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Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 23/02/2015

 

Inidoneità all'insegnamento

Post n°3177 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”

Burnout: inidoneità all'insegnamento e diritto alla dispensa dal servizio


di Vittorio Lodolo D'Oria

 

Nel Manuale di Psicologia del fanciullo, Hotyat scriveva: … La tensione nervosa, richiesta per ben condurre una scolaresca, è notevole, quando ci si dedica anima e corpo al proprio compito; il suo peso aumenta con il trascorrere degli anni. Di questo dispendio d'energie ha tenuto conto il legislatore, prevedendo per il personale insegnante un'età di pensionamento più precoce che per i funzionari amministrativi …

Correva l’anno 1968 e tante cose, da allora, sono cambiate … in peggio. I tempi si sono fatti decisamente più duri sotto tutti i punti di vista (rapporto genitore-insegnante; maleducazione studenti; globalizzazione e studenti extracomunitari etc), ma qui ci soffermeremo solamente sulla questione previdenziale, esaminando gli ultimi sviluppi riguardanti le dispense per inidoneità permanente per motivi di salute.

Sappiamo infatti che, nonostante gli inossidabili stereotipi sugli insegnanti, la categoria professionale in esame presenta, nei Collegi Medici di Verifica, diagnosi psichiatriche nell’80% dei casi, mentre le diagnosi di disfonia cronica – cui è peraltro riconosciuta la dipendenza da causa di servizio – presentano un’incidenza di cinque volte inferiore. Dai pochi studi disponibili – nazionali e internazionali – si è potuto constatare che negli ultimi 25 anni si è avuto un costante aumento delle diagnosi psichiatriche a partire dal 30% del 1992 per arrivare all’80% odierno, con un incremento netto e costante del 2% all’anno.

Parafrasando Hotyat diremmo che il legislatore è tornato sui suoi passi. Questi ha completamente rivisitato la questione previdenziale riformandola per ben 5 volte nel tempo e annullando quelle cautele, allora adottate, che riconoscevano e premiavano l’usura psicofisica della helping profession per eccellenza, garantendo l’uscita dal sistema scolastico a chi non riusciva a reggere l’impatto professionale. L’incremento di suddette percentuali risulta pertanto essere il conseguente e prevedibile risultato di una politica previdenziale sconsiderata che, all’aggravarsi degli sviluppi sociali che ricadono sulla scuola, ha risposto inasprendo le condizioni di lavoro all’interno della seconda agenzia educativa della società anziché studiare lo stato di salute della categoria docente.

E se in Europa (2004) ci si accorgeva della difficoltà in cui versava la classe docente, a prescindere dal sistema scolastico adottato (in Francia e UK i suicidi tra gli insegnanti sono al top delle classifiche), in Italia non si raccolgono a tuttoggi dati nazionali sul problema mentre si è varato tardivamente un Testo unico sulla tutela della salute dei lavoratori (DL 81/2008) che diventerà operativo nelle scuole solamente nel 2011. Il succitato decreto tuttavia rimane ancora oggi lettera morta perché il legislatore non ha stanziato un solo euro per attuare la ricognizione e la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato nella scuola come previsto all’articolo 28.

Quali possibilità restano dunque a chi sta (molto) male ed è dichiarato dalla CMV permanentemente inidoneo all’insegnamento ma idoneo ad altre mansioni? Fino all’emanazione del DPR 171/11 vi era la possibilità – solo per coloro che avevano almeno 15 anni di servizio – di rifiutare di essere adibiti in altre mansioni e di ritirarsi in pensione con quanto fino ad allora maturato. A confutare lo scetticismo e la diffidenza che l’opinione pubblica nutre nei confronti degli insegnanti, è dovere di medico precisare che il lavoratore, ritenuto dal Collegio medico inidoneo permanentemente alla propria mansione, è solitamente persona affetta da una grave patologia con prognosi immodificabile o infausta a tal punto che gli viene detto che non potrà mai più svolgere il lavoro che ha, fino ad allora, esercitato.

Col DPR 171/11 invece il legislatore si accanisce contro il lavoratore permanentemente inidoneo all’insegnamento ma idoneo ad altre mansioni costringendolo ad essere impiegato in compiti amministrativi o in biblioteca. Viene pertanto abolita dal legislatore la possibilità, per i permanentemente inidonei, di ritirarsi in pensione con l’anzianità maturata (ma pur sempre superiore ai 15 anni di servizio).

A restituire qualche filo di speranza ai docenti dichiarati permanentemente idonei all’insegnamento sono due recenti sentenze (2014) che hanno accolto i ricorsi di altrettanti docenti ritenuti permanentemente inidonei che, a loro volta, si sono rifiutati di essere impiegati in mansioni alternative all’insegnamento e, a causa di ciò, sono stati licenziati dal MIUR.

In entrambe le circostanze (vedi sotto) il MIUR ha perso il contenzioso legale ed è stato costretto a reintegrare gli insegnanti e quindi a collocarli a riposo come da loro richiesto e preteso.

Speriamo che il MIUR abbia appreso la lezione e non insista nel suo atteggiamento per il futuro, costringendo gli insegnanti inidonei permanentemente a promuovere cause legali per fare valere la ragione dei propri diritti.

Vittorio Lodolo D’Oria

Il canale dedicato al Burnout

 
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Infornata precari

Post n°3176 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "Il Sole 24ore"


Scuola, l’infornata dei precari


di Eugenio Bruno e Claudio Tucci



Una maxi-assunzione di precari che svuoterà (ma non del tutto) le graduatorie a esaurimento e attingerà anche a quelle d’istituto. L’introduzione di una vera e propria carriera degli insegnanti che lascerà alle scuole l’ultima parola sui docenti da premiare. Il potenziamento di musica, inglese ed educazione fisica alle primarie e di storia dell’arte alle superiori (ma non in tutti gli indirizzi). Il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro.
Di ora in ora (e di bozza in bozza) il pacchetto «Buona Scuola» assume un contorno sempre più definito. In vista del duplice rendez-vous già in agenda: la convention del Pd sul primo anno di vita del governo Renzi che si terrà oggi a Roma e il varo di un decreto con le misure urgenti e un Ddl delega con la riforma di più ampio respiro che, salvo colpi di scena dell’ultim’ora, arriveranno venerdì 27 febbraio sul tavolo del Consiglio dei ministri.
La novità più attesa (quanto meno dal corpo docente) è il piano di assunzioni a cui stanno lavorando gomito a gomito i tecnici del Miur, del Mef e di palazzo Chigi. Il numero di precari che beneficeranno della stabilizzazione non è ancora stato definito. Ma dovrebbe aggirarsi tra i 120 e i 130mila docenti. Un totale leggermente inferiore ai 148.100 indicati nelle linee guida presentate a settembre. Di questi circa 100-110mila arriveranno dalle famose “Gae”. Con un’avvertenza: le graduatorie a esaurimento non saranno svuotate del tutto ma secondo necessità. Incrociando due variabili: il fabbisogno delle scuole e le risorse stanziate dalla stabilità (1 miliardo nel 2015 e 3 miliardi a partire dal 2016).

Nelle classi di concorso (si pensi a matematica e fisica) in cui le Gae non basteranno si attingerà agli iscritti in seconda fascia, cioè alle graduatorie di istituto. Si partirà da coloro che hanno 36mesi di contratti a termine negli ultimi cinque anni, così da andare incontro alla sentenza Ue del 26 novembre scorso, e si proseguirà via via con tutti gli altri. Per un contingente che al momento è stimato tra le 20-30mila unità. Solo una minima parte di questo contingente verrà assunto il 1° settembre. I supplenti, quindi, non spariranno: visto che gli altri docenti delle graduatorie di istituto potranno ottenere un incarico a tempo determinato fino al termine delle lezioni che, da quanto si apprende, costituirà un titolo preferenziale ai fini del concorso che verrà bandito l’anno prossimo e che dovrebbe mettere a disposizione, nell’arco di un triennio, dai 40-50mila posti (molto dipenderà anche dal turn-over atteso). Così da portare a 170-180mila se non di più la portata dell’intera operazione precari.

Nel calcolare il fabbisogno complessivo delle scuole (e dunque il contingente di prof da assumere) si terrà conto dell’organico funzionale che partirà l’anno prossimo e che verrà gestito dai singoli dirigenti scolastici in collaborazione con il Collegio dei docenti. Tradotto in pratica dovrebbe sostanziarsi in 5-6 insegnanti in più nelle singole scuole primarie e in un paio alle secondarie. Che serviranno sia a rafforzare, non per forza in termini di ore in più, alcuni insegnamenti - musica, inglese ed educazione fisica alle elementari e storia dell’arte in tutti i licei e in alcuni indirizzi degli istituti tecnici – sia a fronteggiare con più efficacia gli abbandoni scolastici.

A cambiare sarà anche la carriera degli insegnanti. Il progetto, annunciato dal sottosegretario Davide Faraone (Pd) al Sole 24Ore qualche settimana fa, di voler sostituire i “vecchi” scatti di anzianità con un meccanismo premiale a scadenza triennale fondato in gran parte sulle funzioni aggiuntive (da mentor o da quadro intermedio) ricoperte sarebbe confermato. Con una particolarità non di poco conto: i fondi verrebbero girati alle scuole e sarebbero poi i dirigenti scolastici a decidere gli insegnanti da premiare e in che misura.
A completare il quadro delle novità per i professori o aspiranti tali c’è poi l’ipotesi un maxi-indennizzo per coloro che hanno lavorato più di 36 mesi e che preferiscono non aderire al piano di stabilizzazioni perché magari già hanno un altro contratto a tempo indeterminato. In un numero di mensilità massime che va ancora individuato.

Per un pacchetto di norme che necessitano ancora di un’ultima messa a punto ce n’è un altro che sembra più stabilizzato. E che riguarda l’aumento dei poteri derogatori in tema di edilizia scolastica, il rafforzamento del digitale nelle aule e il raddoppio da 100 a 200 delle ore di alternanza scuola -lavoro negli istituti tecnici e professionali. Un tema, quello del rapporto tra imprese e istruzione, che dovrebbe trovare spazio anche nel Ddl delega. Da un lato, con la riforma dell’istruzione professionale e, dall’altro, con il potenziamento (con annesso aumento dei controlli sui bilanci) degli Its. Delega che dovrebbe anche innovare nel profondo tanto le classi di concorso quanto l’abilitazione degli insegnanti nell’ottica di trasferire dalle università alle scuole il ruolo di “palestra formativa” dei docenti.

 
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Scuola

Post n°3175 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Scuola

Da "Il Sole 24ore"


Scuola, Renzi rilancia la riforma: in settimana decreto e ddl delega. Giannini: assunzioni per concorso

L’istruzione pubblica e la riforma che verrà al centro della giornata in cui il Pd festeggia un anno di governo Renzi. Nonostante qualche contestazione degli insegnanti precari il premier, ospite d’onore a Roma della manifestazione dem «La scuola che cambia cambia l'Italia», non rinuncia alle sue parole d’ordine, ottimismo, fiducia e tenacia, per rilanciare il pacchetto di riforme sulla “Buona Scuola”. «Lo so che gli addetti ai lavori non ne possono più e non si fidano della politica», ammette alla platea di insegnati e studenti, e che «la frustrazione degli annunci fatti» senza effetti concreti «porta gli insegnanti a non crederci», ma la responsabilità «è far ripartire l'Italia dalla scuola».

Riforma scuola, al prossimo Cdm varati un decreto e un ddl
«La riforma della scuola che abbiamo in mente, spiega, non è solo una riorganizzazione amministrativa, è l'idea di Italia che vogliamo fra trent'anni». Quindi il governo, che in settimana si appresta a varare un decreto legge con le misure urgenti e un ddl con le misure di più ampio respiro, chiede pazienza e fiducia per un iter che dovrebbe concludersi entro l’estate: «Spero che da qui a settembre il Parlamento sia in grado di licenziare tutti i testi», aggiunge il premier.

A regime valutazione anche per i presidi
Il premier difende poi uno degli elementi caratterizzanti della riforma, il superamento dei vecchi scatti di anzianità con un nuovo meccanismo premiale a scadenza triennale. Pur capendo le critiche che arrivano dai docenti, ma sottolinea l’importanza di adottare un sistema di valutazione trasparente che permetta verifiche anche sulla professionalità e le competenze dei presidi: «E' giusto valutare gli insegnanti e anche chi deve valutarli. Noi vogliamo un sistema trasparente». «Le critiche - aggiunge - non devono venire da slogan sindacali ma devono essere nel merito, le cose vanno affrontate e discusse. Io ho molto da imparare da insegnanti che stanno sul campo ma c'è anche qualcuno che non è all'altezza del grandissimo compito che ha». Rivolgendosi ai professori poi Renzi dice: «Voi avete il compito di educare al bello, come dice Luigi Berlinguer».

In futuro 5x1.000 anche per finanziare singole scuole
In prospettiva, riferendosi al problema delle risorse, Renzi annuncia la messa a punto di «un meccanismo serio, sul modello del 5 x mille, per cui nella dichiarazione dei redditi barro per la singola scuola. Un meccanismo che sta funzionando per il volontariato, dove le richieste son in `overbooking´, e che dovrà essere pensato per la cultura e la scuola». In futuro, aggiunge il premier, «chiederemo autonomia anche dal punto di vista economico, così che una parte della dichiarazione dei redditi possa andare a una singola scuola».

 
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Sessantamila Docenti

Post n°3174 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Repubblica”

Sessantamila docenti per le materie in più asilo unico da 0 a 6 anni al posto dei nidi

La domenica della festa di governo, con il fisiologico sovrappiù di propaganda, è servita agli orchestratori della Buona scuola

Corrado Zunino

ROMA .

La domenica della festa di governo, con il fisiologico sovrappiù di propaganda, è servita agli orchestratori della Buona scuola — il ministro Stefania Giannini, che per rompere l’accerchiamento del Partito democratico ha aderito al Pd, il sottosegretario Davide Faraone, che sta portando sul testo del decreto legge la voce di Renzi e un po’ quella degli studenti, la responsabile scuola Francesca Puglisi che coordina tutto ricordandosi che il partito trova tanti voti nel bacino degli insegnanti — per fare il punto su una bozza ancora lunga e non definita in ogni articolo. Sarà portata a misura nei cinque giorni che mancano al Consiglio dei ministri di venerdì.

LE ASSUNZIONI E L’ANNO DI PROVA

La stabilizzazione dei 148 mila precari di lunga data resta il cuore e lo snodo del decreto. Dice il premier Matteo Renzi: «Non assumiamo solo per dare serenità ai supplenti, assumiamo perché far vivere gli insegnanti tra l’incubo degli spezzoni, le chiamate ad agosto, le rinunce concordate, alla fine danneggia gli studenti». C’è una scelta di prospettiva, intende, non una stabilizzazione “a pioggia”. Ma le stratificazioni ventennali delle graduatorie (a esaurimento, d’istituto, di merito, sette fasce oggi esistenti) hanno lasciato incrostazioni difficili da sciogliere senza aprire un nuovo fronte di ricorsi ai Tar. I precari saranno presi e stabilizzati da tutte e tre le graduatorie esistenti: Gae provinciali a esaurimento (120 mila docenti, si calcola), quindi seconda e terza fascia d’istituto. Entreranno poi i 1.793 che, secondo il ministero dell’Istruzione, hanno fatto 36 mesi di supplenze annuali su un posto vacante (i sindacati sostengono che sono decine di migliaia). Poco più di diecimila docenti arriveranno dalle gra- duatorie di merito: sono i “vincitori residuali” del concorso 2012. In questa settimana si dovrà decidere come coprire, infine, i 19 mila posti — Matematica e Fisica, alle medie e alle superiori — ancora vacanti. Tre le ipotesi per quest’ultimo stock di assunzioni: criterio di anzianità di servizio, un anno ponte da convertire in assunzione a tempo indeterminato, un concorsino ad hoc.

L’AUMENTO DEL TEMPO PIENO

Il testo, in diversi punti, è già a un buon grado di raffinazione. Dei 148 mila assunti in ruolo per il prossimo settembre, 88 mila saranno ex supplenti (in graduatoria) che andranno a coprire i ruoli vacanti. I restanti 60 mila andranno a sviluppare le “nuove materie” e amplieranno il tempo pieno nel primo ciclo garantendo 2-3 ore di doppio maestro compresente. Consentiranno poi l’avvio della “flessibilità del curriculum”, ovvero la possibilità per uno studente delle superiori di costruirsi un piano di studi proprio su un ventaglio di discipline offerte dalla scuola. Per tutti i docenti sarà necessario un anno di prova, durante il quale l’insegnante sarà valutato da un tutor, dal Consiglio d’istituto preside in testa e anche dagli studenti. Dal 2016 gli aspiranti docenti delle scuole italiane prenderanno una cattedra solo per concorso.

I PROGRAMMI RAFFORZATI

Nel decreto legge ci sarà la reintroduzione di un’ora di Economia e di Diritto in terza e quarta superiore, licei e istituti tecnici. Si chiamerà “Competenze di cittadinanza”, versione ristrutturata di educazione civica. Storia dell’arte sarà estesa con un’ora aggiuntiva nei cinque anni di liceo, nei tecnici e professionali potrebbe essere inserita in modo facoltativo. È in fieri — insieme a una più ampia riforma dell’alta formazione musicale — l’introduzione di due ore a settimana di educazione alla musica nelle classi IV e V della scuola primaria. Quindi, un’ora di educazione fisica per tutti dalla seconda alla quinta elementare: in molte scuole già si fa.

Ci sarà una crescita dell’informatica e del coding, il codice informatico che crea le basi per il pensiero algoritmico: nei prossimi tre anni in ogni aula delle primarie gli alunni dovranno imparare a risolvere problemi complessi applicando paradigmi informatici. “La buona scuola” prevede già dalle primarie lo studio di una materia in inglese con il metodo Clil: si parla in lingua dall’inizio alla fine della lezione. Per integrare i figli degli immigrati si varerà “Italiano 2”, nuova classe di concorso per l’insegnamento del nostro idioma come seconda lingua (questa parte finirà nella legge delega). L’alternanza scuola-lavoro prevede che nell’ultimo triennio gli studenti degli istituti tecnici e professionali vivranno 200 ore in un’azienda. La riforma del sostegno coinvolgerà 230 mila alunni disabili e chiederà una maggiore preparazione, anche medica, ai docenti. Sarà integrata la riforma dell’infanzia: nessuna divisione tra nido e asilo, un unico percorso educativo da 0 a 6 anni sotto l’egida e la responsabilità del ministero dell’Istruzione. Il nido non sarà più un servizio a domanda individuale, ma generale. Lo Stato vuole investire soldi propri sull’apertura di nuove classi per la scuola dell’infanzia.

L’AUTONOMIA E GLI SCATTI DI MERITO

La senatrice Francesca Puglisi dice che la novità di sostanza, alla fine, sarà l’applicazione di un’autonomia scolastica varata da tempo e mai vista: consentirà «di rivoluzionare i programmi, gli orari, la didattica». L’organico funzionale porterà a ogni istituto tra i due e i cinque insegnanti in più. Sarà abolita la figura del preside vicario. Saranno inaugurati, invece, gli scatti di merito: 60 euro netti ogni tre anni, dicono le simulazioni. Sopravvivono, ridimensionati, gli scatti d’anzianità. Nessun tetto massimo di docenti da premiare, piuttosto un tetto finanziario. I professori saranno valutati ogni anno, anche dagli studenti, attraverso un questionario.

 
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Rilancio

Post n°3173 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Stampa”

Il rilancio è possibile soltanto con insegnanti di eccellenza

La scuola ha bisogno dei migliori laureati selezionandoli, formandoli e pagandoli adeguatamente




Ieri si è tenuta a Roma la  giornata sulla scuola del Pd,  con il presidente del Consiglio  e i vertici del ministero dell'Istruzione.  Le attese erano  grandi, in vista delle misure sulla  scuola che verranno discusse  presto in Consiglio dei ministri:  non sono però emerse novità,  soprattutto per quel che riguarda  le 148.000 assunzioni di  insegnanti precari e la valorizzazione  del merito dei docenti,  su cui il governo a settembre  aveva preso impegni precisi nel  documento sulla Buona Scuola  e che stanno agitando il mondo  della scuola in queste ore. Evidentemente,  alcuni aspetti, come  lo svuotamento delle graduatorie  ad esaurimento, devono  essere ancora messi a punto,  se sí vuole evitare il rischio dí  assumere persone che non soddisfino  i bisogni della scuola.  Per saperne di più e giudicare,  occorrerà aspettare ancora.  In una giornata priva di indicazioni  precise sui contenuti del  prossimo decreto, Renzi ha delineato  la visione della scuola che  ispira i provvedimenti. A differenza  dei precedenti governi, ha  ridimensionato i noti ritardi degli  apprendimenti degli studenti italiani  nei confronti internazionali;  anzi, in maniera un po' ottimistica,  ha sostenuto che la nostra  scuola funziona bene, come dimostrerebbero  i risultati eccellenti  dei giovani studiosi italiani  all'estero. Peccato che l'argomento  valga per una piccola minoranza  di giovani particolarmente dotati  e motivati, mentre compito  della scuola è garantire a tutti i  nove milioni di studenti apprendimenti  elevati, che assicurino  un lavoro gratificante e la capacità  di essere buoni cittadini: su  questo fronte il cammino è ancora  molto lungo.  Renzi si è poi soffermato e   non era scontato sul prestigio  sociale degli insegnanti, notando  come questi non godano più del  rispetto che li circondava in passato.  La questione è importante,  con implicazioni sull'organizzazione  che il governo vorrebbe dare  alla scuola. E' vero che si è infranto  il patto fra scuole e famiglie  su cui si è retto a lungo il nostro  sistema educativo. Da un lato,  le famiglie sono crescentemente  insoddisfatte di come la  scuola forma i loro figli, utilizzando  una didattica superata, non  insegnando loro materie come  inglese, matematica, scienze, essenziali  per il futuro lavorativo,  non fornendo sufficienti informazioni  per una scelta adeguata,  tollerando talvolta negligenze da  parte dei docenti; spesso, purtroppo,  i genitori tramutano questa  insoddisfazione in una difesa  «sindacale» dei ragazzi, non capendo  l'utilità della critica che  può venire da un insegnante.  D'altro lato, per molto tempo i  docenti si sono adagiati su un  tran tran, caratterizzato da una  bassa retribuzione, in cambio  della richiesta di un impegno lavorativo  modesto, da politiche  scolastiche che hanno impedito  aggiornamento e formazione, dal  rifiuto di una valutazione del loro  operato; dimenticando ed è  questo che spiega il diminuito  prestigio sociale della professione  che il livello culturale del Paese  è aumentato, gli insegnanti  non sono più gli unici depositari  del sapere, le aspettative nei loro  confronti sono cresciute.  Come riallacciare i fili di un  dialogo fra scuola e famiglia? La  strada non può che essere quella  di portare dentro la scuola i migliori  laureati, selezionandoli,  formandoli e pagandoli adeguatamente,  così da assicurare il miglior  insegnamento possibile: la  scuola e la società italiane devono  poter contare su un corpo docente  di assoluta eccellenza, per  poter risalire la china. A un presidente  del Consiglio che ha fatto  del rinnovamento, anche generazionale,  la propria bandiera, non  si può chiedere nulla di meno. 

Andrea Gavosto* Direttore Fondazione  Giovanni Agnelli

 
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Nuova scuola

Post n°3172 pubblicato il 23 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Repubblica”


Nuova scuola al via addio precari in aula e 5 per mille agli istituti Ma i prof protestano

Renzi contestato da un gruppo di insegnanti: “Fai parlare anche noi” E lui: “Vi ascoltiamo da sei mesi”


Matteo Renzi conosce davvero la scuola. Al “Nazionale spazio eventi” di Roma parla di graduatorie a esaurimento, spezzoni di supplenze, recuperi. Ha una moglie precaria da otto anni, due suoceri professori di matematica, tre figli in età scolastica, la più piccola in terza elementare, il più grande in terza media. Dice che lui, da studente, si addormentava ascoltando Mahler. Poi dice anche: «Gli scatti di merito per i docenti sono giusti, le classi-pollaio inaccettabili, alcuni insegnanti non sono degni del loro compito». Il governo, però, dovrà riconquistare la fiducia di tutti gli altri, «frustrati da una politica degli annunci a cui non sono mai corrisposti fatti concreti». Il premier, in 46 minuti di discorso per l’evento celebrativo di un anno di governo (“La scuola che cambia, cambia l’Italia”), conferma che venerdì prossimo in Consiglio dei ministri sarà presentato un doppio atto sull’istruzione: decreto legge e legge delega.

Rivela che si sta lavorando all’idea di consentire che il 5 per mille possa essere destinato alla cultura e alla scuola: «In futuro daremo autonomia agli istituti anche dal punto di vista economico, spero dal 2016.

Ogni genitore in dichiarazione dei redditi potrà indicare la singola scuola».

C’è stata contestazione, ieri mattina, al “Nazionale spazio eventi”. Un gruppo di insegnanti, diversi precari, ha accusato Renzi di demagogia: «Fai parlare anche noi, smettila di farti pubblicità». Al presidente del Consiglio, e al ministero, veniva contestato di aver realizzato una finta fase di ascolto. Renzi ha replicato: «Vi abbiamo dato voce per sei mesi, ora tocca a noi. Chi crede che la Buona scuola non sia stato un processo democratico è lontano dalla verità». Il ministro Stefania Giannini aveva detto un paio d’ore prima: «Cardine importante sarà un piano di assunzioni straordinario e la previsione di tornare ad assumere soltanto attraverso concorso pubblico. Faremo sparire le graduatorie e introdurremo una carriera per gli insegnanti».

Da oggi sul sito italiasicura.governo.it sarà attiva la sezione “un cantiere al giorno”.

«Ognuno potrà controllare lo stato degli interventi in corso sulle scuole della propria città», ha spiegato Laura Galimberti, coordinatrice della struttura di missione per l'edilizia scolastica. I lavori non viaggiano alla velocità promessa, ma per tutto il 2015 vengono annunciati oltre 3.000 nuovi interventi (finanziati da Bei, Inail, Fondo Kyoto, Ue, 8x1000).

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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Docente Bibliotecario

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Il sito di Giuseppe Nieddu

(Grafico pubblicitario, disegnatore fumetti, illustratore tradizionale e digitale etc)

Carlo Nieddu videomaker, fotografo, noto sul web come Carloportone 

 

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