Mondo Parallelo

Se avessi il drappo ricamato del cielo, intessuto dell'oro e dell'argento e della luce, i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte dai mezzi colori dell'alba e del tramonto, stenderei quei drappi sotto i miei piedi per sentirne la vita pulsare: invece, non riesco a raggiungere il cielo e a perdermi in esso: ci riesco soltanto coi sogni, ma a volte nemmeno quelli si fissano nella mente, perché rimangono impressi e non li riesco a ricordare quando mi desto; così, i miei sogni li ho stesi sotto il mio letto, come un tappeto di fiori disteso sul pavimento; cammino leggero, perché cammino sui miei sogni. Senza di essi mi accorgo che sono povero, non sono niente. Non sarò mai niente, senza il loro affiorare e senza la loro compagnia. Ma non posso voler essere niente. Per questo, tengo dentro di me tutti i sogni del mondo. Finestre della mia stanza, della stanza di uno dei tanti al mondo che nessuno sa chi sia, nemmeno i miei sogni lo sanno, perché sono senza nome e quando affacciano non hanno titolo, sembrano appartenere a tutti e non a me solo, e poi, se anche sapessero chi sono, cosa saprebbero di me? Sono strani, i sogni, sono senza frontiere, si affacciano sul mistero di una via costantemente attraversata da gente, su una via inaccessibile a tutti i pensieri, reale, impossibile e reale, certa, sconosciuta alla mente incerta, portandosi accanto il mistero delle cose nascosto sotto le pietre e gli esseri, con la morte che porta umidità nelle pareti e i capelli bianchi negli uomini, con il destino che guida l’accadere di tutto sulla via del nulla. Oggi i sogni mi balenano dentro di sotto gli occhi, innumerevoli, chiari e di mille colori come arcobaleni ed è come se conoscessi la verità. Oggi sono come stordito ma sveglio, eppure sogno, ho gli occhi chiusi ma è come fossero aperti e le immagini scorrono davanti, come se stessi per svegliarmi ad ogni istante e non volessi, come se non avessi altra fratellanza con le cose che un saluto, e questa casa e questo lato della via diventassero la fila di vagoni di un treno, una partenza fischiata da dentro la mia testa come una scossa dei miei nervi e uno scricchiolio di muscoli ancora indolenti e rigidi per l’immobilità della notte nell'avvio del giorno che avanza.

Giov@nni