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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 16/02/2015

 

ATA

Post n°3150 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: ATA


Da ”La Tecnica della Scuola”


Il grido di dolore degli Ata


Silvana La Porta

Ormai è chiaro: il Governo Renzi sembra non avere molto in simpatia i precari Ata. Gli intenti, infatti, sono ben chiari: esternalizzare i servizi di segreteria, far transitare presumibilmente il personale soprannumerario delle Province nelle segreterie scolastiche, ridurre gli organici di ulteriori 2020 unità e risparmiare sulle supplenze temporanee del personale. 

Insomma, in barba al luogo comune che vede da sempre i docenti come anello debole della scuola italiana, adesso è la volta del personale di segreteria.

Eppure a questo governo si chiedeva di cancellare le ingiustizie sociali della riforma Gelmini che ha tagliato circa 50.000 posti Ata e circa 150.000 posti di docenti e la riforma Fornero del governo Monti che ha avuto effetti devastanti sul trattamento di quiescenza del personale pubblico.

L’assistente amministrativo Mario Di Nuzzo, da tempo in prima linea nella lotta per le assunzioni Ata, anche alla luce della sentenza della Corte europea, così commenta: “Una vera e propria odissea quella dei precari della scuola e in particolare dei precari Ata, dei Quota 96 e non dimentichiamoci dei docenti inidonei, umiliati per giorni nei sit-in sotto il Miur. E invece solo docenti, sempre e solo docenti nelle grazie del Governo Renzi, dalla Buona Scuola agli ultimi provvedimenti nella legge di stabilità, una corporazione a cui non si può dire certo no, pena perdita di consensi elettorali, d'altra parte numericamente sono molti di più. La speranza era dunque lasciarsi alle spalle le brutte pagine dei governi di centro destra e invece neanche Renzi è riuscito a farci sorridere. Sempre peggio, con politiche inflessibili basate sul risparmio, sul merito, dimenticando l'anzianità di migliaia di precari e, lasciatemelo dire, sull'arroganza di un uomo che dice di ascoltare, ma che di fatto è concentrato su se stesso, negando a noi precari Ata e a chi ci rappresenta un confronto fattivo e costruttivo, che rischia di soffocare la già malata scuola pubblica che non trova pace sul versante dei servizi ausiliari tecnici ed amministrativi. Un disastro annunciato, a cui si sommeranno gli effetti dell'ingresso dei privati nella P.A., e quel che è peggio nella scuola pubblica, pilastro costituzionale su cui si fonda la formazione della futura classe dirigente italiana, i saperi e l'identità di una Nazione che rischiano di sprofondare, ridimensionata da privati senza scrupoli e da una politica che tutto si può dire tranne che sia di centro-sinistra. La nostra identità e la nostra dignità sono in pericolo e lo sono soprattutto i nostri sogni, che tanto ci appartengono, nonostante la non più tenera età”.

La richiesta precipua degli Ata è chiara: “Chiedo a voi tutti di riflettere sulle future iniziative da intraprendere senza perdere di vista un aspetto importante, la dignità, l'equilibrio e la raffinatezza che ci hanno contraddistinto in questi anni devono prevalere sempre su ogni forma di frustrazione, rabbia o abbandono, perchè sarebbe come ridimensionare le dure lotte per il lavoro, la libertà e la democrazia che in questo Paese (tra le quinte) ci hanno visto protagonisti, un esempio su tutti, la sentenza della Corte di Lussemburgo che ha sancito la violazione della normativa europea in materia di contratti a termine stipulati col datore di lavoro pubblico per più di 36 mesi su posto vacante e disponibile riguardanti migliaia di precari Ata”.

Il grido di dolore si leva: ma chi risponderà?

 
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La scuola inascoltata

Post n°3149 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Repubblica”


La scuola inascoltata e l'illusionista di Palazzo Chigi


Di Marina Boscaino

Vorrei riservare un pensiero imbarazzato e contrito alla disarmante ed ignorante impudenza di Simona Malpezzi, parlamentare PD. Dopo la trasmissione Presa Diretta di Riccardo Iacona, che domenica ha fatto conoscere a centinaia di migliaia di spettatori  qualche voce dissonante rispetto alla propaganda di regime, rivelando che il governo in sedicente "ascolto" continua ad ignorare un disegno di legge che ripropone la Legge di iniziativa popolare (Lipscuola) "Per la buona scuola della Repubblica", scritta da docenti, genitori e studenti, che raccolse nel 2006 ben 100mila firme certificate, l'onorevole Malpezzi - una delle più ostinate e indignate accusatrici di Iacona e della sua redazione - al penultimo capoverso della lettera aperta scrive: "Ma che la puntata stava prendendo una brutta piega mi è parso chiaro quando è stata presentata una degnissima proposta di legge, alternativa a La buona scuola, che purtuttavia ne recava il nome. La ricordo bene perché era stata depositata con il nome di Per una scuola della repubblica. Il nome è cambiato in corsa lasciando, però, intendere che avremmo anche copiato il nome. Ecco, a quel punto mi è sembrato molto chiaro il tentativo di far passare un messaggio a senso unico molto distante dalla realtà, non della scuola ma dalle intenzioni e dai propositi del governo". Un fiume di smentite, link e tirate d'orecchie hanno sommerso l’incauta Malpezzi, protagonista inadeguata e ignorante di un episodio che la dice lunga sulla statura e sulla preparazione dei rampanti rottamatori.

A ciascuno la propria strategia, secondo le proprie vocazioni. Dalle imbarazzanti cadute di Malpezzi, al modernismo di quarta mano di Puglisi, alla rimozione di Faraone: Davide ci scrive ancora.

Il sottosegretario all’Istruzione continua ad intasarci le caselle di posta con il suo ottimismo in chiave siciliana (non manca l'orgoglio per l'elezione del conterraneo Mattarella). Vuole provare a far finta che Presa Diretta non ci sia stata e che tutto continui come quando tutti i mezzi di comunicazione erano asserviti alle parole del “nuovo che avanza”: ascolto, cambiamento, modernità.

#2, Il nuovo corso sta iniziando, annuncia uno dei più entusiasti cantori della sgangherata perestrojka nostrana: "incontri, conquiste, stravolgimenti". Tutto epico e teatrale, naturalmente. Sommamente eroico, nei toni e nei contenuti.

La missiva reca alcuni punti in cui si sostanzierebbe il "nuovo corso": trasparenza (dove Davide - come si firma il giovane scanzonato - le dà e le promette ai docenti italiani, famosi fannulloni e profittatori assenteisti, in perfetta continuità con la linea Ichino-Brunetta, che ha contribuito responsabilmente ad infangare la percezione che la società ha da una quindicina di anni a questa parte degli insegnanti); protagonismo (per studenti e docenti una serie di promesse: la valutazione e la scelta di un percorso attitudinale alle superiori per i primi; carriera e conseguente riconoscimento economico per gli altri); investimento (con una serie di cifre che non trovano alcun riscontro concreto, dalla legge di stabilità in poi); ribaltamento (con un elogio all'"alterità"  dei ragazzi migranti, da parte di un esponente di quel partito che non ha saputo dire una parola significativa sugli insulti rivolti al ministro Kyenge); direzione (ovviamente la loro, quella indiscutibilmente giusta: e giù un profluvio di “Scuole belle”, “Scuole sicure”, “Scuole nuove”, progetti ed interventi del Governo su cui la trasmissione di Iacona ha fatto abbondantemente luce e chiarezza.

Davide nel capitolo Investimenti sostiene: "La buona scuola è diventata un brand in grado di attrarre su di sé l’attenzione dei privati. Sono state tantissime le imprese – da Samsung a Microsoft – che spontaneamente hanno contattato il Miur per 'sponsorizzare' la scuola e le sue buone pratiche. E di questo sono molto contento: vuol dire che è chiaro a tutti che è sul futuro del nostro Paese che dobbiamo investire e che siamo chiamati tutti quanti a farlo perché la scuola è società e ne siamo tutti responsabili"'. Requiem per scuola statale, laicità, libertà di insegnamento, cultura emancipante, sapere disinteressato, cittadinanza. In un colpo solo questo oscuro personaggio a cui qualcuno, per misteriosi motivi, ha deciso di attribuire un ruolo di responsabilità distrugge il senso di ciò che ha indirizzato il lavoro dei costituenti per individuare la scuola della Repubblica.

Non siete stanchi di farvi gabbare da fiumi di parole,  mentre qualcuno sta decidendo per voi, sulla e della nostra scuola? Non avreste gradito, dopo la pentola scoperchiata dalla trasmissione di Iacona, una presa d'atto, uno scarto di coscienza, uno almeno che dicesse: effettivamente ci sono dei problemi; fermiamoci e - noi che abbiamo propagandato  di averlo fatto, ma che si siamo accorti che siamo stati distratti, perché non  abbiamo avvertito o abbiamo finto di non avvertire queste critiche - proviamo ad ascoltare davvero. Perché questa gente si da tanto da fare? Perché si ostinano a confermare le proprie convinzioni? Eppure non ci dicono solo no: hanno un disegno di legge depositato alla Camera e al Senato; proviamo a leggerlo.

Invece no, al contrario. Ascoltano tutti, ma decidono loro, come ha ribadito Davide nella trasmissione radiofonica Fahreneit venerdì pomeriggio. E decidono sotto le sollecitazioni del neoliberismo, della Troika e di una velocità demagogica che ci sta precipitando in una deriva antidemocratica di cui pagheremo le conseguenze per moltissimo tempo. Ai prossimi giorni l’annunciato decreto – che, ricordo, vigendo ancora la Costituzione repubblicana, dovrebbe avere i requisiti di necessità e urgenza – onnicomprensivo, secondo le indiscrezioni. Quale coniglio – oltre precariato ed organici, unica materia realmente urgente, considerata la sentenza della Corte Europea di Giustizia – troveremo nel cilindro dell’illusionista di Palazzo Chigi e dei suoi replicanti?

 
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Fondazione Agnelli

Post n°3148 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

...Ancora una volta la "Fondazione agnelli "sputa sentenze" in merito alla scuola pubblica...

Da”OrizzonteScuola”

150 mila assunzioni. Fondazione Agnelli: da GaE solo chi ha 36 mesi di servizio e sottoposti a verifica, gli altri da seconda fascia d'istituto


di Anselmo Penna


 

Questa la proposta alternativa per le 150mila assunzioni previste dalla riforma della scuola avanzata dallaFondazione Agnelli con un dossier che analizza la situazione delle GaE.

Secondo la Fondazione, infatti, saranno assunti più insegnanti rispetto al necessario soprattutto in alcune classi diconcorso, come la Musica o le Materie giuridiche, mentre altre classi di concorso come la Matematica resteranno con cattedre vacanti.

Inoltre, nelle GaE ci sono iscritti che  non hanno mai insegnato, che hanno abilitazioni che non garantiscono la qualità della formazione dei docenti (da questo gruppo la Fondazione esclude sia gli abilitati SSIS che Scienze formazione primaria) e che, di conseguenza non forniscono garanzie di qualità.

Cosa fare, allora?

Oggi, ricorda lo studio della Fondazione Agnelli, circa la metà dei contratti annuali (negli ultimi anni fra110-140mila), che includono quelli su “posti disponibili e vacanti” in organico di diritto (10-12mila l’anno), sono coperti da docenti precari che non appartengono alle GAE: in maggioranza, si tratta di iscritti alla II fascia delle graduatorie d’istituto, in possesso di abilitazione e spesso con almeno 36 mesi di servizio. Questi docenti coprono regolarmente effettivi bisogni, perché il loroprofilo disciplinare e la loro residenza territoriale sono adeguati alla domanda delle scuole: si tratta di figure mediamente piùgiovani, con una preparazione non inferiore a quella di chi è inserito nelle GAE e di cui la scuola ha manifestamente bisogno,"eppure al momento destinate a non essere assunte", scrivono.

Inoltre, ricordano che pare che il MIUR preveda che, nonostante l’assunzione di tutti gli iscritti alle GAE, almeno10mila degli iscritti alle graduatorie di istituto continueranno nell’a.s. 2015-16 a ricevere un contratto annuale. Il rischio,nonostante le intenzioni del governo,è di creare un nuovo copioso precariato a lungo termine di abilitati (TFA, PAS, laureati in SFPdopo 2010-11 ecc.), per la Fondazione Agnelli, è incomprensibile "perché questi docenti fuori dalle GAE, in particolare, quelliabilitati e che insegnano con una certa regolarità, debbano essere penalizzati rispetto a quei docenti GAE che da tempo non insegnano oinsegnano poco."

L'alternativa al piano di assunzioni così com'è strutturato dalla riforma, secondo la FondazioneAgnelli, è "assumere quelli che davvero servono alla scuola (oggi e nei prossimi anni) e dei quali sia possibile accertare inmodo più accurato la qualità del profilo professionale".

Di conseguenza,"o non bisogna assumere tutti gli iscritti alle GAE,- scrivono nel documento - ma effettuarne una selezione, per fare entrare in ruolo soltanto chi ha realizzato almeno 36 mesi diservizio negli ultimi anni e supera una prova di verifica delle competenze didattiche."

Verifica che, secondo la Fondazione, "si rende necessaria perché molti iscritti nelle GAE non insegnano regolarmente da anni e potrebbero non avere (o avere perso)alcune competenze indispensabili a lavorare nella scuola.In questo modo, è prevedibile l’ingresso di circa 70mila iscritti alle GAE, che in questi anni hanno insegnato regolarmente o poichéle risorse (3 miliardi) per le assunzioni ci sono, indire un concorso ordinario per altri 70mila posti per dare la possibilità diassunzione ai precari abilitati fuori dalle GAE, che già regolarmente coprono quelle supplenze annuali che le GAE non riesconoa coprire, soddisfacendo i bisogni reali della scuola italiana." 


 
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Il docente dimezzato

Post n°3147 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

 

Carissime/i colleghi Vi invito a leggere questa interessante lettera scritta da un collega Docente sconcertato, come noi , dalle eventuali conseguenze derivanti dall'applicazione della"presunta" buona scuola renziana. Tempo fa Calvino scriveva Il Visconte dimezzato, noi, oggi, rischiamo davvero di diventare "Docenti dimezzati" !!!
Da “Internazionale.it”

Il docente dimezzato


Enrico Rebuffat (Insegnante)


In un ospedale, un giorno futuro, di fronte alle sale operatorie:

Avvisiamo la gentile clientela che i medici in servizio in questo reparto hanno tutti conseguito la Nlm-Bs, Nuova laurea in medicina di Buona sanità. Rispetto al vecchio ordinamento, la Nlm-Bs ha comportato una riduzione del 40 per cento dei corsi disciplinari di medicina del corpo umano, sostituiti da materie gestionali e relazionali indispensabili nella formazione del Bravo Dottore. La Direzione augura a pazienti e familiari una Buona Operazione e una Felice Degenza nel nostro ospedale.

Su un volo di linea, un giorno futuro, a diecimila metri di altitudine sull’oceano:

Gentili passeggeri, siamo lieti di informarVi che, in ottemperanza al Pnba, Piano nazionale di buona aviazione, nella formazione di tutti i nostri piloti le ore di volo sono state ridotte del 40 per cento rispetto al vecchio ordinamento, sostituite da materie gestionali e relazionali indispensabili nella formazione del Bravo pilota. Le nostre linee aeree Vi augurano un Viaggio sereno auspicando di riaverVi presto a bordo dei nostri aviogetti.

Uno scherzo, si capisce. Chi sa come lo prenderebbero i pazienti che stessero per entrare in quelle sale operatorie, o i passeggeri di quell’aereo! E chissà con quale serenità i genitori metterebbero la salute dei loro figli nelle mani di quei mezzi dottori, e la loro incolumità in quelle di quei mezzi piloti. Ma a nessuno verrà mai in mente di proporre, per la laurea in medicina o per i corsi di volo, una simile riforma, che in sostanza dimezzi di colpo lo spazio dedicato alle discipline fino a un attimo prima unanimemente considerate indispensabili nella formazione di medici e piloti, con la bizzarra motivazione che, oggigiorno, ce ne sono altre ugualmente importanti. E se mai ciò accadesse, certo non ci sarebbe nessuno disposto a prendere sul serio una sciocchezza del genere; figuriamoci, poi, farne oggetto di un pubblico dibattito.

E invece è precisamente questo ciò che il ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e il governo hanno annunciato - e non per celia, ma con le fanfare della Buona scuola - di voler mettere in atto per la scuola pubblica italiana: ridurre del 40 per cento la formazione universitaria disciplinare di tutti i futuri docenti, sostituendo l’attuale biennio specialistico con un biennio di formazione pedagogica e didattica trasversale, comune cioè a un intero arco di discipline:

Un biennio specialistico improntato alla didattica, a numero chiuso… Nel corso del biennio di specializzazione, seguirà corsi di didattica e pedagogia, e in generale materie mirate sul lavoro di formazione e crescita dei ragazzi. Chiaramente specifici bienni specialistici potranno funzionare anche per materie affini, evitando di doverne istituire uno diverso corrispondente con rapporto 1:1 a ogni diverso tipo di laurea oggi esistente (La Buona scuola. Facciamo crescere il paese, pagina 41).

In altre parole: finora i docenti di matematica hanno seguito un corso di laurea in matematica di cinque anni (laurea triennale+laurea biennale) – da domani seguiranno un corso di laurea in matematica di tre anni, seguito da due anni di pedagogia e didattica delle discipline scientifiche; finora i docenti di latino hanno seguito un corso di laurea in latino di cinque anni – da domani seguiranno un corso di laurea in latino di tre anni, seguito da due anni di pedagogia e didattica delle lingue… e continuate voi per tutte le materie di insegnamento che conoscete. Un po’ come se, quando nelle automobili a un certo punto si è sentito il bisogno dell’aria condizionata, fosse stato ridotto il numero delle ruote da quattro a tre; oppure come se, quando i televisori sono diventati a colori, gli fosse stato tolto l’audio. Così, giusto per fare pari.

Singolare situazione, quella in cui sembra trovarsi da un po’ di tempo la scuola pubblica italiana: rendere pensabili, proponibili alla pubblica opinione e perfino attuabili le idee di riforma più strampalate e aberranti. Ciò che in qualsiasi altro ambito professionale susciterebbe l’ilarità generale e lo scherno degli addetti ai lavori, quando si parla di scuola viene preso per buono, ammesso al dibattito, discusso e magari anche accettato senza tante riserve, come cosa che, in fondo, si può fare. E perché no? La scuola nessuno sa bene che cosa sia, un’idea ne vale un’altra, e l’unica cosa che realmente interessa alla società è (siamo sinceri) che gli istituti scolastici aprano e chiudano il portone a una cert’ora e a fine anno rilascino un diploma: tutto il resto a chi preme davvero? chi ci riflette sul serio? E così il Bravo Riformatore di turno non ha neppure l’esigenza di fornire - che so? - uno studio preparatorio, un’analisi che dimostri o almeno faccia sospettare i benefici di ciò che egli propone di introdurre, e l’inutilità di ciò che egli intende sopprimere. No: la parola del Riformatore è sufficiente; Lui sa, Lui vede qual è il bene della scuola; e tanto basti.

Del resto, quando la qualità dell’intelligenza collettiva e del dibattito pubblico è scesa così in basso, com’è avvenuto in Italia negli ultimi vent’anni, a chi detiene le leve del comando risulta sufficiente, per giustificare e imporre la sua posizione, la più flebile larva argomentativa e il ragionamento più superficiale.

– Non sono forse importanti, per un docente che debba insegnare a dei ragazzi, la didattica e la pedagogia?

– Sì, esse lo sono.

– Volete forse dei docenti espertissimi della loro disciplina, ma che non sappiano assolutamente trasmetterla ai ragazzi?

– No, Caro Riformatore, non lo vogliamo.

E volete voi affidare i vostri figli a degli individui totalmente incapaci di rapportarsi coi giovani moderni?

No, noi non lo vogliamo!

E soprattutto, volete una Buona scuola Moderna con Bravi Docenti, oppure una scuola cattiva, vecchia, con docenti pessimi?

– Da’ a noi la Buona scuola e così sia.

C’è poco da fare gli spiritosi sul cattivo stato di salute del senso comune, però; perché perfino a dei docenti universitari sembra sfuggire la cosmica singolarità dell’assunto su cui poggia l’impianto di questa riforma della formazione docente. Gli insegnanti della scuola pubblica italiana – questo è l’assunto – sono stati finora troppo esperti delle discipline che insegnano. Ma quanto troppo? Be’, non poco; tanto, tanto troppo: almeno almeno il 40 per cento di troppo. E come facciamo a sapere che lo sono stati? Semplice, basta guardare i loro allievi: non vedete che manca loro l’entusiasmo, che il loro studio non è efficace e, soprattutto, che alla fine degli studi non trovano un impiego? Evidentemente i loro insegnanti sapevano un sacco di cose completamente inutili ai fini di un buon insegnamento, e queste cose sono precisamente tutte le nozioni che essi hanno appreso nel biennio dell’attuale laurea magistrale; mentre ne ignoravano altre che sarebbero invece assai utili, e queste sono le conoscenze di pedagogia e di didattica che il nuovo biennio gli fornirà.

Ma senso comune e sensi individuali devono davvero dormire sonni profondi, di questi tempi, se gli sfugge l’altro caratteristico – e addirittura rivoluzionario – postulato del progetto di riforma: coloro che si preparano a insegnare al prossimo una disciplina dovrebbero studiarla molto meno di quanto fanno coloro che non si preparano a insegnarla, ma la studiano per qualunque altro scopo. Così, per fare un esempio, lo studente Tizio, che dopo la laurea triennale in storia intenda proseguire gli studi storici per dedicarsi magari al giornalismo o alla scrittura, oppure semplicemente per arricchire la propria cultura o perché non sa che diamine potrebbe fare di diverso, continuerà a frequentare un biennio magistrale incentrato sugli studi storici; lo studente Caio, invece, che ha già maturato una precoce – come negli auspici governativi – e incrollabile “vocazione all’insegnamento”, dovrà interrompere gli studi storici propriamente detti per frequentare un biennio improntato alla pedagogia e alla didattica di un arco di discipline… tra le quali quella stessa il cui studio egli è stato costretto a lasciare a metà.

La replica a tanta stolidità, bisogna riconoscerlo, stenta a prendere voce, a formularsi: come sempre avviene nell’impari lotta della cultura contro l’ignoranza, la prima si arrovella, si agita, sbuffa, ma si trova sostanzialmente impreparata ad affrontare un avversario che oppone a tutte le sue accorate argomentazioni l’imperturbabile, serafica certezza del macigno: non sono forse importanti, per un docente che debba insegnare a dei ragazzi, la didattica e la pedagogia?

E allora dobbiamo gridare che no, non è affatto così, è piuttosto il contrario. Gridare che per insegnare bene una materia è necessario conoscerla a fondo, e per appassionare i giovani a una disciplina che si insegna loro è necessario averla frequentata a lungo per primi, esserle divenuti familiari e amici: averla amata; e che per ottenere questo negli anni dell’università ci vuole tempo, e ancora tempo, e maturità e riflessioni di studi e di fatica. Gridare che per far scaturire da un verso di Virgilio la poesia e l’umanità che esso racchiude, e che incanteranno gli allievi di sempre lasciando loro un possesso interiore, non servono didattica e pedagogia, ma cultura, gusto, sensibilità; e che per far brillare di vita una formula matematica non serve una tecnica speciale, ma ancora cultura, e visione d’insieme e consapevolezza storica, e così per tutto ciò che si insegna; e la cultura, il gusto, la sensibilità, la visione d’insieme, la consapevolezza storica non te li insegna un modulo di didattica da tot crediti con approfondimenti online, ma il tempo che la tua passione ha dedicato allo studio negli anni giusti, gli anni dell’università. E gridare ancora che il pericolo di avere un docente molto erudito, ma che non sappia rapportarsi con i giovani, non può essere affrontato rendendo ignoranti per legge tutti i docenti. E che una scuola italiana colma di Ciceroni troppo sapienti il Riformatore l’ha forse scorta dalla sua altezza culturale, perché chi la frequenta sa che, per un insegnante che magari ha studiato anche troppo, ce ne sono cento a cui avrebbe fatto molto bene passare sui libri qualche anno in più. E, con la voce che resta, gridare che non ci vuole un acume speciale per intuire che, sul lungo periodo, questi futuri docenti dimezzati e professori-placebo consegneranno all’università matricole ancora più fragili, ancora più deboli di quanto già avvenga, e che quindi la successiva generazione di docenti sarà ancora più incolta, ancora più scadente… e così via in un ciclo vizioso che accomunerà scuola e università nello stesso declino.

Ma, per gridare sul serio, bisogna compatire per davvero e per davvero patire. La scuola italiana, al di là di qualche prefica stanca, si aspetti illacrimata sepoltura.

 

 
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SCUOLA

Post n°3146 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Scuola

Da “Il Messaggero”


Scuola, caccia ai furbetti della legge 104


Il rapporto del Ministero: Un professore su 7 gode dei permessi

ROMA - Sono numeri e percentuali ancora tutte da analizzare ma il ministero vuole vederci chiaro. Perché la cifra non è affatto trascurabile: sono infatti 86.361 professori di ruolo (dei totali 640 mila) e 30.250 collaboratori del personale Ata (su 180.243 complessivi) che usufruiscono dei permessi e delle agevolazioni concesse dalla legge 104 del 1992 sui portatori di handicap. Percentuali con picchi massimi registrati in tre regioni del Centro che, dopo il caso siciliano di Menfi, dove nell’istituto comprensivo Santi Bivona, l’8 gennaio scorso, 70 docenti sui complessivi 170 non erano in servizio perché in malattia o coperti dalla 104, il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, ha deciso di vederci chiaro. E se non si può omettere la peculiarità tutta italiana, denunciata dall’Ocse, per cui il corpo docente ha un’età in media superiore ai 50 anni e appartiene, dunque, a una fascia di popolazione che potrebbe aver maggior bisogno delle tutele, i beneficiari secondo il Miur sono troppi.
I DATI
Il 13,3% del personale docente di ruolo – quasi un professore su sette – gode della legge che sancisce, per lavoratori colpiti da malattie invalidanti o per quelli che devono accudire familiari affetti da gravi patologie, tre giorni al mese di permesso retribuito e non soggetto a controlli e una serie di agevolazioni come il prolungamento del congedo parentale o i permessi a ore. Poi ci sono i dati riguardanti il personale Ata: il 16,7% dei collaboratori fruisce della 104. I dati vengono fuori dopo la decisione del sottosegretario di elaborare un monitoraggio, il primo compiuto finora dal Miur, e reso possibile anche grazie agli uffici scolastici regionali che hanno scandagliato tutte le scuole e inviato il numero dei permessi al ministero. «Dopo il caso di Menfi – spiega il sottosegretario, Davide Faraone – per il quale è stata avviata anche un’indagine dalla Procura della Repubblica, abbiamo ritenuto opportuno e doveroso censire la situazione nelle scuole». Colpire «quelle figure che non solo danneggiano i ragazzi, ma ledono soprattutto chi ha veramente bisogno». Ora partiranno i controlli. «Dobbiamo mantenere rigorosamente lo spirito della 104 – prosegue Faraone – ma è necessario stanare chi ha avuto determinati privilegi in maniera sbagliata». Un lavoro di raccordo da intraprendere nelle prossime settimane e chiudere al più presto, incrociando i dati dell’Inps delle varie Asl del territorio, e capire «se sarà necessario – conclude il sottosegretario – proporre anche delle modifiche alla legge sui portatori di handicap». Quello che il Miur teme, al netto delle buone intenzioni e della volontà di informare i cittadini con la massima trasparenza, è conteggiare alla fine dei controlli molti casi Bivona. Del resto, ci sono delle regioni come il Lazio, l’Umbria e la Sardegna in cui le percentuali del corpo docente e del personale Ata che utilizzano la 104 non sono chiare. Per entrambe le categorie, i valori si avvicinano o superano il 20%. In Sardegna su 13.847 insegnanti di ruolo, il 18,2% (2.530 professori) gode dei privilegi concessi per legge. Percentuale lievemente inferiore in Umbria, dove i docenti con cattedra, su un totale di 10.993, sono 1.888 (il 17,1%). Segue il Lazio: per 60.199 insegnanti con cattedra, 9.631 (il 16,3%) usano la 104.
IL PERSONALE ATA
Analogo censimento anche per il capitolo personale Ata. In Umbria su 3.411 collaboratori il 26,2% (896 unità) usa la norma. In Sardegna la percentuale è del 23,3% con 1.100 ausiliari da controllare dei 4.715 totali. Infine, ancora il Lazio: 3.620 collaboratori (il 24,7% dei 14.606) che utilizzano i permessi e le agevolazioni decretate più di vent’anni fa. E sembrerà strano a dirsi, considerata l’opionione diffusa che associa al Sud gran parte delle peggiori prestazioni relative al pubblico impiego, ma le Regioni più virtuose, tolte il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e la Toscana sono la Calabria, la Basilicata e la Campania. Le percentuali per entrambe le categorie professionali, in questi casi, non superano il 15%.
Camilla Mozzetti

 
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Nuovi prof.

Post n°3145 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "Corriere della sera"

I nuovi prof assunti quasi tutti al Sud e non insegnano le materie che servono

Fondazione Agnelli: l’ingresso dei 140 mila precari peggiorerà la scuola

 

ROMA L’idea del governo di adottare una «terapia d’urto» per chiudere definitivamente le graduatorie ad esaurimento è «comprensibile», ma «assumere tutti e subito i circa 140 mila precari avrà effetti molto negativi sulla scuola italiana abbassandone la qualità e ostacolandone il rinnovamento per molti anni a venire». Il grido dall’allarme sul decreto che Matteo Renzi dovrebbe presentare domenica prossima a Roma e il consiglio dei ministri approvare il 27 febbraio, è contenuto in un documento della Fondazione Agnelli, che da anni monitora e studia il sistema scolastico italiano: gli insegnanti che si stanno per assumere non sono quelli di cui la scuola avrebbe bisogno.
Il direttore Andrea Gavosto e la sua squadra hanno confrontato numeri e proposte di quella che sarà la più grande «stabilizzazione di precari» della scuola degli ultimi trent’anni, mentre al ministero dell’Istruzione stanno scrivendo il testo del decreto, cercando di far tornare i conti di questa imponente operazione. Il punto di partenza dell’analisi della Fondazione Agnelli è che la promessa di assunzione di tutti i precari nelle graduatorie ad esaurimento non è stata preceduta da «un’analisi dei profili professionali necessari alla scuola italiana, ma si è adottata una logica capovolta: assumo questi insegnanti e poi vediamo che cosa gli possiamo far fare», spiega Gavosto. Dei problemi denunciati dalla Fondazione si stanno occupando anche nel governo e nel Pd, tanto che il sottosegretario Davide Faraone ha annunciato che ci saranno delle correzioni.
Musica ed economia
Ma alcuni punti fermi restano. Come le ore di musica alle elementari: nelle graduatorie ci sono circa diecimila insegnanti di musica o strumento che verranno assunti a settembre. Così per economia e materie giuridiche, che il ministro Stefania Giannini ha annunciato verrà introdotta nelle superiori per una/due ore alla settimana, ma solo in terza e quarta, perché se si ampliasse l’offerta all’ultimo anno sarebbe necessario poi cambiare anche l’esame di maturità: ci sono almeno 3.000 insegnanti di questa classe di concorso nelle graduatorie, che altrimenti seguendo l’attuale fabbisogno della scuola che è di circa 200/400 insegnanti di economia ci metterebbero decenni ad essere assorbiti.
Invece per una materia come la matematica non ci sono in molte regioni, a partire dalla Lombardia insegnanti in numero sufficiente nelle graduatorie ad esaurimento, neppure per coprire i posti di ruolo disponibili l’anno prossimo. Secondo gli esperti di «Voglioilruolo», il sito per prof che censisce graduatorie e scuole, risultano già esaurite le graduatorie per matematica a Como, Milano, Mantova, Ascoli Piceno, Roma, Pisa e Grosseto, Frosinone e Foggia: «In provincia di Milano — si legge nel testo della Fondazione Agnelli — servono ogni anno tra i 50 e i 100 insegnanti di matematica, nelle Graduatorie ad esaurimento ce ne erano a settembre solo 31».
La carica dei supplenti
Come si farà con gli altri posti? «Probabilmente continueranno ad essere almeno in parte coperti dai supplenti delle graduatorie di istituto, come avviene ora». Con il paradosso che in queste materie così importanti continueranno le difficoltà che si vorrebbero cancellare, a partire dai cambi continui di supplenti. «Non solo, se non si cambia il criterio di assunzione, si crea un problema di equità perché i prof che sono in queste graduatorie di istituto sono persone mediamente più giovani, con una preparazione e un’anzianità di servizio non inferiore a quella di chi verrà assunto, ma destinati a non diventare di ruolo», e a restare precari per chissà quanto tempo.
Si aggiunga che proprio per materie importanti come quelle scientifiche proprio in questi giorni l’Ocse ha lanciato l’allarme: solo con professori più preparati ad affrontare le classi, usando metodi anche innovativi, si potranno migliorare la preparazione e i risultati dei ragazzi, che continuano a «soffrire» nei test proprio in queste discipline.
Nuove assunzioni
Il problema di questi precari fuori dalle graduatorie ad esaurimento è ben chiaro, non solo ai sindacati che oggi incontreranno il ministro Giannini, ma anche al governo tanto che il sottosegretario Faraone ha dichiarato che si sta pensando anche a loro, e qualcosa nel testo definitivo ci sarà: «Aspettate a dire chi sarà dentro e chi sarà fuori». N on sarà possibile cambiare molto ma potrebbero essere assunti almeno in parte a partire dall’anno prossimo, prima del concorso, per ora annunciato ma non indetto: il rischio restano i ricorsi in massa al Tar. «Ma il turn over nei prossimi anni è intorno ai 13 mila insegnanti all’anno. Si può ritenere che l’ingresso in ruolo dei 140 mila in blocco ostacoli per i prossimi dieci anni l’ingresso dei giovani neolaureati», si legge ancora nel documento elaborato dalla Fondazione.
A tutto questo si aggiunge che i maestri e i professori che verranno assunti a settembre vivono lontano da dove il loro lavoro servirebbe. Le proiezioni sul numero di studenti in Italia nei prossimi dieci anni dicono che al Sud diminuiranno e cresceranno al Nord. E invece, per esempio, in una regione come la Sicilia, ci sono quasi 20 mila precari. Nel decreto, anche per non avere «migrazioni» di professori si sta pensando di irrobustire, con le nuove assunzioni, le scuole nelle zone più problematiche o dove i risultati dei ragazzi nei test internazionali non sono all’altezza, e dunque in molte aree del Sud.
La formazione rinviata
C’è un ultimo non secondario problema che non è stato risolto nei piani del governo: secondo l’approfondimento della Fondazione, di moltissimi di questi insegnanti non si sa nulla, se non i requisiti formali.
«La metà di questi precari, che resteranno nella scuola per i prossimi venti anni, risulta non ha insegnato nelle scuole pubbliche negli ultimi anni — continua Gavosto — Una parte certamente lavora nelle scuole private, ma altri potrebbero aver intrapreso altre carriere e tornerebbero soltanto ora in vista di un posto a tempo determinato. Come pensiamo di prepararli al loro lavoro? Non è prevista alcuna verifica della loro preparazione e l’idea di un anno di prova non è sufficiente». Anche di questo si stanno occupando al ministero. Sempre Faraone: «Quest’anno i fondi sono per le assunzioni, il prossimo saranno per la formazione».


Gianna Fregonara

 
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Il comitato a sostegno della Lip

Post n°3144 pubblicato il 16 Febbraio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da ”La Tecnica della Scuola”


Il comitato a sostegno della Lip: gravissime le dichiarazioni di Davide Faraone


Il comitato nazionale a sostegno della Lip, legge d’iniziativa popolare “per una buona scuola per la Repubblica” replica alle dichiarazioni del sottosegretario alla pubblica istruzione Davide Faraone, che sono ritenute gravissime

Pasquale Almirante


Nel corso della trasmissione radiofonica “Fahrenheit su rai3, si legge nel comunicato apparso sul sito del comitato,  il sottosegretario al Miur onorevole Faraone si è così espresso: “Faremo un decreto in cui ci starà dentro tutto quello che riteniamo utile per la scuola italiana. Lo strumento del decreto ci consente di fare tutto in fretta perché sono molte le riforme che vanno in Parlamento ma poi si perdono in quella palude, quindi non si conclude mai una riforma utile della scuola”.
“Parole che esprimono un volgare disprezzo per le funzioni del Parlamento, considerato uno strumento inutile (“una palude in cui tutto si impantana”), un ostacolo da poter bellamente aggirare con lo strumento della decretazione d’urgenza
E’ così resa evidente l’intenzione del governo di andare oltre quanto fino all’altro ieri più volte dichiarato: decreto d’urgenza per il precariato docente, disegno di legge per la riforma della scuola.
Denunciamo quindi con forza  le intenzioni del governo che dichiara di voler procedere ad una riforma complessiva della scuola in modo illegittimo, superando i limiti posti dalla Costituzione alla decretazione d’urgenza, svuotando delle sue funzioni il Parlamento e realizzando nei fatti, oltre che nelle parole, uno sfregio alla democrazia e alla dialettica parlamentare.
Denunciamo che si voglia ricorrere a tale improprio strumento anche per evitare il confronto con la ragionevolezza, la chiarezza, la semplicità e la costituzionalità dei principi contenuti nella legge d’iniziativa popolare “per una buona scuola per la Repubblica” già in Parlamento da mesi, sia alla Camera che al Senato, riproposta da 33 deputati e senatori, ed oggi finalmente conosciuta dall’opinione pubblica anche grazie all’informazione indipendente e coraggiosa della trasmissione “Presadiretta”.
L’uso della decretazione d’urgenza renderebbe infatti del tutto impossibile il confronto tra la proposta governativa e la Lip, sottoscritta in maniera certificata da oltre 100.000 cittadini, seppellendola ancora una volta sotto la polvere parlamentare, seppellendo con essa la scuola della Costituzione, rendendo evidente a tutti quanto sia del tutto insincera la tanto declamata “volontà” del governo di voler ascoltare e confrontarsi con tutti. Si tratta, ancora una volta, di sola propaganda, di sole spudorate bugie.
Ci appelliamo agli studenti, ai genitori, agli insegnanti, ai cittadini tutti affinché esprimano con forza la propria indignazione e la propria volontà di difendere la scuola pubblica statale e l’idea stessa di democrazia”.

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


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