Mondo Parallelo

E se per caso in un momento di dubbio mi dimentico di te magari vieni a cercarmi tu perché forse io da solo non riesco a trovarti, e non ho orecchi per ascoltarti. Se poi vedessi che qualcosa in meglio nel mondo è  cambiato saprei ringraziarti e scoprire d’essere stato ingiusto con te. Ma a volte è  difficile credere che tutto avviene perchè tutto è  arbitrario e libero d’avvenire solo perché  il disegno stabilito è quello. È  difficile capire perché  tutti sono necessari e hanno un motivo d’essere, anche quelli che nemmeno osiamo guardare perché ci fanno chiudere gli occhi e girare la testa dalla parte opposta. E scusa la mia frachezza, ma il sentimento primo che prevale è solo tristezza e compassione. Io mi sono sempre chiesto perché non dovrebbe essere scritto per ognuno il proprio destino; e perché  l’ingiustizia da secoli ha governato il mondo, sposa dell’ipocrisia e del falso ideale. Oggi ti ho perduto, oggi non sono riuscito  nemmeno a capire le parole di chi fa del tuo insegnamento la sua ragione di vita e poi non dà modo alcuno agli altri di professare il perdono. Oggi, più di ieri, mi sento spento,  oggi non ho il coraggio di rivolgermi a te, magari per chiederti un aiuto per chi non sa dove trovare rifugio o procurarsi un tozzo di pane. Oggi non so pregare, oggi è  come ti avessi dimenticato. E mi vergogno di quello che a volte mi attornia perché ne faccio parte. Poi mi accorgo che essendo sempre stato razionale per la scienza che professo, per il mio cercar di spiegare con la ragione ciò  che sempre mi han detto che non si deve, perché i limiti sono troppi, scopro che nella ricerca delle prove c’è  sempre qualcosa che dà  adito a mille incertezze. Niente, non penso a niente, forse perché  quando parlo con i tuoi "ministri" alti, forse troppo, non vedo e non trovo quello che vorrei, solo cose scontate e parole dai mille significati da interpretare ciascuno a modo suo. E vedo solo uomini, niente più di questo, uomini con le stesse esigenze di tutti, a volte di una morbosità  da incubo che mi dà fastidio,  tanto. Sì oggi non voglio, anzi, non sento d’avere i coraggio di parlarti. È domenica ma, lo stesso, non ho che pensieri  vaghi e mi manca la concentrazione per rivolgermi a te, appeso  a quella croce. Ti fisso ma nella mente non sento pensieri che ti raggiungano. Forse li fai tuoi prima che si formino, forse conoscendomi, scuoti la testa e sorridendo mi guardi e mi dici: “Vedrai!”. E allora… aspetto, va bene, porta pazienza, io aspetto. Tu hai più  pazienza di me, lo so che anche tu aspetti!

Giov@nni