DarkSoul

La mia vita dopo la tossicodipendenza

 

ORA SONO LIBERO

Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.

 

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« La dipendenza è una malattiaCiao blog (... per ora) »

A 3000 metri

Post n°229 pubblicato il 16 Dicembre 2015 da mygangsta

Come si sopravvive alla fine?

Questa è stata una domanda che ho osato farmi un giorno di questo agosto mentre, a 3000 metri, ammiravo un panorama senza pari. Un panorama dove le nubi sembrano accarezzare la terra.

Verrebbe da dire: non si sopravvive. Eppure, ed è pazzesco, a volte, come nel mio caso, si ha una seconda possibilità.

Ma ero arrivato a un punto tale della dipendenza per cui, lo dico senza remore, quando scoprii di aver avuto questa seconda possibilità ne rimasi terrorizzato e deluso. Non la volevo. Per niente.

All'inizio non volevo affrontare l'inferno della risalita, non volevo soffrire ancora,  non volevo lottare contro l'astinenza, gli incubi, il dolore fisico. Non volevo immaginare cosa avrebbe voluto dire, un giorno, tornare a vivere con questo passato.

Non volevo seguire un percorso di recupero, non lo volevo per nulla. Ormai i miei ricordi erano soltanto quelli della dipendenza, non mi ricordavo altri modi di vivere.

E su quel sentiero da trekking a 3000 metri mi sono detto che, certo, all'inizio non devo essere stato un soggetto facile per tutti gli operatori/assistenti/consulenti e loro non lo sono stati per me. E, davvero, non ho bei ricordi di quel mondo "assistenziale" ma questo è un altro discorso.

Certo è che esperienze simili non lasciano come trovano. Bisognerebbe avere il coraggio di non fare certe esperienze.

La vita ci pensa da sola a mettere nelle difficoltà e nel dolore, io invece mi ci sono tuffato a capofitto pur avendo la salute e la spensieratezza dei 17 anni... No comment.

Soltanto in montagna, soltanto di fronte a un lago o a un ghiacciaio riesco a metabolizzare quelle esperienze. Soltanto in un rifugio a 3000 metri riesco a guardare in faccia i miei ricordi.

Ora, con ciò non voglio dire che nella vita di tutti i giorni io stia con la mente costantemente rivolta a quel passato e non conduca una vita "normale". Tutt'altro.

Ma la dipendenza non è un gioco ne una passeggiata (anche se troppi la pensano così e si divertono e giocano con questa roba).

Ma, se arrivi al limite e poi ne esci, senti che non puoi liquidare così la questione.

Prima o poi la faccenda ritorna e, allora, devi fare qualcosa.

Devi trovarle una ragione. Un modo per metabolizzarla ed esorcizzarla. Un significato, una morale.

Spero di riuscirci anche io, un giorno.

E andare là fuori e dire "Non fate ciò che io ho fatto".

Anche se mi rattrista e mi fa molta rabbia vedere come questa roba sia considerata, ancora, come una cosa stupenda. Non lo accetto. Non lo è.

 

 
 
 
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