in cui sono rimasta in carica per tre anni, poi hò deciso di dimettermi, in quanto non condividevo alcune cose all’interno della Associazione stessa. Si era deciso che la Politica rimanesse FUORI, …..invece ... Anni fa si parlava poco o niente di violenza sulle donne, i dati parlano chiaro: ogni anno muoiono a causa della violenza molte donne , troppe. Da allora mi sono sempre informata sui decessi per violenza. Ho contattato alcune madri e familiari e insieme abbiamo fondato una Associazione. D) La lotta alle violenze porta inevitabilmente a dover affrontare la violenza stessa, e cercare di porle un ostacolo. Prendere contatto con una vittima non è cosi semplice, perchè poi bisogna seguirla. R ) Esatto , anche dopo le mie dimissioni ho avuto modo di conoscere donne che subivano violenza, donne sotto l’attacco di stalkers. Mi chiedevano consiglio su come potersi difendere. Solo dopo tali richieste di Aiuto, da parte loro , le indirizzavo alle autorità competenti, Dapprima si stabiliva un approccio di fiducia , dopodichè , le invitavo alla denuncia presso la Caserma dei Carabinieri o al posto di Polizia piu vicino a loro. Alcune di loro le ho accompagnate personalmente da un Avvocato di fiducia ed insieme abbiamo intrapreso l’iter per uscire dallo stato di violenza. In alcuni casi sono bastati due giorni, perché queste donne trovassero rifugio nelle Case protette .. D) Si sottolineava, nell’introduzione al nostro incontro, come alcune vittime di stalkers, siano invece false vittime e si rivelino poi pericolose nemiche. Aiutare, cioè, persone, che lamentino violenze subite, e ritrovarsi poi a doverle combattere. L’assurdità di andare incontro allo stalker, cosa che mai nessuno penserebbe di fare. Ma è un problema che esiste ed è giusto evidenziarlo. Chi sono queste false vittime? R ) Non tutte le donne sono vere vittime della violenza. Alcune donne, rare per fortuna, usano questo sistema per vendicarsi dei torti subiti da parte del loro compagno, marito, fidanzato , denunciano per il solo gusto di far del male ; per togliere la patria potestà dei figli al padre denunciato, o vedere il proprio ex in difficoltà, al limite dell’esaurimento nervoso o della propria morte. Anche se non sempre riescono nel loro intento di vendetta . Purtroppo è facile essere raggirati, almeno nel contatto iniziale, da queste false vittime, perchè il loro racconto è pieno di continue violenze, soprattutto psicologiche, messe in atto dai mariti, contro loro stesse o i propri figli. Denuncie che poi risultano vere e proprie falsità, ma armi potenti, perchè messe per iscritto. Denuncie successivamente smascherate, ma che portano altrettanta ingiustizia, durante il loro percorso. Pensiamo a due episodi, con cui altrettante donne extracomunitarie non volevano che i mariti vedessero i propri figli, solo ed esclusivamente perchè il loro rapporto affettivo era finito. In un caso la donna ha costruito la denuncia di violenza contro i suoi bambini; nell’altro caso si è parlato di violenza sessuale, mentre invece c’era un rapporto consenziente. Poi ci sono le donne fragili, emotivamente instabili provate dalla vita, incapaci di relazionarsi col prossimo: quelle che non accettano i loro insuccessi nella vita. Quelle che usano mezzi diffamatori per demolire psicologicamente le persone che, nel corso del loro operato, sono riuscite a portare a termine casi difficili, andati a buon fine, grazie alla competenza e alla discrezione . D) Come è possibile che riescano ad entrare in contatto con associazioni di lotta alle violenze, loro stesse, che la violenza la usano? R ) Da qualche anno i gruppi Antiviolenza sono aumentati a dismisura. Tutti capaci di aiutare il prossimo. Si definiscono laureati, criminologi, psicologi ecc. ecc., ma quanti di questi personaggi lo sono davvero, in termini di competenza provata? E’ cosi che molti aiuti partono in automatico e ci si rende conto, più o meno in ritardo, di aver aiutato persone sbagliate. L’importante è accorgersene il prima possibile. D) Ci sono donne che avvicinano associazioni di lotta alle violenze, o persone specifiche, come te, utilizzando racconti fittizi, per averne un rendiconto, e che si rivelano un potenziale pericolo per le persone e le associazioni stesse; rovinando anche la figura delle donne che, invece, in pericolo lo sono davvero. Hai conosciuto problematiche di questo tipo? R ) Io stessa sono tutt’oggi oggetto di STALKING da parte di una persona , conosciuta tramite il network facebook, utilizzato ormai da tutti per comunicare con più persone possibile. Ho avuto qualche contatto via mail; ho conosciuto personalmente la persona in questione , ma resomi conto della realtà delle cose, e cioè della infondatezza dei suoi racconti, ho chiuso i contatti con questa persona e da allora non mi sono piu fatta sentire, ne via mail , ne con telefonate, ne tramite facebook. Anche dal fatto che sono stata BANNATA, cancellata, dalla persona stessa. All’inizio le avevo creduto ciecamente, talmente era abile nel professarsi vittima. Poi, piano piano, come era logico accadesse, tutti i nodi sono venuti al pettine e mi sono allontanata. Non sopporto il vittimismo inesistente, ne è da assimilare per lungo tempo. Da allora non ho più pace. Da persona che concede aiuto, sono diventata, in modo assurdo, una vittima di stalking. D) Senza entrare nei particolari, ma che atteggiamenti ha preso, verso di te, questa persona, per essere apostrofata come stalker? R)Mi stà accusando di farle telefonate minacciose addirittura di morte, naturalmente prive di fondamento. Prende contatti con associazioni o persone, che sono in rapporti con me, per "sputtanare" letteralmente la mia persona. Ha messo in essere denuncie con false accuse. D) Paola, di norma, queste tipo di denuncie vengono poi analizzate nello specifico, e se risultano false c’è l’avvio dell’operato delle forze dell’ordine, per riportare la realtà nella sua giusta forma. Questo tipo di comportamenti danneggiano, non poco, il vero bisogno di aiuto, che hanno le persone sotto violenza, ed è un tipo di comportamento che va eliminato con fermezza. R) Si, infatti sono già al lavoro le forze di polizia e spero nella loro provata professionalità, nel cercare , dai tabulati telefonici, dalla memoria del PC, o in qualunque altro modo, chi davvero è in fallo. E siano prese serie posizioni in merito. Posizioni che già ora si stanno delineando... e in breve termine. Ecco la figura che volevamo uscisse e di cui è doveroso tenere conto: la falsa vittima. Proprio quella persona che chiede aiuto, sviando l’attenzione verso vere vittime di violenza, e togliendo a loro aiuti anche vitali. Aiutare una persona non è un gioco e nello stesso tempo non lo è nemmeno il chiedere aiuto. Ringraziamo Paola Caio; le associazioni con cui collabora; le forze dell’ordine, con cui ho avuto modo di dialogare, in questi anni, in relazione a crimini diversi, tra cui lo stalking, perchè è doveroso, lo ripetiamo, evidenziare subito la falsa vittima, il potenziale nuovo stalker, perchè è una figura immatura, che nulla ha a che vedere con una vera vittima. Un invito anche alla conglomerazione delle migliaia di associazioni, in poche, ma più funzionanti realtà, cosi che gli stessi finanziamenti a loro versati, non siano persi in migliaia di piccole inutili azioncine, ma in vere e proprie azioni di contrasto e protezione delle donne e di tutte quelle persone vittime di violenza. Non è una denuncia a salvare la vita, ma tutto quello che si fa dopo. |
Post n°1145 pubblicato il 24 Novembre 2012 da abele.2005
di Maria Rosaria De Simone Pure quest’anno l’Italia si ritroverà a celebrare il 25 novembre come la giornata dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne. Pure quest’anno gli italiani si ritroveranno ad analizzare i dati impressionanti sulla percentuale di donne che dall’inizio dell’anno hanno perso la vita in maniera drammatica e violenta per mano, molto spesso, dei propri compagni di vita. Nel 2005 alcuni Centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti come Amnesty International si sono affiancati attraverso iniziative politiche e culturali. Ormai si possono contare centinaia di queste iniziative su tutto il territorio per contrastare il fenomeno della violenza di genere in tutte le sue forme. Le leggi sullo stalking trovano esperti giuristi disposti a diffonderle e a renderle il più possibile attuative, con il contributo delle forze dell’ordine e di tutti quegli ordini professionali che sono coinvolti nella questione. I mass media molto spesso denunciano le violenze ed informano sulla necessità di rompere il velo di omertà che ancora lascia ancora ampio margine alla violenza di compiere i suoi delitti. Da più parti arrivano le informazioni e le richieste alle donne che subiscono qualsiasi tipo di violenza, di sottrarsi ad esse attraverso la denuncia. E le denunce spesso giungono numerosissime nei luoghi preposti, anche se gli esperti dicono che il sommerso è di sicuro ben maggiore rispetto alle denunce stesse. Le donne denunciano. Le leggi sullo stalking esistono da tre anni. Eppure è ormai chiaro a tutti che, se la violenza continua ad imperversare, se dall’inizio dell’anno più di 120 donne hanno perso la vita, qualche cosa che non funziona c’è, eccome. Quali possono essere le motivazioni? Sarebbe molto importante conoscerle per poter intervenire, per modificare questa situazione incancrenita. C’è sicuramente bisogno di seri approfondimenti. Ma forse alcune linee su cui indagare è possibile tracciarle. In primo luogo è molto probabile, anzi è un fatto acclarato, che i tempi della giustizia, elefantiaci, fanno sì che le denunce si perdano nella lentezza delle indagini e dei processi. In secondo luogo mancano i fondi per i centri anti-violenza, mancano le garanzie per le vittime, che hanno bisogno di essere sostenute durante tutto l’iter processuale anche sul piano psicologico. Manca un serio appoggio, in definitiva, ai centri antiviolenza che, anzi, vengono guardati con sospetto e spesso osteggiati. In terzo luogo manca un programma di recupero per gli uomini violenti, che molto spesso se la cavano con pene irrisorie, con nessuna limitazione della possibilità di reiterare. Gli effetti sulle donne che denunciano le violenze e si ritrovano poi nelle maglie di una giustizia che non riesce a compiere il suo dovere, sono devastanti e, la loro ripresa, sul piano psicologico e morale, richiede tempi altrettanto lunghi. Quando poi la violenza si affianca alla violenza assistita, cioè ai bambini testimoni o vittime essi stessi, la situazione si fa davvero più complicata. Le madri che denunciano, infatti, si ritrovano, se l’ex coniuge può permettersi un certo tipo di avvocati che si fanno pagare a caro prezzo, ad essere accusate di false denunce, false accuse e compagnia bella. Non solo, le loro accuse vengono dichiarate false, ma anche quelle che magari partono dai figli, già prostrati dall’aver assistito a scene che nessun bambino dovrebbe vedere. Gli stessi bambini dunque non vengono creduti. Una maniera per frenare le denunce delle donne e dei loro figli è quella della pseudo-malattia, di cui già abbiamo già altre volte parlato, e che si chiama PAS. Attraverso l’accusa di PAS le denunce vengono archiviate. Insomma, il dramma della violenza continua a mietere vittime e continua a nascondersi anche con l’aiuto di una certa giurisprudenza che si è rivestita di teorie psichiatriche che non hanno alcuna valenza scientifica, ma che servono a difendere i rei con il portafoglio pieno e a riportare nel silenzio le vittime. Ma su un altro dato si dovrebbe avere il coraggio di riflettere. Un dato di cui si fa molta difficoltà a parlare e che è un punto assai dolente ed un tabù da superare. Molte sono ormai le donne che in ogni campo ricoprono posti di potere e decisionali. Eppure, si può ormai affermare che, spesso, le donne non hanno portato nella politica, nella giurisprudenza, nelle discipline psicologiche, nei servizi sociali, quella ventata di cambiamento che avrebbe aiutato le donne a liberarsi dal peso di una violenza di genere. Le donne al potere, invece di mettere sul campo tutte le proprie peculiarità e le proprie capacità, invece di garantire i diritti dei soggetti più deboli si sono allineate a certe pratiche diffuse che dichiarano la donna stessa come falsa accusatrice di violenze, come soggetto alienante nei confronti dei figli, come persona capace di ridurre l’ex coniuge alla povertà assoluta reclamando assegni di mantenimento faraonici. La maternità non viene più tutelata. Non viene più riconosciuto basilare quel rapporto naturale che unisce madre e figlio, che la donna ha tenuto nel suo grembo. In nome di un egual diritto tra padre e madre, capita di frequente che i bambini vengano strappati dalle braccia delle madri in situazioni di grave disaccordo durante una separazione. Difficile argomento questo, di cui parlare. Ma qualcuno deve pur farlo e deve pur togliere il velo dell’omertà. A rischio di numerose polemiche. Solo così si può crescere e si può sperare di contribuire ad operare un cambiamento serio all’interno della nostra società. Perché uomini e donne possano camminare insieme e condannare insieme ogni genere di violenza. |
Post n°1144 pubblicato il 23 Novembre 2012 da abele.2005
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Post n°1143 pubblicato il 23 Novembre 2012 da abele.2005
ANDREA _SUICIDA A 15 ANNI, VITTIMA DI STALKING SU FB. - Una maglietta rosa, vestiti eccentrici, smalto alle unghie. Ed atteggiamenti particolari, quel tanto da spingere i suoi compagni ad additarlo come gay. Fino a deriderlo su Facebook. Un peso troppo grande per uno studente romano di soli 15 anni che martedì sera, dopo essere tornato a casa dal suo liceo dove era in corso un'occupazione, si è tolto la vita, impiccandosi. La Procura di Roma ha già avviato un'inchiesta sul suicidio ma al momento non ci sono indagati o ipotesi di reato. Questo non esclude che si possa successivamente arrivare ad ipotizzare l'istigazione al suicidio. Tutto nasce, infatti, dalla presa in giro di alcuni compagni sfociata su Facebook in quel che sembrerebbe un atto di stalking, di 'cyberbullismo': un falso profilo con il nome storpiato del ragazzo, simile per assonanza ma declinato al femminile e foto con commenti di sfottò. E a scegliere lo stesso social network per affidare il suo sfogo 'virtuale' è stata la madre del ragazzo: "Non capiamo, non accettiamo. Ti vogliamo con noi e Basta!" scrive nel suo profilo. E poi ancora: "Forse perché così mi pare ancora di parlarti, forse per questo entro ed esco dal tuo profilo, indosso il tuo pigiama, cerco tra i tuoi appunti, i tuoi disegni, le tue cose. Con tutto l'amore che posso, riposa in pace figlio mio adorato". Cerca risposte la madre a quel gesto estremo. Anche gli amici, ancora increduli, non riescono a spiegarsi il perché: "Era solo un po' eccentrico - dicono alcuni di loro - Chi ha detto che era gay? Anzi, aveva provato a fidanzarsi con una ragazza ma era stato respinto...". La faccenda, però, ha ancora lati oscuri: come il falso profilo Facebook che, secondo quanto dice il deputato del Partito democratico Anna Paola Concia che oggi ha parlato con i compagni di classe, "era una pagina costruita insieme a lui. Era sicuramente un ragazzo originale, di certo in cerca della sua identità, come molti a 15 anni, ma di sicuro questa sua diversità era ben inserita nel contesto della classe". Intanto gli amici sul web si stringono in un abbraccio virtuale al loro amico scomparso. Facebook, invece, si è trasformato in una gogna on-line: tanti gli insulti per i 'cyberbulli' creatori della pagina 'incriminata'. Indignazione che travalica i confini digitali: il Gay Center ha chiesto al ministro dell'Istruzione Profumo di indire una giornata di lutto nelle scuole con un minuto di silenzio, il Garante per l'Infanzia parla di una "sconfitta che brucia" sottolineando che la "scuola deve essere aperta alla diversità" mentre l'Osservatorio sui Diritti dei Minori evidenzia la necessità dell'educazione sessuale nelle scuole. Sgomento e preoccupazione anche dal mondo politico: per il sindaco di Roma Gianni Alemanno è "una tragedia per tutti", la governatrice dimissionaria del Lazio Polverini commenta l'episodio con la frase "la vita spezzata da un insopportabile bullismo, è un pugno nello stomaco" mentre il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti scrive: "Lo chiamavano 'il ragazzo dai pantaloni rosa'. Aveva 15 anni e si è tolto la vita. E' una storia terribile, ma dobbiamo raccontarla perché tutti si rendano conto di quanto fa male l'omofobia". "Non è giusto morire a 15 anni - commenta Nichi Vendola - Oggi piangiamo la vita spezzata di un ragazzino, l'ennesima vittima dell'ignoranza e dei pregiudizi" mentre l'Italia dei Valori chiede subito una legge contro l'omofobia. Ieri sera gli studenti della capitale hanno ricordato il 15enne con una fiaccolata in via dei Fori imperiali. Tutti sono stati invitati a sfilare con un capo rosa. Il colore che sembra amasse tanto il ragazzo morto. E se la preside del liceo ha preso le distanze dalla fiaccolata parlando di "fatto privato", i compagni del ragazzo suicida hanno affisso uno striscione fuori della scuola: "Il silenzio è il nostro dolore". RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA |
Post n°1142 pubblicato il 22 Novembre 2012 da abele.2005
Usala soddisfatto: "Ero pronto a morire"
"Il governo si è impegnato a portare il fondo a 400 milioni di euro - ha affermato Mariangela Lamanna, vicesegretaria dell'associazione, uscendo dal Mise con il sottosegretario Gianfranco Polillo. "Questo per noi è un respiro di sollievo, e invitiamo tutti i disabili a riprendere l'alimentazione". "Si distingueranno tre diverse categorie - ha sottolineato Lamanna - chi ha bisogno solo di carrozzina, chi di carrozzina e alimentazione, e chi ha bisogno anche di respiratore. Noi monitoreremo costantemente tutte le iniziative. Questa indagine sarebbe già dovuta essere pronta, e non essere annunciata come iniziativa urgente". Il senatore Ignazio Marino si è poi impegnato a fornire al Ministero in tempi brevissimi le cifre esatte sui disabili gravi". MISE - L'incontro al ministero dell'Economia era iniziato ieri poco dopo le 12, tra una delegazione di malati di Sla e il sottosegretario Gianfranco Polillo. Tra gli applausi delle decine di manifestanti sono stati ricevuti il segretario del Comitato 16 novembre Salvatore Usala, la vicepresidente Mariangela Lamanna, Luca Pulino, malato della provincia di Viterbo costretto a muoversi in barella e i loro familiari. All'incontro ha partecipato anche il senatore Ignazio Marino, presidente della commissione parlamentare sull'efficienza del Ssn. IL PORTAVOCE - "E' una notizia bellissima". Nonostante i segni della Sla, negli occhi di Salvatore Usala, uno dei protagonisti della protesta per i fondi per la non autosufficienza, si legge chiaramente la soddisfazione per l'esito della manifestazione, riassunta nelle poche parole che la moglie Giuseppina traduce dai suoi sguardi a una lavagna con delle lettere. Usala e gli altri disabili gravissimi che da quasi un mese sono in sciopero della fame ora ricominceranno ad alimentarsi, ma era pronto anche ad arrivare alle conseguenze estreme: "se non avessimo avuto risposte - è la prima frase del segretario dell'associazione 16 novembre appena uscito dall'incontro in cui il Governo ha garantito l'integrazione dei fondi - sarei morto lì dentro". Usala è il più festeggiato fuori dalla sede del ministero dell'Economia, dagli altri membri dell'associazione ma anche dai politici presenti, ed anche Mina Welby si ferma a lungo a parlare con lui, chiedendogli di aiutarla a portare le buone pratiche della sua Sardegna nella cura dei disabili gravissimi anche nel resto d'Italia. A chi gli fa notare come quello ottenuto oggi sia un risultato soprattutto suo risponde "sono un carro armato", ma lui per primo si dice pronto a riprendere la lotta se le promesse non verranno mantenute con una frase lapidaria: "Non sono mica scemo".IL MINISTRO - "Invito le persone malate di Sla a non drammatizzare la situazione ed a fidarsi delle istituzioni, del Governo e del Parlamento, che sicuramente non le lasceranno sole". Lo ha detto il ministro della salute Renato Balduzzi rivolgendosi ai malati di Sla che stanno oggi manifestando a Roma. Giovedì 22 novembre 2012 06:58
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Post n°1141 pubblicato il 20 Novembre 2012 da abele.2005
Malati Sla, un nuovo appello al Governo Salvatore Usala Salvatore Usala rivolge un nuovo appello al Governo. "Abbiamo apprezzato i tanti appelli a non estremizzare la protesta con gesti non reversibili giunti da Ministri, Politici e tanti Cittadini. Purtroppo non dipende più da noi, le nostre scelte sono coerenti, abbiamo chiesto quanto previsto da una legge votata in agosto, la 135/2012, che prevedeva almeno 350 milioni per i disabili gravissimi. Siamo ora noi che facciamo un appello al Governo perché ripristino i finanziamenti sottratti con il disegno di legge di stabilità all'esame del Parlamento". Lo afferma Salvatore Usala, malato di Sla e segretario del Comitato 16 Novembre onlus, che sta portando avanti da mesi una battaglia per vedere riconosciuti i diritti dei disabili gravissimi. "Invitiamo i Ministri dell'Economia, Politiche sociali e Sanità ad incontrarci il giorno 21 presso il Ministero dell'Economia. Noi saremo in presidio ad aspettarvi dalle 10,30 - aggiunge Usala -. Siamo certi che si possano trovare soluzioni per soddisfare le legittime richieste dei disabili gravissimi discutendo dei punti presentati ai Ministri Balduzzi e Fornero nell'incontro del 31 ottobre a Monserrato". I malati di Sla chiedono, in particolare, "l'incremento del fondo non autosufficienza di 400 milioni da utilizzare in via prevalente e prioritariamente per i disabili gravissimi, chiaramente esente reddito ISEE. Utilizzare i fondi per finanziare l'assistenza indiretta con contributi diretti alle famiglie per i Piani Assistenziali Individualizzati, strutturati in concerto tra le parti". "Nel caso non rispondiate a questo appello - conclude Usala - vi prenderete la responsabilità di tutto quello che potrà avvenire. Noi non chiediamo elemosine, vogliamo diritti, non vogliamo vivere a tutti i costi una vita indegna". Lunedì 19 novembre 2012 10:00 |
Post n°1140 pubblicato il 20 Novembre 2012 da abele.2005
Gentile paolacaio , La carta di credito collegata al conto, è stata bloccata per motivi di sicurezza Questa protezione anti-frode è un servizio gratuito, semplice e sicuro per fare acquisti online: per attivarlo basta scegliere un codice di sicurezza da utilizzare al momento del pagamento on line congiuntamente ai dati della propria carta di credito
NON ABBOCCATE E NON DATE I VOSTRI DATI BANCARI !!! |
Post n°1139 pubblicato il 19 Novembre 2012 da abele.2005
LEGGETE E VERGOGNIAMOCENE TUTTI! |
Post n°1138 pubblicato il 14 Novembre 2012 da abele.2005
Pedofilia/ Ragazzina suicida dopo abusi, suora indagata Mercoledì, 14 novembre 2012 - 07:47:00 Subi' abusi per anni, tanto da finire, a soli 26 anni, a togliersi la vita. A essere indagata per gli abusi nei confronti della ragazza e' una suora originaria di Busto Arsizio, da oggi sottoposta a regime di sicurezza attraverso il ricovero in una casa di cura su disposizione del Gip di Busto Arsizio. La religiosa, attualmente domiciliata nel Milanese e che dirige un Centro di Formazione professionale e' indagata anche per violenze private ed atti persecutori. Condotte dalla Polizia del Commissariato cittadino e dirette dal Sostituto Roberta Colangelo della Procura di Busto, hanno avuto negli ultimi tempi una notevole accelerazione grazie anche ad una serie di diari e lettere, nonche' materiale informatico, video e foto trovati fra gli effetti personali della ragazza. La suora e' stata sottoposta ad una perizia dalla quale risulterebbe affetta da disturbo bordeline di personalita' incidente parzialmente sulla capacita' di volere e socialmente pericolosa. Da qui la decisione di applicare la misura di custodia cautelare attraverso il ricovero in una casa di cura. |
Post n°1137 pubblicato il 11 Novembre 2012 da abele.2005
CARI AMICI, CHIUDETE GLI OCCHI,
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Post n°1136 pubblicato il 11 Novembre 2012 da abele.2005
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Post n°1135 pubblicato il 11 Novembre 2012 da abele.2005
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Post n°1134 pubblicato il 10 Novembre 2012 da abele.2005
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Post n°1129 pubblicato il 07 Novembre 2012 da abele.2005
In aprile Maya Angelou è stata intervistata da Oprah sul suo 70mo compleanno. Maya è una donna meravigliosa che ha condotto una vita interessante ed eccitante. Oprah le ha chiesto che cosa pensasse della vecchiaia e, direttamente in TV,lei ha risposto che è "eccitante". Relativamente ai cambiamenti del corpo, Maya ha affermato che ve ne sono tanti ed ogni giorno ...... ad esempio i suoi seni, che sembra stiano facendo a gara per vedere chi raggiungerà per primo il girovita. Il pubblico ha riso tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Maya è una persona semplice e onesta, con tanta saggezza nelle sue parole. "Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l'oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore. Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose:una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l'intrico delle luci dell'albero di Natale. Ho imparato, a proposito della relazione con i propri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita. Ho imparato che semplicemente sopravvivere, è diverso da vivere. Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance. Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle. Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta. Ho imparato che anche quando non sto bene, non devo stare da sola. Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno. Le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle. Ho imparato che ho ancora molto da imparare. Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto , ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire." Manda questa mail oggi ad almeno 5 donne fenomenali (infatti la hanno spedita a me !? ed io la invio a tutte le mie donne….. e pure ai miei uomini :-) ). Se lo farai, qualcosa di buono accadrà (quando mai????): ma sicuramente farai aumentare l'autostima ad un'altra donna. Se non lo farai ...... l'elastico si romperà ed i tuoi slip ti andranno alle caviglie. |
Post n°1127 pubblicato il 06 Novembre 2012 da abele.2005
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Post n°1125 pubblicato il 05 Novembre 2012 da abele.2005
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HTTP://WWW.YOUTUBE.COM/WATCH?V=QHNSE954LQC
http://www.youtube.com/watch?v=QhnSE954lQc
Inviato da: abele.2005
il 29/01/2013 alle 18:15
Inviato da: mickyviola
il 26/01/2013 alle 12:09
Inviato da: nonna.fra1
il 21/01/2013 alle 11:37
Inviato da: abele.2005
il 23/11/2012 alle 19:34
Inviato da: nonna.fra
il 23/11/2012 alle 19:21