Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi di Aprile 2014

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Post n°363 pubblicato il 29 Aprile 2014 da estremalatitudine

"mmmmm" pensò. "delizioso" pensò.

come fosse accarezzata da un drappo di seta, le sue mani, oliate, si muovevano su di lei come ballando.

Danzavano sulle cosce, danzavano sui polpacci, sui piedi, calde, setose, oliate, e poi su su, sull'addome, sui fianchi e con un movimento continuo senza perdere neanche per un attimo il contatto, eccole, quelle mani sante, sulle tette. lì indugiarono. quasi fossero passate da un tango ad un lento da mattonella. Ruotavano lentamente, come quando i fidanzati appoggiano le guance l'una all'altra. Continuando così lentamente e sotto la loro pressione, calda, i capezzoli si rizzarono lentamente, ma inesorabilmente, tanto che nella rotazione le mani li schiacciavano provocandole un leggero fastidio che aveva il gusto agrodolce di certe torte del sud, tutte erbette, cipolla e uvetta.

lui la guardò fisso continuando a massaggiarle il seno. Poi si abbassò e la baciò.

Lei non oppose alcuna resistenza, tanto quel bacio fu lento, proposto, accettato, desiderato.

Poi quando le mani abbandonarono i seni e scesero nuovamente alle cosce, all'interno coscia, lasciando i capezzoli tra le sue labbra, lei, ricorda ancora perfettamente, pensò: questo è il paradiso, davvero.

Essere presa, ancora una volta con lentezza e voluttà, fu naturale, come naturale fu al termine dell'ora farsi una doccia e tornare a casa per la cena.

Solo a letto, dopo, prima di addormentarsi, con quello che già russava, ebbe per un attimo un po' di senso di colpa, non per lui, non per quello, né per suo figlio o sua madre, che dormivano tutti sonoramente nelle stanze a fianco, ma per la sensazione d'essere entrata di straforo ad una festa a cui non era stata invitata.

quella mani, quel calore, quella leggerezza e al contempo possanza erano un sogno che quel giorno sembrava aver sbagliato indirizzo. 

ma forse no. forse non aveva sbagliato indirizzo. chissà? sorrise tra sè e si disse che forse fra qualche giorno avrebbe ancora bisogno di un bel massaggio, no?

chiuse gli occhi e s'addormentò di botto.

 
 
 

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Post n°362 pubblicato il 29 Aprile 2014 da estremalatitudine

Per una donna sola, divorziata, single, farsi entrare un uomo in casa è sempre una esperienza eccitante.

Certo non l'amico di sempre, quello che conosci dal tempo di scuola, ma l'ultimo, quello appena conosciuto, che sembra gentile, educato, o, al contrario, è scontroso e incazzoso, ma giusto.

Lei piccola, con i tacchi più esagerati arriva a mala pena all'uno e settanta, lui, gentile o stronzo, ma in ogni caso in confronto a lei una montagna, gli arriva al petto o poco più su, ma soprattutto lui ha una forza che lei neanche si sogna. E adesso è in casa sua, la porta è chiusa, è notte, le serrande abbassate (che se no i vicini, quei rompicoglioni, cosa pensano), loro lì soli in salotto con in testa esattamente quel che sta per succedere.

Parlano, chicchierano, bevono e poi arrivano al dunque. Lui si spoglia ed è mostruoso, mai visto uno così, enorme e lei dentro di sè non sa se imprecare (per una volta che mi lancio uno normale!) o cercare di essere all'altezza. Tanto tempo che non....

Mai lui le è sopra, grosso, muscoloso, enorme, le sue braccia sono il doppio delle sue, il suo torace è largo da non vederne la fine e il culo, il culo è gonfio, teso, pneumatico. Lei piccola scompare sotto quella massa.

E' eccitata e spaventata e preoccupata e eccitata e ancora eccitata, ma spaventata e preoccupata. Lui sembra sapere quel che fa. Forse ha ragione. Ma forse no. Cosa vuole? Cosa fa? La tocca, la bacia, la lecca. Sembra sapere quello che fa. meno male. il desiderio inizia. Poi lo vede, lo tocca, lui le prende la testa e l'abbassa. questo no, lei pensa, e poi lo fa. lo fa, lo fa e forse l'avrebbe comunque fatto, ne aveva voglia?

Intanto che lei fa e lui anche, l'eccitazione è un continuo invito all'abbandono. ma ci si può abbandonare la prima volta con uno sconosciuto? Del tutto? Davvero?

Lasciarsi andare, abbandonarsi tra le braccia di uno sconosciuto è una vertigine di sentimenti.

 
 
 

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Post n°361 pubblicato il 28 Aprile 2014 da estremalatitudine

Seguirlo in ufficio non sarebbe stata necessario. Era evidente. La scusa ridicola. Lui lo sapeva. Lei anche. Ridicola. C'era una unica ragione perché lei fosse lì quella mattina. Una unica ragione. Volevano scopare. Lui la voleva scopare. Glielo aveva fatto capire. Con garbo. Educazione. Anche malizia. Senza essere troppo evidente. Certe volte anche di fronte a suo marito, mentre discutevano di muri e piastrelle. Piccoli segnali. Qualche sguardo, qualche sorriso. Uno sfioramento di mano. Niente. Niente. Tanto che suo marito non aveva notato niente. Così geloso! Lei lusingata, sulle prime. Poi intrigata. Lui, il marito, così noioso e geloso e pedante e asfissiante. E così anche lei ad un certo punto glielo aveva fatto capire. Ci stava. Se voleva. Voleva? Segnale: sì, voleva.

E quindi quell'appuntamento, quasi senza ragione. Vedere un catalogo. Poteva portarglielo a casa. Senza problemi. Passo io. Quella mattina. Scusa ridicola. Per adesso non raccontata a nessuno. Tenuta come riserva. Se qualcuno gli avesse visti e avesse riferito la cosa a chi non doveva sapere. Così geloso.

Lui, l'architetto, giovane, aitante, con l'aria di scoparsele tutte. Lei, bella donna, con qualche anno di più, non tanti, dieci? Meno, certamente meno.

Lui in giacca e cravatta. Lei con un tubino nero e le scarpe col tacco.

Lui fintamente intimidito. Lei fintamente sicura. Lo studio? Di qua.

L'appartamento non grande. Corridoio. Passando la camera da letto socchiusa, il letto disfatto, nessuna traccia femminile, eppure, lei ne era certa, che lui fosse uno che se le scopava tutte. Era quello che la eccitava.

Due parole. Il catalogo. Poi il primo bacio. Lui a lei, lei che risponde, passionale, famelica, lei che sbottona la camicia e allenta la cravatta, lui che le palpa le tette, lei che si alza, lui che l'abbraccia e la stringe scendendo al sedere, lei che indietreggia, piano, lui che la spinge, corridoio, camera da letto, spinta finale, cadere abbracciati sul letto, profumo di femmina, forte, che stronzo, figa che si allaga.

Mentre lo fanno, mentre da dietro lui la prende, mentre va su e giù con ritmo costante, lui le infila un dito nel culo e lei, lei si eccita ancora di più.

L'idea di due uomini insieme. Una vertigine. Una immagine. Sìììì. Lui potrebbe condurla, portarla, sicuro. Urla, lei, si dimena, e le dita diventano due e si muovano al ritmo del cazzo, dentro e fuori come lui. 

Lui le chiede: non ti dà da mangiare tuo marito? Non ti scopa abbastanza?

Non abbastanza, non abbastanza, quasi urla lei.

Tieni, tieni, e affonda ancor più violentemente i colpi.

La sua carne è aperta, tutta, disponibile, tutta pronta, tesa, spasmo, eccitazione.

Lui esce. Sospensione. Tempo che si ferma. Lei lo guarda. Lui sorride sfiorandola col cazzo su una coscia. Il suo cazzo grosso e teso. Lui le guarda il sedere e sotto la figa. Poi la spinge senza riguardi e la gira sulla schiena. Lei sorride paziente. Lui le allarga le gambe con forza e torna a scoparla con potenza e frenesia. Lei a sentirlo entrare così di colpo si eccita ancora di più. Lui torna a chiederle: ma non ti scopa tuo marito? All'idea di quel che sta facendo, di quel letto, dell'appartamento, di quel cazzo di archittetto e di lei, lei che si sta facendo scopare, e che gode, sotto i suoi colpi, i colpi di uno che se le scopa tutte, tutte, tutte, quello stronzo, lei trema e urla l'orgasmo.

Dopo, finito tutto, rivestendosi con cura, lei si chiede se lui avrà voglia ancora di rifarlo. A lei piacerebbe. Lui, lui pensa solo bel culo e grande troia. Ne valeva la pena.

Gli uomini e le donne a volte sono così

 
 
 

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Post n°360 pubblicato il 25 Aprile 2014 da estremalatitudine

si sa come succede: una lo dice ad una amica che lo dice ad un'altra e la voce gira, gira fino a quando non arriva anche a te.

Su verso la stazione centrale c'era un tizio che vendeva vibratori, ma di un tipo nuovo, arrivato dall'america, un coso come non ce ne erano altri.

il problema delle voci è che non si spiegano mai tanto bene, che alla fine o dimentichi o provi.

Lei aveva deciso di provare. Deciso? Insomma deciso.... era capitata lì intorno e aveva deciso, ecco, sì deciso di entrare un attimo a dare una occhiata.

La commessa gentilissima capì al volo. Era un vero e proprio salto tecnologico. Tecnologico? Bè, sì, come dire se no...

Insomma al tatto sembrava vero.

Non ci credo!

Eppure.... la commessa si girò e veloce gliene mostrò uno.

Uno normale, né grosso, né piccolo, senza tanti fronzoli, velocità varie o altre diavolerie. Anzi, disse la commessa, la cosa strana di quel nuovo modello è che da un punto di vista del materiale era un salto nel futuro, ma come gadget era tornato indietro di secoli. Quel coso non era elettrico, non si agitava, erano tutti fatti senza supporti e aiutini anali: solo la pura e semplice riproduzione di un cazzo maschile a grandezza naturale fatto in un materiale che al tatto e all'odore era del tutto simile ad uno vero.

Lo prese in mano, lo strinse e in effetti.... faceva persino impressione, così, come fosse stato appena tagliato via al suo legittimo proprietario.

Ce ne sono di varie misure ovviamente, soggiunse la commessa, e ovviamente in vari, come dire, colori: bianchi, neri, asiatici, indiani...

Ma se non è elettrico, una che fa? Bè lo usa come meglio crede, no?

Ma come fa ad essere caldo? francamente non lo so, rispose la commessa, ma l'effetto è straordinario, non crede?

mi fa un po' impressione, a dire il vero: ne vendete tanti?

abbiamo dovuto riapprovvigionare proprio ieri. ne ho ancora una decina. gli ultimi.

caspita! e costano cari? abbastanza, sa sembra proprio vero. ad usarlo, lo dico per esperienza - sussurrò la commessa avvicinandosi - non c'è nessuna di quelle controindicazioni tipiche degli altri. Sa la freddezza, l'eccessiva rigidità, oppure al contrario l'eccessiva e innaturale elasticità della gomma. E poi l'odore! Questo profuma, senta.... certo profuma di maschio, ovvio, ma però profuma di uomo non di plastica o di copertone. e poi caldo come è anche dargli ogni tanto un bacino non è malissimo....

si lava bene? perfettamente e facilmente. può usare ciò che preferisce sia a base alcoolica che detergente.

va bene. mi ha convinto: lo compro.

modello? normale, direi. nè troppo, nè troppo poco, non so se mi spiego.

Così? e la commessa tirò fuori un coso decisamente esuberante.

per non sentirsi una sciocca, ovviamente lo comprò.

meno male aveva la borsa ampia e quella sera a casa non c'era nessuno.

previdenza delle donne.

Arrivata a casa, ficcò quel coso nel cassetto segreto del comodino. Poi se ne dimenticò, quasi. Dopo cena, si mise a letto presto. Suo marito sarebbe rientrato tardissimo e forse neanche.

Accese la tv. Niente. Al solito. Squillò il telefono: il marito non sarebbe rientrato. Incazzata, spense di botto la tv e inveendo prese un libro dal comodino. 

Dopo qualche pagina si disse che quel romanzo era troppo noioso! Allora lo tirò fuori. Il coso. Dal comodino. Decisamente esuberante per i suoi gusti. La commessa aveva detto che era normale.... ma forse voleva solo venderlo che costava un po' di più. A tenerlo in mano le sembrava almeno un pezzo più lungo di quello di Marco e decisamente più spesso. La mano a stringerlo non riusciva a prenderlo tutto. Le dita non si toccavano. Mentre con Marco sì, ne era certa. Lo alzò e se lo mise davanti alla faccia. Più lungo, sì. Certo. Decisamente fuori norma.

Lo carezzò. Sembrava davvero un cazzo, un bel cazzone pronto all'uso. Lei sola in casa, il marito lontano, serata del cazzo. Ecco, appunto. Quel pensiero le fece passare la fantasia. Lo posò sul comodino e si girò dall'altra parte nervosamente. Quel cretino del marito sempre via quando serviva!

Di notte fece sogni strani e la mattina dopo al risveglio, sabato, nessun impegno, prendere quel coso e carezzarsi fu molto, ma molto piacevole. Diciamo che mi dò una scaldatina per quando torna Marco, pensò. Il pensiero del marito, di quando facevano l'amore, di come sapeva toccarla, della sua voce, le sue mani, ecco, la eccitò moltissimo e quel coso, così perfetto e caldo e grosso, fece proprio alla bisogna, specie quando al culmine dell'eccitazione lo infilò tutto. Questo sì che un cazzo, pensò per un attimo, vergognandosene subito dopo. Come è grosso, pensò ancora, continuando a muoverlo, dentro di sé piano piano. Su e giù. Fermandosi molto sul su, per poi affondare presto giù e rimanere ferma a muoverlo piano dentro. Come è caldo... e grosso, grosso, grosso! più grosso, decisamente più grosso. Un lampo e negli occhi comparve l'immagine di un nero che aveva visto una volta in un libro di fotografie in libreria con un cazzo enorme. Se lo teneva in mano. Foto in bianco e nero. Gambe piegate. Il cazzo spuntava di sotto e sembrava una terza gamba. Suo marito poche bancarelle più in là. Eccitazione improvvisa. Guardare quella foto di nascosto, cercando di fissare ogni particolare. La cappella, il fusto, grosso, enorme, su quella pancia tesa.  Mosse la mano lentamente, pensando alla pancia tesa del nero che lo muoveva dentro di lei. Alzò la testa e strabuzzò gli occhi. Immenso, nero, grosso, sopra di lei, dentro di lei, la riempiva tutta, tutta, completamente. mmmm, quanto mi piace, pensò, che porca che sono.... e venne in gloria di dio.

quando arrivò il marito quelle strane idee erano tutte acqua passata.

 

 
 
 

Corto 32

Post n°359 pubblicato il 24 Aprile 2014 da estremalatitudine

La prima volta era successo a scuola, tra coetanee. Poi all'università, qualche volta, quasi un diversivo, una carezza, una pausa dalla normalità fatta di amori, ragazzi, fidanzati, uomini, mariti.

Adesso ogni tanto il ricordo la turbava.

Adesso ogni tanto, qualche sera, qualche volta in qualche occasione, si sentiva pronta di nuovo.

Adesso che sapeva. Quanto dolci. Quanto sapienti. Quanto delicati. Quanto attenti.

Ciò che preferiva era la serata con la nuova amica, quella appena conosciuta, la mamma dell'amico o dell'amica del figlio, quella con la quale scattava una amicizia immediata, spontanea.

In quei casi conduceva abilmente il discorso sul sesso, scoprendo al solito insoddisfazioni comuni. Poi eccitava con allusioni e domande e racconti. Si avvicinava. La preda. Lei che solo alla fine sospirava con un fiato di voce: non sono mai stata con una donna....

neanche io, mentiva lei. lei che la toccava. lei che sapeva che se riusciva a sfiorare anche solo le cosce, se solo riusciva a toccarle il monte, era fatta, sua, sicuro, senza dubbio, in quei pomeriggi o serate, con i mariti lontani, il profumo della pelle di una donna, piena, soda, i tremori di una donna, i suoi sospiri, i suoi lamenti, fino a quando la sua mano non era sulla sua passera, umida, pronta, e lei, lei che ripeteva: non sono mai stata con una donna.... neanche io....

bellissimo baciarla e sentire che si apriva come un fiore selvaggio, profumo forte, umori dolci, pastosi, il contrario dell'uomo, salato, la donna dolce, brividi continui, fino a quando non entrava in lei con le dita intanto che la lingua la assaggiava completamente.

Dopo, a casa, nonostante fosse venuta, nonostante fosse sazia, ciò nonostante, ecco in bagno spogliandosi si cercava ancora e ripensava all'amica, mai stata prima con altre, al suo sapore, alla sua timidezza, alla sua verginità

toccarsi ancora inevitabile

 
 
 

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Post n°358 pubblicato il 24 Aprile 2014 da estremalatitudine

La baciò, si baciarono, si abbracciarono, si toccarono.

quando la mano di lui la raggiunse, la trovò in un lago. Difficilmente ricordava una eccitazione di quel genere. Un lago. Davvero un lago. Lei se ne scusò, improvvisamente timida come una ragazzina.

Ripresero a baciarsi, senza farci caso.

Poi, dopo, quando lei venne, lui, ancora dentro di lei, sentì un calore straordinario, come quando immergi d'inverno le mani infreddolite nell'acqua calda.

 
 
 

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Post n°357 pubblicato il 17 Aprile 2014 da estremalatitudine

tra voi una simpatia, un flusso, una vicinanza, niente di pensato (troppo), niente di davvero voluto. Lui sposato con lei. Lei sposata con lui. Solo una lei e un lui diversi. due coppie. niente di voluto. battute. e voi ridete e gli altri meno. neanche vostro marito. neanche sua moglie. una simpatia istintiva, nulla di veramente voluto o pensato o fantasticato.

Poi vi lasciano soli. Mezz'ora? un'ora?

e voi appena loro sono usciti vi baciate. subito. di corsa. come a perdere l'autobus. subito. voracemente. senza parlare. solo uno sguardo e via. senza pensare. senza pensare a quei due. a vostro marito. a sua moglie. via. di corsa.

fargli un pompino, poi, in cucina, lontano dalla porta di ingresso e scoprire quanto è gustoso il suo cazzo e ricordare quanto è bella la passione e tornare ragazzi, prima che i genitori ci scoprano, vieni, ti prego, e sentirlo che trema, nella vostra bocca e sentire quasi la porta che s'apre e lui che viene, forse solo per quello, e voi che in qualche maniera cercate di non combinare disastri e lui che continua a venire, una fontana, stupendo e le loro voci di là in salotto che chiamano e lui che si scosta, finalmente, si riassetta ed esce e voi, voi appoggiata alla parete, che sorridete, quasi ridete, felice, rimettendovi a posto e poi aprendo a vostra volta la porta della cucina e andando loro incontro sorridendo, mentre col l'indice vi pulite l'angolo della bocca che vi pare ancora, come dire, macchiato?

 
 
 

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Post n°356 pubblicato il 17 Aprile 2014 da estremalatitudine

Erano le regole e alla fin fine le stavano bene. Era stata una amica a parlagliene una volta che erano arrivate, un po' bevute, su quell'argomento.

Una casa fatta apposta. Incredibile. Una roba di classe, mica uno squallido locale per scambisti o cose così.

Si vestì di tutto punto e curò soprattutto il trucco. Doveva essere accurato, preciso, sugli occhi e sulle labbra, sulle guance e anche sul seno.

Era pronta. L'amica suonò e lei scese.

"ma tu l'avresti mai detto?" risate "che matte che siamo!" "E pensare che ci sono uomini che pagano per questo." "Sì, ma mica questi qua. questi sono perfetti. e poi hanno dei cazzi....."

"ma stasera che fai?" "guarda se c'è quello della volta scorsa, per primo mi faccio quello. me lo ricordo ancora. ci ho pensato spesso sta settimana. mai provato nulla di simile."

"grosso?" "di più...."

"sì, ma poi ti ha anche scopato?" "ma sei scema.... un pompino e via.... è la regola, no?"

 
 
 

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Post n°355 pubblicato il 17 Aprile 2014 da estremalatitudine

L'amica la bendò. da nessun altro l'avrebbe accettato. neanche suo marito era riuscito a farglielo fare. ma loro erano amiche da una vita. si fidava. ciecamente. appunto.

appena bendata, lei gli sussurrò ad un orecchio: il tuo compleanno...

poi la prese per mano e si mise a farla camminare per quell'appartamento che non conosceva. la sua amica la guidava. le girava la testa. così. bendata. portata a spasso tra mille curve e angoli e attenzioni.

poi la fece sedere e aprì qualcosa. un armadio? un'anta? il frigo???? Il freddo confermò. Dal frigo frutta fresca sulle sue labbra e ad un certo punto, dopo un po', tra le sue cosce.

Cosa fai? chiese

Ti eccito. rispose.

Ancora freddo tra le labbra. Poi, improvvisamente, calore, caldo e salato. Si scostò spaventata. Il freddo ancora. Sapore di fragola. Yougurth. Spesso. Non dolce. Spesso. Cremoso. Quello greco. Le sue labbra si aprirono. Sulla lingua quella crema fredda, fresca.

Poi, quando ancora non aveva chiuso la bocca, ancora caldo, calore, salato, tipico, lui, quello, liscio, caldo, salato.

Chi? chiese lei. La sua amica silente. 

Nessuno, rispose una voce maschile. Ricordi Ulisse e il cicloper? quanti erano i suoi compari che scapparono dal Ciclope?

Mani la toccarono. Mani ruvide. Grosse. E anche una dalle dita lunghe e flessuose. le dita di lei. Della sua amica.

Ancora cibo e poi, ancora, di nuovo, cazzo.

Grosso. Di forma leggermente diversa.

Come? chiese lei. Chi' Quanti? Aiuto!

Nessuno, nessuno, amore mio. rispose lei, la sua amica. Solo noi e le nostre fantasie più segrete. Senti.

E la sua mano prese quella di lei e la condusse a carezzare un ventre maschile, muscolo e piatto. La sua mano si aprì, facendo aderire dita e palmo a quella pancia piatta e soda.

Adesso?

Quello che vuoi, amore mio. rispose l'amica

 

 
 
 

corto 27 - l'ispettore generale

Post n°354 pubblicato il 17 Aprile 2014 da estremalatitudine

Non c'era alcuna possibilità di errore: l'ispettore era lui. Lui. Quello lì, che adesso le stava davanti e a cui lei, senza fare mosse esagerate, lasciava intendere che se lui avesse voluto gradire...

Era arrivato da poche ore, ma fin da subito si era comportato in un modo che non lasciava adito a dubbi. Era lui. Lui da cui dipendeva la sua carriera e, soprattutto, la possibilità d'essere finalmente (dopo 3 anni!) trasferita più vicina a casa.

Lei gli si fece più vicina. Ancora più vicina. Lui sembrava vagamente imbarazzato, ma non si muoveva. Fino a quando i suoi seni non gli si posarono addosso. Lui non reagì. Niente. Come se nulla fosse. Lei si spinse ancora più addosso, più vicina. ancora di più.

Ormai il contatto era inequivocabile.

Lei da così vicino sussurrò: dottor rossi.... signor ispettore....

Lui strabuzzando gli occhi si scostò e disse solo e semplicemente: temo ci sia stato uno spiacevole equivoco.

Lei arrossì tutta. Si allontanò un poco e a voce alta ripeté: dottor rosso ..... singor ispettore....

Poi se ne andò, suotendo la testa e continuando a mormorare tra sé: che scherzi del cazzo, ragazzi...

 
 
 

corto 26

Post n°353 pubblicato il 12 Aprile 2014 da estremalatitudine

Prima non lo avrebbero mai detto, ma non prima, prima, neanche un minuto prima, neanche un attimo prima. Certe cose non si pensano, ci si trova, si fanno. Punto e basta.

Sì va bè, era vero: lui era l'unico che c'era. Nessun altro all'orizzonte. Ma di qui a trovarsi tutte e due inginocchiate a venerare il suo coso svettante nella luce fioca della loro camera d'albergo!

Il giorno dopo, a colazione, si confessarono la noia e l'imbarazzo dell'attesa del turno. "Avvilente, no?" "Un po'" sorridendosi a vicenda e cambiando rapidamente discorso. 

Nel lasciare il tavolo della colazione, entrambe, ripensandoci, in cuor loro si dissero certe che in fondo lui le avesse preferite all'altra, ma questa è un'altra storia.

Poi di nuovo isola. Vacanza. Villaggio. Due amiche. Famiglie lontane. E un ricordo comune da non confessare neanche a se stesse. Davvero? Risero.

 
 
 

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Post n°352 pubblicato il 06 Aprile 2014 da estremalatitudine

non amava la fretta. le sveltine non facevano per lei. aveva perso un sacco di occasioni per avere amanti stupendi perché c'era poco tempo.

Quando iniziava, iniziava, ma non voleva avere limiti di tempo.

L'amore non ha tempo, pensava, e quindi figuriamoci se permetto a uno di darmi una botta con l'orologio in mano!

In particolare amava i preliminari, i lunghi baci, le carezze e poi, poi, soprattutto, quasi più di tutto il resto, anzi certo più del resto, le piaceva il sesso orale e lì avere fretta era un delitto!

Quando toccava a lei, si metteva comoda e fino a quando lui non veniva (oppure non la supplicava di scopare) non smetteva più. Le piaceva enormemente. Stare lì. Continuare. Continuare. Lentamente. Assaggiando tutto, ma proprio tutto.

Quello era il piacere!

 
 
 

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Post n°351 pubblicato il 05 Aprile 2014 da estremalatitudine

Nella camera illuminata appena da una abat-jour lei si spogliava lentamente, con un movimento fluido, senza pause, e man mano che la sua pelle compariva, man mano che i suoi muscoli e la schiena e il sedere e le gambe affioravano dal vestito, man mano che le calze venivano abbandonate sul pavimento, lui, lui sul letto, nudo, che la aspettava, riusciva sempre meno a stare fermo e si girava su un fianco, poi si metteva seduto e poi tornava a sdraiarsi e il suo coso spingeva prepotente da sotto gli slip.

"sei pronto?" mormorò lei, girandosi verso di lui con solo il capo.

Sullo specchio di fronte i suoi seni rilucevano pesanti e sodi.

Lui deglutì e rispose.

"vado in bagno" rispose lei "aspettami"

e gli passò davanti lenta camminando a piedi nudi sulle punte.

La moquette nascose per un attimo lo smalto rosso delle sue unghie. Lui le osservò il culo regale che sparì dietro l'angolo. Guardò il soffitto, chiuse gli occhi e sospirò.

 
 
 

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Post n°350 pubblicato il 05 Aprile 2014 da estremalatitudine

Sapendo quel che lei sapeva, spesso, quando era il momento, ma a volte anche no, spesso gli dava un pizzicotto sul sedere oppure a mano aperta gli stringeva una chiappa.

Aveva un culo piccolo e sodo. favoloso.

Lei lo sapeva bene. Glielo ammirava ogni qual volta poteva. Finito il sesso, quando lui si alzava dal letto per andare in bagno, oppure in spiaggia quando andava correndo a fare il bagno. Lo sapeva, lo sapeva bene e spesso, appena poteva non resisteva e glielo palpava, lo assaggiava con la mano, esattamente come faceva quando, nell'intimità, glielo mordeva tutto, prima di passare al piatto forte.

Le sue amiche erano gelose di quel ben di dio e la prendevano in giro, ma potevano dire quel che volevano: quel bel culo di maschio era suo e giù le mani delle altre!

 
 
 

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Post n°349 pubblicato il 04 Aprile 2014 da estremalatitudine

Era un gioco che facevano spesso.

Si spogliavano completamente e si baciavano a lungo. Come quando erano fidanzati. a lungo.

Poi lui andava a sedersi di fronte al letto su una poltrona, mentre lei, lei si sdraiava sul letto e iniziava a toccarsi. Lentamente. Con le gambe socchiuse. La mano destra sul clitoride e l'altra sotto a carezzarsi le labbra e stimolare tutto il resto.

Lei guardava lui e lui guardava lei.

Mentre lei si toccava lui, lui doveva stare fermo col cazzo duro tenuto in mano, senza muoversi o carezzarsi. Così, scapellato, grosso, duro, pronto, enorme, rosso scuro, scolpito, grosso, rosso scuro, muovendolo lentamente da destra verso sinistra e viceversa, senza carezzarsi, solo muovendolo lentamente di lato.

Lei era ipnotizzata, mentre la sua mano si dava il piacere.

Poi lui iniziava a parlare, a raccontare, a dirle, a provocarla, a voce bassa, roca, grigia, ruvida, senza volgarità, senza insulti, solo racconti e provocazioni, solo immagini di lei, lui, altri, lentamente, a voce bassa, roca, grigia, ruvida, come una musica tribale, come il canto di uno sciamano, mentre la mano di lei continuava e il suo corpo iniziava a scuotersi dai brividi.

Era un gioco. Il loro gioco.

 
 
 

domanda

Post n°348 pubblicato il 03 Aprile 2014 da estremalatitudine

che alle donne piaccia vedere godere un uomo è pacifico, banale. Sentirlo che sta per venire e poi vederlo venire sono certo piaccia a tutte.

ma a quante piace averlo tra le labbra proprio in quel momento? a quante piace sentire lo schizzo potente oltre che vederlo o taccarlo con mano?

non saprei dirlo. l'impressione è che sia molto una fantasia maschile, più che femminile.

quel che so è che credo che a noi uomini piaccia molto sentire una donna venire e ancor di più, quando capita, essere lì mentre eiacula. 

Portare una donna ad una eccitazione tale da provocarle una forte eiaculazione è davvero molto, molto bello.

 
 
 

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Post n°347 pubblicato il 03 Aprile 2014 da estremalatitudine

Da dietro gli scuri della finestra li guardava passare. Giovani, baldanzosi, casinisti, caciaroni, chiassosi. Si spingevano, si urlavano dietro, si davano pacche sulle spalle enormi. Giovani. Ragazzi.

A lei piaceva rimanere lì nella penombra a vederli passare, mentre andavano alla spiaggia e si prendevano in giro (a volte) per le ragazze o le moto o il calcio.

Ragazzi. Ricordi. Desiderio. Vita.

Di là, dalla stanza di fianco, un grido "Vieni!"

"Non posso. Ho da fare. E poi ho mal di testa. Non posso"

E riprendeva a sbirciare tra mezzo gli scuri.

 
 
 

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Post n°346 pubblicato il 03 Aprile 2014 da estremalatitudine

Non resisteva, o, meglio, certo, ogni tanto resisteva, o le toccava resistere, perché non era il momento, il luogo, al situazione, cose così, ma soprattutto quando non ci riusciva, non ce la faceva,  perché loro non ci stavano, scappavano, fuggivano o, semplicemente, non se ne accorgevano.

Tutte le volte che vedeva un uomo dal ventre piatto, magro, scavato, ma non rinsecchito, secco, solo magro, pancia piatta, muscolosa, soda, piatta, ecco lei, lei non resisteva.

Lo guardava, lo guardava, lo fissava, fissava quel ventre piatto, fissava quella camicia ben tesa, oppure in spiaggia quell'addome scolpito e non resisteva e si vedeva già con le sue mani che lo carezzavano, piano, gustando la pelle tesa e soda, scendere a solleticargli il pene, a tirarglielo su, a farlo indurire, mentre con la destra continuava a carezzargli la pancia.

Potevano essere giovani o adulti, non importava. L'importante era che non avessero pancia, neanche un grammo, niente, solo pancia soda e uccello.

Rabbrividiva solo al pensarci.

E allora faceva di tutto, di tutto, per farsi notare, per andare a caccia e quando ce la faceva, quando lui ci stava, ecco, lei in quei gesti si perdeva tutta e solo il toccarlo, solo il toccargli la pancia, specie se erano giovani, proprio giovani, ecco solo quella la rendeva immediatamente pronta, pronta, pronta, soprattutto a carezzargli la pancia e piano sollevargli l'uccello fino a metterlo in bocca, per poi chiudere gli occhi e gustarne appieno il sapore pieno di cazzo.

che troia che sono, pensava fra sè, ridendo. "è che non so resistere. e poi a che pro?"

 
 
 

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Post n°345 pubblicato il 03 Aprile 2014 da estremalatitudine

"succhiamelo" la sua voce suonava lontana, ma comunque offensiva. "come si permetteva?"

"Succhia!"

Verbo schifoso, pensava. Almeno avesse usato leccare. Leccamelo è meglio, non c'è dubbio, non c'è dubbio.

Però alla fine che differenza fa? Se dovessimo sempre star dietro alle cazzate che dicono gli uomini, pensò, ci faremmo troppo sangue marcio.

E poi aveva un signor cazzo e lei, lei era da troppo a digiuno.

Dopo, dopo un bel pezzo, quando la sua bocca era ancora piena del suo sapore e lui, lui era uscito da lei per un momento, lei sdraiata sul letto, il collo girato di lato, i capelli scuri sparsi, mentre lui ancora la cercava con le dita e la socchiudeva e la titillava, lui, lui, quello stronzo, facendosi vicino al suo orecchio, all'orecchio della sua capa, all'orecchio di quella che gli pagava lo stipendio e che ogni giorno in ufficio gli diceva cosa doveva fare, lui e tutti quegli altri, ecco, lui le chiese: "ma il tuo signor marito la lascia tanto digiuna?"

"Zitto e scopami ancora, cretino!"

 
 
 

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Post n°344 pubblicato il 03 Aprile 2014 da estremalatitudine

Era sempre stata una bella donna, ma quello c'entrava poco. Lo sapeva bene. Essere bella aiutava, sì, certo, indubitabile, ma quel che soprattutto contava era la voglia, la volontà, l'energia, la voglia di vivere e di quella, nonostante la sua bellezza, lei ne aveva sempre avuta poca.

e quindi, nonostante le gambe, il seno, il sedere, l'altezza, il sorriso, lei, lei non aveva mai profittato e neanche goduto di questa bellezza. Era talmente seria e introversa e musona che teneva tutti a distanza e nessuno, nessuno, salvo qualche matto, le si era mai avvicinato. Li faceva correre tutti. Tutti a debita distanza.

Solo una volta verso i suoi venticinque anni qualcosa era cambiato, così, improvvisamente, e il suo sguardo s'era addolcito e la gente, gli uomini s'era avvicinati e lei, lei aveva trovato marito. E poi di lì, madre di una figlio recalcitrante, chiuso, musone, introverso, come lei, come lei. Colpa sua!

Poi dopo molti anni, dopo la separazione, dopo il matrimonio del figlio, dopo un sacco di cose, una vita, insomma, ecco, ecco un giorno, non avrebbe saputo come mai o perché, l'energia, la voglia, la disponibilità tornò, o, meglio, venne, venne così, d'improvviso, una mattina. Come fosse primavera, come quelle giornate quando esci e l'aria frizzante ti mette voglia di vivere, ecco, così, esattamente così.

Uscì ed evidentemente sorrise. Sorrise al giornalaio stupito. Sorrise al panettiere e persino a quello della metropolitana e poi in ufficio, Evidentemente doveva sorridere a tutti perché tutti le sorridevano e tutti la salutavano e tutti volevano parlare con lei.

Le bastava un cenno. Piegare il capo di lato, accennare ad un sorriso, che ecco gli uomini, gli uomini, quelli che per una vita lei aveva pensato fossero ciechi, tanto facevano finta di non vederla, ecco, gli uomini le si facevano intorno e cercavano di farle gentilezze, favori, di farla ridere o comunque, almeno, metterla di buon umore.

E lei, lei rideva, rideva, come rideva, quanto rideva, felice che il suo viso, i suoi occhi, la linea profonda del seno o un balenare di cosce potessero essere così potenti e metterla d'incanto al centro dell'attenzione.

Fantastico.

Era cambiato il vento. Era cambiata lei.

Furono giorni felici, leggeri, impazziti. Ebbe tutti gli amanti che non aveva mai avuto prima e quando le parve di avere trovato quello buono, quello con cui vivere ancora, di nuovo, sotto uno stesso tempo, fin da subito mise le cose in chiaro: sono una donna libera e tale voglio rimanere. Sorrise, dicendolo. Piegò il capo, la scollatira si aprì e così la gonna salì un poco e lui, il suo nuovo lui, rise contento e rispose: sì, amore mio, come vuoi tu.

 

 

 

 
 
 

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QUEL CHE C'è E QUEL CHE NON C'è

Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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