EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Messaggi di Giugno 2015
Post n°557 pubblicato il 30 Giugno 2015 da enodas
Sono tornato a Roma. L'ho fatto con in mente delle mete ben precise che si snodavano tra quei punti che sono l'immagine della città. Ho macinato chilometri, dietro un caldo notevole che mi si é aggrappato dal momento stesso in cui si é aperto il portellone dell'aereo. Pur non essendo ufficialmente che all'inizio d'estate. E come d'estate, la sera ho vagato quasi in sogno. Non perché mancassero le folle di turisti, né tantomeno la cronica congestione delle strade, ma perché su altre vie brillavano luci, quasi fossero punti sfocati e fuochi leggeri che emanavano silenzio. Così, sono tornato a Roma d'estate, quando percorrere queste vie é piacevole la sera, coperto di gelati, comprati magari da quella gelateria che per caso ho scoperto tanti anni fa e che mantiene il suo nome e le sue porzioni. Sono stato una manciata di giorni, ma é come se fosse stato molto di più. Perché é una città di una bellezza infinita, custode di altrettanta bellezza, che tutto meriterebbe molto di più di quanto viene fatto, ed un calarsi continuo nella storia. Così, per pochi giorni ho comunque raccolto un racconto di viaggio che cercherò di narrare, inchiostro su carta. E questo racconto inizierà in realtà dall'ultima immagine, l'ultima sera, da un ponte percorso da angeli, che non so esattamente perché rimane sempre l'ultima immagine impressa prima di partire, e dal silenzio di un fiume.
Come su una tela cercherò di imprimere queste immagini. Non ho portato la macchina fotografica. Perché ho scoperto quasi per caso appena arrivato che questa sera sarebbe stata un po' speciale. Perché di fronte a Castel Sant'Angelo si prepara una festa. Come su una tela stesa tra le stelle, Michelangelo progettò la Girandola. I colori saranno luce, fuochi d'artificio e note lasciate nell'aria. Acque quasi immobili, solcate da quelle che allora avrebbero dovuto essere una battaglia navale. E per un attimo ho in quelle acque si forma nella mia mente l'immagine del navigare. Quasi fosse un richiamo, silenzioso e profondo. Oytis. Si specchia il tramonto, con il profilo di San Pietro, dietro le arcate del ponte degli Angeli, ed attendo che quelle luci si spegnino ed altre inizino a danzare. Perché sarà la scenografia costruita attorno, sarà il fascino di tutto quanto posso aver visto in pochi giorni cha ancora mi riempiono gli occhi, o sarà la musica, ora gioiosa ora struggente, che scivola via, sono fuochi speciali. E su di essi sovrappongo me stesso, attraverso quei nodi di pensieri, di immagini, che riaffiorano, in ordine sparso, quasi come le note, seguendo melodie diverse. E' tutto in me, quello che sono, che porto con me, con immagini sempre nuove che si aggiungono a quelle che già ho, come chissà quante lettere depositate in un cassetto che non ha posto ben preciso. Per un attimo soltanto, luci esplose nel cielo ne illuminano il profilo, si accendono, e tornano silenziose.
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Post n°556 pubblicato il 25 Giugno 2015 da enodas
Mi gironzola intorno cercando di strapparmi un sorriso. Di strapparmi ad un pensiero che é misto di rabbia e frustrazione. Anima buona. Ma non riesco ad evitare che la mia mente sia assorbiata da altro. Che alla fine dovrei lasciarmi alle spalle. Rimugino. E vedendola cosi' mi sento in colpa. Molto. Per la delicatezza di una piccola attenzione. Per non essere in grado di sorridere. Andare oltre questo momento di inutile malinconia, contro qualcosa di esterno. E rispondere alla semplicità di un gesto. Mi sento inadeguato. Anima bella. |
Post n°555 pubblicato il 23 Giugno 2015 da enodas
Non so bene cosa scrivere. Mi rendo conto che ultimamente queste pagine siano un racconto di tutto quanto non sia la mia vita quotidiana. Troppe cose da fare per la testa, molte connesse col lavoro, non riesco a trovare il tempo per raccogliere me stesso e nemmeno scrivere. Lascio pagine bianche riempite di un punto da rimpiazzare, con fatica, in seguito. Come se ci fossero due binari paralleli tra i quali saltare, uno sempre in movimento e l'altro che mi assorbe piene energie, che senza accorgermi é quello in corsa continua, e di cui non trovo molto da parlare. Né spazio né ispirazione. Scivola via, scivolo io. |
Post n°554 pubblicato il 12 Giugno 2015 da enodas
"Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio."
C'era un filo sottile che univa Parigi a Vienna. Una linea in due direzioni sulla quale scorrevano le luci della Ville Lumiere, il rivoluzionario approccio degli Impressionisti e lo stile di vita della città imperiale e la cultura mitteleuropea. Lungo questa strada si pose anche Gustav Klimt, ed il gruppo dei Secessionisti, in generale, testimoniando la loro rottura con la Scuola d'Arte tradizionale ed il proprio abbraccio a quell'arte totale che voleva “tutte le arti su un piano di parità, la pittura, la scultura, l’architettura, disegno, fotografia”. Laddove "tradizionalmente, a Vienna il primo posto spettava alla pittura. Poi era arrivata la scultura. E la fotografia non aveva importanza”. L'arte di Klimt nasceva da questo mondo, in trasformazione, espressione di una nuova era. I Secessionisti indagavano, scrutavano i ritratti, davano vita a donne dalla fragilità infinità o dalla sensualità estrema, addirittura mortale. Era la donna fatale, la donna nuova. Scrutava altera e conscia del proprio potere. L'arte di Klimt nasceva da lontano, da colori brillanti e dorati, mille ornamenti ed un rimando continuo all'arte antica, i profili egizi, le forme greche, gli sfondi bizantini. Fino quasi a scendere nel mondo dei sogni, dove figure sembrano fluttuare, sospese in un baratro, perse in un recesso dell'anima, un paesaggio che é un intrico di alberi, linee sottili che si perdono, come profili che si sovrappongono. Alla fine risplenderà, come l'oro prezioso che permea lo sfondo di un bacio, un abbraccio forse, che risplende, fuori dal tempo.
“Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”
Silenzio. Poche note, tremanti, salgono da un vuoto che é orizzonte imperscrutabile. Si alza un cavaliere. Sostenuto da quelle note, sempre più solide, sempre più forti, come pilastri che si reggono su un terreno ignoto, sconosciuto. Si arma, il cavaliere, condotto da ombre fluttuanti che ondeggiano nell'aria. Le stesse che quasi sembrano narrare, con il loro movimento, una storia drammatica. Mostri spaventosi, volti contratti, figure grottesche e paurose. E' una battaglia, quello scontro titanico, quasi impossibile, contro tutto quello che é malvagio nell'uomo, contro l'uomo stesso, le forze sovrannaturali. La senti, la musica. Un ingresso violento, note quasi impazzite. Sembra. Scivolano via, come l'attimo feroce della battaglia. Le figure fluttuano. Linee ridotte al minimo su sfondo candido, motivo decorativo di un fregio. La chiave é la musica, il suono di un'arpa, una ragazza che sembra una vestale in processione. Ed una calma infinita, come infinito sembra il canto spiegato. La forza dell'uomo, quel cavaliere bardato, non lo vedo ma sembra procedere nel buio più profondo dell'anima, laddove é sceso a combattere, soffrire, fin quasi cadere, accompagnato da quelle corde pizzicate che si annidano in un filo d'Arianna. Perché possa riemergere, spogliato delle armi, nella gioia di un bacio.
"Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza." (Lettera di Beethoven alla contessa von Erdödy, 1815)
"...The Pinacothèque de Paris wishes to examine an essential aspect of Art Nouveau, which was developed in Vienna at the start of the 20th century under the name Secession. Gustav Klimt's part in the emerging of that movement is a major one. The artist's talent and brio, from his precocious start to his excessive decorative effects, where gildings and the emerging expressionism are dominant, are the foundations of a new period, which flowered in Vienna at the turn of the century. That artistic movement is, in fact, at the origin of the birth, a few years later, of one of the major currents in modern art, Expressionism. (dall'Introduzione alla mostra)
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Post n°553 pubblicato il 08 Giugno 2015 da enodas
Arriva una musica, da dietro le piante. La suonano, archi, trombe trionfanti, a tratti voci acute. E scrosci d'acqua. Brillano nell'oro, quello che ormai é rimasto come riflesso di un tempo che fu, un mondo che non esiste più, ed un regno che allora era di un re che si faceva nominare come il Sole. Nel cuore d'Europa, irraggiava, un misto di moda, modello da copiare, ed espressione estrema di potere, nel segno di un universo impossibile, distaccato da tutto. Brillava, come brillano i riflessi d'acqua, istantanei e fulminei, immaginari, come le creature mostruose che sbucano fuori dall'acqua, la biga di Apollo che si lancia furiosa dietro a cavalli mossi da fuoco divino. Immaginario, come le figure che si muovono sulle note fuse in una goccia d'acqua, altisonanti, ornamentali, ristrette in quel mondo che aspirava all'idillio e tutto si traduceva in cerimonia e maniera.
Eccomi, sono tornato. Ogni angolo di Parigi é per me ormai una pittura sfocata che chiude dentro un ricordo. C'é spesso un qualcosa che parla al profondo dell'anima, per una città che mi piace tanto, fino all'invidia, anche quando questo si nasconde dietro al particolare più semplice, sia un'insegna di un ristorante od un venditore ambulante all'interno dei giardini di un palazzo reale. Non avevo mai varcato le porte della reggia. Tanti anni fa, ricordo, ci si era passati in macchina, in partenza, dopo giorni che avevano lasciato un ricordo amaro. E più di recente, una manciata di anni fa, alla vigilia della festa nazionale, quando la sera si giocava una finale di calcio dall'altra parte del mondo, lungo i giardini... quella volta, meglio lasciar perdere... Anche così ogni angolo può ricordare qualcosa. C'é un sole caldo e sereno. Le fontane si accendono, come si accendono gli sfarzi del palazzo reale, tessuti preziosi, una galleria infinita di ritratti ed una, enorme, di campi di battaglia rievocati, lungo tutta la storia di Francia. Ed un corridoio si riempie di luce, uno specchio dietro l'altro, moltiplica le luci dei candelieri, i colori del soffitto... e la vista che si apre sui giardini.
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