Mondo Parallelo

E se fosse il vento ad avere le risposte? Cavalcherei fino all'aurora per sentirlo cantare nei capelli. E se fosse il cielo ad avere le risposte? Scruterei l'orizzonte fino al lacrimare degli occhi, e nelle stelle cercherei la via. E se fosse la terra ad avere le risposte? Interrogherei i delicati profumi dei suoi frutti e di fiore in fiore volerei come un ape per suggere il nettare da elaborare. E se fosse il torrente ad avere le risposte? Mi tufferei deciso e inseguirei la corrente per carpirne la voce. Ma nel mio cuore albergano domande che solo nel sole trovano risposte. Forse troppo lontane per essere udite, troppo riarse e abbrustolite per essere intese, troppo difficili per essere capite, perché chi le pone in fondo non vuole risposte, perché risposte non bastano e meglio ancora perché già alcune le conosce. E’ solo per scaramanzia, come un gioco fatto per prendermi in giro che quelle domande lascio senza risposta, distese ad ardere piano vicino alla palla rovente dell’astro che scotta la pelle, quando mi trovo a camminare lungo il sentiero che ho davanti, aprendone piano le porte, per affacciarmi alla luce di un altro giorno che nasce. La vita, a ben pensarci, è un camminare continuo in tempi che cambiano, un vagare alle sorgenti della fiducia. E a volte, chiedermi quale sia la strada meno insidiosa da percorrere, è un enigma da labirinto. Le parole oggi più ripetute nel discorrere della nostra cultura sono “valori e ideali”. E poiché la parola è inversamente proporzionale all’intensità della cosa, significa che ci ritroviamo piuttosto sperduti proprio quanto a valori ideali. Non sono pochi gli sponsor di scuole di morale naturale, laica, religiosa e quant’altro che indicano cosa e come fare quello che loro in verità nemmeno sanno come cominciare. A volte sembra di precipitare in un vortice litigioso di teorie che rivendicano a brandelli il possesso di un uomo spezzato tra idee confuse. In gioco è la verità non di una merce da piazzare sullo scaffale delle idee vincenti, ma la verità della mia vita. Come un “prigione” di Michelangelo ognuno di noi conosce la profonda tensione interiore per uscire dalla prigione della pesantezza di un essere non ancora espresso. E allora chi può aiutare l’uomo a uscire dalla sua scheggia per divenire al fine quello che le radici profonde vogliono divenire all’aria e al sole? Per me, dopo tutta questo divagare e tuffarmi nella coscienza, sì, così, in questo momento di pensieri che ho cercato di esprimere, tra le tante domande e le non risposte, tutto ruota intorno al solito soggetto: solo l’amore è capace di farmi uscire da me stesso per intraprendere, o magari continuarla, la strada del mio divenire compiuto, sempre beninteso, seguendo la massima scandita dal mio cuore, così come scriveva, se non erro, Rabbi Nahessan di Braslav: ”Non chiedere mai il tuo cammino a qualcuno che lo conosce perché non potresti più osare l’incognito!”.

Giov@nni