E' tardi

Post n°58 pubblicato il 10 Agosto 2006 da roberto.VI
Foto di roberto.VI

A volte non sai chi incontri, e altre volte non ne sai il perchè.
Oggi è nato un fiore, è nato eppure non ho mai deciso di seminarlo, tantomeno nel posto dove è spuntato. Le volte che ho cercato di farne crescere uno, ero andato dal fiorista a chiedere una bella manciata di semi, scegliendo dal catalogo il tipo di piantina che avrei voluto, seminavo con cura, e dopo un pò ogni volta cresceva qualcosa di diverso.
Oggi invece mi sono ritrovato con questo fiore, piccolo, bianco con delle sfumature rosa, non ne avevo mai visto uno di simile. Ora che l'ho visto uscire sento la voglia di prendermene cura, non so cosa uscirà, so che è bello.. adesso.
So che al fiore basta la terra e l'acqua, ed anche a me basta la terra e l'acqua. Oggi però, in questo momento, se qualcuno me lo chiede, gli risponderò che ho bisogno anche di vedere quel fiore.

 
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Ritorni

Post n°57 pubblicato il 30 Luglio 2006 da roberto.VI

Un giorno qualunque, di un anno qualunque.. il giorno ideale per ritornare a scrivere la vita

 
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L'amore è sintesi

Post n°56 pubblicato il 04 Febbraio 2006 da roberto.VI

L'amore per me è riuscire a dire tutto con una parola
L'amore per me è
mancanza di ordine, confusione, rottura delle regole, non aver paura di.. ricominciare.
L'amore è quella parola che non pronuncio, è quella cosa diversa dalle definizioni che gli altri mi danno.. perchè il mio amore è.. geloso.
Non vuole farsi chiamare per nome, non vuole farsi vedere, è un fantasma che se apro la porta della sua stanza non c'è più.

 
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Com'è strana la democrazia

Post n°55 pubblicato il 26 Novembre 2005 da roberto.VI
Foto di roberto.VI

Una falsità ripetuta mille volte può diventare verità. Questo è uno di quei tanti pensieri che ho sentito in non so più quale occasione, e che mi ritornano alla memoria quando mi capita di pensare a certe situazioni che la vita mi propone.

Perchè questo strano prologo? Per dire che in questi giorni mi è capitato di riflettere sulle vicende legate alla guerra in Iraq. Se fosse stato un argomento senza nessun punto oscuro, probabilmente ci sarei passato sopra, e avrei continuato a fare ciò che più mi piace, vale a dire dormire, mangiare porcherie e cazzeggiare al computer. Invece c'erano delle cose che non mi tornavano, di cui una su tutte: ma perchè in Iraq ci sono i militari, se la maggior parte delle persone si sono sempre dette contrarie a questa guerra?

Non sono mai stato una persona schierata politicamente, e non lo sono tutt'ora. Mi guardo poi bene a parlare di argomenti politici, perchè non appena gli estremisti politici sentono odore di politica, si fiondano subito sul dibattito, per accendere subito le polemiche. Nel web poi, visto che è molto più facile l'attacco e l'insulto, visto che la comunicazione non è faccia a faccia, ma è mediata da Internet, la rissa scoppia subito. Cerco solo di guardare nel modo più oggettivo possibile come sono andate le cose, perchè sono molto più incuriosito dal capire come funziona la realtà, che partire da ideologie per poi spiegare le cose.

La storia inizia nell'Ottobre del 2002, quando il Congresso approva la risoluzione per autorizzare gli Stati Uniti all'uso della forza in Iraq. Da qui nasce tutto un lavoro diplomatico per cercare per alcuni (come Francia e Germania) di evitare il conflitto, da altri (Stati Uniti in prima linea, seguiti dalla Gran Bretagna) di creare il maggior consenso possibile per l'intervento armato.

Sui motivi degli Stati Uniti di invadere l'Iraq, si sono sentite mille spiegazioni diverse. La spiegazione ufficiale data dall'amministrazione Bush riguarda il potenziale pericolo che il regime di Saddam rappresenta per l'Occidente. Per dare più forza alla sua tesi parlò di informazioni da lui avute da parte dell'intelligence americana su armi di distruzione di massa possedute dal rais.

In quel periodo la ferita degli attacchi terroristici alle Torri Gemelle era ancora aperta, e quindi anche solo il sospetto che ci fosse presente qualche persona, o addirittura uno Stato che potesse attaccare ancora, diciamo così in generale l'Occidente, costituiva un argomento forte per trovare consenso.

Lo schieramento opposto, quelli degli oppositori alla guerra, diceva invece che la ragione vera era economica, visto che l'Iraq è ricchissimo di petrolio, e gli Stati Uniti ne hanno sempre più bisogno, per dare impulso alla propria economia.

Probabilmente la vera ragione, come sempre, stava nel mezzo. Il motivo delle armi di distruzioni di massa si è poi rivelato un pretesto, visto non si è riuscito a trovare, una volta vinta la guerra, queste armi di distruzione di massa. Il motivo del petrolio è senz'altro valido, anche se non penso sia stato l'unico. Altre cause hanno concorso, come ad esempio quella geopolitica, di maggior controllo di quella parte di territorio da parte degli Stati Uniti, e quella umanitaria, per la situazione in cui versava il popolo iracheno. In seconda battuta, vi è da dire che sarebbe forse troppo pretenzioso assumere che tutte le decisioni degli uomini sia dettate da motivi razionali, e probabilmente le forti convinzioni religiose di Bush hanno influenzato in qualche maniera.

In quel periodo di dibattito se fosse stato giusto o meno fare la guerra, veniva naturale a tutti farsi una propria opinione e schierarsi. L'opinione pubblica, in Italia, era in gran parte schierata contro l'uso della forza, con man forte del Papa che, con coraggio e sempre più consumato dalla malattia, gridò "Mai più la guerra". Quasi ogni casa aveva appesa una bandiera della pace, e le manifestazioni in piazza erano molto partecipate.

Nonostante tutto, il 20 marzo 2003 gli Stati Uniti iniziano l'attacco all'Iraq, con l'operazione  "Iraqi Freedom", e dopo una ventina di giorni, il 9 aprile, Baghdad era già sotto il controllo statunitense.

Da quel giorno iniziò una lunga opera di ricostruzione, sia degli edifici, che delle istituzioni e della società, che usciva da vent'anni di dittatura. Da allora però una serie di attacchi terroristici scoppiarono in tutto il Paese, contro l'esercito americano che ancora occupava il territorio per gestire la fase di ricostruzione. In seguito gli attacchi iniziarono a colpire gli stessi iracheni, configurandosi come una vera e propria guerra civile, generata dagli odi presenti fra le varie etnie del Paese, fino ad allora controllati dal regime di Saddam.

Io non so se sia stato meglio o peggio fare la guerra. E' certo che se dovessi decidere su una cosa che sono sicuro porterà a dei morti, o a sofferenza, com'è la guerra, la mia scelta è scontata quanto chiara, vale a dire: no. Vi può essere però anche una scelta basata sul concetto del "male minore", vale a dire piuttosto che far morire di fame e malattie a causa del regime migliaia di persone ogni anno, è meglio ucciderne subito, in modo rapido, qualche migliaia per la guerra. Questo modo di ragionare, basato sul pragmatismo, presenta sicuramente delle pecche, la prima fra tutte quella per cui ci si prende il diritto di uccidere una persona oggi, perchè non ne muoiano due domani e penso, in realtà, nessun ragionamento etico o filosofico, riuscirà a convincere tutti quanti, su quale sia stata la scelta più giusta, in quest'epoca di relativismo culturale. Una cosa certa è che questa scelta del "male minore", si è oggi dimostrata sbagliata, contando tutti i morti civili che ci sono stati e continuano ad esserci tutt'ora.

La storia alla fine è fatta dalle decisioni prese, e non dai discorsi più o meno validi, che si sono fatti. E di discorsi, sopprattutto contro la guerra, se ne sono fatti molti, ma sono i fatti a rimanere, e solo ciò che è successo e rimane diventa la realtà, quella che ci coinvolge e ci influenza. E' per questo che anche le persone che si batterono duramente contro la guerra, adesso hanno ritirato la loro bandiera della pace dal davanzale di casa, perchè è un fatto chee è entrato a far parte della realtà, della storia, ed in qualche modo lo hanno digerito, e forse la loro opinione si è fatta più possibilista.

A questo pensavo negli ultimi giorni, sentendo l'ennesimo morto in Iraq, e pensavo come le cose, a volte le decida la storia e a volte solo un uomo; ed io, impotente, ma incapace di capire quale sia la scelta giusta, assisto a tutto questo.

 
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Un anno di parole

Post n°54 pubblicato il 14 Novembre 2005 da roberto.VI
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"Un uomo non può mai entrare due volte sullo stesso fiume"

Questo ha da aver detto un giorno, un filosofo greco. Voleva dire che la seconda volta che si entrerà nel fiume, l'acqua che ci bagnerà non sarà quella di prima, e quindi si entrerà in un nuovo fiume, sempre diverso da prima. E questo è quello che capita un pò a me, ogni volta che mi immergo in questo flusso di parole, che parlano di me. Ogni volta diverse, vive nel momento in cui per la prima volta vengono lette, ma il giorno dopo subito sembrano vecchie e incapaci a descrivere quello che mi succede, quello che penso, e allora nuove parole, in un flusso senza capo nè coda, che corre, corre, e va avanti.

Un anno è già trascorso da quando ho pensato di lasciar traccia di questo fiume anche sulla rete. Una cosa dopo tutto questo tempo posso dire, e cioè quella di averlo fatto senza uno scopo, e proprio per questo avrebbe tutte le carte in regola per aspirare alle glorie dei posteri. Più una cosa non viene fatta per l'interesse personale, ma per qualche ideale astratto, più diventa nobile. L'ideale che in questi post ho, in maniera più o meno conscia, cercato di perseguire, è stato uno solo, vale a dire quello di capire la Verità. E Verità per me significa capire: chi sono, chi sono gli altri, se quello che vedo è tutto ciò che esiste, se esiste Dio, come è iniziato tutto, come essere felici in ogni istante, come trovare l'amore della propria vita, come lavorare facendo poca fatica e guadagnando tanto, capire il senso della vita.

Non so se ci sono riuscito quest'anno, ma per il prossimo anno, mi prometto di risolvere il maggior numero di quesiti.. o almeno ci provo.

 
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Nirvana

Post n°53 pubblicato il 31 Ottobre 2005 da roberto.VI
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Guardare un film è come interrompere per un attimo la recita della propria vita, e stare a guardare quella di un altro. E' la cosa, se ci si pensa, migliore che si possa avere, guardare ed immedesimarsi sulla vita che si sta guardando, senza correre il rischio di accolarsene le conseguenze.

Se Dio esiste, penso abbia scelto di fare proprio questo, guardarsi seduto in poltrona, i mille film che ognuno di noi interpreta qua sulla terra, avendo potenzialmente una scelta alla sera su che canale sintonizzarsi quasi infinita, e senza pagare il canone. Del resto una volta fatti cielo e terra, chi l'ha più rivisto quà? Molto meglio per lui guardarsi questo "grande fratello" globale, seguendo ciò che succede in silenzio, come le risse e le vendette fra i concorrenti, gli amori che sbocciano e sfioriscono, le persone che lasciano prima del tempo il gioco.

Salvatores penso sia partito da un'idea di questo tipo, quando ha deciso di girare il suo film "Nirvana" nel 1997. Qui però ora l'uomo ha imparato la lezione, e per divertirsi un po in questa vita ha pensato bene di creare anche lui un suo mondo, con i vari personaggi, l'ambientazione e la storia. Ma, si sa, il cervello umano è di suo ancora primitivo, ed allora a tutto questo mondo si sceglie un personaggio ed uno scopo da dare a quest'ultimo, guidandolo fra le varie avventure, così la cosa diventa più semplice, e non crea quel senso di smarrimento che l'assenza di un obiettivo può dare.

L'idea del film era buona, anche se ad essa si sono voluti aggiungere altri temi, come la ricerca da parte del protagonista della sua amata e, con esso, il tema del superamento del distacco da un grande affetto, che hanno appesantito e reso poco lineare la storia. Il film comunque mi ha fatto riflettere, e questo fatto significa che il lavoro fatto dal regista ha dato dei frutti.

Il tema del poter assistere e magari manovrare un'altra realtà è presente da sempre nella fantasia dell'uomo, ma con l'avvento dell'informatica tutto questo ha preso forme molto concrete. Creare, manipolare, ed osservare la vita di un'altro, scrivere le regole del gioco e non rischiare di perdere mai. Questa, secondo me, sarà una delle ultime perversioni dell'uomo.

 
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Giorni di settembre

Post n°52 pubblicato il 27 Settembre 2005 da roberto.VI
Foto di roberto.VI

Arriva l'autunno, e con esso ricominciano tante, tante altre cose.
Torna il campionato, tornano i reality, tornano le veline, il gabibbo, maria de filippi, vespa e cucuzza, tornano i politici, le loro dichiarazioni, attacchi e prese di posizione.
Torna la scuola, il lavoro, gli scioperi dei metalmeccanici, la finanziaria, i tagli alla spesa pubblica, l'aumento della benzina, le file al supermercato, le partite al calcetto con gli amici e la birra al pub al sabato sera.

Torna la vita insomma, o meglio quell'immenso blob di attività che ci siamo inventati per non annoiarci. All'inizio, devo ammetterlo, la cosa "mi prende", le prime settimane di settembre sono quasi contento di iniziare a stressarmi tutto il giorno stando dietro a tutte queste cose.
Però arrivato alla fine ormai del mese mi chiedo "ma perchè invece di aver perso 4 settimane così, non ho preso la mia bici e mi sono fatto il giro d'Italia in solitario?", o meglio "perchè non mi sono iscritto ad un corso di arti marziali?". Almeno qualcosa avrei fatto, no?

Ma la cosa che mi da più fastidio di tutto ciò è che, volente o nolente, ti ritrovi in mezzo a tutto questo stile di vita. Lo stile di vita che ti fa alzare alle 7.30, che ti fa mangiare i biscotti del mulino bianco mentre guardi il telegiornale della mattina. Il caffè due volte al giorno, il controllo ossessivo del cellulare, gli squilli, gli sms, la palestra, "affari tuoi" alla sera, o striscia la notizia, per carità, anzi un po l'uno e un pò l'altra, la Champions, il film in prima serata..

Ecco, ho finito il mio outing, ora però devo andare, perchè un sms di un mio amico di calcetto mi ha detto che stasera non c'è la partita di coppa, per via dello sciopero dei commentatori sportivi, quindi penso andrò a bermi una birra con gli amici, anche se sarei tentato di vedermi il reality della ventura e il nuovo talk show di mentana.

 
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Erase and rewind

Post n°51 pubblicato il 11 Settembre 2005 da roberto.VI

A volte penso di scrivere un post, ma la maggior parte delle volte mi fermo, e resto a guardare il blocco notes sempre bianco che mi aspetta. E "il messaggio"? Che fine ha fatto "il messaggio"? Certo, ogni giorno c'è qualcosa che merita di essere raccontato, o almeno così dovrebbe essere, in fondo l'assunzione che fo alla mattina quando mi alzo è che vi sarà un passo verso le sorti progressiste nella vita di Roberto, vale a dire me medisimo.

Qual'è il senso di un diario? Se ci penso non saprei dare una risposta, se non quella del gesto di un pazzo, di uno schizofrenico, che si mette a scrivere lettere ad una persona che non gli risponderà mai.
Come una ragazza che scrive lettere d'amore al fidanzato in guerra, non sapendo che è morto la settimana prima per una mina sotterrata da uno sporco vietcong invasato da idee comuniste. Ma finchè non saprà la verità le sue lettere saranno tutto il senso della sua vita. La pazza invece sarà la madre, che ogni settimana andrà al cimitero, a portargli il suo messaggio in mezzo al mazzo di fiori, perchè pensa che suo figlio lo possa leggere, in qualche modo, da qualche parte.

Quindi sì, il pazzo sono io, ma più di tutti, perchè scrivo a non si sa chi, probabilmente ad un otreboR che mi immagino esista da qualche parte, ed ascolti i miei discorsi.

Stare troppo da soli fa male, lo sò, ma io non riesco a prescindere da questa condizione. Anche quando sono con gli altri, mentre sto parlando, finchè sto abbracciando un vecchio amico non riesco a vedere altro che la bocca dell'altro che ritmicamente si apre e si chiude, due palle con un iride scuro che mi fissano come inebetiti, o corpi che si scaldano a vicenda.

Tre anni fa successe qualcosa, o almeno così ho sentito dire dalla gente che mi sta attorno. Sabato 4 aprile 2002, poco dopo le una del pomeriggio. Ero contento, perchè ero riuscito a prendere il treno per poco e ritornare quindi a casa un'ora prima del previsto. Già, perchè la mattina ero stato a Padova, all'università, per un compito scritto. Quel giorno mi sentivo lucido come poche volte mi capitava, ed avevo consegnato il tema per primo, senza ricontrollarlo, con la certezza che quello scritto mi sarebbe andato bene. Una corsa fuori dalla facoltà per raggiungere la stazione "distante" da lì 20 minuti di marcia da universitario. Arrivo giusto in tempo per la partenza e salgo tutto felice, per come avevo fatto il compito, perchè ero riuscito a prendere il treno e perchè finalmente si tornava a casa e sapevo che mi aspettava il mio piatto di pasta.
Arrivo alla mia fermata, guardo il tempo fuori e vedo che non aveva smesso da tanto di piovere. Vado alla macchina, accendo la radio e giro subito la chiave, la cintura non serviva, il mio rito da pendolare dei gesti da fare nel ritorno "alla tana" non lo prevedeva.
Strada tutta dritta quella del ritorno, una lieve curva a destra, ma poi quello che rimaneva da fare era di tenere il volante fermo immobile fra le mani, con la sicurezza di non pensare ad altro visto che quella era la strada principale, visto che la precedenza sugli altri era per me.
Poi la linearità dei ricordi sparisce, si fonde nel sogno, la realtà diventa liquida, come l'acqua che copriva ancora il manto della strada. Come se avessi immerso la testa nel mare, e provassi a vedere e sentire da lì, le cose si riempiono di sfumature e si confondono a vicenda. Sterzo il volante a destra, poi a sinistra, e di nuovo a destra.. scivolo, la macchina scivola, sta pattinando sulla strada, ma continua la sua corsa, veloce, e non vuole fermarsi da quella stupida danza. Sto ballando sulla strada, che bel modo di chiudere il mio palcoscenico.

"Ciao, come stai?", "Ma.. chi sei?", "Sono tuo papà"

Il giorno dopo mi sveglio in sala di rianimazione, ho paura a chiedermi perchè ero lì, e domandarmi se ero ancora tutto intero.
"Sì, sembra che un testimone abbia visto la scena, un carroattrezzi è sbucato da uno stop senza dargli la precedenza e l'ha fatto andare fuori strada. Dopo l'incidente però non si è neanche fermato a prestargli soccorso ed è scappato via."

Non mi sono rotto niente, neanche un osso, la testa sembra a posto, anche se l'ho sbattuta sulla portiera, cercando di protegermi col braccio. La macchina è stata portata in demolizione, perchè si è scontrata su un platano. Io invece oggi sono qui che scrivo davanti ad un computer, scrivo la storia di un giorno di qualche anno fà, e di un sogno, che un po alla volta ho cercato di ricostruire e dargli un'inizio, una fine ed un senso, come tutto ciò che mi capita. Ma non sono ancora riuscito a farlo, è tutto successo così in fretta, è stato tutto così inaspettato.
Forse è stata quella la mia ultima vera emozione, forse troppo forte per poter sentire anche quelle che mi sono capitate dopo. O forse adesso sono ancora nel coma e lo cose invece sono andate diversamente. Ma se ci penso ancora un pò allora sì che diventerò veramente pazzo, sogno o realtà quello in cui mi trovo adesso, tanto che importanza ha? Anche la madre col figlio morto vive in un sogno, anche la fidanzata finchè scrive, stà spedendo un messaggio ad un sogno, solo che non lo sà, e quindi anch'io, adesso, come loro, sto scrivendo un messaggio, forse anch'io, ad un sogno, ma è l'unica cosa che mi rimane di vero.

 
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Partenze

Post n°50 pubblicato il 21 Agosto 2005 da roberto.VI
Foto di roberto.VI

Lo so, ho avuto un lungo periodo di astinenza da blog, ma le idee non mancano, anzi. Ho vissuto, o meglio, mi sono lasciato vivere. Mi sono reso conto che ho una incapacità cronica ad instaurare rapporti affettivi, e penso questo sia una conseguenza di un qualche patto con il diavolo che devo aver fatto da bambino. Ho avuto fortuna nel lavoro e nello studio, e protezione nella vita, come quella volta che in un incidente stradale distrussi la macchina e andai in coma, per risvegliarmi dopo due giorni come se non fosse successo niente, senza traumi od ossa rotte. Il prezzo di tutto questo è la solitudine, una solitudine che sento dentro, anche se ho molti amici, un'insoddisfazione su quello che sono, su ciò che sento, o non sono più in grado di sentire. A volte mi sento vecchio, un vecchio di 25 anni. Mi sono accorto che in questi ultimi tempi ho messo su un po di pancetta, una risata e via la mia reazione, che vorrà dire, tutta salute penso. Io la vedo però anche come un simbolo, di come sto prendendo la vita.. mando giù le giornate, le ore, i minuti e i secondi, colazione, pranzo, cena, discorsi, incontri, risate, battute, abbracci, innamoramenti, odi, litigi, passioni, sogni.. mando giù tutto, e non lo riesco più a digerire, e neanche a gustare.
Sarà che mi aspetto di provare sensazioni che esistono solo nella mia testa, sarà che a 25 anni vorrei vivere al massimo, bruciare tutto quello che ho e ricominciare il giorno dopo, non lo so, non lo so.
Stanotte comunque parto, o meglio domani mattina presto. Vado a Copenaghen, una settimana, per 1400 chilometri di distanza, per dieci ore di macchina.. se non lo faccio a 25 anni, quando lo faccio? e speriamo che se davvero ho un patto con il diavolo, almeno mi dia una mano quando guido, sennò lo trascino in tribunale!

 
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Un incontro ravvicinato con.. Clementina Cantoni!

Post n°49 pubblicato il 21 Luglio 2005 da roberto.VI
Foto di roberto.VI

Milano, Stazione Centrale. Ore 14.20. Il caldo di luglio è opprimente a quest'ora e in questo luogo, centinaia di persone che ti girano attorno, gente che va a destra, a sinistra, gente che ti attraversa di fianco, ognuno ha da correre verso qualcosa. Io invece ero lì oggi, fermo con una faccia un po inebetita davanti al binario 10, quello del treno che avrei dovuto prendere, se solo fossi arrivato due minuti prima.. e pensare che con la scusa che avevo il treno che perdevo ero riuscito ad avanzare nella fila per farmi il biglietto di un paio di posizioni.

Dopo questo periodo di stasi a fissare i binari, con calma avevo deciso di ritornare a guardare il tabellone con gli orari dei prossimi treni. Arrivato lì, poco prima di alzare la testa per vedere gli orari, vedo un viso noto. Era una ragazza o meglio una giovane donna, ferma anche lei lì vicino dove ero io adesso, come se stesse aspettando qualcuno o qualcosa. Non si distingueva particolarmente dalle altre persone, era vestita in modo semplice, una magliettina bianca e pantaloni, con i capelli raccolti dietro.

Ma quella donna l'ho già vista mi dicevo, l'ho già vista da qualche parte.. vediamo, magari l'ho conosciuta all'università.. noo.. oppure è la sorella maggiore di qualche mia amica che magari ho visto di sfuggita e ora non mi ricordo bene.. no, non mi sembra neanche questa, e poi cosa vuoi che ci faccia a Milano, le persone e gli amici che conosco sono di Vicenza, Verona, al massimo Mestre, è improbabile che li trovi qui, è comunque lo escludo che l'abbia già conosciuta da qualche parte, comunque l'ho già vista, ne sono sicuro..

Ma.. ma si.. ho capito! Quella è la ragazza che hanno rapito qualche mese fà in Afghanistan, quella là, come si chiama, ah si, la Cantoni! Si, è lei, sono sicuro, e se non è lei è una sua perfetta sosia. Quello che mi rimane di fare è andare da lei e chiederglielo, al massimo rimedio una brutta figura.. ma devo farlo, sennò sento che ne avrei il rimorso.

"Scusa, forse mi sto sbagliando, ma tu assomigli molto alla ragazza dell'Afghanistan, quella che hanno rapito.. la Cantoni, non è che mi sto sbagliando?"
"No.."
"No.. non mi sto sbagliando?.. Allora sei la Cantoni?"
"Si.. sono io"
Non ci credevo, ero lì, davanti a una persona che fino a poco tempo fà era in prima pagina su tutti i giornali, era la prima notizia dei telegiornali nazionali, ed ora io ero lì, a due passi da lei, a parlargli.. come fosse una qualsiasi.
"No, perchè avevo paura che non fossi tu. Cioè voglio dire, ho pensato che se fossi stata tu veramente, in questo momento saresti accerchiata da un sacco di persone che a darti fastidio, come sto facendo io adesso"
Lei mi sorride
"Ma.. come è stato la in Afghanistan? E' stata dura?"
"Si.." mi risponde, facendomi capire che non basta una battuta per farmi capire che cosa lei ha visto e vissuto in quei momenti di prigionia..
"Devo farti una foto, voglio ricordarmi questo momento.. posso?"
"..mi imbarazza" mi dice sottovoce, e abbassa un po lo sguardo. Non immagino fosse così riservata con la gente, sembrava un po che quella notorietà avuta in quel periodo cercasse di nasconderla.. per ritornare la persona comune, e impegnata nelle sue passioni, quale era sempre stata.
"Dai, ti prego" gli dico anch'io un pò a bassa voce "per me è importante avere un ricordo di questo momento, ti stimo molto, per quello che sei riuscita a superare"
"Ti ringrazio.." allora lei posa una borsa a tracolla che aveva e mi regala un bellissimo sorriso alla fotocomera che in quel momento avevo dietro.
"In bocca al lupo per tutto" gli dico poi "per la tua vita"
"Anche a te.. ciao"


La vita dicono è segnata dalle persone che incontri.. io penso mi ricorderò a lungo di lei.

 
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