Creato da omerostd il 16/05/2008
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Messaggi di Maggio 2017

 

CONDIVIDO TOTALMENTE

Post n°654 pubblicato il 30 Maggio 2017 da omerostd

Papa Francesco non è solo una figura religiosa, capo della Chiesa cattolica e vicario di Cristo. È senza dubbio uno dei tre-quattro personaggi politici più importanti al mondo e se si stringe lo sguardo sull'Italia, l'unico leader di spicco in carica che abbiamo; Gentiloni si accontenti dei complimenti per la straordinaria scenografia che ha fatto da cornice al vertice di Taormina e non si offenda. Per questo le frasi di Bergoglio, anche se dette dalla finestra del Vaticano, si prestano a essere commentate senza misticismi né sacri timori.

Ci ha colpiti in particolare quella rivolta ai lavoratori Mediaset di Roma, in procinto di essere trasferiti a Milano. Bergoglio li ha inseriti nel sermone domenicale auspicando che «la loro situazione lavorativa possa risolversi, avendo come finalità il vero bene dell'azienda, non limitandosi al mero profitto ma rispettando i diritti di tutte le persone coinvolte. Il primo è il diritto al lavoro». Siamo del mestiere e possiamo rassicurare il Santo Padre che i giornalisti Mediaset non sono proprio gli ultimi della Terra e il loro eventuale trasferimento non è paragonabile all'odissea dei profughi siriani o dei disperati nigeriani. Anche sull'azienda poi, il giudizio papale sembra ingeneroso. Mediaset in 35 anni non ha mai licenziato nessuno e, che si sappia, non intende farlo ora; anzi, ha creato migliaia di posti di lavoro. Da qualche tempo non naviga in acque tranquille, viene da un anno orribile, è stravolta dalla vicenda Vivendi e ha un rosso di 300 milioni. A fronte di questo, si appresta a trasferire dei lavoratori come già hanno fatto Cnn e Bbc all'estero, perché il futuro dell'informazione, che non può prescindere da nuovi investimenti sul digitale, è centralizzare le risorse. Anche Sky farà lo stesso, e nfatti si è già guadagnata gli strali di Francesco, che ieri attaccando Mediaset ha di fatto realizzato una pap-condicio.

Le sofferenze dei lavoratori fanno male a tutti, perché tutti lo siamo, ma i dipendenti Mediaset non sono gli operai dell'Ilva che perderanno il lavoro e ai quali Francesco è andato a portare conforto sabato scorso, lanciandosi contro «gli speculatori che distruggono il lavoro». Parole sante, anche se l'Ilva è stata uccisa più dalla magistratura che dai Riva, proprietari prima che venisse commissariata, che anzi l'hanno comprata salvandola e la facevano viaggiare garantendo lavoro a tutti. Diciamo questo non per amor di polemica, ma perché sempre ieri è stato Francesco a raccomandarsi che l'informazione sia costruttiva e al servizio della verità».

Polemico sarebbe chiedere che fine hanno fatto i 500 calligrafi, pittori e stampatori che il Vaticano voleva lasciare a casa e scrissero al Papa supplicandolo di «non gettare nella precarietà e nella povertà centinaia di famiglie». Oppure se quando sabato a Genova ha dichiarato che «chi pensa di risolvere i problemi della propria azienda licenziando non è un buon imprenditore» si riferisse ai tre ufficiali della dottrina della fede da lui mandati a casa, come denunciato dal cardinal Muller e a tutti gli altri che ha rimosso perché non condividevano la sua visione. Polemico sarebbe chiedersi perché il più grande sponsor al mondo di un esodo biblico da due miliardi di persone che sconvolgerà economie e società di tutto il mondo, il simbolo vivente delle migrazioni e il santo protettore di ogni profugo sia così colpito dal trasferimento Roma-Milano di una categoria di un gruppo di giornalisti. Non sarà piacevole ma non è come arrivare «dalla fine del mondo».

di Pietro Senaldi

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CENERENTOLA

Post n°653 pubblicato il 25 Maggio 2017 da omerostd

Cenerentola ora ha 75 anni, e si trova agli sgoccioli di una vita passata felicemente assieme a suo marito, il Principe Azzurro, che è morto da pochi anni.
Passa le sue giornate nel terrazzo di casa sua, seduta in una sedia a dondolo, osservando il mondo con il suo gattone Bob sulle ginocchia, felice.
Una bella sera, da dentro a una nuvola scende all’improvviso la Fata  Morgana

Cenerentola le domanda:
- Cara Fata Madrina!! Dopo tanti anni ti rivedo!! Cosa ci fai qui?
E la Fata risponde:
–“Cenerentola, dall’ultima volta che ti ho vista hai vissuto una vita esemplare. C’è qualcosa che io potrei fare per te? Qualche desiderio che ti potrei concedere?”
Cenerentola è confusa, allegra e arrossendo dall’emozione, dopo aver pensato per un pò mormora:
–“Mi piacerebbe essere immensamente ricca.”
In un istante la sua vecchia sedia a dondolo diventa d’oro massiccio. Cenerentola è impressionata. Il suo fedele gatto Bob si spaventa e si allontana dalla sedia. Cenerentola grida:
–“Grazie Madrina!”
La Fata allora dice:
–“Non è niente, te lo meriti! Cosa ti piacerebbe come secondo desiderio?”
Cenerentola china il capo, osserva le impronte che il tempo ha lasciato nel suo corpo, e dice:
–“Mi piacerebbe essere giovane e bella di nuovo.”
Quasi contemporaneamente, lei si ritrova la sua bellezza giovanile. Cenerentola comincia allora a sentire cose che ormai non ricordava quasi più: passione, ardore, ecc. Allora la Fata le dice:
–“Ti resta un ultimo desiderio. Che cosa vuoi?”
Cenerentola osserva il suo povero micione spaventato e dice:
–“Vorrei che tu trasformassi il mio fedele Bob in un bellissimo giovanotto.”
Magicamente, Bob si trasforma in un magnifico uomo, così bello che le rondini non possono evitare di fermare il loro volo per fermarsi ad ammirarlo.
La Fata Madrina dice:
–“Auguri, Cenerentola. Goditi la tua nuova vita.”
E parte veloce come una scintilla. Durante qualche magico istante, Cenerentola e Bob si guardano con tenerezza. Poi Bob le si avvicina, la prende tra le sue possenti braccia e le mormora teneramente nell’orecchio:

“Scommetto che sei pentita di avermi castrato, stronza !


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COSE STRANE

Post n°652 pubblicato il 07 Maggio 2017 da omerostd

1.. Non ci si possono baciare i gomiti.
2.. Originalmente, la Coca Cola era verde.
3.. Una mucca puó salire le scale, ma non puó scenderle.
4.. Nel 1987 American Airlines risparmió 40.000 dollari semplicemente togliendo un'oliva a ciascuna delle insalate che serví in prima classe.
5.. Il "Quac, Quac" delle oche non dà eco (non si sa perché).
6.. Ogni re delle carte da gioco, rappresenta un grande della storia:
re di picche - David;
re di fiori - Alessandro Magno;
re di cuori - Carlo Magno;
re di quadri - Giulio Cesare.
7.. Moltiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene 12.345.678.987.654.321.
8.. Se in una statua equestre il cavallo ha due zampe alzate, significa che il cavaliere morí in combattimento. Se il cavallo ha una delle zampe anteriori alzata, il cavaliere morí per le ferite riportate in battaglia. Se le quattro zampe dell'animale sono appoggiate, il cavaliere morí per cause naturali.
9.. Per legge, le strade interstatali degli Stati Uniti hanno almeno un miglio rettilineo ogni 5 miglia. Questi rettilinei possono essere utili come piste di atterraggio in casi di emergenza o in guerra.
10.. Nel Pentagono esiste un numero di toilette doppio rispetto quello effettivamente necessario. Il fatto è che, in origine, in ogni settore era previsto un bagno per i bianchi ed uno per i neri.
11.. E' impossibile starnutire con gli occhi aperti (so che proverete tutti!!!)
12.. Lo scarafaggio puó vivere nove giorni anche se privato della testa, dopodiché...muore di fame.
13.. Gli elefanti sono gli unici animali che non possono saltare (la natura è saggia).
14.. Thomas Alva Edison aveva paura del buio (sarà per questo che inventó la lampadina?).
15.. Cervantes e Shakespeare, considerati rispettivamente i maggiori esponenti della letteratura spagnola ed inglese, morirono nello stesso giorno, il 23 aprile 1616.
16.. L'altezza della piramide di Cheope è pari esattamente a un milionesimo della distanza che separa la Terra dal Sole.
17.. Anticamente, in Inghilterra, la gente poteva avere relazioni sessuali solo se autorizzata dal re; ne erano esentati i membri (molto opportuno il termine) della casa reale. Pertanto chi voleva un figlio, a seguito di regolare richiesta di autorizzazione, riceveva un targa da apporre alla porta di casa, sulla quale era scritto "Fornication Under Consent of the King", poi sintetizzato nella sigla "F.U.C.K.". Da cui,la moderna espressione inglese...
18.. Durante la guerra di secessione, quando le truppe tornavano agli accampamenti dopo una battaglia, veniva scritto su una lavagna il numero dei soldati caduti; se non c'erano state perdite, si scriveva "0 killed", da cui l'espressione OK nel senso di "tutto bene".
19.. Nei conventi, durante la lettura delle Sacre Scritture, quando ci si riferiva a San Giuseppe (in spagnolo, José) si diceva "Pater Putatibus", abbreviato in P.P.. Ecco perché il piú comune dminutivo di José è Pepe.
20.. Nel Vangelo di San Matteo si legge "E' piú facile che un cammello passi dalla cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei Cieli". In realtà San Gerolamo, che tradusse dal greco al latino il testo, interpretó la parola "kamelos" come "cammello", mentre l'esatto significato è "grossa fune utilizzata per l'attracco delle navi". Il senso della frase resta sostanzialmente lo stesso, ma acquista molta piú coerenza. A parte ció, si spiega perché gli scaricatori del porto di Genova si chiamano "CAMALLI".
21.. E adesso basta! Finiscila! NON CE LA FARAI MAI A BACIARTI I GOMITI!!!
(da Elena e da Renato)


 
 
 

RAZZISTI ?????

Post n°651 pubblicato il 05 Maggio 2017 da omerostd


Ormai vediamo razzisti ovunque. E scambiamo un manipolo di cretini che fanno buuuh allo stadio contro un giocatore di colore per una colonna del Ku Klux Klan.

Il caso Muntari è un esempio clamoroso. Per chi non lo sapesse, Sulley Muntari è un calciatore ghanese che milita nel Pescara dopo una dignitosa carriera che lo ha visto protagonista in altre squadre italiane come Udinese, Inter e Milan.

Domenica scorsa se n' è andato volontariamente dal campo dopo un battibecco con l' arbitro, colpevole di aver ignorato alcuni ululati provenienti dalla curva avversaria, che nell' occasione era quella del Cagliari. Per la verità, nessuno in campo né sugli spalti si era accorto di queste grida (erano, secondo vari testimoni, meno di dieci) tranne il calciatore pescarese che voleva a tutti i costi l' interruzione della partita.

Come morso da una tarantola, il Muntari ha indicato all' arbitro la sua pelle nera, lo ha puntato in faccia, si è messo a discutere con i colpevoli (o presunti tali) annidati in tribuna, è stato ammonito e successivamente squalificato per una giornata dal giudice sportivo.

Tanto è bastato per trasformarlo in un simbolo dell' antirazzismo. Un eroe del nostro tempo, forse un candidato al Nobel per la pace che, essendo stato consegnato a Obama, potrebbe tranquillamente finire nelle mani di Sulley. È persino intervenuta l' Onu, comunicando al mondo che Muntari è «un esempio contro il razzismo». E, ovviamente, è montata l' indignazione in Italia degli addetti ai lavori: ma come, il Cagliari assolto e l' eroe nero condannato? Per Repubblica, i giudici del calcio hanno «ignorato le sofferenze» del ghanese.

Già, sofferenze: come uno appena sbarcato a Lampedusa dopo un viaggio della speranza. Su La Stampa persino l' amico Mattia Feltri (figlio del direttore di questo giornale, non me ne voglia), di solito allergico alle panzane del politicamente corretto, arriva ad accostare Muntari a Rosa Parks, perché pure lei nel 1955 «si fece giustizia da sé, violò una regola, non cedette il posto sull' autobus a un bianco e aiutò l' America a cambiare».

Ma il vero scandalo, a ben vedere, è solo uno: che Muntari non abbia preso una decina di giornate per alcune affermazioni, gravissime, fatte nel dopopartita davanti alle telecamere di Sky, e su cui nessuno invece ha fiatato. La nuova icona dell' antirazzismo, infatti, dopo aver detto ripetutamente di essere incazzato col direttore di gara se n' è uscito così: «Solo perché gli arbitri non si possono toccare, lui è stato fortunato perché altrimenti era già sottoterra». Cioè: lo avrei ammazzato. Forse ricordo male, ma è la prima volta da quando vedo il calcio che un calciatore si esprime in modo così violento nei confronti di una giacchetta nera. E tutti muti, tutti a parlare del presunto razzismo di quattro, cinque, mettiamo pure dieci imbecilli nella curva cagliaritana. Tutti a ripetere: che scandalo, che vergogna, hanno punito Muntari e hanno salvato quei beceri del Cagliari.

E vogliamo parlare dell' Onu? Più veloce a fare un comunicato su un calciatore che a risolvere crisi internazionali, questa inutile organizzazione, che noi lautamente paghiamo, non ha alcun titolo per darci lezioni sui diritti umani.

È sufficiente ricordare che solo pochi giorni fa la stessa Onu che adesso fa la voce grossa sul caso Muntari ha eletto un rappresentante dell' Arabia Saudita (e sottolineiamo, l' Arabia Saudita cioè il Paese dove le femmine non possono nemmeno guidare) in una speciale commissione sui diritti delle donne, che è come mettere dei piromani a capo dei pompieri o Dracula come testimonial dell' Avis.

E sapete da dove viene il capo dell' alto commissario per i diritti umani che si è scandalizzato per la storia di Muntari?

Dalla Giordania, paese che secondo Amnesty, pratica ancora la tortura e dove se un maschio stupra una donna può evitare di andare sotto processo, basta che sposi la sua vittima. In Arabia, dice un proverbio locale, «una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba». E questi vengono a darci lezioni di bon ton su Muntari. Almeno un minimo di decenza.

di Giuseppe Cruciani

 

 
 
 

MEDITATE

Post n°650 pubblicato il 02 Maggio 2017 da omerostd

Il papato per secoli è stato una delle più alte autorità morali del mondo. Com' è possibile che oggi un papa possa dire che in Italia ci sono campi di concentramento dove sono rinchiusi i rifugiati, senza che nessun giornale abbia di che obiettare, senza che nessun ministro risponda e senza che nessuna autorità si assuma la responsabilità di accertare una così grave accusa? È precipitata così in basso l' autorevolezza di un papa perché le sue parole passino in cavalleria, come fossero - che so - le bislacche sparate di un senatore Razzi? O forse è l' Italia ad essere caduta così in basso che ci si può accanire contro di essa con accuse orribili senza che nessuna autorità reagisca e difenda questo povero Paese?

I fatti sono questi. Una settimana fa, Bergoglio ha denunciato la «crudeltà» nei confronti dei migranti e ha paragonato i «campi di rifugiati» ai «campi di concentramento». A questa enormità ha reagito solo un' organizzazione ebraica, l' American Jewish Committee che - senza trovare spazio sui giornali - ha chiesto a Bergoglio di «riconsiderare la sua deprecabile scelta di parole».

Giustamente David Harris, leader dell' Ajc, ha fatto notare che «le condizioni in cui i migranti vivono attualmente in alcuni paesi europei possono essere difficili ma certamente non sono campi di concentramento». È perfino imbarazzante doverlo spiegare. Infatti nei (veri) campi di concentramento gli ebrei venivano deportati in catene dai nazisti e lì erano schiavizzati, torturati e sterminati. Mentre gli attuali emigranti - che volontariamente si sono imbarcati, pagando i trafficanti - da noi vengono salvati in mare, accolti, curati, rifocillati e ospitati dei centri di raccolta.

Bergoglio, che in Vaticano è circondato da alte mura e non accoglie nessun profugo, si sente in diritto di puntare il dito sull' Italia con un' accusa obiettivamente inconcepibile (non si può usare l' espressione campo di concentramento» così).
La Repubblica ha ritenuto di farci il titolo: «Papa Francesco: "Anche in Italia, campi per immigrati come lager"». Un' accusa peraltro fatta da un papa che si è ben guardato dal denunciare i (veri e propri) lager che esistono in Cina o a Cuba. Anzi, con le caste comuniste di quei Paesi, Bergoglio è stato rispettoso e servizievole e ha fatto di tutto per rendersi a loro gradito. A questo punto se l' Italia fosse un Paese normale il governo dovrebbe già aver protestato e dovrebbe aver chiesto le scuse di Bergoglio che - fra l' altro - è un capo di Stato straniero. Ma al momento non risulta che ciò sia avvenuto. Né probabilmente accadrà.

Purtroppo Bergoglio sembra parlare spesso senza ponderare le parole. Come quando, all' indomani della strage fatta dai terroristi islamici nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, disse: «è vero che non si può reagire violentemente, ma se uno dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno».

Siamo ormai al limite della blasfemia e non era mai capitato nella storia della Chiesa. Così non stupisce che il suo maggior supporter ateo, Eugenio Scalfari, si senta incoraggiato a spararne anche lui di tutti i colori. Sono già state segnalate, su queste colonne, la castronerie teologiche di Scalfari. Ma ce ne sono sempre di nuove.

Nell' editoriale di prima pagina uscito ieri su La Repubblica, per innalzare il solito monumento all' amico Bergoglio, Scalfari ha scritto testualmente: «nella riunione religiosa che si è svolta venerdì a Il Cairo le religioni d' Oriente c' erano tutte, quella islamica, quella dell' ortodossia greca, quella cristiana-copta: i tre monoteismi rappresentati dai loro più alti dirigenti». Con tanti saluti agli ebrei la cui religione - a quanto pare - per Scalfari non è da considerarsi un monoteismo e nemmeno una «religione d' Oriente» (qualcuno gli spieghi che proprio con il popolo d' Israele nasce il monoteismo e che senza l' ebraismo non ci sarebbe il cristianesimo e neppure l' islam). Tralascio le altre assurdità che ha scritto.

Ormai è la fiera delle parole in libertà. Ma Scalfari possiamo anche lasciarlo perdere, può scrivere quello che vuole. Invece uno che ricopre la carica di Sommo Pontefice della Chiesa cattolica no.

di Antonio Socci

 

 
 
 
 
 

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