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Un blog creato da DarioP22 il 27/01/2010

il Borghese

rossonero

 
 

CONTROCORRENTE

I tifosi rossoneri sono in festa per la notizia che Berlusconi sta per acquistare il loro Milan. Sono convinti che in un battibaleno ne farà una squadra da scudetto, da coppa delle coppe, da tutto, e forse hanno ragione.C’è un solo pericolo: che il neo-presidente voglia fare anche il direttore tecnico, l’allenatore, il massaggiatore, il capitano e il centrattacco. Il che potrebbe andar anche bene. Ma ad una condizione: che possa fare anche l’arbitro.



Indro Montanelli
– Il Giornale, 21 dicembre 1985

 

INNO DEL CLUB PIÙ TITOLATO AL MONDO

 

INNO DEL MILAN CANTATO DA

LAURA PAUSINI

 

 

SPLENDIDA BARBARA!


Per un Milan sempre vincente nel proseguo delle tradizioni...
diamo il benvenuto a Barbara Berlusconi!
Curva Sud Milano

 

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CAPIRE TU NON PUOI, TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI

AVANTI Silvio!

Finale Champion's League

Atene, 18 maggio1994

MILAN-BARCELLONA 4-0
Milan:
Rossi, Tassotti, Panucci; Albertini, F.Galli, Maldini (Nava dall'83'); Donadoni, Desailly, Boban, Savicevic, Massaro. All. Capello.
Barcellona: Zubizarreta, Ferrer, Guardiola; Baquero, Nadal, Koeman; Sergi (Estebaranz dal 72'), Amor, Romario, Stoichkov, Beguiristain (Eusebio dal 52'). All. Cruyff.
Reti: 22' e 45' Massaro, 47' Savicevic, 58' Desailly

La Finale

24 maggio 1989, Barcellona, Stadio Camp Nou

Milan - Steaua Bucarest 4-0

Reti: 18' e 39' Gullit, 27' e 46' Van Basten

Milan: G. Galli, Tassotti, Maldini, Colombo, Costacurta (74' F. Galli), Baresi, Donandoni, Rijkaard, Van Basten, Gullit (60' Virdis), Ancelotti.  Allenatore: Sacchi.

Steaua Bucarest: Lung, Petrescu, Ungureanu, Stoica, Bumbescu, Lovan, Lacatus, Minea, Piturca, Hagi, Rotariu (46' Balint). Allenatore: Lordanescu.

 

Semifinale Coppa Campioni

Milano, San Siro, 19 aprile 1989

Milan-Real Madrid 5-0

gol di Ancelotti, Rijkard, Van Basten, Gullit e Donadoni.

 

FRASI STORICHE

 

  • Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari! (Herbert Kilpin)

  • Ventuno anni fa, quando prendemmo il Milan sull'orlo del fallimento, ci prefissammo un obiettivo: portare la squadra ai vertici in Italia, in Europa e nel mondo. Ebbene ci siamo riusciti! (Silvio Berlusconi)

  • Domani sogneremo altri traguardi, inventeremo altre sfide. Cercheremo altre vittorie che valgano a realizzare ciò che di buono, di forte, di vero c'è in noi, in tutti noi che abbiamo avuto questa ventura di intrecciare la nostra vita ad un sogno che si chiama Milan. (Silvio Berlusconi)

  • Nel 1988 Silvio Berlusconi e' ricevuto da papa Wojtyla, insieme ad altri colleghi, come Presidente del Milan. Quando e' davanti al pontefice dice: "Cara Santita', mi lasci dire che lei assomiglia al mio Milan. Infatti, lei, come noi, e' spesso all'estero, cioè in trasferta, a portare in giro per il mondo un'idea vincente. Che e' l'idea di Dio".

  • La decisione [L'ingaggio di Carlo Ancelotti], della quale mi assumo la piena responsabilità, visto che Berlusconi ha dato il via libera a una scelta da me caldeggiata, è maturata in una notte insonne ed è stata presa per il bene del Milan. I tifosi hanno visto come ha giocato la squadra fino a oggi... Ecco, si tratta di una squadra che come organico non ha nulla da invidiare a qualsiasi club europeo. Sulla carta è fortissima: anche sul campo deve dimostrare di esserlo. (Adriano Galliani)

  • "il Milan non è solo la squadra del miglior calcio, ma la squadra da ammirare per la sensibilità e la sportività" (dopo partita con il Siviglia-morte di Puerta..)

 

RASSEGNA MILAN



 

 

Messaggi del 23/04/2012

...Un Diavolo per Capello, ma in coppia con Allegri

Post n°833 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

da MilanNews.it
di Emiliano Cuppone

La presenza di Fabio Capello a San Siro ieri, proprio nel momento più delicato per la panchina di Massimiliano Allegri, ha fatto subito pensare, in molti sarebbero pronti a giurare su un cambio di guida al diavolo.
Vedere Don Fabio fare capolino in panchina da un lato è apparso come un deja vu, dall’altro un antipasto della prossima stagione. Allo stesso tempo, di ritorno verso la tribuna, l’ex tecnico dell’Inghilterra si è fermato a lungo a chiacchierare con Massimiliano Allegri, più una cortesia dell’allenatore rossonero (ci riferiamo al livornese) che è andato ad accogliere Capello nella pancia di San Siro.
I rapporti fra i due tecnici sono ottimi, si stimano e sotto molti punti di vista si assomigliano, con quel carattere burbero di chi non le manda a dire, con una filosofia calcistica molto simile per certi versi. L’impressione è che le due personalità potrebbero convivere alla perfezione, un mix di esperienza e gioventù che potrebbe essere esplosivo e dare la spinta giusta ad un Milan che ha bisogno di rinnovare fasti vincenti.
Parliamo di una suggestione, nulla più che un’impressione, l’accoppiata Capello-Allegri per la guida del Milan, con il toscano seduto in panchina ed il friulano dietro una scrivania a guidare le operazioni nell’ombra.
Le parole rilasciate in esclusiva a Milannews dal figlio e legale di Capello, Pierfilippo, non si discostano troppo da questa suggestione. Don Fabio ha voglia di tornare in Italia, fosse come tecnico o come dirigente, ma la cosa certa è che è difficile trovare una squadra capace di sostenere economicamente il Capello allenatore, esigente e bisognoso di grandi investimenti di mercato. Le società che potrebbero permettersi un tecnico così ingombrante sono pochissime in Europa, molte delle quali già occupate, se Real Madrid e Barcellona sono già al completo, resterebbero il City ed il Chelsea, indecisi sul futuro delle rispettive panchine, ma sembra difficile che Don Fabio torni in Inghilterra dopo quello che è successo con la Nazionale.
Massimiliano Allegri rischia e non poco, ha deluso in questo finale di stagione, le giustificazioni ci sarebbero, ma gettare al vento uno scudetto praticamente già vinto presuppone necessariamente delle colpe del tecnico toscano.  Allo stesso tempo, però, il Conte Max è un uomo di Adriano Galliani, l’ad rossonero l’ha scelto puntando su di lui per il rilancio del Milan, ne apprezza le qualità tecniche ed il fare aziendalista di un allenatore che si è calato perfettamente nel ruolo.
Nell’ultimo periodo, però, il livornese è stato al centro delle critiche presidenziali, pomo della discordia anche nei rapporti fra Berlusconi e Galliani. Sembra che, dopo le nozze d’argento, il matrimonio fra il dirigente ed il proprietario inizi a scricchiolare, con vedute divergenti sulla squadra e la sua gestione. In un contesto tale, l’inserimento di Capello potrebbe essere provvidenziale, lui che da sempre è pupillo presidenziale e potrebbe fare da contrappeso alla presenza di Allegri.
Un posto dietro alla scrivania, una sorta di raccordo fra la dirigenza ed il campo, sarebbe un ritorno alle origini per Don Fabio il quale conosce benissimo i corridoi di via Turati, ha iniziato proprio così la sua avventura rossonera e, stando alle parole di Pierfilippo Capello, non disdegnerebbe affatto un ruolo del genere, sempre che sia abbinato ad un progetto interessante ed ambizioso.
Massimiliano Allegri ha ancora due anni di contratto, nonostante i risultati di questa stagione non siano stati esaltanti, gli potrebbe essere concessa un’altra chance, magari affiancato da quel Fabio Capello che è alla ricerca di un’avventura nuova e stimolante, lui che nell’ultimo anno è tornato ad essere vicino alle faccende di casa rossonera, con visite sempre più frequenti a Milanello ed a San Siro.

 
 
 

Il segreto Juve: l'obbedienza totale al tecnico

Post n°832 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

di Mario Sconcertti

I l Milan ha le sue consolazioni
, per esempio anche ieri c'è stato un gol cancellato dagli arbitri, ma la Juve sta ormai dimostrando di avere qualcosa di più. La storia cambia dalla trasferta di Firenze quando finisce la Juve dei pareggi. Si passa da 8 reti in sette partite, a 18 reti in 6 gare. Un cambio verticale, con la stessa formazione, un ritorno di condizione molto forte, soprattutto un ritorno ai suoi livelli di Pirlo dopo una pausa di stanchezza. Il campionato non è finito, ma è molto ben orientato. Soprattutto sono rovesciate le convinzioni, oggi è chiaro che la Juve ha di più e che il Milan non basta.
Non è chiaro se la Juve sia migliore del Milan, Allegri ha per esempio un giocatore capace di segnare 14 reti più del miglior attaccante della Juve. È chiaro però che la Juve gioca meglio, ha una velocità diversa.
Si vede nella Juve un'innocenza che è fuori dal calcio, l'obbedienza totale verso un allenatore. Non giocano secondo istinto ma secondo regola. O meglio, sono riusciti a forza di sudditanza al tecnico, a far diventare regola il proprio istinto. Non c'è dubbio che questa sia la Juve di Conte. Si sapeva che fosse bravo, nel calcio lo dicevano in molti. Non era chiaro fosse così bravo. Forse la Juve è il suo elemento, si aiutano a vicenda. Forse si ragiona da juventini tutta la vita se si è rimasti tanto nella Juve e altrettanto si è vinto. Dovrebbe a mio parere, smetterla di dire che le notizie del calcio scommesse nascono per destabilizzare lui e la Juve. Destabilizzano almeno una ventina di società e un centinaio di calciatori. È evidente che la storia non è stata inventata per Conte. Né si può scambiare per un pettegolezzo anti-juventino, un verbale compilato in procura. Di questo Conte dovrebbe tener conto, oppure scegliere di ignorare tutto e lasciare le cose in mano ai suoi avvocati. Ma non mescolare le acque patriottiche. Meglio una voce come questa o tre gol dentro la porta annullati come è successo al Milan? È giusto recuperare la realtà e vincere con la coscienza dei forti, senza vittimismi.
La Roma è alla quarta trasferta in cui subisce quattro reti, segno di una squadra mai nata. Qualcuno deve dire a Luis Enrique che 50 punti la Roma li aveva fatti raramente negli ultimi vent'anni. Due anni fa, con progetti di molta più sopravvivenza, aveva 18 punti in più ed era prima. Il problema è la mancanza di crescita, si è data importanza a giocatori che non sanno reggerla. L'Inter fa quello che può, il problema non è il presente, è ricostruire. E bisogna dare atto a Stramaccioni che quattro partite senza perdere all'Inter quest'anno erano capitate solo un'altra volta. Resta la lunga volata per non retrocedere. Il Genoa oggi ha rilanciato, ma c'è ancora molta strada per tutti.

 
 
 

Un infortunio evitabile, un ritorno ormai tardivo

Post n°831 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

da MilanNews.it
di Matteo Calcagni

La notizia del giorno è la seguente: Ambrosini, Boateng e Thiago Silva si sono allenati in gruppo, recuperati dai rispettivi problemi muscolari. Escludendo l'infortunato cronico Alexandre Pato, per la prima volta in stagione mister Allegri potrà avere a disposizione l'intera rosa. Singolare che ciò avvenga quando i giochi del campionato, dopo il pareggio interno col Bologna, siano ormai quasi conclusi. Una costante, quella dei guai fisici, che ha demolito il Milan mese dopo mese, privandolo di tasselli importantissimi con una frequenza quasi disarmante. La sfortuna non c'entra e, nelle prossime settimane, bisognerà ricercarne le cause e rivedere in toto la prossima preparazione atletica: oltre agli infortuni, infatti, il Diavolo è arrivato nei mesi clou con le batterie completamente scariche, logorato dal doppio/triplo impegno e privo di alternative credibili. Se i problemi di Boateng vanno studiati ed analizzati, vista la penuria di gare disputate in questa stagione (sei presenze nel 2012 e tredici complessive in campionato), il tonfo di Thiago Silva si poteva tranquillamente evitare. Allegri ha forti responsabilità da questo punto di vista, considerando quanto accaduto in quella settimana di fine marzo. In Coppa Italia, mella semifinale di ritorno contro la Juventus, il brasiliano sarebbe potuto essere risparmiato, così come nella gara successiva con la Roma, quando nel riscaldamento il malessere del giocatore era facilmente individuabile anche da uno spettatore esterno. Forse l'ex Fluminense avrà insistito per scendere in campo, ma rischiare non ha portato alcun beneficio al Milan in quell'occasione. Non è un caso che, senza il suo difensore più forte, il Milan abbia zoppicato pesantemente in campionato, raccimolando solamente 5 punti in quattro gare. Sia Boateng che Thiago sono ormai prossimi al rientro, una buona notizia che però difficilmente invertirà le sorti di questa stagione: il Diavolo, che quest'anno ha saputo far fronte a diverse emergene, ha pagato a caro dazio queste ultime e pesanti assenze.

 
 
 

L'analisi tattica di Bacconi: che brutto Milan!

Post n°830 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

L'ANGOLO TATTICO DI BACCONI

Che brutto Milan, al di là del risultato che nel finale poteva anche essere capovolto. Il tiro di Nocerino e il colpo di testa di Robinho avrebbero infatto regalato al Milan 3 punti fondamentali. Ma è evidente che non sarebbero stati meritati ma conseguenza sono di un netto e, ingiustificato, arretramento del Bologna nel finale e dalla qualità, comunque incredibile, dei giocatori d'attacco.
Detto questo ci sono alcuni temi da sottolineare:
1 Il Milan corre poco e male. Spesso la squadra è lunga e persa palla non accorcia all'indietro e subisce la velocità degli avversari. E' successo sempre nelle ultime uscite. In modo devastante nelle gare in casa. Il rientro di Van Bommel ha accentuato il problema.
2 Troppi errori tecnici, anche che facilitano il capovolgimenti di fronte e tolgono sicurezza alla squadra. Lo stesso Ibrahimovic nella seconda parte del primo tempo è stato imbarazzante. Sfiduciato, arrendevole, distratto, pigro. Passaggi fuori misura, controlli approssimativi, dribbling inutili. Per fortuna del Milan l'ingresso di Cassano, nella ripresa, gli ha dato nuovi stimoli.
3 Poche idee, nessuno schema. L'impressione è che ognuno cerchi di fare quello che può e quello che sa, ma non ci sia una regia condivisa. La circolazione palla è approssimativa e le verticalizzazioni sono prevedibili con la difesa avversaria sempre posizionata.
4 Il ritmo di gioco. Non c'è, anni luce da quello necessario per fare la differenza senza dover ricorrere alle magie di Ibra. Servirà un grande colpo di coda di tutto il gruppo (come successo in effetti nel finale) per invertire una tendenza abbastanza negativa. Non so sia colpa della condizione fisica o di quella psicologica. Fatto sta mancano compattezza e gioco di squadra.

 
 
 

MILAN-BOLOGNA, PARTITA SEGNATA: COSI' SI PERDE LO SCUDETTO

Post n°829 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

L'EDITORIALE del lunedì di Dario Pregnolato

Per il Milan è stata una stagione maledetta costellata da una serie di fattori tutti sfavorevoli: in primis gli infortuni, tre dei quali decisamente anomali e di una certa gravità, che hanno condizionato non poco tutto il campionato del Diavolo.
Una precaria condizione fisica palesata durante tutto l'arco della stagione come conseguenza dei ripetuti infortuni che hanno impedito un giusto ricambio.
Il doppio confronto contro il Barcellona in un momento tanto critico, quanto cruciale della stagione che ha letteralmente svuotato la squadra.
Una serie innumerevole di episodi arbitrali sfavorevoli. Ultimo, il fuorigioco inesistente fischiato a Ibra contro il Bologna, scavetto di Zlatan su Agliardi e palla che oltrepassa la linea di porta di mezzo metro prima di essere spazzata da Raggi.
Alcune partite nascono segnate. E segnano in modo marcato e decisivo il destino del campionato.
Quella contro il Bologna è stata una partita segnata da fattori macroscopici.
Segnata dall'occasionissima capitata a Ibra sullo 0-0, segnata dell'errore di van Bommel a centrocampo, in compartecipazione con Bonera che avrebbe dovuto leggere la situazione e accorciare in chiusura su Diamanti. Segnata dall'ennesima farneticazione arbitrale ai danni del Milan, segnata da tutta una serie di tentativi milanisti andati a vuoto, su tutti quella rovesciata di Ibra all'interno dell'area piccola con la palla che sfiora l'incrocio. Segnata dal gol del pareggio di Ibra arrivato troppo tardi. Segnata dal colpo di testa di Robinho, pescato da Emanuelson all'interno dell'area, che si spegne sul fondo, proprio come le speranze rossonere.
I campionati si perdono così. I campionati si vincono e si perdono grazie agli episodi. Episodi (sfavorevoli) che da un mese a questa parte puntellano il declino del Diavolo apparso quasi arreso contro il Bologna.
È disarmante la facilità con la quale il Milan subisce in modo ripetuto i contropiedi avversari, il gol di Ramires, scaturito dall'errore di van Bommel, rappresenta la fotocopia del gol di Amauri, scaturito dall'errore di Mexes. Stessa modalità di suicidio. Perché perdere cinque punti contro Fiorentina e Bologna a San Siro francamente è un vero e proprio suicidio calcistico. Solo il Milan poteva perdere lo scudetto, e nel giro di un mese è riuscito nell'impresa di ribaltare una situazione di vantaggio confortante (+4 punti), in una situazione di svantaggio ormai irrimediabile (-3 p., -4 se consideriamo gli scontri diretti). Sette punti persi contro Catania, Fiorentina e Bologna. La Juve, invece, mercoledì cercherà a Cesena la settima vittoria consecutiva. Altro dato su cui riflettere, nell'ultimo mese, contro Barcellona, tra andata e ritorno, Fiorentina, Chievo e Bologna il Milan ha segnato 4 gol, gli stessi che la Juve ha rifilato, in una sola partita, alla Roma. Nell'ultimo periodo il Milan fatica a segnare e nello stesso tempo subisce costantemente i contropiedi avversari. Situazione frutto di una squadra stanca, sfiduciata, lunga, sfilacciata, senza più coesione (necessaria) tra i reparti, che gioca in modo sufficiente, che perde spesso palla (contro il Bologna ben 12 palle perse), che non offre soluzioni in avanti, Ibra in questo senso rappresenta un limite, e che si fa trovare impreparata dietro, l'assenza di Thiago Silva è stata determinante.
Tra Juve e Milan è proprio una questione di ritmo, come scrisse alcune settimane fa Alberto Cerrutti sulla Gazzetta. La Juve non si fermerà più, probabilmente le vincerà tutte, visto anche il calendario in discesa. Il Milan non è in grado di reggere il ritmo della Juve e probabilmente sarà destinato a perdere qualche altro punto. La Juve dal canto suo può concedersi il lusso di perdere una partita anche qualora il Milan dovesse vincerla, in virtù degli scontri diretti l'arrivo a pari punti garantirebbe alla Juve lo scudetto (meritatissimo) del post-calciopoli.

 
 
 

Milan, Nesta ha deciso il suo futuro. Allegri, la corda si è spezzata. I guai del Genoa figli delle scelte di Preziosi.

Post n°828 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

L'EDITORIALE di Michele Criscitiello
da Tuttomercatoweb.com

Se non si vince in casa con Fiorentina e Bologna, nei mesi della verità, non si merita di vincere lo scudetto. Se un allenatore perde di mano lo spogliatoio dopo appena un anno e mezzo dall'inizio del suo ciclo vuol dire che non potrà garantire un futuro da big alla sua squadra. Se c'è una squadra che dopo 33 partite di campionato ancora è imbattuta, significa che merita di portare, il prossimo anno, il tricolore sul petto.
Partiamo da lontano, dal momento in cui il Milan ha deciso di non rinnovare i contratti ad Inzaghi, Roma, Seedorf, Yepes e Van Bommel. Massimiliano Allegri ha dato l'ok al prolungamento contrattuale di Alessandro Nesta ma il difensore romano sembra avere le idee abbastanza chiare: basta con questo allenatore, che ha la grande colpa di aver fatto stancare anche Pirlo un anno fa. Nesta, uno degli ultimi baluardi di questo vecchio Milan, non ha intenzione di continuare a giocare... almeno in Italia. Sta valutando due offerte, due esperienze completamente diverse tra loro. La prima, economicamente più vantaggiosa, lo porterebbe in Cina dove Marcello Lippi lo chiama un giorno sì e l'altro pure. Il milionario cinese Xu Jiayin proprietario del Guangzhou Evergrande, la squadra di Canton che sta rivoluzionando il calcio della Repubblica Popolare a colpi di yuan, ha convinto con 10 milioni di euro Marcello Lippi; potrebbe fare lo stesso con Nesta, a costi più contenuti. L'ipotesi più plausibile porterebbe Nesta a giocare con i New York Red Bulls. Amante di Miami e degli Stati Uniti, il difensore del Milan è pronto per una nuova esperienza, l'ultima della sua carriera. Anche perché potrebbe essere una scelta di vita. Ha dimostrato anche quest'anno di essere l'italiano più forte in difesa, nonostante gli acciacchi, ma Allegri ha fatto perdere la voglia di giocare anche a lui. Allegri, appunto. L'allenatore che con la squadra più forte, nell'anno meno competitivo, rischia di non vincere lo scudetto. Senza Inter, Napoli e Roma ha avuto la capacità di riabilitare la Juventus. La sua gestione del gruppo è stata approssimativa. Tatticamente non ha dato nulla se non fare delle preghiere quando tocca il pallone Ibrahimovic e adesso che si è fermato anche lo svedese sono guai. Prova ad affidare il gruppo a Clarence Seedorf ma il motore ormai ha finito ogni suo giro. L'olandese potrà fungere da testimonial per una compagnia telefonica, con il prefisso di Arcore, ma non è più in grado di trascinare una squadra verso lo scudetto. Inutile farlo giocare. Se il Milan perderà lo scudetto dovrà chiedere spiegazioni al proprio allenatore, Galliani sbaglia a tutelarlo. Conte gli ha dato una lezione nella gestione del gruppo.
Siamo reduci da una settimana triste, per la scomparsa su un campo di calcio di Piermario Morosini, ma a Genova hanno rimosso tutto in fretta. Gli ultras che sospendono una partita, gli agenti di Polizia che guardano inermi ed i calciatori del Genoa che dovrebbero lottare per non retrocedere ma che si confermano senza dignità né personalità. La sceneggiata coi "tifosi" delle magliette tolte, consegnate e poi riprese è uno schiaffo ad una categoria giustamente sminuita. Il vero pubblico genoano dovrebbe prendersela solo con una persona: Enrico Preziosi. Un Presidente che non ha mai rispettato la maglia del Grifone. Ha fatto di questo club un porto di mare: gente che viene, poi riparte, altri calciatori parcheggiati e mai visti a Marassi. Chi semina vento, raccoglie tempesta.
Chi semina gol, invece, raccoglie una pacca sulla spalla. Un saluto ad Alessandro Del Piero che, ormai, ha avuto il benservito dal club. L'ultima proposta che gli è giunta è la stessa di Sandro Nesta. Un'esperienza a New York. Comunque ed ovunque vada Alex resterà sempre nel cuore degli italiani. Uno come lui si ama e non si discute. Che si tifi per la Juve o per il Pizzighettone, siamo di fronte ad un campione che ha rappresentato l'Italia e la classe dello sportivo: per questo avremmo voluto che la Juventus, il prossimo anno, in Europa fosse stata rappresentata ancora da chi ci consente di essere orgogliosi del nostro Paese e del nostro calcio.

 
 
 

Se lo fa bene nella danger zone, non può farlo sullo 0-0?

Post n°827 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

da MilanNews.it
di Matteo Calcagni

Il pareggio col Bologna, oltre a consegnare una buona fetta di scudetto alla Juventus, ha portato in dote anche qualche piccolo spunto. Da settimane, nonostante le discrete prove come trequartista, poniamo l'attenzione sulla posizione di Urby Emanuelson: l'olandese è stato acquistato dall'Ajax come mezz'ala/terzino, trasformandosi poi fantasista per necessità. L'orange ha lavorato molto in quest'anno e mezzo, adattandosi ad un ruolo non suo in maniera più che accettabile. E' anche vero che il primo mestiere non si scorda mai e, quando inserito sulla sua amata corsia sinistra, Emanuelson riesce a dare il meglio di sé. Peccato che al Milan questa opzione venga messa in atto solo nella cosidetta "danger zone", quando il tabellino piange e serve rapidamente un coniglio dal cilindro. Subentrato col Bologna al posto di Antonini, Emanuelson ha servito ad Ibrahimovic il cross dell'1-1, arrivato troppo tardi per rimediare, ma significativo come oggetto di analisi. La "provocazione" è sempre la stessa: perchè l'ex lanciere non può essere il terzino sinistro di questa squadra? Fisicamente non sarà un colosso, ma possiede tutte le caratteristiche necessarie per interpretarlo al meglio: è veloce, è mancino e fa buone diagonali. Visto lo scarso tintinnio del salvadanaio di via Turati, l'idea di spostare il venticinquenne olandese come laterale basso, magari lavorandoci attentamente in estate, non sembra proprio da cestinare. Inevitabile però un'alternativa per il ruolo di trequartista, visto che Emanuelson, e su questo siamo certi, non possiede ancora il dono della mitosi.

 
 
 

Un generale appannato manda al "macello" la truppa rossonera

Post n°826 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

da MilanNews.it
di Emiliano Cuppone

La partita di Mark Van Bommel è finita al ventiseiesimo minuto del primo tempo, l’errore dell’olandese ha irrimediabilmente cambiato il corso di un match che era partito in tutt’altro modo. Abbiamo aspettato a lungo il rientro del generale di Allegri, uomo che spesso ha saputo regalare al Milan quella solidità che gli ha concesso di dominare il campionato italiano nell’ultimo anno e mezzo, ma il numero 4 del diavolo è finito per essere l’emblema della resa rossonera.
L’inizio gara di MVB era stato ottimo, subito al centro della manovra, bravissimo a tenere alta la pressione della squadra di Allegri, sembrava essere tornato ago della bilancia della formazione del Milan, ma quell’errore sulla pressione di Diamanti ha inciso in maniera irreparabile sulla sua prestazione.
Via via l’olandese ha finito per nascondersi nelle pieghe della partita, quasi scomparisse dal radar dei compagni, ha gestito sempre meno palloni, ha smesso di guidare alla sua maniera la squadra, fino all’inevitabile sostituzione in favore di Aquilani.
Se sia il peggiore in campo non è dato dirlo (Clarence Seedorf ci ha messo del suo per minare la “leadership” del connazionale), sicuramente è stato lui l’uomo partita, ma per il Bologna. Un Milan che era partito bene con la gestione della gara, con occasioni da gol importanti sin da subito, si è ritrovato a dover inseguire dopo un quarto di partita, ha perso serenità e convinzione, lasciandosi scivolare il match (e probabilmente lo scudetto) dalle mani.
L’impatto del gol di Ramirez è stato devastante sulla squadra e sull’umore del mediano rossonero, da lì in poi la sua prestazione è stata pressoché nulla, lasciando i suoi tanti ammiratori con l’amaro in bocca. Certo non è il solo a dover portare la croce di un pareggio deludente, ma senza ombra di dubbio è quello che nello spogliatoio avrà chiesto scusa ai compagni.
Lui che è sempre stato guida esperta per il Milan di Allegri, vera colonna della linea mediana rossonera, oggi ha mandato l’intera truppa del diavolo al macello con un errore pesante quanto inspiegabile, un infortunio vero e proprio che difficilmente non avrà risvolti sul cammino scudetto di un Milan che questo pomeriggio a San Siro, forse, ha issato bandiera bianca, lasciando la strada libera alla Juventus di Conte.

 
 
 

Un altro gol fantasma per un Milan fantasma

Post n°825 pubblicato il 23 Aprile 2012 da DarioP22

Rete regolare annullata a Ibra, ma la squadra è sgonfia. Un solo punto tra Fiorentina e Bologna: segno del declino

di Franco Ordine,
il Giornale, 23/04/2012

Il riposo fa male al Milan. Invece di presentarsi al cospetto del Bologna con le pile cariche, denuncia uno stato fisico e mentale precario che fa intuire subito il peggio a dispetto dei recuperi di alcuni esponenti di prima fila, tipo Abate per esempio in difesa, tipo Van Bommel a centrocampo.
A parole il Milan continua a dare battaglia alla Juve, con i fatti non fa altro che spianargli la strada verso lo scudetto. E nel corso delle sfide a San Siro, diventata una trappola infernale. E adesso nemmeno il famoso gol fantasma di Muntari può rappresentare un consistente alibi o una macchia sul vestito tricolore.
Già a metà della prima frazione l'incredibile amnesia di Van Bommel, che pasticcia con una palla innocua tra i piedi, spalanca a Diamanti e Ramirez la strada del gol: è un giochino da ragazzi per i due talenti di casa Morandi organizzare il contropiede corto e infilare Abbiati con una rasoiata sotto il costato.
Un altro Milan, persino quello ammaccato di Udine, privo di Ibra addirittura, avrebbe saputo e potuto guadagnarsi una faticosa ma indispensabile rimonta per inseguire ancora la Juve. E invece solo la zampata conclusiva di Ibrahimovic, alla fine del tempo regolamentare, rimette in pari il risultato dopo uno sciagurato errore di mira di Mudingay (mancato lo 0 a 2), senza provocare alcun effetto virtuoso sulla classifica. Un punto solo, una miseria di fatturato, ricavato nelle ultime due sfide domestiche contro Fiorentina e Bologna, rivali non proprio irresistibili, è il deficit più evidente tradito dal Milan che può ancora una volta protestare per il gol, buono, anzi buonissimo, tolto a Ibrahimovic nella ripresa (delizioso assist di Cassano, pallonetto su Agliardi in uscita, palla rinviata fuori da Cherubin quando si ritrova oltre il solco bianco). L'assistente Alessandroni, un disastro di uno, non azzecca una segnalazione in tutto il pomeriggio e s'inventa nella circostanza un fuorigioco inesistente: questo è l'errore più grave che grava sul risultato e anche sulla classifica, visto che matura 13 minuti dopo l'inizio della seconda frazione. Basta prendere nota del silenzio di Galliani per cogliere lo stato d'animo dello staff dirigenziale del club berlusconiano. Allegri sorvola per risultare coerente con le punture di spillo rivolte a Conte e alla Juve.
Pasticcione e abulico il Milan del primo tempo, sgonfio anche Ibrahimovic, autore di un errore a porta spalancata e senza rivali nei dintorni, sinistro sbilenco. Non funziona quasi niente nella squadra di Allegri: né il gioco, sincopato, né lo spunto del singolo artista. Anzi s'impappinano i suoi esponenti di maggiore esperienza e valore tecnico: Van Bommel il primo da mettere dietro lalavagna per tacere del contributo ridotto a zero di Robinho e Seedorf, gli altri due dotati di classe. Più motivato il Milan della seconda frazione, miglioramento netto e inconfondibile coinciso, non a caso, con l'arrivo di Antonio Cassano sul prato. Mezz'ora e passa giocata alla grande, Prandelli può cominciare a stampare la figurina del barese per l'europeo. Suo il lancio per Ibra seguito dal gol (e dal fischio) tolto da Alessandroni, suoi gli altri spunti di maggiore efficacia, suo il tasso maggiore di pericolosità a dispetto di uno smalto non proprio perfetto.
Il Bologna trema solo quando Cassano entra nel vivo del gioco. La conferma di un Milan fuori sintonia è nell'episodio accaduto a dieci minuti abbondanti dalla sirena: espulso (seconda ammonizione) Bonera, squadra ridotta in dieci eppure in grado comunque di tenere sotto pressione il Bologna.
A quel punto, traballa la solida difesa organizzata da Pioli e rischia, durante il recupero, di subire persino il 2 a 1, ingiusto e immeritato da parte di Robinho, colpo di testa che sfiora il palo di Agliardi. In dieci uomini, il Milan riesce in quel che fallisce a ranghi completi. Anche questo è il sintomo di una ingiustificata involuzione rossonera.

 
 
 
 

IL PRESIDENTE BERLUSCONI A MILAN CHANNEL

"Apriremo un nuovo ciclo"


"Non volevamo cedere entrambi i giocatori, ma con questo sacrificio abbiamo messo i conti a posto per i prossimi 3-4 anni"


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"Ho fiducia nel mio Milan"



MILAN-NOVARA2-1
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GRAZIE DI CUORE!
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L'ultimo supergol di SuperPippo sotto la curva rossonera


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MILAN 2-1 NOVARA, commento Mauro Suma (Audio)

 

PIERMARIO UN RAGAZZO BEN AL DI SOPRA DELLA MEDIA


«...Sono cose che ti segnano e ti cambiano la vita, ma che allo stesso tempo ti mettono in corpo tanta rabbia e ti aiutano a dare sempre tutto per realizzare quello che era un sogno anche dei miei genitori. Vorrei diventare un buon calciatore soprattutto per loro, perché so quanto li farebbe felici. Per questo so di avere degli stimoli in più».
[Intervista a Piermario Morosini, realizzata da Guido Maconi del Guerin Sportivo il 5 luglio 2005]

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studio giurisprudenza a Verona.
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