Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi del 13/11/2008

Post N° 346

Post n°346 pubblicato il 13 Novembre 2008 da middlemarch_g

Voi quasi certamente pensate che io non ce l'abbia il coraggio di scrivere un post su santa Radegonda

Radegonda prima di entrare in convento sposò Clotario. Clotario prima di incontrare Radegonda complottò con i fratelli Childeberto e Clodomiro per annettersi la Borgogna, e dopo il ritiro di Radegonda in convento, con i 4 figli Cariperto, Chilperico, Gontrano e Sigeberto avuti dalla quarta moglie Ingonda, si assicurò anche il controllo della Neustria e dell’Austrasia.

Furono epoche di lotte fratricide e sanguinarie. Io però ho sempre pensato che la vita più dura era quella che faceva la governante quando arrivava il momento di chiamarli tutti per avvisare che era pronto in tavola.

Chissà quante ne avranno dovute cambiare, di governanti! Secondo me è per quello che i Franchi si sono estinti.

 
 
 

Errata corrige

Post n°345 pubblicato il 13 Novembre 2008 da middlemarch_g

Sembra che stia lì a calarmi l'età! Non ho 35 anni!

E' solo che da 5 o 6 mi accusano meno frequentemente di aggressività, ecco...

 
 
 

Càpita

Post n°344 pubblicato il 13 Novembre 2008 da middlemarch_g

Un po' la mia metafora esistenziale. La fuga dal conflitto. A vedermi non si direbbe mai. Non sono il tipino fragile e minuto, e per 35 anni mi sono beccata a vario titolo l'accusa di essere verbalmente aggressiva in modo pernicioso.

Ma la verità è che a me il conflitto fa male, un dolore fisico, e mi obbliga a prendere le distanze dalle persone. Una cosa che odio. A me non frega di sembrare una sottile intellettuale, non frega di imporre delle idee, non frega troppo nemmeno dell'affermazione del mio ego. Non perchè sia vero in assoluto, ma perchè non ho bisogno di un blog per questo. Non me ne frega una mazza nemmeno di quelle due scarpe rosse che pure mi diverto molto a indossare. A me frega delle persone, e per derivazione, dei loro sentimenti. Me ne frega talmente tanto che me ne sbatto perfino di sembrare troppo sentimentale.

Siccome credo nella libertà assoluta non mi permetterò di chiedere niente a nessuno. Non vi chiedo di andare d'accordo (ci mancherebbe, siete mica i miei alunni), nè di moderare i toni, e neppure di tenere per voi le vostre opinioni. Se non le posso più ascoltare non vedo cosa ci resto a fare qui. Per me la cosa principale è che continuiate a dire quello che volete. Con me o contro di me.

Se ve ne andate, mi mancherete. Se restate, ne sarò molto felice. Se io mi assento, dipende solo dai miei limiti caratteriali.

E che Dio mi fulmini dove mi trovo se mi capiterà mai più di postare una mia foto. Per cui nell'ipotesi che qualcuno di voi sia qui esclusivamente per farselo tirare, sarà il caso che cominci a lavorare alacremente di fantasia. Da oggi i miei post saranno orientati quasi esclusivamente verso la letteratura agiografica altomedievale. Voglio proprio vedere se ve lo faccio tirare anche così, brutti pervertiti.

 
 
 

C'è di peggio del cane nudo

Post n°343 pubblicato il 13 Novembre 2008 da middlemarch_g
 

Il cane nudo senza peli e senza denti mi ha fatto tornare in  mente l'animale più allucinante che esiste, specie sotto il profilo delle dinamiche evolutive. Immagino che Darwin non ne sapesse niente, perchè se ne fosse stato a conoscenza si sarebbe buttato ululando da una rupe di Luecade come Saffo, e noi staremmo ancora al Creazionismo e alla Terra creata da Dio in sette giorni nel quinto millennio prima di Cristo.

Il kiwi.

Il kiki non ho idea se si chiami così perchè ha un culo che somiglia sputato al frutto omonimo, o al contrario se dal suo culo derivi il nome del frutto. Certo è che visti da dietro sono identici.

Il kiwi bisogna vederlo per credere che esista ma soprattutto che abbia potuto resistere fino ai giorni nostri quando animali cinquecentomila volte più agguerriti di lui, le tigri per esempio, sono ormai a un passo dall'estinzione. Io l’ho visto molti anni fa nello stesso posto dove suppongo sia visibile anche oggi, in una riserva naturale. Va detto che fin da subito non si presenta bene. Prima di vederlo infatti ti tocca sorbire una mezz’ora di introduzione da parte delle guide locali che te lo illustrano con l’ausilio di qualche filmatino, mentre di lui in carne e ossa non si vede neanche l’ombra. Questo perché è un animale timidissimo. Introverso. Pochissimo propenso alla socialità a alla conversazione brillante. Una che ama stare per i fatti suoi. E fin qui, in fondo si capisce. Sono molte le specie animali che non amano avere pubblico e onestamente se preferiscono ridurre al minimo i contatti con l’uomo, qualche buon motivo ce l’avranno.

La cosa davvero assurda del kiwi è la suo struttura fisica. Immaginate un uccello privo di ali ma ricoperto di pelo, che non può volare e ha un becco smisurato, completamente inutile dal punto di vista offensivo ma in compenso capacissimo di complicargli l’atto della nutrizione, e in più con un culo lardellato e ciccioso grosso come un caravan che, in caso di pericolo, agevola la sua fuga e lo rende agile come un ippopotomo a una lezione di pilates. Se solo il caso non avesse voluto che il suo habitat naturale fosse completamente sprovvisto di predatori – ma non solo quelli letali, eh? Basterebbe un gatto grosso e un filino determinato – il kiwi sarebbe estinto dal pleistocene. Nel regno animale poteva diventare l’equivalente del Buondì Motta dell’emisfero australe. Se li sarebbero mangiati dal primo all’ultimo infilati su un bastoncino, come i ghiaccioli. Ma siccome predatori naturali in Nuova Zelanda non ce ne sono, il kiwi ha potuto giungere fino a noi con una certa serenità.

Quando alla fine ti portano a vederlo, sei costretto a infilarti in un cunicolo buio e stretto. Durante l’excursus che ti porta fino alle caverne dove risiede, le guide ti catechizzano continuamente affinchè tu tenga bassa la voce, non ti agiti, non faccia casino, non parli, non dica parolacce, non manifesti intenzioni anche solo larvatamente aggressive e magari se ce la fai cammini anche in punta di piedi. Potete credermi se vi dico che queste cose in linea di principio io le faccio anche senza che me le dicano. Non sono il tipo che si avvicina a un animale esotico con lo stereo a manetta unz-unz-unz. Mi pare anche il minimo. E’ che in quel caso veramente si sconfinava nella psicosi pura. C’era un filino di esagerazione. Non li trattano come animali esotici, ma come pazienti psichiatrici sotto psicofarmaci. Ti dicono che tutto li turba, tutto li inquieta, tutto può incidere negativamente sulla loro placida quotidianità. La conseguenza è che appena esci dal cunicolo, ma in parte anche mentre ci sei ancora dentro, ti prende una ridarella della madonna. A te, e a tutti quelli che sono con te là sotto. E’ inevitabile. Per cui alla fine mi sono fatta l’idea che il kiwi a forza di subire visite psicotiche che sfociano nella ridarella dei visitatori, si sia in effetti piuttosto indebolito psicologicamente.

Me li vedo la notte, a riserva naturale chiusa e pubblico finalmente fuori dalle balle, riunirsi in circolo smozzicando la cena e chiedendosi vicendevolmente: cazzo avranno tutti questo stronzi da ridere?

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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