¤GIUSTIZIA POETICA*°

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Messaggi del 25/02/2015

Etty Hillesum

Post n°1150 pubblicato il 25 Febbraio 2015 da poeticjustice
 

Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell'altra.
Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado di integrarlo nella propria vita e, insieme, di accettare ugualmente la vita.

Talvolta le molte preoccupazioni ci saltano addosso come parassiti.
Bene, allora bisogna grattarsi un po' e si diventa anche più brutti, ma uno deve pur togliersele di dosso.

 

Lasciar completamente libera una persona che si ama, lasciarla del tutto libera di fare la sua vita, è la cosa più difficile che ci sia.

La gente non vuol riconoscere che a un certo punto non si può più fare, ma soltanto essere e accettare.

 


C'è differenza tra «temprato» e «indurito».
Spesso non se ne tiene conto, oggi.

Mi sembra che si esageri nel temere per il nostro povero corpo.
Lo spirito viene dimenticato, s'accartoccia e s'avvizzisce in qualche angolino.

 

...so tutto, sono in grado di sopportare tutto, sempre meglio, e insieme sono certa che la vita è bellissima, degna di essere vissuta e ricca di significato.
Malgrado tutto.

Non sono mai le circostanze esteriori, è sempre il sentimento interiore - depressione, insicurezza, o altro - che danno a queste circostanze un'apparenza triste e minacciosa.

 

Ogni volta vorresti rifare il mondo,
invece di goderlo com'è.
È un atteggiamento alquanto dispotico.

È forse la cosa più difficile...: sapersi perdonare per i propri difetti e per i propri errori.
Il che significa anzi tutto saperli generosamente accettare.


Diario 1941-1943

 
 
 
 

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