Creato da scintilla.divina il 02/11/2007
per te Maestro Gesù, perchè solo Tu sei la Via, la Verità, la Vita...


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Madonna delle Vocazioni
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Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 23 Aprile 2008 da scintilla.divina

Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! 
 
"...Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà! Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera! 
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! 
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa! Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna...."
 

 

 
Ma noi abbiamo paura anche di noi stessi...

La Natura ci ha dotato di istinti con uno scopo preciso. Senza di essi non saremmo esseri umani completi. Se uomini e donne non si fossero sforzati di salvaguardare la loro sicurezza personale, se non avessero fatto alcuno sforzo per procurarsi il cibo e per costruirsi dei rifugi, non avrebbero potuto sopravvivere. Se non si fossero riprodotti, la terra non sarebbe popolata. Se non ci fosse stato alcun istinto sociale, se agli uomini non fosse importato nulla della compagnia degli altri, non vi sarebbe alcuna società. Pertanto questi desideri sono assolutamente necessari, giusti e certamente un dono di Dio.
Tuttavia questi istinti, così indispensabili per la nostra esistenza, spesso oltrepassano di molto la loro naturale funzione. Potentemente, ciecamente e in modo spesso subdolo ci guidano, ci dominano e pretendono di governare le nostre vite.
Senza un inventano morale profondo e senza paura, la fede, quella che funziona veramente nella vita quotidiana, è ancora fuori dalla nostra portata.
 
Per evitare di confonderci sui nomi da attribuire a questi difetti prendiamo un elenco universalmente riconosciuto delle maggiori debolezze umane, quello dei sette vizi capitali: orgoglio, avarizia, lussuria, ira, invidia, accidia.

Non è un puro caso che l’orgoglio guidi la processione: perché l’orgoglio, che induce all’autogiustificazione e che è sempre stimolato da paure più o meno consapevoli, è la fonte principale della maggior parte delle difficoltà umane, l’ostacolo principale verso un vero progresso. L’orgoglio ci incita a esigere da noi stessi e dagli altri ciò che non può essere soddisfatto senza pervertire o abusare degli istinti donatici da Dio. Quando l’appagamento dei nostri istinti nei confronti del sesso, della sicurezza materiale e del prestigio sociale diventa l’unico scopo della nostra vita, allora interviene l’orgoglio a giustificare i nostri eccessi.

Tutte queste debolezze generano la paura, che di per sé è una malattia dell’anima. La paura, a sua volta, genera ulteriori difetti di carattere. L’irragionevole paura che i nostri istinti non saranno soddisfatti ci spinge ad agognare ciò che gli altri posseggono, ad avere sete di sesso e di potere, ad andare in collera quando le nostre esigenze istintive sono minacciate, a essere invidiosi degli altri quando le loro ambizioai sembrano realizzarsi e le nostre no. Mangiamo, beviamo e cerchiamo di agguantare sempre più di quanto ci sia necessario, temendo di non averne mai abbastanza. Sinceramente spaventati dalla prospettiva di dover lavorare, cadiamo nell’indolenza. Oziamo e procrastiniamo o, al massimo, lavoriamo malvolentieri e con scarso impegno.

Queste paure sono le termiti che divorano senza sosta le fondamenta di qualsiasi genere di vita che tentiamo di costruire.

Così, quando ci viene suggerito un inventano morale senza paura, ci può sembrare che ci si stia chiedendo più di quanto sia in grado di fare. Ogni volta che si tenta di guardare dentro di sé, sia l’orgoglio sia la paura lo rispingono indietro. L’Orgoglio dice: "Non hai bisogno di farlo...", e la Paura ribadisce: "Non arrischiarti a guardare!".

Ma la testimonianza di coloro che hanno realmente sperimentato un inventano morale ci assicura che questo orgoglio e questa paura si rivelano poi non essere altro che spauracchi.
Una volta che abbiamo fermamente deciso di fare il nostro inventano e ci sforziamo di farlo scrupolosamente, su questo nebbioso scenario irrompe una luce meravigliosa. Col perseverare nasce in noi un tipo del tutto nuovo di fiducia, e il senso di sollievo che proviamo nel trovarci finalmente di fronte a noi stessi è indescrivibile.

 
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Commenti al Post:
SUPERLIGHT0
SUPERLIGHT0 il 23/04/08 alle 16:04 via WEB
Brava scintilla.divina, l'umiltà è il cardine dell'amore. Superlight0
(Rispondi)
 
 
scintilla.divina
scintilla.divina il 23/04/08 alle 18:43 via WEB
Grazie :-)... mi hai anche suggerito un argomento per un prossimo post. Dio ti benedica.
(Rispondi)
 
jeliel1z
jeliel1z il 23/04/08 alle 16:18 via WEB
Che dire....hai detto tutto tu!!!quel pochissimo che mancava lo aggiunto superligth...Brava!!!
(Rispondi)
 
 
scintilla.divina
scintilla.divina il 23/04/08 alle 18:44 via WEB
Grazie a te cara... Un abbraccio!!! :-)
(Rispondi)
 
federico120
federico120 il 23/04/08 alle 19:08 via WEB
ma che devo dire avete detto voi io mi ritiro in silenzio.... penso che però che la testimoninza della parta proprio dalla nostra capacità di accoglire il mistero dentro di noi.. ed è il coraggio che ci infonde che cammina lungo le strade di questo mondo...ciao
(Rispondi)
 
SUPERLIGHT0
SUPERLIGHT0 il 24/04/08 alle 09:38 via WEB
L'obbedienza alla Chiesa di Gesù è la prima e fondamentale cosa, senza l'umiltà non possiamo essere nella verità. (Agenzia Fides) - “Obbedienza alla Fede”. L’unità come dono dall’alto, da riconoscere e manifestare con l’adesione piena della propria libertà, e l’appartenenza come fondamentale categoria dell’autoconcepirsi come corpo ecclesiale, appartenenti ad un tutto più grande, ad una comunione guidata all’incontro con il Mistero, aprono la porta alla riflessione su una delle fondamentali caratteristiche della fede: l’obbedienza. Nessuna “parola della dottrina” ha oggi bisogno di essere compresa e ri-compresa, come questa; è necessario in tutta la Chiesa un grande lavoro di “educazione all’obbedienza”: partendo innanzitutto dalla comprensione logica e teo-logica di che cosa essa in realtà sia, per giungere fino ad una adesione convinta e motivata, personale ed esistenzialmente efficace e visibile, a questo imprescindibile atteggiamento cristiano. Se possiamo ritenere come definitivamente superato, sia per gli esiti nefasti e squilibranti da esso prodotti, sia per la sua concreta inapplicabilità, quel filone pedagogico che sosteneva il più sfrenato “spontaneismo” nell’educazione, impedendo non solo di imporre, ma perfino di proporre un determinato modello di vita, rimane ancora lungo il cammino da percorrere per una educazione all’obbedienza che sia profondamente umana, memoria viva dell’identità dell’io come “dipendenza dal Mistero”, relazione con Colui che gli dona la vita. Se per obbedienza, come avviene nella cultura contemporanea paladina di una libertà artificiale, si intende la rinuncia al pensare, l’accoglienza supina ed acritica di dogmi-precetti imposti dall’esterno, certamente non è, e non può essere questo, il concetto cristiano di obbedienza. Per comprendere l’obbedienza “nella, della ed alla” fede è indispensabile partire dall’Avvenimento dell’incontro con Cristo, “che dà alla vita un nuovo orizzonte e con esso la direzione decisiva” (Deus Caritas Est, n.1). Solo nel rapporto vivo con il Risorto è possibile comprendere qualcosa del mistero dell’obbedienza cristiana: l’orizzonte nuovo di significato che l’incontro con Cristo spalanca alla vita, porta nell’uomo un’inattesa e straordinaria corrispondenza, un nuovo orizzonte, il quale tuttavia era segretamente atteso dal cuore che, proprio grazie all’incontro, si ridesta alle sue domante esistenziali fondamentali. Questa corrispondenza, questa straordinaria attrazione, questo orizzonte nuovo che l’incontro con Cristo spalanca alla vita, porta con sé una esigenza di sequela che, lungi dall’essere imposizione esterna, è vera e propria necessità dell’io: “Maestro dove abiti?” (Gv 1,38), dove è possibile continuare ed approfondire questa straordinaria corrispondenza che il nostro cuore sperimenta? I primi due discepoli che hanno incontrato il Signore domandano: “Dove?”, cioè quale luogo, quale spazio umano, custodisce la Presenza? La risposta, lo sappiamo bene, è: la Chiesa. Nella Chiesa, presenza divina nel mondo, è custodita la presenza viva del Risorto, la Chiesa custodisce, trasmette, rende possibile oggi, in forza dello Spirito Santo, l’incontro con Cristo, contemporaneo a ciascuno di noi, proprio perché Risorto. L’obbedienza, allora, non ha nulla a che vedere con un’imposizione estrinseca che mortifica l’io nelle sue soggettive e limitate aspirazioni, essa è, al contrario, condizione di possibilità per continuare ad affermare oggi: “Abbiamo trovato il Messia” (Gv 1,41). Non è possibile annunciare Cristo al mondo, prescindendo dall’obbedienza alla Chiesa, l’annuncio rimane inesorabilmente sterile, inefficace, privo di frutti reali di autentica conversione. L’obbedienza non mortifica la libertà dell’uomo, al contrario essa è “esplosione di libertà”, proprio perché l’io si scopre pienamente dipendente da Altro, appartenente totalmente alla comunione della Chiesa. La prima missione degli apostoli, la prima missione di tutti i battezzati è vivere nella “Obbedienza alla fede” (Rm 1,5), ed in forza di questa obbedienza annunciare Cristo a tutti gli uomini, per condurli al medesimo incontro, alla medesima unità, alla stessa appartenenza ed obbedienza. Siamo tutti chiamati ad un grande discernimento in tal senso: chiediamoci se la talvolta drammatica inefficacia di tante iniziative pastorali (non propriamente ecclesiali), non sia determinata da quel finto “spirito critico” che, a forza di mille “distinguo”, finisce per non vivere una schietta e piena obbedienza al Magistero, primo ambito in cui l’obbedienza alla fede e l’appartenenza al corpo ecclesiale si documentano. L’unità della Chiesa ha proprio nella comunione di giudizio, determinata dall’obbedienza, uno dei massimi punti di visibilità. L’abitudine invalsa, anche ai massimi livelli della gerarchia, di presentare le proprie opinioni personali, senza interrogarsi sul disorientamento che esse portano ai fedeli e sulla possibile ferita che potrebbero infliggere al corpo ecclesiale, ne è eloquente testimonianza. Sta ad attestarlo il documento “La vocazione ecclesiale del teologo”, a firma dell’allora Cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, Joseph Ratzinger. (Agenzia Fides 4/5/2006 - righe 58, parole 718) http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=9387&lan=ita (Rispondi)
(Rispondi)
 
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La tua fede ti ha guarito

Preghiera di guarigione

Abbandoniamoci all'azione dello Spirito di Dio, che ci ha creati e ci vuole sani, e riconosciamo in Cristo Gesù il vero medico
delle anime e dei corpi.
Gesù, Figlio del Dio vivente,
abbi pietà di noi.
 

San Michele arcangelo


Gloriosissimo Principe della Milizia Celeste, Arcangelo San Michele, difendeteci in questa ardente battaglia contro tutte le potenze delle tenebre e la loro spirituale malizia. Venite in soccorso degli uomini creati da Dio a sua immagine e somiglianza e riscattati a gran prezzo dalla tirannia del demonio. Combattete oggi le battaglie del Signore con tutta l’armata degli Angeli beati, come già avete combattuto contro il principe dell’orgoglio lucifero ed i suoi angeli apostati; e questi ultimi non potettero trionfare e ormai non v’è più posto per essi nei cieli. Ma è caduto questo grande dragone, questo antico serpente che si chiama lo spirito del mondo, che tende trappole a tutti. Si, è caduto sulla terra ed i suoi angeli sono stati respinti con lui. Ora ecco che, questo antico nemico, questo vecchio omicida, si erge di nuovo con una rinnovata rabbia. Trasfiguratosi in angelo di luce, egli nascostamente invase e circuì la terra con tutta l’orda degli spiriti maligni, per distruggere in essa il nome di Dio e del suo Cristo e per manovrare e rubarvi le anime destinate alla corona della gloria eterna, per trascinarle nell’ eterna morte.
Il veleno delle sue perversioni, come un immenso fiume d’immondizia, cola da questo dragone malefico e si trasfonde in uomini di mente e spirito depravato e dal cuore corrotto; egli versa su di loro il suo spirito di menzogna, di empietà e di bestemmia ed invia loro il mortifero alito di lussuria, di tutti i vizi e di tutte le iniquità la Chiesa, questa Sposa dell’Agnello Immacolato, è ubriacata da nemici scaltrissimi che la colmano di amarezze e che posano le loro sacrileghe mani su tutte le sue cose più desiderabili. Laddove c’è la sede del beatissimo Pietro posta a cattedra di verità per illuminare i popoli, lì hanno stabilito il trono abominevole della loro empietà, affinché colpendo il pastore, si disperda il gregge.
Pertanto, o mai sconfitto Duce, venite incontro al popolo di Dio contro questa irruzione di perversità spirituali e sconfiggetele. Voi siete venerato dalla Santa Chiesa quale suo custode e patrono ed a Voi il Signore ha affidato le anime che un giorno occuperanno le sedi celesti. Pregate, dunque, il Dio della pace a tenere schiacciato satana sotto i nostri piedi, affinché non possa continuare a tenere schiavi gli uomini e a danneggiare la Chiesa. Presentate all’Altissimo, con le Vostre, le nostre preghiere, perché scendano presto su di noi le Sue Divine Misericordie e Voi possiate incatenare il dragone, il serpente antico satana ed incatenarlo negli abissi. Solo così non sedurrà più le anime.
 

Maria Rosa Mistica

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