Creato da mister_leonardo il 06/03/2008
“The charms of the passing woman are generally in direct proportion to the swiftness of her passing (Marcel Proust)

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Greta Garbo

Post n°7 pubblicato il 08 Marzo 2008 da mister_leonardo
Foto di mister_leonardo

Nasce a Stoccolma il 18 settembre 1905 (Vergine), figlia di un netturbino e di una donna di servizio.
Appena quattordicenne rimane orfana del padre, abbandona la scuola e inizia a lavorare presso la bottega di un barbiere (!).
La carriera della Garbo è nota a tutti, come pure il fatto che nel tempo libero amasse vestire comodamente, in maniera molto informale, inventando, forse senza esserne consapevole pienamente, anche uno stile, lo stile alla Garbo, uno stile decisamente androgino, con giacche di taglio maschile, pantaloni, camicia e cravatta.

Fin dai primi film girati girati nel 1926 nella Mecca del cinema, la tentatrice e Donna fatale ricopre parti di vamp, seducenti e distruttive, prive di scrupoli; un ruolo, dice, di cui è scontenta e che «detesta».
La Garbo in effetti aveva dei movimenti sgraziati, brutte mani, piedi troppo grandi, spalle e andatura maschile: ma sullo schermo si trasformava e riusciva a interpretare in maniera convincente quegli stessi ruoli che detestava.
L'aspetto maschile della psicologia della Garbo si ritrova anche nelle sue scelte cinematografiche. Dopo aver interpretato Cristina di Svezia in abiti maschili sognò di portare sullo schermo i ruoli di Giovanna d'Arco, di una partigiana russa, di una donna capitano della Marina Mercantile norvegese e addirittura quello di Dorian Gray.
Il suo sguardo cinematografico persuade il pubblico che per lei il sesso è poco importante: mentre l'uomo desidera la sua carne, lei desidera solo d'essere desiderata.
Forse è proprio per questo che l'hanno chiamata "la divina", perché donne così non ne esistono. In lei c'è il duplice aspetto di dominatrice e dominata, sadismo e masochismo relazionale che si ritrovano anche nella sua vita privata.
Varie biografie confermano l'intensa relazione fra la Garbo e Mercedes de Acosta, poetessa statunitense di origine spagnola, considerata una delle 'pioniere' del saffismo negli ambienti hollywoodiani. La Acosta amò anche la storica rivale (sullo schermo) della Garbo, Marlene Dietrich.
Riservata fino all'eccesso, la Garbo non perdonò mai a Mercedes di aver dato alla stampa informazioni sulla loro storia sentimentale e chiuse ogni rapporto con lei. In numerose lettere la poetessa implorò il suo perdono, ma la Divina non cedette.
Quello che non si è mai detto apertamente è che la Divina è stata per più di 45 anni molto vicina ad una donna, la baronessa Olga de Rothschild, della famosa famiglia di miliardari.
La baronessa parlava della giovane Greta al maschile, come di un ragazzo, perché riteneva che la parola ragazza fosse riduttiva per lei.
La Garbo con tutto il suo fascino non volle mai sposarsi, ma ebbe molti amanti, anche gay conclamati, ad iniziare dal suo pigmalione, il regista svedese Mauritz Stiller (che poi lei meschinamente abbandonò e lui, tornato in Svezia, si uccise abbracciato ad una foto della Divina); fu poi la volta del celebre fotografo Cecil Beaton, che scrisse di lei: "Non s'interessa di niente e di nessuno in particolare, e diventa scorbutica ed egoista come un'invalida, assolutamente incapace di scomodarsi per chicchessia.... E' superstiziosa, sospettosa, e non sa cosa significhi amicizia... Il suo fascino magico non sarà fors'altro che un'anomalia della Natura, che induce la nostra immaginazione a far di lei l'Ideale che non potrà mai essere?"
Trascorse molto tempo a Taormina, ospite del dietologo delle dive (anch'egli gay) Gailord Hauser, dando sfogo alla sua bisessualità.

Il suo stile androgino sia a livello di abbigliamento che di atteggiamento personale, ha reso la sua immagine un simulacro dal fascino freddo ed irresistibile, tanto attraente quanto ardua da conquistare, tanto forte e sicura da sembrare a volte insensibile al fascino del genere maschile.

Basta guardarla sullo schermo: a chi tenta di baciarla offre la gola con la testa rivolta all'indietro, ad un altro dà la mano da portare alle labbra, ed è il massimo che concede prima della rituale dissolvenza in nero del fotogramma.

 
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