Messaggi di Dicembre 2005

Rubato Gesù Bambino all'Arco d'Augusto

Post n°76 pubblicato il 31 Dicembre 2005 da monari

Rimini. Vandali rubano la statua di Gesù dal presepe dell'Arco. Ritrovata senza gambe


Un atto vandalico davvero di cattivo gusto quello che la notte scorsa
ha preso di mira il presepe in carta pesta all'ombra dell'Arco
d'Augusto. Attorno alle 3,50 tre ragazze, visibilmente ubriache,
secondo la testimonianza di un operaio di Hera, hanno portato via la
statua di Gesù Bambino e hanno staccato le braccia e stracciato le
vesti dei Re Magi. L'uomo ha cercato di inseguirle ma quando sono
arrivati i carabinieri delle tre non c'era più traccia. Questa mattina
la statua è stata ritrovata da un cittadino, abbandonata davanti alla
chiesa di Santa Chiara e priva delle gambe. Il Bambino Gesù è stato
riposizionato al suo posto, anche se sono chiari i segni delle violenze
subite: il tronco è nascosto da una coperta accanto a cui sono stati
adagiati gli arti amputati.

Fonte: newsrimini

 
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Com'è Rimini?

Post n°75 pubblicato il 29 Dicembre 2005 da monari
Foto di monari

Rimini è.... Com'è Rimini?
Risponde Antonio Marchetti sul Corriere Romagna del 28 dicembre 2005, che Rimini è una città tutta finta, il cui destino si gioca fra l'Italia in Miniatura ed i set felliniani.
Nell'ultimo Orizzonti, mensile diessino, l'ex sindaco Giuseppe Chicchi la prende... con filosofia.
I riminesi (scrive) sono hegeliani inconsapevoli, cioè portatori (sani o malati non sappiamo) del principio di contraddizione: vogliono tutto, ed a tutto si oppongono.
Domanda: ma che ci stanno allora a fare i politici?
Chicchi spiega giustamente i meriti dei Peep, ma resta la domanda: l'ente pubblico ha mai favorito la speculazione edilizia?

 
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Amori di Giovanni Pascoli

Post n°74 pubblicato il 27 Dicembre 2005 da monari

Scoperta la lettera dell'addio di Imelde a Zvanì

All’inizio del 1896 Giovanni Pascoli pensa di prender moglie: è maturo anagraficamente (ha da poco compiuto 40 anni, essendo nato il 31 dicembre 1855) ma psicologicamente fragile, non per colpa dell’esser poeta ma piuttosto dell’assedio a cui è sottoposto da parte della terribile sorella Mariù.
Pascoli scrive al segretario comunale di San Mauro, Pietro Guidi: «Caro Pirozz, ti rinfresco la memoria. Cava in gran segreto le mie fedi e rintraccia quelle di mio padre e di mia madre e manda il tutto a Girolamo Perilli, via Garibaldi, 33, Rimini. In gran segreto… segreto di stato!…».

Prosegue in Riministoria

 
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Un refuso del Corriere di Rimini

Post n°73 pubblicato il 24 Dicembre 2005 da monari
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Un piccolo refuso tipografico infilatosi il 24 dicembre 2005 nella notizia relativa ai tre saggi malatestiani di Francesco Malaguzzi Valeri, ha provocato un grande sconquasso rispetto alla verità storica dei fatti riferiti.

Le «accuse infondate» contro Sigismondo Pandolfo Malatesti furono opera non del settecentesco cardinal Giuseppe Garampi ma del pontefice Pio II, contemporaneo del signore di Rimini.

Nello scritto introduttivo al volume Bruno Ghigi ha precisato (pag. 27) a chiare lettere che il disprezzo dello stesso papa verso Sigismondo Pandolfo Malatesti noi lo possiamo conoscere anche (e non soltanto) attraverso una citazione contenuta nel prezioso schedario dei personaggi malatestiani che il cardinal Garampi compilò con un lungo e paziente lavoro.

Al proposito Ghigi ha riportato una delle «schede malatestiane» (la n. 239) redatte da Garampi e conservate in Gambalunga nel manoscritto 206. In essa si legge una sintesi delle accuse mosse da Pio a Sigismondo, cioè di essere incestuoso, sodomita, adultero ed ateo.

Verrebbe da aggiungere: da che bocca veniva la predica. Quel grande scrittore e divulgatore che fu Indro Montanelli dipinge così il futuro papa ancor prima di farsi prete: «divideva imparzialmente il suo tempo fra biblioteche, osterie e bordelli. […] Uno stuolo di concubine gli diedero una moltitudine di figli ch’egli affidava al proprio padre… […] Sfogò la sua sensualità in versi scurrili e racconti boccacceschi. Scrisse un romanzo pornografico…».

A Garampi spetta il merito d’aver raccolto pazientemente una ricchissima serie di documenti sulla storia di Rimini e non soltanto dei Malatesti. Documenti che ancor oggi sono fonti basilari per gli studiosi, come dimostra la scheda n. 239 che sinora non era mai stata pubblicata.
Antonio Montanari
Riministoria - il Rimino

 
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Ringraziamento di fine anno

Post n°72 pubblicato il 23 Dicembre 2005 da monari
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Desidero ringraziare, a conclusione di un anno di lavoro:
don Giovanni Tonelli per la simpatia e la cortesia con cui segue da sempre le mie attività di collaborazione su «il Ponte» dal 1982, e per avermi scelto come aiutante per la compilazione, la confezione e la pubblicazione del volume che ricorda il sessantesimo anniversario della Liberazione italiana;
l'editore Bruno Ghigi per i lavori affidatimi, in parte già pubblicati ed in parte di prossima apparizione;
gli Editori Riuniti di Roma per avermi chiesto la breve biografia di mio zio Guido Nozzoli pubblicata all'inizio del suo «Quelli di Bulow»;
l'amico e collega Pierluigi Sacchini, studioso attento e collezionista prezioso nonché saggio consigliere;
il prof. Antonio Mazzoni, direttore dell'Istituto storico della Resistenza, per aver pensato (inutilmente ) di chiamarmi a far parte dello stesso Istituto nel Comitato scientifico.

A tutti loro anche gli auguri più sinceri per il nuovo anno.


 
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Bilancio di fine anno

Post n°71 pubblicato il 22 Dicembre 2005 da monari
Foto di monari

E' antica costumanza morale di fine anno stilare un bilancio consuntivo, considerando con attenzione passivi ed attivi.
Dunque: ho subìto un attentato informatico. Hanno chiuso il primo sito da me aperto nel 1999. Si sono inventati, per arrivare al risultato, una querela che non c’è.
Tutto sommato mi è andata bene. Al direttore del settimana concittadino «il Ponte», don Giovanni Tonelli, hanno tentato di fare le scarpe passando attraverso un’accusa grave e pesante nei confronti di suo fratello Giorgio Tonelli dipendente Rai: è stata la tecnica fanfaniana per colpire l’onorevole Attilio Piccioni attraverso le accuse al figlio Piero per il delitto Montesi.
Sono convinto che nel caso dei fratelli Tonelli e (immodestamente) del sottoscritto, tutto sia nato all’interno degli ambienti in cui lavoriamo.
Ci sarebbero da aggiungere altre cose, sulla scia del famoso titolo di J. K. Jerome, «Tre uomini in barca per non parlar del cane».
Tralasciamo di parlare del «cane» che merita a pieno titolo … il titolo ed il richiamo al celebre (almeno ai miei tempi) romanzo.
Dopo undici mesi di autosospensione, in primavera sono ritornato a collaborare al «Ponte».
Tra le altre cose ho prodotto due serie di articoli di un certo interesse, a sentire i pareri che mi sono stati espressi: una serie riguarda i rapporti tra Sigismondo Pandolfo Malatesti e Maometto II, l’altra la storia degli Ebrei a Rimini.
Ho pubblicato a mie spese un volumetto su Giuseppe Antonio Barbari da Savignano e la scienza romagnola nel 1600.
Richiesto dagli Editori Riuniti di Roma ho scritto una breve biografia di mio zio Guido Nozzoli apparsa all’inizio della ristampa del suo volume «Quelli di Bulow».
Per l’editore Bruno Ghigi ho presentato la ristampa, uscita pochi giorni fa, di tre saggi malatestiani del 1903 di Francesco Malaguzzi Valeri.
Antonio Montanari

 
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Casa a Rimini

Post n°70 pubblicato il 20 Dicembre 2005 da monari

Rimini. L'elevato costo delle abitazioni sia in vendita che in affitto annoverano la provincia riminese tra i territori più costosi di tutta Italia, insieme a città come Roma, Milano e Bologna.
L'articolo prosegue qui:
http://www.meltingpot.org/articolo6492.html.

 
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Guardate

Post n°69 pubblicato il 20 Dicembre 2005 da monari
 
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Banke senza pudore

Post n°68 pubblicato il 18 Dicembre 2005 da monari
Foto di monari

Anche le piante pensano secondo il professor Stefano Mancuso che ha localizzato il loro cervello nelle radici. E prendono decisioni. Forse più rapidamente degli uomini, se adottiamo come esempio Antonio Fazio che nessuna bufera riusciva a scardinare dalla poltrona di governatore di Bankitalia.

Velocità invece è stata dimostrata dalla banca lodigiana in cui il signor Felice di Credera Rubiano aveva depositato 130 mila euro frutto del suo lavoro di contadino, destinato segretamente ai figli. I quali soltanto dalle cronache giudiziarie dei quotidiani hanno appreso dell’eredità non riscossa ed hanno scoperto che quel conto era stato prosciugato dalla banca per recuperare soldi perduti altrove.

I commentatori si sono divisi in due partiti. Chi afferma trattarsi di una nuova Tangentopoli, chi nega decisamente. Basterebbe ricordarsi del nome dell’orchestra inventata da Renzo Arbore per una sua antica trasmissione: «Senza Vergogna». Ognuno può far risiedere il pudore dove vuole, ma a volte basterebbe limitarsi a credere che per essere puliti dentro non è necessario bere le acque minerali della pubblicità che ci fanno anche belli fuori. Lina Sotis consiglia il «bon ton» di asciugare il sugo nel piatto con un pezzo di pane usando le mani ma non la forchetta. Rubare ad un morto forse era avvertito dalla banca lodigiana come un’azione gentile verso gli eredi, onde non metterli nel rischio di investimenti poco sicuri. Prima che perdessero i soldi in Borsa facendo cattive scelte dietro pessimi consigli, gli hanno ripulito il portafoglio convinti di risparmiare loro uno stress. E risparmiando per sé il malloppo riparatore dei crack finanziari. Davvero finanza creativa, come direbbe Tremonti.

Stefano Folli sul «Sole-24 Ore» di domenica 18 dicembre 2005 spiega che lo scandalo odierno detto Bancopoli è molto più debole rispetto a Tangentopoli ed a quello della P2 di venticinque anni fa. Folli si presenta come allievo ed erede spirituale di Giovanni Spadolini il quale era abituato a pensare: il maltempo non si vede dalla pioggia che cade ma dagli ombrelli aperti della gente che cammina. Per cui se uscite senza l’ombrello fate cessare la pioggia.

La storia della P2 non è andata perduta nel dimenticatoio, non è stata archiviata tra le favole della Repubblica. Chi siede a palazzo Chigi, il presidente Berlusconi Silvio, era indicato nei registri della loggia di tal Gelli Licio con il n. 625, due numeri dopo Selva Gustavo ed uno prima di Costanzo Maurizio.

 
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Borghezio (da Blog Libero)

Post n°67 pubblicato il 18 Dicembre 2005 da monari

Ne ferisce più la lingua che la spada.
Se lo ricordi l'onorevole ferito dalle botte.
Lui che non apre bocca se non per offendere.
Sono contro ogni violenza: fisica e verbale.
Se si rispettano gli altri, non ce le cerchiamo le occasioni di avere gli occhi neri.

http://liberoblog.libero.it/leggi_commenti.php?idn=bl2055.phtml

 
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