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LABORATORIO TEATRALE, cronache

Post n°1323 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da n.cave
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   LAVORO SUL RECITAR CANTANDO. I testi scelti sono tra i classici più classici, tratti dalla produizione musicale di Claudio Monteverdi. Il combattimento di Tancredi e Clorinda, da La Gerusalemme liberata del Tasso - che per l'occasione modificò alcune stanze per la musica (XII, 52-68) - è quella che più si adatta per rendere chiara la relazione tra racconto e tecnica del raccontare. Ma per ora lo facciamo solo in maniera illustrativa. E' la volta quindi del celeberrimo madrigale La Lettera Amorosa (libro 7, madrigale 25). All'ascolto faccio subito seguire un'esercitazione pratica.
   Esercizio: recuperate un parlato musicale dal canto. Una cosa molto difficile da capire. Infatti, tutti eccetto uno sono partiti subito nella recitazione del verso. In realtà la ricerca è quella della musica e - in fase iniziale - poco importa se quel parlato ha poco a che fare con l'italiano o con una espressione che sappia di "spontaneità" o "tecnica". Difficile, molto. Alcune persone cercano di "fare bene" anziché di sforzarsi di fare.
   IL VOLER FAR BENE E' LA ROVINA DEL FAR BENE, dico sempre ai miei attori.
   Dopo ciò, è d'obbligo una pausa sigaretta per tutti i tossici del gruppo (tutti tranne me, sigh!), ma soprattutto una pausa per Zibibbo siciliano e dolcetti tipici che Ugo ci ha portato. Più che meritati, visto che li ho fatti lavorare per quesi due ore di seguito senza pausa.
   Quindi andiamo avanti con il nostro lavoro sull'Iliade e sul racconto.
   Ci sediamo in cerchio. E' una cosa antica e magica. Si racconta nel cerchio. Nel cerchio si prende forza. Si (ri)trova la collettività perduta con tutto quello che ciò comporta. Chiedo ad ogni ragazzo di raccontarmi l'Iliade. Può fare tutto quello che vuole eccetto alcune regole: il racconto non deve durare più di un minuto e mezzo ma non meno di un minuto. Interessanti tutti i risultati. C'è chi ha fatto una parafrasi del verso, chi una relazione universitaria (!!!!), chi ha utilizzato un racconto in dialetto, chi ha utilizzato semplicemente parole proprie. Su ogni racconto c'erano miriadi di cose da dire. In ogni racconto c'erano cose giuste e cose errate. La serata poteva finire così, ma ci siamo concessi un gioco finale.
    Un vecchio esercizio di Clive Barker, credo, sull'improvvisazione verbale: If I were.
   Il gruppo crea il pubblico e il maestro chiama, con estrema velocità, ad uno ad uno gli alilevi che sono chiamati ad improvvisare una storia su un'oggetto che gli viene rivelato solo apena arrivano con una corsetta di fronte agli altri. Ed ecco che parte il divertimento: se io fossi... un rossetto; se io fossi... una penna; se io fossi... una sedia a rotelle; se io fossi... un dolcetto siciliano!

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