DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Messaggi di Dicembre 2015
Post n°230 pubblicato il 21 Dicembre 2015 da mygangsta
Non mi è mai stato facile affrontare l'argomento della tossicodipendenza. L'esserne stati schiavi non è una cosa che fa onore. Non è facile avere il passato contro, e il presente con forti sensi di colpa. Non mi è facile trovarmi tuttora senza il perdono di mio padre, soprattutto in questo periodo dell'anno. E' tremendamente difficile non poter pensare a un futuro con la ragazza che amo, soltanto perchè suo padre non accetta la mia passata tossicodipendenza. Non mi è facile stare in questa città e in questa società. Devo provare, ancora, ad affrontare i miei fantasmi. Devo capire. Devo trovare un modo per accettare. La strada è ancora lunga, me ne rendo conto ora più che mai.
E allora, dopo meditata riflessione, ho deciso di andarmene in solitudine e in meditazione in montagna, soltanto io e il mio cane, per un periodo che ancora non so quantificare. Partirò domani all'alba e non so quando tornerò. Niente tecnologia, niente pc, niente tv, niente cellulare, niente "superfluo", niente di niente. Niente contatti con la mia vita ordinaria. Ma soltanto tempo per pensare e metabolizzare. L'ho già fatto una volta e lo rifarò fintanto che sarà necessario, fintanto che quel passato non smetterà di bruciare dolorosamente dentro di me e diventerà un peso sopportabile. Dovrà diventarlo, prima o poi. Non posso permettere che governi tuttora la mia rinnovata vita con il suo violento ricordo.
Saluto così, per ora, anche questo spazio virtuale che iniziai davvero tanti anni fa quando il mio "mentore" (valido professionista che mi seguiva nel recupero) mi disse: "Per aiutarti a guarire, scrivi".
Ciao, blog.
(per ora)
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Post n°229 pubblicato il 16 Dicembre 2015 da mygangsta
Come si sopravvive alla fine? Questa è stata una domanda che ho osato farmi un giorno di questo agosto mentre, a 3000 metri, ammiravo un panorama senza pari. Un panorama dove le nubi sembrano accarezzare la terra. Verrebbe da dire: non si sopravvive. Eppure, ed è pazzesco, a volte, come nel mio caso, si ha una seconda possibilità. Ma ero arrivato a un punto tale della dipendenza per cui, lo dico senza remore, quando scoprii di aver avuto questa seconda possibilità ne rimasi terrorizzato e deluso. Non la volevo. Per niente. All'inizio non volevo affrontare l'inferno della risalita, non volevo soffrire ancora, non volevo lottare contro l'astinenza, gli incubi, il dolore fisico. Non volevo immaginare cosa avrebbe voluto dire, un giorno, tornare a vivere con questo passato. Non volevo seguire un percorso di recupero, non lo volevo per nulla. Ormai i miei ricordi erano soltanto quelli della dipendenza, non mi ricordavo altri modi di vivere. E su quel sentiero da trekking a 3000 metri mi sono detto che, certo, all'inizio non devo essere stato un soggetto facile per tutti gli operatori/assistenti/consulenti e loro non lo sono stati per me. E, davvero, non ho bei ricordi di quel mondo "assistenziale" ma questo è un altro discorso. Certo è che esperienze simili non lasciano come trovano. Bisognerebbe avere il coraggio di non fare certe esperienze. La vita ci pensa da sola a mettere nelle difficoltà e nel dolore, io invece mi ci sono tuffato a capofitto pur avendo la salute e la spensieratezza dei 17 anni... No comment. Soltanto in montagna, soltanto di fronte a un lago o a un ghiacciaio riesco a metabolizzare quelle esperienze. Soltanto in un rifugio a 3000 metri riesco a guardare in faccia i miei ricordi. Ora, con ciò non voglio dire che nella vita di tutti i giorni io stia con la mente costantemente rivolta a quel passato e non conduca una vita "normale". Tutt'altro. Ma la dipendenza non è un gioco ne una passeggiata (anche se troppi la pensano così e si divertono e giocano con questa roba). Ma, se arrivi al limite e poi ne esci, senti che non puoi liquidare così la questione. Prima o poi la faccenda ritorna e, allora, devi fare qualcosa. Devi trovarle una ragione. Un modo per metabolizzarla ed esorcizzarla. Un significato, una morale. Spero di riuscirci anche io, un giorno. E andare là fuori e dire "Non fate ciò che io ho fatto". Anche se mi rattrista e mi fa molta rabbia vedere come questa roba sia considerata, ancora, come una cosa stupenda. Non lo accetto. Non lo è.
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Post n°228 pubblicato il 02 Dicembre 2015 da mygangsta
"La tossicodipendenza è una malattia e chi si ammala non guarirà mai del tutto". Una delle frasi che mi sono state dette in questi giorni. Anche se non sono d'accordo e la mia esperienza insegna, ammetto però che "se ci si ammala" non si tornerà esattamente come prima. Con questo non voglio dire che non si riprenderà la vita con tutta la sua normalità, ma voglio dire che la "malattia" lascerà, nella migliore delle ipotesi, ricordi indelebili nella mente, non si potrà ignorare ciò che si è fatto, non si potrà cancellare. Tornassi indietro non mi "ammalerei" più. Garantito. Non vorrei questi ricordi, questa sofferenza psicologica protratta negli anni. Non vorrei questa insonnia, questi incubi, questo dolore. In altri casi, poi, "ammalarsi" significherà riportare danni (psicologici e/o fisici) permanenti. So di persone rovinate per sempre. Avevo un amico che, per essersi "ammalato", se n'è andato. Per sempre.
Mio padre pensa che chi si "ammala" debba semplicemente essere lasciato al suo destino. Anche se è tuo figlio. Certo è che è una scelta sciocca e senza sbocchi utili. Non è utile, non è bella, non è interessante, non è sicura, non è sana. Eppure continuiamo (mi ci metto anch'io perchè questo è stato il mio mondo e non ha senso negarlo) a scegliere questa strada. Come se non sapessimo gli effetti devastanti che ha. Eppure lo vediamo, ce lo dicono, ci mettono in guardia. Eppure c'è qualcosa che ce la fa sembrare bella, miracolosa, prestigiosa. Barattare un attimo di euforia con la vita. Questo è. |
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