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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Agosto 2016

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Post n°640 pubblicato il 18 Agosto 2016 da enodas

 

 

 

“La vita si ascolta così come le onde del mare... Le onde montano... crescono... cambiano le cose... Poi, tutto torna come prima... ma non è più la stessa cosa..."

 

Comincerò dalla fine. Come se esistesse un punto, all'infinito, in realtà di questa immagine che mi colma gli occhi ed inonda la mente. Come se davvero potessi raggiungere quella linea che pare sempre un po' più in là. Comincerò dalla fine, forse, perché alla fine il sole é uscito, nascosto magari, oltre una bufera di vento, pioggerellina sottile, ogni tanto, ed onde di sabbia che colmano quel vuoto che mi separano dal mare. Come se fosse vuoto, veramente, questo paesaggio incredibile, inspiegabile, inenarrabile, che si delinea nell'anima, prima ancora di raggiungere i sensi, gli occhi che cercano un punto all'orizzonte, l'olfatto che assapora l'aria di mare, la pelle sferzata dal vento e le orecchie che si tendono ad ascoltare un suono lontano, lontanissimo, di onde. Perché il mare c'é, laggiù, presenza oscura, ma presente, che mi attira come canto di sirena, anche quando é un canto sommerso dal sibilo del vento, canto del'anima, prorompe quando ormai sono giunto a riva, centinaia di metri di spiaggia bianca e deserta alle spalle, e le scarpe sono ormai coperte di sabbia, e le orme dietro di me già sono scomparse. Camminando in questo luogo sospeso, in questo luogo di tutto e di niente, cercando qualcosa, una meta che é quel suono dell'acqua che ogni volta sa ammansire l'anima. Ecco, dunque, perché inizierò da qui, perché, come un cerchio che si chiude, questo luogo dell'anima é un punto invisibile e immensità che mi sommerge.

 

 

"...Ed è qualcosa da cui non puoi scappare. Il mare.
Il mare incanta, il mare uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce, ogni tanto, si traveste da lago, oppure costruisce tempeste, divora navi, regala richezze, non dà risposte, é saggio, é dolce, é potente, é imprevedibile.
Ma soprattutto: il mare chiama.
Non fa altro, in fondo, che questo:chiama
Non smette mai, ti entra dentro, ce l'hai addosso, è te che vuole.
Puoi anche far finta di niente, ma non serve.
Continuerà a chiamarti.
Questo mare che vedi e tutti gli altri che non vedrai, ma che ci saranno, sempre, in agguato, pazienti, un passo oltre la tua vita.
Instancabilmente, li sentirai chiamare.
Senza spiegare nulla, senza dirti dove, ci sarà sempre un mare, che ti chiamerà..."

 

 

 
 
 

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Post n°639 pubblicato il 15 Agosto 2016 da enodas

 

 

Mi sono ritrovato oggi, dopo una corsa diventata improvvisamente frenetica all'aeroporto, con le porte di nuovo chiuse ed il silenzio per le stanze. Ho perso la cognizione del tempo, tra tappe spese nel fine settimana e visite in successione. Immagino sempre quante cose poter fare, anche se non sempre tutto é possibile. Fatico a scrivere, e a raccontare, così rimanendo in silenzio, lo stesso che ritrovo adesso. Note che avevo raccolto in momenti sparsi. Come pensieri, sfumati a ridosso delle emozioni, dei tempi, dei giorni. Eppure, non riesco a scrivere.

 

 
 
 

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Post n°638 pubblicato il 10 Agosto 2016 da enodas

 

 

 

Sono a corto di parole nel cercare di descrivere la bellezza e la sensazione del paesaggio che ho accarezzato in questi giorni. In una toccata e fuga, sono sceso giù, in un cuore di Francia, dove le colline si dipanavano, una dopo l'altra, come onde leggere che si aprivano al passo. Ho sentito la dolcezza, di questo paesaggio, la sua luce, la sua aria, muovendomi lento, paese dopo paese, lungo una strada tortuosa. La dolcezza dell'uva, ancora acerba tra i filari di vite, un'unico, infinito tappeto verde, striato a tracciare ricami geometrici sul terreno ondulato, intervllato da cippi che richiamano etichette celebri, raccolta con cura maniacale, pestata, imbottigliata, nascosta nelle cave scavate nel terreno, e protetta da un forte senso della tradizione e dal prestigio di un nome. Un nome cui ogni cosa, tra queste colline, é intimamente connesso, come i tralci di una vite aggrappati ai propri sostegni, edifici, case, oggetti e mezzi. Ho pensato che questo tempo fosse non abbastanza, tanto che avrei voluto fermarlo, fermare me, tra le viuzze deserte della domenica, un senso diverso della vita ed un sapore diverso dell'aria.

 

"...E perché meno ammiri la parola,
guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l’omor che de la vite cola..."

 

 

E' sempre sorprendente osservare quanti segni della storia si raccolgano muovendosi tra le regioni francesi. Non potrebbe essere diverso tra le mura di quella cattedrale che ha visto l'incoronazione di quasi tutti i re di Francia, é rimasta semidistrutta nell'ultima guerra, prima di risorgere nelle sue sembianze originali. Non potrebbe essere diversamente, a pochi chilometri dalla linea di trincea della Grande Guerra e sul terreno dell'avanzata alleata in quella più recente. Capita così che tra questi villaggi ed i continui declivi non manchino monumenti commemorativi, se non veri e propri cimiteri militari, le pietre candide allineate, il silenzio attorno. Di arcata in arcata, lungo il perimetro della cattedrale, scorrono i secoli, in una narrazione continua, e solo leggendo si ha per un attimo la sensazone di questo lungo percorso, come se ogni mattone, ogni pietra, fosse parte di uno di questi eventi e fosse stato lasciato lì, aggiunto come testimone, dai re carolingi fino alle guerre mondiali, passando da Giovanna d'Arco ed il Re Sole. Sole, certo, tra l'azzurro riflesso di Chagall ed i colori da miniatura delle vetrate più antiche. Si tinge di colore, anche nella notte d'estate, una facciata coperta che prende vita e, come un colpo di pennello, sembra imprimersi su una tela impressionista.

 

 

Ho sfiorato l'erba, ho allungato la mano verso i tralci. Nella sofferenza della vite, nella necessità di un sostegno che l'uomo le provvede quasi come ricompensa in cambio dei suoi frutti, nel suo arrampicarsi attraversi nodi tracciati nel legno, trova espressione l'amore per la terra. Immagine. Forza, adattamento, trasformazione.
Labirinti striati a perdita d'occhio e silenzio interrotto, da un alito di vento, un rumore dalla strada lontano, il suono di un insetto. Queste onde lasciano lo stesso effetto del mare.

 

 

 
 
 
 
 

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