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Sunny_Poems

a

 

E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 24/02/2015

 

Napoli

Post n°3184 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Napoli

Da Cobas Napoli

Convegno CESP Napoli

Comunicato stampa

Oltre 100 partecipanti al convegno organizzato dal CESP e dai COBAS Scuola di Napoli per

approfondire il confronto sugli esiti della sentenza europea del 26 novembre 2014 che ha

condannato il nostro Paese per abuso di contratto a tempo determinato e per violazione della legge 70/1999 CE.

Il magistrato dott. Paolo Coppola, estensore della questione di pregiudizialità alla Corte di

Giustizia Europea, ha ribadito con ricchezza di argomentazioni giuridiche, che ai precari che si sono visti reiterare il contratto a tempo determinato per 36 mesi spetta l’assunzione a tempo indeterminato. Il dott. Coppola ha evidenziato inoltre, con una dettagliata analisi dei costi di un’eventuale operazione di stabilizzazione dei precari, che all’Italia risulterebbe molto più conveniente assumere tutti piuttosto che sostenere i costi della soccombenza in migliaia di ricorsi.

Il dott. Luigi De Magistris ha messo in evidenza la difficile situazione in cui si è venuto a

trovare in qualità di sindaco di Napoli negli scorsi anni in cui, in tempi di “spending review”,ha dovuto assumersi la responsabilità dell’assunzione al comune di alcune centinaia di

maestre delle scuole comunali. De Magistris ha rivendicato la propria assunzione di

responsabilità in tal senso, avendo sfidato anche denunce e censure da parte della Corte dei Conti, dalle quali è stato peraltro pienamente scagionato, con riferimento alla opportunità di interpretare in modo assolutamente prioritario lo spirito e la sostanza del dettato Costituzionale.

Il dott. Giuseppe Maria Villano, giuslavorista e avvocato di riferimento dell’Ufficio Legale

dei COBAS di Napoli, ha annunciato la vittoria dei precari in sede giudiziale in alcune decine di azioni legali da lui portate avanti. Villano, riprendendo le argomentazioni tecniche del giudice Coppola, ha anche evidenziato la possibilità di graduare le rivendicazioni, a seconda della specifica “storia contrattuale” di ciascuno, a partire dalla richiesta di assunzione a tempo indeterminato fino al risarcimento per alcune decine di mensilità arretrate.

Il prof. Francesco Amodio vicepresidente del CESP, ex componente del CNPI e membro

dell’Esecutivo Nazionale dei COBAS scuola, ha messo in evidenza come sia senza dubbio

necessario attivare un gran numero di contenziosi per far sì che la potenziale enorme

esposizione economica cui l’amministrazione andrebbe incontro, induca la stessa ad

accogliere l’istanza di assunzione di tutti i precari come da anni rivendicato dai COBAS.

Amodio ha annunciato l’attivazione di uno specifico sportello di consulenza presso la sede

COBAS di Napoli per attivare i contenziosi. Tale sportello partirà dalla prossima settimana in seguito all’attesa promulgazione del decreto “buona scuola” prevista per il prossimo 27

febbraio. A questo proposito l’intervento del parlamentare Luigi Gallo della commissione

istruzione della Camera, ha confermato le “voci” già trapelate secondo cui l’annunciata

assunzione dei 150 mila precari non partirà per tutti dal settembre 2015 ma sarà graduata nei prossimi anni.

La necessità evidenziata da Amodio di sostenere le azioni giuridiche, ora più che mai, con la mobilitazione e con le lotte è stata rafforzata dalla vivacità di diversi interventi soprattutto dei precari e delle precarie ATA che si vedono particolarmente penalizzati dal progetto “Buona scuola” .

L’incontro si è concluso invitando i presenti a sostenere le prossime mobilitazioni a partire

dalla quella in corso che ha avuto inizio il 23 febbraio con il presidio permanente a

Montecitorio e culminante con iniziative previste in varie città, Napoli compresa, per il

prossimo 27 febbraio.

Per l’EP Mauro Farin

 
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Comunicato stampa

Post n°3183 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

COBAS - Comitati di base della scuola

Comunicato-stampa

23 febbraio 2015

CONTRO LA CATTIVA SCUOLA DI RENZI-GIANNINI

PER L’ASSUNZIONE DI TUTTI I PRECARI, PER LO SBLOCCO DI CONTRATTI E SCATTI, CONTRO I QUIZ INVALSi

PRESIDIO PERMANENTE A MONTECITORIO

DAL 23 AL 27 FEBBRAIO (pomeridiano)

L’evento del Pd "La scuola cambia, cambia l'Italia", organizzato per festeggiare il primo anno del governo di Matteo Renzi, non ha fornito alcun elemento preciso né sull’immissione in ruolo dei precari né sui delicati passaggi del cambiamento di status normativo dei docenti, confermando però la volontà del governo di continuare a bloccare a tempo indefinito i contratti di docenti ed Ata e di eliminare gli scatti di anzianità, introducendo un sedicente “merito” misurato mediante la centralità dei grotteschi e diseducativi quiz Invalsi, che dovrebbero testare tale presunto “merito” dei docenti e delle scuole, ed essere sostenuti da fantomatiche figure gerarchiche (mentor, innovatori naturali ecc,…) di nessuna utilità didattica. Ed inoltre questioni rilevanti come quelle che riguardano i docenti “inidonei”, i Quota 96, sequestrati dalla riforma Fornero e impossibilitati a ricevere la dovuta pensione, il personale Ata, le biblioteche scolastiche, l’insegnamento della Materia Alternativa non sono state neanche rappresentate o citate nel Piano Renzi per la scuola.

Il Consiglio dei Ministri di venerdi 27 febbraio dovrebbe definitivamente svelare le carte della “cattiva scuola” governativa, sintesi di tutta la peggiore normativa della scuola-miseria e della scuola-quiz introdotta nell’ultimo ventennio, a braccetto, da centrosinistra e centrodestra, a partire dalla distruttiva “autonomia scolastica” di Berlinguer e dalla legge di parità tra scuola pubblica e privata, imposta dal centrosinistra di Prodi e D’Alema.

Per tutte queste ragioni i COBAS sostengono la mobilitazione dei precari della scuola e la loro decisione di dare vita, a partire da oggi, ad un presidio permanente fino al 27 febbraio, quando il decreto e il disegno di legge, che sintetizzeranno la “cattiva scuola” renziana, dovrebbero essere varati dal CdM. Nella giornata di oggi, accanto ai docenti precari e ai COBAS, hanno manifestato in piazza a Montecitorio anche i docenti “inidonei”, i Quota 96, i precari Ata, i modelli viventi e gli insegnanti per la Materia Alternativa, dopo aver svolto sui loro temi di conflitto un importante Convegno nazionale CESP.

Piero Bernocchi

portavoce nazionale COBAS

 
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Convegno CESP

 

Assunzioni

Post n°3181 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "ItaliaOggi"


Assunzioni, incognita mobilità


Per le nuove immissioni, nessun vincolo geografico e trasferimenti bloccati per tre anni. Cambiare scuola sarà necessario anche per gli aumenti

Carlo Forte

Cambiare sede non più solo per avvicinarsi alla famiglia. La mobilità dell'era Renzi porrà in cima alla classifica la ricerca del posto fisso e degli aumenti di stipendio. Secondo gli annunci fatti dal governo sulle nuove immissioni in ruolo, in attesa di trovare conferma nel testo del decreto legge sulla Buona scuola al consiglio dei ministri di venerdì prossimo, non seguiranno più la logica territoriale delle graduatorie provinciali a esaurimento. Agli aspiranti docenti aventi titolo assunzione a tempo indeterminato, infatti, saranno offerte cattedre lì dove risulteranno ubicate le disponibilità. A prescindere dalle province (e dalle regioni) dove gli aspiranti abbiano presentato la domanda. E non sarà considerato un limite nemmeno la classe di concorso.

Per agevolare ulteriormente l'individuazione delle disponibilità, laddove non sarà possibile assumere i docenti nella classe di concorso per la quale hanno i titoli, sarà loro offerta l'immissione in ruolo in classi affini. Ma per ritornare a casa dovranno comunque seguire le regole previste per la mobilità a domanda. Regole che, giova ricordarlo, non sono state scritte al tavolo negoziale da amministrazione e sindacati, ma direttamente dal legislatore. Si veda a questo proposito l'articolo 15 comma 10 bis del D.L. 104/2013. Che non può essere derogato dalla contrattazione collettiva, perché nel 2009, la legge 15 ha cancellato tale facoltà. Pertanto, chi sarà immesso in ruolo fuori provincia, con effetti a far data dal 1° settembre 2015, non potrà presentare la domanda di trasferimento per ritornare nella provincia di residenza per tre anni. Sempre che, nel frattempo, la legge non subisca ulteriori modifiche (prima il limite di permanenza era di 5 anni). Fin qui la mobilità ai fini delle immissioni in ruolo e la disciplina dei trasferimenti interprovinciali di chi otterrà l'immissione in ruolo dal prossimo 1° settembre.

E poi c'è la mobilità dei docenti di ruolo in generale. Che almeno per quest'anno non dovrebbe subire modifiche. Non fosse altro per il fatto che il ministero dell'istruzione sta già lavorando alle funzioni per consentire agli interessati di presentare le domande. E la relativa ipotesi di contratto è stata sottoscritta il 26 novembre scorso.

Ma dal prossimo anno dovrebbe essere prevista un'ulteriore opzione: il passaggio dall'insegnamento su cattedra all'organico funzionale. Secondo gli annunci del governo, tale passaggio dovrebbe consentire al docente interessato di essere svincolato dall'insegnamento curriculare. La sua funzione, infatti, dovrebbe essere quella di sostituire i colleghi assenti e di svolgere il lavoro al quale si dedicano attualmente i collaboratori del dirigente. A ciò va aggiunta un'ulteriore opzione: il trasferimento finalizzato alla maturazione degli scatti di carriera. Il governo, infatti, ha intenzione di abbassare l'importo dello stipendio dei docenti, cancellando gli adeguamenti retribuitivi legati al crescere dell'anzianità di servizio. Stando a quanto si è saputo, nella nuova progressione di carriera, l'anzianità di servizio dovrebbe assumere un ruolo marginale. Mentre a farla da padrone dovrebbe essere il cosiddetto merito. Ciò determinerà l'attribuzione degli aumenti solo ad alcuni. E quindi chi resterà fuori dovrà necessariamente ritentare cambiando scuola, sperando di essere più fortunato.

Fino ad oggi, non sono stati ancora resi noti i provvedimenti che dovrebbero fissare la nuova disciplina retribuiva dei docenti. Secondo quanto risulta a Italia Oggi, però, le nuove regole non saranno scritte al tavolo negoziale, ma direttamente dal governo.

E dunque, l'esecutivo starebbe sul punto di dare il colpo di grazia al contratto collettivo di lavoro dei docenti. Dopo i colpi micidiali inferti dalla legge 15/2009 e dal decreto Brunetta, infatti, l'unica materia che era rimasta saldamente ancorata al tavolo negoziale era la disciplina delle retribuzioni.

E dunque, se il governo interverrà per legge anche su questo, la contrattazione collettiva andrà in pensione definitivamente

 
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Merito

Post n°3180 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: MERITO

Da “Il Manifesto”


I vicoli ciechi del merito


Molte voci sul Cdm di venerdì che approverà un Ddl e una legge delega sulla scuola. I docenti neoassunti potrebbero non essere 148 mila

ROMA. Alla kermesse Pd sulla scuola organizzata domenica scorsa nell'auditorium di via Palermo a Roma Renzi ha ribadito che «gli scatti di merito per gli insegnanti sono giusti». Proprio quelli che la consultazione online sulla «Buona Scuola», che ha impegnato per mesi il governo, ha bocciato. I160% dei partecipanti a quella che è stata definita, con un filo d'enfasi, «una grande consultazione», ha bocciato il piano di Renzi sugli scatti stipendiali maturati in base al «merito» individuale e norì sull'anzianità dei servizio. Il 46% è per un sistema misto su stipendio e merito, il 14% per l'anzianità. L'opposizione della «base» telematica auscultata dal governo è comprensibile. Secondo le intenzioni dei meritocrati al governo, la riforma prevederebbe aumenti stipendiali fino a 60 euro ogni tre anni, ma solo per i 2/3 degli insegnanti (il 66%). E non è detto che gli aumenti agli stipendi tra i più bassi dei paesi Ocse arriverebbero sempre alle stesse persone ogni triennio. Stando al progetto iniziale della riforma, la valutazione del «portfolio di crediti e titoli» dei docenti dovrebbe essere effettuata all'interno degli istituti da un nucleo specializzato. Al termine di questo esame, l'interessato potrebbe trovare una brutta sorpresa. Secondo una serie di proiezioni, pubblicate da tempo su riviste specializzate come «Orizzonte Scuola», al nono anno il docente pur meritevolissimo potrebbe essere scavalcato in classifica da un collega valutato diversamente. Sempre che questo non accada già al terzo o al sesto anno. Nel sistema competitivo concepito sotto il governo Renzi, lo stipendio sarà una questione di probabilità. Entrare nel 66% dei docenti premiati non è da tutti. E non può essere per sempre. Poi c'è l'aspetto oscuro della riforma, di cui pochi ancora parlano. In questo sistema saranno tutti a perdere a turno. Secondo le proiezioni, infatti, un docente con 42 anni di servizio potrebbe arrivare a perdere fino a 26 euro mensili, 312 all'anno. E lo Stato potrebbe risparmiare 200 milioni annui per 650 mila docenti. Queste sono le ragione della bocciatura alla quale il Partito Democratico, pur abbozzando, aveva promesso di rimediare all'indomani della sonora sconfitta. L'ipotesi sarebbe quello di adottare un sistema misto (merito+anzianità) di cui, ad oggi, non si conosce ancora il contenuto. L'uscita di Renzi di domenica, scorsa sembra avere cancellato questo difficile passaggio per la sua riforma, ma il problema resta. In attesa del consiglio dei ministri di venerdì 27 che approverà un decreto legge e disegno di legge delega, non hanno risolto uno dei nodi principali della «riforma», l'aritmetica politica che governerà la «meritocrazia» nella scuola «per i prossimi trent'anni». Questo è il respiro che Renzi intende dare al suo operato. Per ragioni comprensibili alla propaganda i chiaroscuri sono stati messi in secondo piano e ci si è soffermati più volentieri sulle cifre dei docenti neo-assunti dal 1 settembre. Per loro è stato stanziato circa 1 miliardo dí euro nel 2015, altri 3,7 quelli ancora attesi. Una° stabilizzazione mai vista in Italia, sulle cui cifre oggi non c'è certezza. Per mesi si è parlato di poco più di 148 mila assunzioni dalle graduatone in esaurimento (GaE). Oggi si oscilla tra le 120 mila e le 134 mila, comprensive dei vincitori del «concorsone» del 2012 e degli idonei. Di questi, tra i 100 e i 110 mila arriverebbero dalle GaE che però nón saranno svuotate del tutto, a differenza di quanto promesso. Lo saranno secondo necessità: il numero delle cattedre (tagliate dalla riforma Gelmini) e dall'effettiva disponibilità dei fondi stanziati. Se così fosse, questo significa che, al momento, il governo non ha i soldi per fare le assunzioni annunciate. La riduzione del numero dei neo-assunti dalle GaE è avvenuto in ragione della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre scorso che ha impo' sto all'Italia di assumere i circa 90 mila docenti precari che hanno maturato 36 mesi di servizio negli ultimi cinque anni nel rispetto della direttiva europea 70 del 1999 contro la reiterazione dei contratti a termine. Il governo sembra essere intenzionato ad assumeme dai 14 ai 28 mila. E solo una minima parte lo sarà dal primo settembre. Questo significa che è possibile un piano pluriennale di assunzioni e che le supplenze non spariranno. A tutto questo bisogna aggiungere gli altri precari, che pur avendo i titoli e le abilitazioni, non sono rientrati nelle GaE e restano nella seconda fascia. Su questa categoria ci sono altre voci. Il listino delle quotazioni parla di 2 mila supplenti su posto vacante nell'organico di diritto: 755 dalla seconda fascia, 163 dalla terza. Dalle GaE sarebbero 873 in possesso del requisito (avere lavorato più di 36 mesi). Cifre irrisorie ri.  spetto ai 90 mila esclusi. Dal Cdm dovrebbe arrivare anche un nuovo regolamento sulle classi di concorso, oltre alla conferma di un nuovo concorso nel 2016 per assumere altri 40 mila insegnanti. In attesa di venerdì, mentre al Miur si macinano bozze su bozze, restano alcune, forti, certezze. Per i docenti resta il `bloCco del contratto, fermo al 2009, gli stipendi più bassi d'Europa. Da questo tourbillon di anticipazioni, resta escluso il personale Ata. ro. ci.ROMA Alla kermesse Pd sulla scuola organizzata domenica scorsa nell'auditorium di via Palermo a Roma Renzi ha ribadito che «gli scatti di merito per gli insegnanti sono giusti». Proprio quelli che la consultazione online sulla «Buona Scuola», che ha impegnato per mesi il governo, ha bocciato. I160% dei partecipanti a quella che è stata definita, con un filo d'enfasi, «una grande consultazione», ha bocciato il piano di Renzi sugli scatti stipendiali maturati in base al «merito» individuale e norì sull'anzianità dei servizio. Il 46% è per un sistema misto su stipendio e merito, il 14% per l'anzianità. L'opposizione della «base» telematica auscultata dal governo è comprensibile. Secondo le intenzioni dei meritocrati al governo, la riforma prevederebbe aumenti stipendiali fino a 60 euro ogni tre anni, ma solo per i 2/3 degli insegnanti (il 66%). E non è detto che gli aumenti agli stipendi tra i più bassi dei paesi Ocse arriverebbero sempre alle stesse persone ogni triennio. Stando al progetto iniziale della riforma, la valutazione del «portfolio di crediti e titoli» dei docenti dovrebbe essere effettuata all'interno degli istituti da un nucleo specializzato. Al termine di questo esame, l'interessato potrebbe trovare una brutta sorpresa. Secondo una serie di proiezioni, pubblicate da tempo su riviste specializzate come «Orizzonte Scuola», al nono anno il docente pur meritevolissimo potrebbe essere scavalcato in classifica da un collega valutato diversamente. Sempre che questo non accada già al terzo o al sesto anno. Nel sistema competitivo concepito sotto il governo Renzi, lo stipendio sarà una questione di probabilità. Entrare nel 66% dei docenti premiati non è da tutti. E non può essere per sempre. Poi c'è l'aspetto oscuro della riforma, di cui pochi ancora parlano. In questo sistema saranno tutti a perdere a turno. Secondo le proiezioni, infatti, un docente con 42 anni di servizio potrebbe arrivare a perdere fino a 26 euro mensili, 312 all'anno. E lo Stato potrebbe risparmiare 200 milioni annui per 650 mila docenti. Queste sono le ragione della bocciatura alla quale il Partito Democratico, pur abbozzando, aveva promesso di rimediare all'indomani della sonora sconfitta. L'ipotesi sarebbe quello di adottare un sistema misto (merito+anzianità) di cui, ad oggi, non si conosce ancora il contenuto. L'uscita di Renzi di domenica, scorsa sembra avere cancellato questo difficile passaggio per la sua riforma, ma il problema resta. In attesa del consiglio dei ministri di venerdì 27 che approverà un decreto legge e disegno di legge delega, non hanno risolto uno dei nodi principali della «riforma», l'aritmetica politica che governerà la «meritocrazia» nella scuola «per i prossimi trent'anni». Questo è il respiro che Renzi intende dare al suo operato. Per ragioni comprensibili alla propaganda i chiaroscuri sono stati messi in secondo piano e ci si è soffermati più volentieri sulle cifre dei docenti neo-assunti dal 1 settembre. Per loro è stato stanziato circa 1 miliardo dí euro nel 2015, altri 3,7 quelli ancora attesi. Una° stabilizzazione mai vista in Italia, sulle cui cifre oggi non c'è certezza. Per mesi si è parlato di poco più di 148 mila assunzioni dalle graduatone in esaurimento (GaE). Oggi si oscilla tra le 120 mila e le 134 mila, comprensive dei vincitori del «concorsone» del 2012 e degli idonei. Di questi, tra i 100 e i 110 mila arriverebbero dalle GaE che però nón saranno svuotate del tutto, a differenza di quanto promesso. Lo saranno secondo necessità: il numero delle cattedre (tagliate dalla riforma Gelmini) e dall'effettiva disponibilità dei fondi stanziati. Se così fosse, questo significa che, al momento, il governo non ha i soldi per fare le assunzioni annunciate. La riduzione del numero dei neo-assunti dalle GaE è avvenuto in ragione della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre scorso che ha impo' sto all'Italia di assumere i circa 90 mila docenti precari che hanno maturato 36 mesi di servizio negli ultimi cinque anni nel rispetto della direttiva europea 70 del 1999 contro la reiterazione dei contratti a termine. Il governo sembra essere intenzionato ad assumeme dai 14 ai 28 mila. E solo una minima parte lo sarà dal primo settembre. Questo significa che è possibile un piano pluriennale di assunzioni e che le supplenze non spariranno. A tutto questo bisogna aggiungere gli altri precari, che pur avendo i titoli e le abilitazioni, non sono rientrati nelle GaE e restano nella seconda fascia. Su questa categoria ci sono altre voci. Il listino delle quotazioni parla di 2 mila supplenti su posto vacante nell'organico di diritto: 755 dalla seconda fascia, 163 dalla terza. Dalle GaE sarebbero 873 in possesso del requisito (avere lavorato più di 36 mesi). Cifre irrisorie ri.  spetto ai 90 mila esclusi. Dal Cdm dovrebbe arrivare anche un nuovo regolamento sulle classi di concorso, oltre alla conferma di un nuovo concorso nel 2016 per assumere altri 40 mila insegnanti. In attesa di venerdì, mentre al Miur si macinano bozze su bozze, restano alcune, forti, certezze. Per i docenti resta il `bloCco del contratto, fermo al 2009, gli stipendi più bassi d'Europa. Da questo tourbillon di anticipazioni, resta escluso il personale Ata.

 
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Autonomia economica

Post n°3179 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “ItaliaOggi”


Autonomia economica modello 5x1000


Renzi: servono bilanci trasparenti

Emanuela Micucci

Dal 2016 autonomia economica alle scuole. Ma i bilanci devono essere trasparenti. L'annuncio arriva direttamente dal premier Matteo Renzi, domenica, al convegno sulla Buona Scuola organizzato dal Pd a Roma per un anno del suo governo. «Daremo autonomia alle scuole in futuro, spero dal 2016, anche dal punto di vista economico», spiega Renzi, «stiamo mettendo appunto un meccanismo serio, sul modello del 5x1000, nel quale ciascun genitore e cittadino nella dichiarazione dei redditi indica la singola scuola. A condizione», aggiunge, «che la scuola abbia un bilancio trasparente». «Un meccanismo che – sottolinea - sta funzionando per il volontariato, dove le richieste sono in overbooking, e che dovrà essere pensato per la cultura e la scuola». Un meccanismo che si andrebbe ad affiancare al contributo volontario che i genitori già danno alla scuola del figlio al momento dell'iscrizione e che non verrebbe eliminato. Un meccanismo che, inoltre, guardando all'esperienza del 5x1000, pone una serie di interrogativi.

Le scuole, con il contributo volontario, possono contare su soldi immediatamente disponibili e facilmente stimabili. Cittadianzattiva nel 2013 ha quantificato, per la prima volta, in circa 390 milioni di euro i finanziamenti che gli istituti ricevono annualmente dalle famiglie sotto forma di contributo volontario o donazioni di materiali e beni da parte delle famiglie, senza i quali non potrebbero tirare avanti. Quasi la stessa cifra, 391milioni, che nel 2012 le circa 33mila realtà del non profit si sono spartite dal meccanismo del 5x1000, con cui ciascun contribuente decide di donare i propri soldi in proporzione al suo reddito al volontariato o agli enti ricerca scientifica o alle attività sociali dei comuni o alle società sportive dilettantistiche. Nel meccanismo ora dovrebbero entrare anche le scuole. Con il rischio di una guerra tra poveri per accaparrarsi i fondi. Ma anche con le scuole che, ultime arrivate, partono in forte svantaggio. Infatti, gli italiani finora hanno preferito il terzo settore, a cui destinano i 2/3 dell'interno 5x1000, seguito dagli enti di ricerca. Molto dopo si trovano i comuni, che raccolgono 10 volte in meno rispetto alla ricerca. La maggior parte dei soldi finisce sempre nelle casse dei gruppi più grandi e meglio organizzati. Chi guadagna di più è chi ha i donatori più ricchi. Altro problema, i tempi lunghi prima di vedere i denari: «Passano anche 2 o 3 anni», sottolinea Pietro Barbieri, portavoce del Forum del Terzo Settore

 
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Riforma

Post n°3178 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Riforma

Da “La Tecnica della Scuola”

Riformabuonascuola, tanto tuonò che non piovve: tutto rimandato al CdM di venerdì 27

Alessandro Giuliani

Terminata la presentazione PD "La scuola che cambia: cambia l`Italia" c’erano diversi partecipanti, in testa i rappresentanti sindacali, che hanno lasciato la sala masticando amaro. Abbiamo allora provato a saperne di più avvicinando i relatori del PD, protagonisti della giornata. Ma non c’è stato verso: per il momento rimaniamo fermi ai titoli…

Tanto tuonò che non piovve. Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Tutto quel rumore per nulla… Non occorre abusare delle metafore, ma in certe occasioni valgono più di lunghi commenti. E terminata la presentazione "La scuola che cambia: cambia l`Italia", organizzata dal PD, c’erano diversi partecipanti, in testa i rappresentanti sindacali,  che lasciavano la sala masticando amaro: l’annunciata presentazione dei contenuti più vicini al personale della scuola (assunzioni, carriera, merito, scatti di anzianità, tanto per ricordarne alcuni) è stata infatti rimandata a venerdì 27 febbraio, quando verrà approvato in Consiglio dei ministri il doppio decreto di riforma: un decreto legge e un disegno di legge delega, con quest’ultimo che necessita di tempi decisamente più lunghi (stiamo parlando di anni), poiché si tratta comunque di “una legge ordinaria”, da approvare quindi in “Parlamento attraverso il normale iter procedurale”.

Abbiamo allora provato a saperne di più, dopo gli interventi, avvicinando i relatori del PD, protagonisti della giornata. Nella ressa di presenti – giornalisti, operatori televisivi, personale, curiosi e addetti alla sicurezza – non siamo stati però fortunati. Ma non poteva andare diversamente, considerando anche la limitatezza degli spazi scelti per la presentazione dell’evento (sarebbe anche da capire perché si è optato per una sala con appena 200 posti a sedere, dopo aver annunciato per settimane l’importanza dell’evento)

Matteo Renzi, il premier, era irraggiungibile, con una miriade di giornalisti e telecamere che lo attorniavano. Davide Faraone, il sottosegretario, non siamo riusciti nemmeno a vederlo. Abbiamo invece incrociato il ministro Stefania Giannini mentre lasciava la Sala Convegni: ci siamo presentati e le abbiamo chiesto chiarimenti, ma senza esito.

A quel punto abbiamo provato a girare il quesito a Francesca Puglisi, responsabile nazionale Scuola del PD e organizzatrice della giornata, che ai piedi del palco rilasciava interviste e faceva foto con diversi presenti. Puglisi ci ha spiegato che “si tratta di argomenti di carattere contrattuale, che verranno presentati la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Oggi abbiamo dato spazio alle tante esperienze che stanno arricchendo la Buona Scuola” e che porteranno finalmente “all’autonomia scolastica di ogni istituto”. Tutto chiaro, no? Solo per chi si accontenta dei titoli. Gli altri dovranno aspettare ancora cinque giorni.

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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Docente Bibliotecario

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Preghiera della sera 

O Maria dacci la tua forza

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Il sito di Giuseppe Nieddu

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Carlo Nieddu videomaker, fotografo, noto sul web come Carloportone 

 

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