Creato da Uto88 il 29/05/2006

CLEAN moleskine

il moleskine è pulito perchè quando scrivo lo faccio qui.

 

 

con le mani poggiate sulla scrivania

Post n°126 pubblicato il 06 Novembre 2007 da Uto88

Me lo ricordo dietro un tavolo, bianco, l'ombra del suo profilo, sempre in risalto, il nome del suo programma aveva una scritta gialla, "il fatto".

Ero piccolissimo eppure me lo ricordo come se lo avessi visto ieri sera, ricordo ancora i suoi occhiali, le sue mani poggiate a ventosa sul tavolo, quasi una difesa, una forma di imbarazzo. In quella scatola nera piena di pubblicità, di ballerine e di cose finte i suoi capelli bianchi ti convincevano, ti dicevano che se lui era lì a raccontare storie vere e attuali la televisione non era ancora morta.

Lui mi faceva compagnia mentre rimettevo a posto i miei giochi, la sera dopo il tg, mentre aspettavo la mia cena.

Me lo ricordo preoccupato, con le mani sempre più poggiate a quella scrivania. Qualcosa stava cambiando, tutto il paese stava cambiando.

Era arrivato il nuovo millennio e qualcuno credendosi l'incarnazione di Dio in terra l'ha cacciato, quella scrivania gliel'ha letteralmente strappata sotto le mani stanche.

Me lo ricordo perfettamente quel periodo, quelle parole, "biagi ha fatto uso criminoso della televisione pubblica"

S'è ritrovato fuori, senza poter raccontare quei "fatti" che mi avevano visto crescere. Enzo non c'aveva due tette da mostrare in prima serata, c'aveva un cervello pesante, pensante. E non andava bene.

Non l'ho più visto, per cinque anni, e lui che per me era diventato un modello, ero costretto a vederlo su youtube, manco fossi un maniaco, un cospiratore o un sovversivo. Cercavo i suoi fatti su internet, sul suo sito rai, bloccato.

Bloccato da qualcuno che oggi ha detto "Io stimo Biagi!"

"lo STIMO ma gli ho bruciato gli ultimi cinque anni di carriera, scusate, dimenticatelo e guardate come sono umano!" questo dovrebbe dire quell'ipocrita che oggi ha avuto il coraggio di dire che lui Biagi lo stima. L'ha cacciato ma lo stimava.

Quella scrivania l'ha lasciata con discrezione, in silenzio, con gli occhi lucidi dietro le lenti.

L'anno scorso è tornato, stanco, con cinque anni di rughe in più su quelle mani, con un cervello cinque anni più saggio, più preoccupato. Ha trovato un mondo diverso, stravolto. Distratto. L'hanno messo in seconda serata, come i film di Lino Banfi, come gli annunci delle hot line. è stato un attimo, il suo programma è finito.

Stamattina alle nove, sul lungo mare di Bari fa freddo, il cellulare trilla, lo apro, è un messaggio.

Ari mi dice "è morto enzo biagi". Se è possibile, per un attimo, ho sentito ancora più freddo.

Quelle mani da quella scrivania le ha mollate per sempre.

Penso che me lo ricorderò, con quella voce da nonno che ci chiede di andare avanti, con le mani sulla scrivania, salde, per non perdere il contatto con quei fatti che qualcuno non voleva più sentire.

 
 
 

zoppicante come Dottor House

Post n°125 pubblicato il 02 Novembre 2007 da Uto88

La mia vita è disordinata, io sono disordato, sono confuso e confusionario. Non faccio un pasto regolare da tre settimane, dormo in treno e mangio sulle panchine. Qualcuno mi ha detto che sono un cucciolo di panda, qualcuno ad Halloween mi ha chiesto se le occhiaie erano proprio mie o avevo la maschera di zorro.

Piove, c'ho ancora tutti i capelli bagnati, il tallone torna a farmi male e cammino come Dottor House, senza stampella però.

Io sono Dottor UtoHouse, quello che perde sempre le cose, che c'ha mille tasche, che non si ricorda mai dove tiene l'orario dei treni e si dimentica la zip dell'abbonamento.

Sono quello che dopo una giornata puzza di gateau di patate e pizza sfoglia, quello che mangia sul lungo mare, su un muretto sconosciuto e diroccato, dove vede tutti e non lo vede nessuno.

UtoHouse è quello che si perde per Bari vecchia, tra palazzi decadenti e bottiglie vuote di peroni, tra le icone di San Nicola con le luci colorate e le signore con le pantofole di spugna sotto i jeans attillatti.

Sò quello che non trova mai la strada giusta, che comincia un vicolo e svolta sempre prima di finirlo, poi perde l'orientamento, si trova in un vicolo cieco e torna indietro, si ritrova nel cortile di una basilica con tutti i cancelli chiusi, è in perenne ritardo.

In ritardo col mondo, con le situazioni, con le persone, le occasioni, coi treni, e alla fine per ritrovare la strada chiede indicazione alla persona più sbagliata.

L'unica faccia tranquilla nei vicoli pieni di trecce d'aglio e grappoli di perperoncini è un omino basso e mingherlino. Tu gli chiedi indicazioni per la stazione e lui aprendo la bocca caccia un sibilo, a gesti ti indica la via ma col sorriso ti fa capire che che è muto.

è così che ti senti una cacca.

 Zoppico ma non mollo.

Almeno per ora.

Forse un giorno avrò il mio posto in eurostar, forse un giorno arriverò dove voglio arrivare io, nonostante la pioggia, nonostante i ritardi, i vicoli ciechi e  i vecchietti muti nei cortili dove non batte mai il sole.

 
 
 

Gente di Foggia

Post n°124 pubblicato il 18 Ottobre 2007 da arianna_leggera

Primo incontro Uto-Ari

ore 18, Foggia. Pronao della Villa.

Ari rivede a parole sue la cucina tipica foggiana

-sai Saso, oggi ho mangiato i Torcinelli al ragù di salsiccia-

Uto con faccia attonita e occhi strabuzzati fuori dalle orbite, pieno di stupore si chiede dove possa aver mangiato Ari.

Uto: -Come i torcinelli al ragù? E pure con la salsiccia? Io al massimo li mangio alla brace, ma già al forno con le patate mi danno la nausea, al ragù mai!-

Ari: -Come alla brace!? La pasta fatta in casa alla brace?-

Uto: -Ma come, le interiora di agnello al sugo, con il ragù e la salsiccia??? Che chiù???-

Ari: -eh... e allora mi sa che non mi so' mangiata i torcinelli... però mi ricordo che iniziavano con la T...-

Uto: -forse erano i troccoli???-

Ari: - Ah, si bravo Saso, lo sapevo che Saso lo sa... Certo, i troccoli!! Poi la carne, l'insalata, la pizza con le acciughe e l'uva passa, i dolcetti con le mandorle.... Mancano solo gli scagliozzi...-

Intanto i Fratelli della stazione , ignari della quantità di calorie appena ingurgitate da Ari, montavano spensierati i loro quattro gazebo per "La Notte dei Senza Dimora".

Uto, ancora stupito dalle sconvolgenti dichiarazioni di Ari fissa il vuoto, oltre il Pronao. A un tratto qualcuno lo scuote e gli chiede:

-scusa, non mi ricordo il tuo nome, ci fissi lo striscione? Dovresti solo salire sulla scala e legarlo tra due colonne... tanto tu sei alto! Che ci vuole...-

Uto pensa: "anche Ari è alta perchè non l'hanno chiesto a lei?"

Ma intanto Ari se la svigna e si diletta a preparare la scaletta per la tavola rotonda.

Dopo mezz'ora sulla scala Uto non riesce ancora a fissare questo benedetto striscione...i Fratelli da sotto lo incitano... a parole...

A un tratto, col vento arriva Ari che, lasciata la scaletta della serata, sale sulla scala vera, appena un gradino sotto Uto. Lui è ormai tutto intrecciato di spago e si sente un Torcinello, uno vero però, non come quelli di Ari...

E' qui che i due iniziano a cimentarsi in complicatissimi giri di spago e nodi che manco Capitan Findus... quando il fiocco sta per essere completato Uto si accorge che nel nodo c'è anche la testa di Ari. Allora lei comincia ad inveire. Uto la libera. E lei, con un sospiro di sollievo, si raccomanda:

-Saso, mi raccomando...ricordati che non puoi scendere, eh... ci sono io qui sotto-

Uto: -Ma verament??? Pensavo fossi solo un blog....virtuale, inconsistente e in-schiacciabile-

C'è chi fugge da Foggia. Io ci vado. Per trasformare un nick in un'amicizia in carne, ossa e...spago.

 
 
 

voglio vivere in eurostar

Post n°122 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da Uto88

in quattordici giorni cambiano tante cose.

sono qui solo per rompere "il silenzio stampa". per dire che...

a) sto pensando seriamente di trasferirmi a Bari perchè farsi tre ore di viaggio al giorno col treno che si ferma ad ogno carciofo che incontra per strada non mi piace.

b) sto pensando di prendere casa anche per cambiare un po' di facce, non è possibile che tengo le stesse facce  "semb nanz a l'ucchj".

c) voglio una pulizia etnica nel senso che vorrei che la gente si lavasse! non si può stare in un vagone e sentire i giramenti di testa ogni volta che il passeggero di fianco muove un braccio, non è possibile che a lezione ci capiti davanti sempre un pachiderma che sembra l'uomo gatto di Sarabanda e che gronda sudore a gavettoni

d) voglio che la gente smettesse di dire boiate in treno. i vagoni sono pieni di persone frustrate che sono poeti incompresi, che sanno ballare, cantare e recitare ma che mariadefilippi non li ha voluti come "Amici", se magari si fossero lavavati forse sarebbero entrati

e) voglio che le persone imparassero a guidare, che dessero le precedenze e si fermassero agli incroci. vorrei uscire senza paura di morire nell'auto dell'amico assassino che tu gli dici di svoltare a destra e lui si mena dritto senza fermarsi allo stop. Voglio vivere perchè c'ho ancora i desideri di sopra da relaizzare.

f) voglio smettere di aspettare. Voglio quello che voglio. quello che voglio lo voglio il prima possibile, voglio i sedili di un euro star, voglio i miei binari, voglio arrivare dove voglio arrivare io.

E stavolta non mi fermo.

Perchè m'è successa la cosa più stramba che mi potesse capitare.

Forse mi sono quasinnamorato. Senza farlo apposta, è capitato e basta, senza troppe spiegazioni. una cosa veloce e diretta, proprio come un eurostar.

Felice come un bimbo sul trenino.

 
 
 

tant pai di scaarp...

Post n°121 pubblicato il 01 Ottobre 2007 da Uto88

foggiabarifoggia, tre ore e mezze andata a ritorno. Il treno regionale si ferma ogni duecento metri nelle stazioni più improbabili, in mezzo alla campagna, tra campi di carciofi e uliveti secolari. quando si dice tranquillità. in treno non si può dormire per dieci minuti consecutivi perchè quando il treno inchioda in una stazione sconosciuta si piega, va in avanti a rincula. il risultato è che ho torcicollo e dormo ad intervalli di pochi minuti.

Quando arrivo a Bari sono così assonnato che seguo il fiume di persone che scende, le seguo nel sottopassaggio risalgo in superficie e... sorpresa, le persone che ho seguito non dovevano andare dove volevo andare io.

Così nuoto controccorrente nel sottopassaggio risalgo e mi appisolo al semaforo rosso, mi giro e c'è la ragazza della monetina (quella di cui parlavo nell'altro post che proponeva convivenza prima ancora di una presentazione) ho scoperto il suo nome e vedendo che non la bloccavo mai quando parlava mi ha raccontato tutta la sua storia e quando dico tutta intendo dire tutta.

Ho sentito così tante cose che inconsciamente ho iniziato a pensare in barese.

Stamattina alla ricerca di un paio di scarpe ho detto in mente

"Moho co tant pai di scaarp giust queeel doveev andaar a peerdr?"

alchè ho rabbrividito e da quel momento in poi ho smesso di pensare per paura di imbattermi in qualche altra frase di dubbia provenienza.

domani si comincia! che la forza sia con ME!

Aggiornamento

visto che molti non hanno compresola frase misteriosa ecco la soluzione:

"Moho co tant pai di scaarp giust queeel doveev andaar a peerdr?"

tradotto diventa...

"Mha, non tante paia di scarpe giusto quelle dovevo perdere?"

 
 
 

UTOTTOTTO STORIA SEMISERIE IN QUARANTATRE RIGHE

Utottotto è nato 19 anni fa nell'ospedale di Padre Pio e si è diplomato nella scuola in cui ha studiato Wladimir Luxuria. Come qualcuno può dedurre abita nella città natale  di  Pulsatilla e Renzo Arbore.

Porta il cognome di un noto cantante napoletano, sua madre quello di un poeta recanatese che ha passato tutta la sua vita prendendo freddo ad una finestra guardando una certa Silvia che non se l'è mai filato. Il poeta in questione dopo essere andato in bianco ha scritto "il passero solitario".

Il nome di Utottotto ricorda vagamente quello di un pittore che disegnava orologi fusi e giraffe in fiamme, convinto di essere portato per la pittura a 15 anni ha partecipato ad un paio di mostre collettive, suscitando solo l'interesse di un paio di avanguardisti (evidentemente miopi) e una ciurma di bambini che tuttavia non hanno comprato manco un quadro... (sottigliezze)

appesi i pennelli al chiodo e i quadri alla gola è finita la parentesi dandy.

Dopo aver scoperto che il suo avo recanatese è stato uno dei primi giornalisti italiani è entrato nella redazione di un giornale culturale

Ora spera solo di non fallire nel campo "letterario" altrimenti gli resta solo da cantare la neomelodica napoletana come il cantante con cui condivide il cognome.

 

se vuoi insultarmi, conoscermi, chiedermi qualcosa la mia mail è whoisuto88[chiocciola]libero[punto]it
 
 

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