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CARPE DIEM (terza e ultima parte)

Post n°110 pubblicato il 15 Aprile 2010 da fittavolo

Vivevo a Milano da dieci anni e avevo lasciato il sud che ne avevo quindici. Ormai delle vecchie e sacre tradizioni del sud mi restava un vago ricordo. Alle spalle avevo due esperienze sentimentali deludenti e non ne volevo altre: avevo già sofferto abbastanza. Ma questo non fu sufficiente a convincermi ad abbandonare il desiderio di provarci con la ragazza dagli occhi piccoli.
L’amore si presenta alla tua porta quanto meno te l’aspetti, entra senza chiedere il permesso, si insinua nei tuoi pensieri, annulla la tranquillità che pensavi di avere. Non molla la presa, fino a quando non hai fatto la tua scelta, e a volte, anche dopo.
Ebbi la profonda sensazione di essere stato invitato a questo, a decidere del mio futuro: dovevo fare una scelta. Così vidi scorre davanti ai miei occhi ore di discussioni con gli amici, ore passate a riflettere da solo, su uno dei più grandi argomenti del genere umano. L’amore. Ma che cos’è l’amore? Delle tante cose dette e ascoltate ho maturato un concetto d’amore che le comprende quasi tutte, senza tuttavia chiarirne completamente la natura. L’amore resta comunque un sentimento misterioso, senza una logica sceglie le sue vittime e cerca di accoppiarle. A noi rimane solo la facoltà di accettare o rifiutare questa sua proposta. Detto così sembra arido, e lo era anche allora, ma era l’unica cosa tangibile e concreta che giunsi a formulare. L’amore ci invita a fare una scelta. Allora Carpe Diem, cogli l’attimo.
La ragazza dagli occhi piccoli aveva acceso in me la fiammella dell’amore, e io dovevo scegliere. Quel 18 agosto del ’86 fu un giorno lungo, fatto di riflessioni, decisioni e ripensamenti continui. Ma alla sera, la mia conclusione era ben chiara. Supposto che, anche lei provasse le stesse cose per me, la decisione d’iniziare una relazione a distanza, l’avrei lasciata prendere a lei. Era giusto così, perché lei avrebbe dovuto allontanarsi dal suo mondo, rinunciare alla quotidiana presenza dei propri cari, abbandonare gli amici e cambiare vita; pensavo già ad un futuro insieme. Io non potevo trasferirmi al sud, quei luoghi sono sempre stati poveri di lavoro e sinceramente non sarei riuscito a riadattarmi alle loro abitudini. Decisi di telefonarle il giorno dopo a metà mattinata, e dichiararmi, dalla sua reazione avrei deciso cosa fare.
La sua disponibilità al dialogo confermò ciò che avevo pensato.
“Ascolta volevo dirti che mi hai colpito, che mi piaci” dissi, non ci fu una risposta immediata, come se dovesse pensarci, metabolizzare la notizia. Invece dal filo di voce tremante emesso dall’auricolare della cornetta, capii che era emozionata e doveva solo riprendersi.
“Anche tu mi piaci” disse quasi sottovoce.
Questa volta fui io ad accusare il colpo emotivo, sapevo che era una delle possibili risposte, ma sentirselo dire fece tutto un altro effetto.
“Ti scriverò una lettera e ti spiegherò tutto. Io non voglio scherzare con te, non voglio prenderti in giro, ma tu devi decidere sapendo tutto, in piena coscienza. Nella lettera ti parlerò del posto dove vivo, e dove un giorno, spero, deciderai di vivere anche tu. È una scelta difficile, piena di rinunce, me ne rendo perfettamente conto, proprio per questo voglio che tu decida dopo aver letto la lettera” dissi e incrociai le dita.
“Va bene” fu la risposta.
Scrissi la lettera e la spedii il giorno dopo e non aspettai molto per la risposta. La sua lettera mi confermò la sua scelta. Ci mettemmo insieme e al telefono ci demmo il primo bacio, la prima carezza, nella attesa d’incontrarci.

 
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