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NON SPRECHIAMO L'ACQUA

Ecco 12 regole per risparmiare il consumo di acqua potabile. Rispettare queste regole significa imparare a considerare l’acqua come un bene prezioso che non deve essere sprecato

REGOLA 1 - Far riparare tempestivamente le perdite dell’impianto interno. Un rubinetto che gocciola al ritmo di 90 gocce al minuto spreca 4.000 litri di acqua all’anno.

REGOLA 2 - Non fare uso eccessivo di prodotti chimici per la pulizia della casa.

REGOLA 3 - Non usare la toilette come discarica di sostanze tossiche (vernici, lacche, prodotti chimici, sigarette, solventi) altrimenti si riduce la funzionalità del sistema fognario.

REGOLA 4 -  Contenere i lavaggi delle autovetture con un secchio piuttosto che con acqua corrente consente un risparmio di 130 litri ogni lavaggio.

REGOLA 5 - Innaffiare l’orto con acqua piovana raccolta precedentemente.

REGOLA 6 - Far funzionare la lavatrice o la lavastoviglie a pieno carico; si ottiene cosi’ un risparmio pari a 8.000 / 11.000 litri di acqua potabile all’anno per famiglia.

REGOLA 7 - Pulire i piatti subito dopo i pasti, togliere lo sporco più grossolano, condire la pasta nel tegame ancora caldo evitando di sporcare un’altra terrina.

REGOLA 8 - Usare l’acqua di cottura della pasta per lavare i piatti e le stoviglie.

REGOLA 9 - Fare la doccia la posto del bagno in vasca, ciò consente un risparmio di 1.200 litri di acqua potabile all’anno.

REGOLA 10 - Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti e tappare il lavandino al momento di farsi la barba; questo permette di risparmiare fino a 7.500 litri l’anno per una famiglia di tre persone.

REGOLA 11 - Applicare un frangiflutto a un rubinetto per arricchire d’aria il getto d’acqua.

REGOLA 12 - Utilizzare per lo scarico del water un sistema a rubinetto o a manovella al posto di quello a sciacquone; si risparmiano così circa 26.00 litri all’anno.

 
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Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 06 Maggio 2008 da Akire28
 

Da domani iniziano i festeggiamenti in Israele per  il giorno dell’indipendenza. Questa ricorrenza, in base al calendario lunare ebraico, sarà celebrata in Israele già da mercoledì sera, mentre nel resto del mondo lo sarà il 15 maggio. 

15 maggio 1948:

nasce lo stato di Israele   

               

 Sono ormai 60 anni che sentiamo parlare della “questione palestinese” ed osserviamo manifestazioni di intoleranza anti sioniste. Ma cerchiamo di capire come si è arrivati a quel giornoo di maggio e alla proclamazione di indipendenza di Israele.

 Per capire il problema dobbiamo andare molto indietro nei secoli, all’incirca intorno all’anno 1000, quando si verificò la diaspora : il tempio di geruslaemme, capitale del popolo ebraico, venne distrutto gali ottomani e gli ebrei furono costretti a dipserdersi per il mondo. Quella zona, che definiamo geograficamente come medio oriente, divenne così di fatto parte dell’impero ottomano.

Un salto nella storia ci porta alla prima geurra mondiale e il particolar modo alla Dichiarazione Balfour (ministro degli esteri inglese), la quale, mirando ad ottenre il supporto finanziario degli ebrei per la grande guerra, prometteva ad essi la creazione di uno Stato autonomo, pur con la contraddittoria clausola di non danneggiare le altre comunità esistenti in Palestina.

Su questa base la Società delle Nazioni (antenata dell’Onu) conferì all’Inghilterra, alla fine della guerra, il mandato in Palestina. L’impero inglese si trovò a dover fronteggiare una massiccia immigrazione sionista, favorita anche dall’antisemitismo dilagante in Europa, e una forte ostilità araba, che spinse le popolazioni palestinesi ad imbracciare le armi contro la potenza mandataria. Di contro anche gli ebrei erano ben decisi ad utiliazzare la forza per difendere ed ampliare i loro insediamenti nella Terra Promessa. La Gran Bretagna riuscì a reagire solo vietando nel 1939 una ulteriore immigrazione ebraica.

Ma nel secondo dopo guerra la sorte pietosa degli ebrei scampati ai campi di concentramento e desiderosi di avere finalmente un loro teritorio, rese più impellente il problema della loro sistemazione e riaccese la questione palestinese. Molti progetti e proposte furono avanzati da più parti, ma senza adivenire a una decisione che soddisfasse sia gli arabi che gli ebrei. La Gran Bretagna decise allora di rimettere alle Nazioni Unite il suo mandato e ogni decisione sulle sorti della Palestina. L’Assemble generale decise di affidare la questione ad una commissione di inchiesta, l’UNSCOP, che elaborò un progetto di spartizione della Palestina: prevedeva la creazione di uno Stato arabo e di uno ebraico, e di internazionalizzare Geruslalemme.

Questo piano era il più vantaggioso per gli ebrei rispetto alle proposte passate: accordava loro la maggior parte del Negev, la cui superficie era circa un terzo di quella Palestinese.

 Gli arabi non accettarono questa soluzione e presero le armi. Ma Israle risultò vincitore, forte anche del sostegno della Transgiordania e dell’Egitto che miravano ad impossessarsi dei territori palestinesi.

Il 15 maggio 1948 lo stato di Israele si proclamò indipendente, ampliando anche i territori rispetto al piano di spartizione dell’Onu: conquistò infatti anche le alture del Golan. L’Egitto occupò la stiscia di Gaza. Anche la Transgiordania ne uscì soddisfatta, riuscendo ad annettere parte della Palestina araba: la Cisgiordania e la  città vecchia di Gerusalemme, mentre gli ebrei si insediavano nella parte nuova.

L’ONU, vedendo snaturato il suo progetto, cercò di intervenire con un mediatore, l,’americano Ralf Bunche, che propose un piano diverso da quelle del 1947 , attribuendo il Negev alla zona araba. Ma tale piano non poteva passare senza l’appoggio degli USA: proprio in quel mese in America si stavano svolgendo le elezioni presidenziali, e Truman si oppose a questo progetto per ottenere il voto degli ebrei americani.

Il piano di spartizione del 1947 e le forzate annessioni israeliane divenenro definitive e riconosciute dalla comunità internazionale. Anche Gerusalemme, che in teoria era stata destinata a un controllo internazionale, di fatto rimaneva divisa tra ebrei e transgiordani; anzi divenne anche la capitale dello Stato di Israele.

Il 16 Dicembre 1949 il re Abdullah annesse la Palestina araba, cioè la cisgiordania, alla Transgiordania, e dette a quasto nuovo stato il nome di “Regno hascemita di Giordania”.

I palestinesi, privati del loro territorio, furono costretti a rifugiarsi negli stati arabi confinanti. Ma accogliere e integrare 5 milioni di palestinesi rifugiati non è stato semplice per le popolazioni arabe, alcuni stati non sono riusciti nell’integrazione, altri, come la Siria (oggi Iran) non hanno voluto. Inoltre i Plaestinesi che vivono nei territori occupati sono ancora oggi costretti a vivere in uno stato di prigionia, sotto il controllo dell' autorità militare israeliana. A questi si aggiungono i palestinesi in esilio, che vivono nei campi profughi.

 

 

Negli anni successivi numerose furono le guerre tra ebrei e i gruppi nazionalisti palestinesi, come i fedayn, che diedero vita all’OLP, organizzazione per la liberazione della Palestina.

-          Guerra dei 6 giorni nel 1967: i palestinesi videro aggravarsi ancora di più la loro situazione. Israele occupò la striscia di Gaza, la cisgiordania e le alture del Golan.

 Aumentò il numero di profughi, che si riversò soprattutto in Giordania, acuendo i focolai di malcontento arabi.

-          Cadde nel vuoto la risoluzione 242, con cui l’Onu chiedeva ad Israele di ritirarsi dai territori occupati. La guerriglia palestinese intanto, anche contro le direttive dell’OLP; ricorreva sempre più spesso al terrorismo.

-          Nel settembre 1970 sotto le minacce israeliane di rappresaglia e le pressione dei paesi arabi foloccidentali, il re di Giordania espluse con le armi i profughi palestinesi, i cui campi erano al base della gueriglia contro Israele. Il nuovo rifugio dei palestinesi e dell’OLP divenne il Libano. Fu dopo questo sanguinoso episodio che nacque il gruppo terroristico Settembre Nero, al quale fu imputata la strage contro la squadra israeliana alle olimpiadi di Monaco del 1972.

-          Guerra dello Yom kippur (ottobre 1973): durò tre settimane, ma bastarono ad Israele per superare il canale di Suez e penatrare nello Stato egiziano. L’arrivo dei caschi blu del’ONU, una risoluzione sul cessate il fuoco e uno scambio di prigionieri tra ebrei e egoiziani, fece arretare le forze di occupazione sioniste.

-          Il resto degli anni fino ad oggi sono flebili tenatativi di pace tra i due popoli e numerosi attacchi terroristici.

 

 
 
 
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