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fantasticherie del passeggiatore solitario

Post n°87 pubblicato il 08 Febbraio 2012 da m_de_pasquale
 
Foto di m_de_pasquale

percorso: Cassano (41°43'22.14" N, 15°52'34.79" E) – monte Titolone – cima di Summo – bosco Manfredonia – piscina s. Maria – coppa del Giglio – bosco Quarto – Cassano [12 km]

Capita quando si cammina che, una volta che le gambe hanno preso il loro autonomo ritmo di marcia, la mente inizi a vagare per conto suo. Infatti ad un certo punto il corpo, i piedi, procedono da soli, non hanno più bisogno dell’ordine della mente; a quel punto è come se la testa si fosse liberata di un vincolo, anzi la marcia concilia la sua attività (come quando il movimento ritmico del treno o un piacevole rumore di sottofondo concilia il sonno). I nostri pensieri vagano liberamente, non più costretti dalla necessità di produrre qualcosa secondo determinate regole. E’ quella condizione che Rousseau così ben descrive: “Talvolta mi sono dedicato a pensare a fondo, ma raramente con piacere, quasi sempre contro il mio gusto e come per forza; fantasticare mi riposa e mi diverte, riflettere mi stanca e rattrista: pensare è sempre stata per me un’occupazione penosa e senza attrattiva. Talvolta le mie fantasticherie finiscono nella meditazione, ma più spesso le meditazioni finiscono nel sogno, e durante questi vagabondaggi, la mia anima erra e vola nell’universo sulle ali dell’immaginazione, in estasi che sorpassano ogni altro godimento”. Si dice che la filosofia sia nata nel momento in cui il pensiero si è disciplinato con precise regole di funzionamento. Parmenide definendo il sentiero della verità come quello secondo cui “se una cosa è non è possibile che non sia”, ha inaugurato il principio di non contraddizione, strumento fondamentale della logica, la disciplina che sovrintende al corretto funzionamento del pensiero. Su queste basi Platone ha descritto la conoscenza discorsiva (dianoia), quel procedimento, cioè, che deriva conclusioni da premesse attraverso successivi e concatenati passaggi di pensiero. Anche l’altro tipo di conoscenza, di cui parla Platone, ovvero la conoscenza noetica, l’intuizione intellettiva immediata che sembrerebbe sottrarsi al principio di non contraddizione, ha addirittura la funzione di raggiungere il punto di partenza su cui poggerà la conoscenza dianoetica. Le fantasticherie di Rousseau sono tutt’altro che un pensiero calcolante come quello della scienza che trasforma le qualità in quantità o dell’economia che misura i profitti; nulla a che fare col pensiero della tecnica piegato alle esigenze dell’efficienza e dell’utilità. Infatti egli immerso nella natura che “offre all’uomo, nell’armonia dei tre regni, uno spettacolo pieno di vita, di interesse e di fascino, il solo spettacolo al mondo di cui occhi e cuore non si stancano mai”, uno spettacolo che è “ricreazione degli occhi … per gli odori soavi, i colori vivi, le forme più eleganti”, stigmatizza un approccio finalizzato all’utilità criticando il comportamento di chi cerca nella natura solo il suo interesse che si manifesta “nel cercar nelle piante droghe e rimedi … per guarire la rogna dei bambini, la scabbia degli uomini o il cimurro dei cavalli”. Insomma la ricerca dell’utilità e dell’interesse esclude quell’estasi che sorpassa ogni altro godimento: “Questi modi di pensare che sempre riconducono tutto al nostro interesse materiale, che cercano ovunque un profitto o dei rimedi, e che finirebbe col far guardare con indifferenza la natura se si stesse sempre bene in salute, non sono mai stati i miei. A questo proposito mi sento diversissimo dagli altri uomini; tutto quello che ha relazione coi miei bisogni, rattrista, sciupa i miei pensieri, e non ho mai trovato così affascinanti i piaceri dello spirito come quando ho perso affatto di vista l’interesse del corpo”. Le fantasticherie di Rousseau introducono alla follia del pensiero, ad un pensiero non costretto dalla logica che è escludente (A = A, A / B), ma ad un pensiero ambivalente (A = A, A = B) tipico della logica simbolica (syn-ballein / dia-ballein) dove una cosa è allo stesso tempo questo ed altro. Per certi versi è come il pensiero dei nostri sogni governato da quelle che Freud chiama libere associazioni. Un pensiero non solo riproduttivo, ma creatore. Un pensiero che proprio perché si allontana dalle regole ordinarie può essere capace di pensare l’impensabile. Ma per molti un pensiero del genere è inutile come è stata tacciata di inutilità la filosofia se fin dalle origini è circolato l’aneddoto riguardante Talete che un bel giorno proprio perchè assorto nelle sue fantasticherie, è caduto in un pozzo provocando le risate di una servetta, ovvero della logica che, invece, conosce molto bene le regole per non cadere. E’ difficile introdursi ad un pensiero del genere? Occorre raggiungere dimensioni così lontane da quelle che solitamente percorriamo? O esso è a portata di mano? Illuminante una considerazione di Rousseau, il quale racconta che un giorno avventurandosi in una escursione, raggiunse “un posto così nascosto, che in vita mia non ho visto mai un luogo più selvaggio”; addirittura pensava: “senza dubbio sono il primo uomo che è penetrato fin qui”. Ma mentre “mi pavoneggiavo in questa idea, sentii poco lontano da me un certo tintinnio che mi parve riconoscere; mi metto in ascolto: lo stesso rumore si ripete e si moltiplica. Sorpreso e curioso, m’alzo, attraverso un folto di cespugli donde veniva il rumore, e in un valloncello, a venti passi dal luogo dove credevo d’essere giunto per primo, scopro una manifattura di calze”. Il frutto più avanzato del pensiero scientifico, tecnico, economico (la manifattura di calze) a “venti passi” dal “luogo più selvaggio”!.  (camminare - 9  precedente  seguente)

 
 
 
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