EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Post n°674 pubblicato il 16 Febbraio 2017 da enodas
“I say “Lisbon” (Sophia de Mello Breyner)
Partirò dalla fine, da quello sferragliare del tram bianco e giallo che si arrampica su strade tortuose. Da lontano, la sera, ho teso l’orecchio ed ho ascoltato note di saudade, d’amore e di storia. Note di fado, quella musica antica che voci notturne infondono nelle luci soffuse tra i tavolini spartani e le viuzze acciottolate del Bairro Alto, ancora una volta trovano appoggio su uno strato profondo dell’anima. Ed in fondo alla strada, oltre un tram od un tavolino cui siede l’ombra di un grande poeta, si intravede il Tago, o quel che ne resta, quando ormai è già mare, attraversato da ponti infiniti che quasi si perdono nel cielo di una tempesta lontana, e spettacolari strutture moderne, e ciò che rimane di avamposti sul mare, le cui forme al tramonto sembrano costruite con crema montata, la stessa di un dolce dalla ricetta segreta nascosta in un convento alle porte della città. Ho riletto idealmente pagine di libri, versi lasciati su carta di caffè, e racconti di grandi esploratori.
Ao Viandante Tu que passas e ergues para mim o teu braço Eu sou o calor do teu lar nas noites frias de inverno Eu sou a trave amiga da tua casa, a tábua da tua mesa, a cama Eu sou o cabo da tua enxada, a porta da tua morada Eu sou o pão da bondade e a flór da beleza.
Sembra quasi un luogo da fiaba, con i suoi castelli, i colori vivaci, le fortezze alzate tra le nuvole e gli eremi nascosti nella foresta. Come a Lisbona, anche a Sintra sento che qualcosa è cambiato, e queste strade già sono più battute rispetto al passato. Ma ancora basta, per ritrovare i colori, scalare passaggi semi-dimenticati, ed assaporare un cibo che fonde il sapore del mare con i colori della terra portoghese e pure quella tradizione regale del passato che immagino infusa nelle fantasiose variazioni di dolci. E soprattutto, basta per scendere indietro, nel tempo, ai Mori, alla reconquista cristiana ed allo sfarzo di un impero che diventava sempre più grande ed al mare guardava per raggiungere nuovi orizzonti.
“Eis aqui, quase cume da cabeca
Sono giunto a Cabo da Roca, infine. F., anche se ogni istante, questi giorni, ti ho portato nel cuore, qui sicuramente sarà un po’ di più, ogni tappa di quel primo viaggio fatto insieme, anni fa, un po’ una scoperta ed un modo nuovo di viaggiare, tanti episodi che sono lì, carezza alla memoria. E poi, sono tornato qui, questo punto d’estremo occidente, dove non resta altro che un suono profondo, laggiù metri più in basso, ed una linea irraggiungibile in fondo, fin dove gli occhi possono arrivare. E’ un luogo dell’anima che da sempre custodisco gelosamente, un punto nascosto sulla mappa ed un pezzettino da regalare, a chi vorrà raccoglierlo, e così spero sia stato.
Questi giorni li ho vissuti con l’emozione del viaggio ed il tocco profondo dei ricordi. Sono passati anni, e molte esperienze, molti racconti, dall’ultima (e prima) volta che sono stato a Lisbona. Oggi, ancor di più sento mia quella frase, letta una volta, che i luoghi rappresentino una promessa e silenziosi rimangano ad aspettarti. Qui, sono tornato, ed ora, mentre riparto, ardentemente spero ritornerò.
“Sad, in my quiet room, alone as I have always been and I will always be, I sit writing. And I wonder if that seemingly feeble thing, my voice, does not perhaps embody the substance of thousand of voices, the hunger to speak out of lives, the patience of millions of souls who, like me, have submitted in their daily lives to vain dreams and evanescent hopes…” (Fernando Pessoa)
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