Un blog creato da imagine25 il 11/05/2007

rammendi di carta

parole cucite per ogni stagione

 
 
 
 
 
 

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NO PEDOFILIA

Vi lancio una sfida..nel mondo dei blog siamo numerosi però possiamo riuscirci a far girare un messaggio a tutti...è per una causa buonissima
ANTIPEDOFILIA!
Perchè episodi come il piccolo TOMMY, DENISE E I 2 FRATELLINI SCOMPARSI siano solo un brutto ricordo per tutti. Daremo un segnale...crediamoci insieme!

Ricopiate sul vostro blog questo stralcio e vediamo quanti di noi riescono realmente a dar vita a questa campagna e, dopo averlo copiato aggiungete la vostra firma..come dire IO CI STO!!!!

 
Combattiamo Insieme.

IO CI STO

Rosaly

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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IL CIECO E IL PUBBLICITARIO


Un giorno, un uomo non vedente

stava seduto sui gradini di un edificio con

un cappello ai suoi piedi ed un cartello

recante la scritta:

"Sono cieco, aiutatemi per favore".

Un pubblicitario che passeggiava lì vicino si fermò e notò

che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello.

Si chinò e versò altre monete, poi, senza

chiedere il permesso dell'uomo, prese

il cartello, lo girò e scrisse un'altra frase.

Quello stesso pomeriggio

il pubblicitario tornò dal non

vedente, notò che il suo cappello

era pieno di monete e banconote.

Il non vedente riconobbe il passo

dell'uomo e gli chiese se non fosse stato lui ad aver

riscritto il suo cartello e cosa avesse scritto.

Il pubblicitario rispose:

" Niente che non fosse vero -

ho solo riscritto il tuo in maniera diversa",

sorrise e andò via.

Il non vedente non seppe mai che sul

Suo cartello c'era scritto:

"Oggi è primavera...ed io non la posso vedere".



Cambia la tua strategia quando le cose non vanno bene e

vedrai che sarà per il meglio.



 
 
 
 
 
 
 

 

 

lettera d'amore

Post n°15 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da imagine25
 
Foto di imagine25

Caro San Valentino, lo sai che ti detesto cordialmente, anche se non mi hai mai fatto niente di grave, la mia è solo antipatia congenita. E' una specie di coccolone che mi prende ogni anno con l'approssimarsi della tua festa. E mi rode, o se mi rode!

Sinceramente non ce l'ho con te in quanto santo, non credermi ingrata. Un paio di volte mi hai fatto lo scherzetto di farmi innamorare, lo ammetto, e ti ringrazio per avermi dato questa bella opportunità. Chiamiamola anche fortuna. Lo so bene che ci sono persone a questo mondo che manco sanno dove sta di casa l'AMORE. E sono tanti quelli che, disgraziatamente, sono girati dall'altra parte quando passa, o che, peggio ancora, non hanno gli occhiali sul naso in quel momento.

E allora, siccome l'amore è un attimo, succede che tutta questa gente vaga senza una META precisa alla ricerca della propria META', privi di un' adeguata bussola che invece di NORD ha scritto AMORE. E cammina che ti cammina, succede anche che, dopo svariati giri dell'oca, incontra-scontra qualcuno (o qualcuna), lo confonde per amore a tutte minuscole, e lo/la sposa, quindi lo/la sopporta per tutta la vita.

Magari ci fa anche dei figli assieme, il che costituisce un ottimo collante, nonché una buona giustificazione per vivere insieme. Sai di che parlo vero? Mentre a volte, ci si vorrebbe mandare vicendevolmente a quel paese.

Ma la gente conosce le regole del vivere con buona creanza, e allora, anno dopo anno, continua a festeggiarti, Santo incolpevole, spendendo tempo e denaro alla ricerca di un regalo adatto. Esaurendo le proprie idee ed esaurendosi, girando come una trottola per gli odiati negozi (e vogliamo parlare dell'imbarazzo maschile, per non dir di peggio!). Comprando infine un pensiero che più pensiero non si può: cravatta-camicia-maglione per lui, profumo-cioccolattini-fiori per lei.

E arriva il 14 febbraio, la tua festa, giornata dello scambio dei doni, sera o mattina è indifferente, tra sorrisi-bacetti e ooohhh di meraviglia… Ma dai ragazzi!

Cristo, ma non lo sai che la roba da vestire me la voglio scegliere io? Ma guarda che colori, hai dei gusti che lasciamo perdere, meglio mia madre!

Cavolo, ma dopo tutti questi anni non lo sai che i profumi mi fanno venire il mal di testa, non lo sai che sono a dieta, non lo sai che non abbiamo in casa un vaso adatto?







Povero, innocente Valentino mio! Quanti 14 febbraio rovinati, quante belle giornate di pre-primavera che la mimosa è tutta un fiore, che il sole scalda il cuore, che basterebbe prendersi per mano. E andare, e vagare senza meta, coccolandosi un po', coccolandosi il giusto, ne' più ne' meno, solo nella sana consapevolezza di poter affrontar la vita fianco a fianco, finchè morte non ci separi! Penso che il desiderio tuo, Valentino, vescovo e martire neo cristiano, sia questo. Altro che fiori e cenette al ristorante… Un bacio a fior di labbra e guardarsi negli occhi, e scoprire con meraviglioso stupore che l'AMORE è lì davanti a te!

L'amore romantico, l'amore platonico, l'amore biblico, carne nella carne, il per sempre, il mai dire mai, ESISTE: orbene sì, esiste. Sono solo io che non l'ho più ritrovato. Ma continuo a cercarlo, non demordo caro San Valentino, sono cocciuta io, non ce l'ho con te!

Perché lo so che nel librone della vita ci sono le pagine della noia, del dolore, dell'infelicità, dei giorni vuoti, dei giorni allegri, nei quali camminare a un palmo da terra. E poi ci sono le pagine dell'attesa, quelle della speranza, ed è allora che la vita potrebbe prendere il nome della gioia, della serenità. Tu non lo sai Valentino, o forse sì, di come può cambiare in un attimo il cielo della vita: di come può essere tutto scuro, quasi plumbeo, e di colpo diventare azzurro e celeste. E quel poco di sole che sfiora i vetri riscalda come fosse già estate piena, e la vita, infine, non è poi così brutta, se la guardo con gli occhi del cuore.


Dolce Valentino, santo degli innamorati, ancora una volta ti sei avvicinato pian piano e mi hai dettato tu la lettera, hai compiuto un miracolo: me ne accorgo rileggendo le mie parole arrabbiate all'inizio, ironiche con un sorriso poi. Serenamente dolci alla fine.

Ragionevoli parole d'amore, che non modificherò, non cancellerò, non correggerò nemmeno di una virgola… mi piace pensare che tu approvi sorridendo sornione. Vero che, a volte, l'attesa è migliore del bacio? Vero che, col tempo e col sole, si raccolgono i frutti migliori, e che i baci sospesi a metà sull'albero dell'Amore, prima o poi cadranno. Vero, San Valentino?

Con tanta, tanta pazienza ti mando (o forse mi mando) un bacio,

tua Ro'




p.s. se ti avanzano due fiori di campo che non compra nessuno, ricorda che puoi sempre mandarmeli (non importa se sono un poco appassiti). L'indirizzo è lo stesso di sempre, lo conosci da tanto: via ai Sospiri d'Amore 21…



 
 
 

elegia di un amore normale

Post n°14 pubblicato il 18 Giugno 2007 da imagine25

"Bene. Eccomi in casa e di nuovo solo. La pazzia della notte era la pazzia del giorno. Mi sistemai sul letto, supino, a guardare il soffitto, ad ascoltare la stupida pioggia."- tratto da "Storie di ordinaria follia" di Charles Bukowski


Eccomi tesoro, sono tornato, lo vedi che torno sempre da te. Sei tu la mia casa, il mio tetto ospitale, sei tu che mi ripari dalla pioggia, dal vento, dal freddo della notte. Campassi mille anni, avessi altre vite migliori da vivere, altre avventure bugiarde da cogliere… alla fine di tutto, sceglierei di nuovo te, perché non esiste al mondo miglior pazzia di te! Non fuggo più, è una vita che lo faccio, fuggo da me, dagli altri: trascorro la vita, ma non la vivo, respiro aria, ma non ne ho sollievo. Tutto insulso, insignificante. Non chiedermi dove sono stato, non saprei cosa rispondere, l'ho già dimenticato.

Comprendimi, tesoro!

Forse è la pazzia che mi spinge continuamente a cercare, a desiderare l'impossibile e a non accorgermi del possibile. Ma è solo una romantica ipotesi, perché non sono un folle, sono una persona normale, con una serie infinità di normalità: lavoro, famiglia, amici… Tutto troppo normale, e lo sai bene quanto detesti la normalità. E la mia inquietudine deriva da questo, i miei conflitti non sono altro che disagi, disagi a credere in qualche ideale per lungo tempo. TU sai che è quello che mi spaventa: il TEMPO, che vorrei passasse in fretta, lasciando tracce in me, ricordi che non sono capace di trattenere a lungo.

Ascolta tesoro, sai bene come sono fatto, tu mi capisci!

Mi confronto sempre con chi mi sta attorno, con chi sembra aver accettato di buon grado la normalità, dalla quale io fuggo. Argomenti che non mi interessano, situazioni che non mi interessano, vite che non mi interessano. Io, come dire, mi sento parte della terra, proprio quella marrone che quando si bagna diventa fango, mi sento parte del fuoco, che solo a guardarlo mi si accendono gli occhi. Faccio parte dei boschi, del mare, delle colline, delle pianure, dei fiumi, dei laghi, dei torrenti, delle cascate, dell’aria pura... Ed io che ci faccio in città, che ci faccio? Perché debbo stare con quelli che parlano solo di calcio, di politica, di lavori normali, di carriera, di soldi, di ferie, di amanti, di tradimenti. E poi ancora di calcio, di smog, di puzza, di aria sporca, di inquinamento, di petroliere che smerdano tutto ed ogni cosa...

Ma ora ho deciso, tesoro…

E non so per quale motivo proprio ora, proprio in questo momento, che cambierò tutto. Che la mia diversità non deve più essere un sogno, ma un modo di vivere vero, duraturo e definitivo. Con te, tesoro! Si, perchè questa, lo so bene, è la mia ultima chance. Adesso mi trovo su un crinale di montagna, a destra, il precipizio, a sinistra, un tenero prato verde. Prima o poi pioverà, si alzerà un vento forte, e sarà lui a decidere da che parte soffiare, sarà lui a decidere da che parte proiettare questo uomo normale. Che cerca di afferrarsi all'unica cosa vera, essenziale della mia vita: TU, tesoro... puoi decidere tu, come fossi quel vento, se tenermi al tuo fianco per sempre, o farmi cadere all'inferno! Non chiedo molto mi pare… sei la pioggia che cade pulita, sei il vento che soffia impetuoso.

Decidi, ti supplico, sono nelle tue mani!


Alzo gli occhi un momento, lo guardo di un dolcissimo sguardo, gli sorrido accennando a un pensiero sensuale e profondo, che intriga invitante… ho deciso, TESORO, l'inferno non aspetta che te… vai e restaci, stavolta e per sempre, te ne prego!           

 
 
 

di tutte le parole...

Post n°13 pubblicato il 12 Giugno 2007 da imagine25

Di tutte le parole che mi hanno sfiorato

emozionato turbato

 

più di questo è stata la dolcezza

misurata dei gesti degli sguardi delle carezze

tue per me

 

per un angelo senza cielo perso e ritrovato

povero e ricco viandante sulla strada dei sogni.

 

Breve ed intensa illusione

una pesante moneta hai lanciato

nella mia mano tesa ma

è l'alba ora

apro gli occhi e ci sei, cuore mio.

 

  

 
 
 

-GENO*A*-LA FEST*A*

Post n°12 pubblicato il 11 Giugno 2007 da imagine25
 

Quale è stata la giornata più lunga, la più sofferta per un genoano/a che si rispetti, di qualsivoglia età, vecchio, giovane, persino in fasce, in questi ultimi lunghi anni? La domanda è banalissima, ma la risposta sarà assolutamente convincente e con un suono dolcissimo: *A*. Oggi 10 giugno 2007, il Genoa Football Cricket torna ufficialmente in serie *A*, con la ferma intenzione di restarci finchè Dio vorrà, e finchè Enrico Preziosi, il nostro beneamato presidente, continuerà ad amarci, elargendo euri sonanti per l'acquisto di fior di giocatori… Grazie Henry!!!

In secondo luogo ma importantissimo, quasi essenziale, il ringraziamento da parte di noi Genoani va al cosiddetto Gasp: il Mister Gianfranco Gasperini che ha saputo condurre la squadra in *A*, col sorriso sulle labbra e col pugno di ferro, affrontando, a volte, scelte che sembravano sbagliate e impopolari, ma che alla fine gli hanno dato ragione!!! Col risultato che il Genoa ha ripreso in mano la sua stella, l'ha lucidata a dovere, ed oplà il risultato: *A*!!!

Punti esclamativi abbondanti, non è fine, non sta bene linguisticamente, ma credetemi… nonmenepuòfregàdimeno, quelli sono e quelli restano, non saprei che altro mezzo usare per farvi sentire appieno (non ce ne sarebbe bisogno) la mia gioi*A*!

E vogliamo parlare poi della rosa dei giocatori tutta, che ha sofferto, gioito e sputato sangue (metaforicamente), dando l'anima in ogni partita, il meglio (spesso, quasi sempre!) e il peggio (pochissime volte, ma li perdoniamo). Tutti, tutti sono stati grandi, ed hanno creato l'amalgama giusta per fare la magi*A*, che aspettavamo da anni, e, credetemi, dodici anni non sono pochi, tra serie B e serie C1… ma questa è storia passata, oggi. Il Grifone è risorto dalle sue ceneri, se mai ce ne fossero state: il Grifo è un essere magico, mitico, risorge sempre indomabile, con più grinta di prima. GRAZIE quindi, ragazzi del Grifone!

I ringraziamenti non sono esauriti però. Il dodicesimo giocatore in campo del Genoa merita un poema, per quanto ha sempre influito, positivamente, al buon andamento della squadra… Ha un nome lunghissimo questo giocatore, anzi migliaia di nomi e cognomi. Non so quanti, dare un numero è riduttivo, poco importante direi… Il dodicesimo uomo in campo è multiforme, ha aspetti fisici diversi: è alto o basso, grasso o magro, giovane, giovanissimo o anziano, pelato o col codino.

Può essere persino di sesso femminile (le più sfegatate, quelle, come la sottoscritta!), non importa niente, nessuno è in grado di affrontare in campo, senza tremarella, questo grande, immenso, incommensurabile, impagabile giocatore… Ed è veramente impagabile in denaro, è generoso (checchè si dica dei genovesi), non chiede molto in cambio della sua partecipazione al gioco: solo gols, bel gioco ed *A*nim*A*, ma quella è indispensabile per chi vive il Grifone, di Grifone e col Grifone!

Ecco chi è il pubblico, ecco chi sono i tifosi del Genoa. La grande armata Brancaleone, i don Chisciotte rossoblu, che però rimangono fedeli nei secoli alla squadra, nella buona e nella cattiva sorte, brillando sempre di luce propria, e riflettendo questa luce rossoblu ai giocatori effettivi. Ecco chi è il grande popolo con i colori più belli della tavolozza cromatica. Rossoblu: rosso come il cuore che batte in petto, blu come il cielo e il mare di Genova. Sempre rossoblu, tutto rossoblu, facce rossoblu, sorrisi rossoblu, e felicità rossoblu. E stavolta, non ci facciamo fregare: nessuno ce la toglierà!!! (punti esclamativi a iosa)

Alla fine di questa giornata piena di emozioni sognate e risognate da una tifosa sfegatata, rimane la consapevolezza di sapere che il Genoa è finalmente tornato a brillare (aspettando altre stelle) nel firmamento della serie *A*. Rimane poi il sapore dolce di una festa bellissima, di una invasione rumorosa e pacifica nelle strade del centro. Che, misteriosamente dal nulla, alle cinque della sera o poco più, si sono riempite di uomini, donne, fanciulli, fanciulle, di tutte le età. E bandiere e sciarpe e abbigliamenti strani, copricapo assurdi. La fantasia non ha avuto limite, o meglio il limite era uno solo: rossoblu!

E rossoblu è stato, con qualche variazione sul celeste più chiaro, il colore del cielo di Napoli. Gemelli anche nella buona sorte e nel fato, che ha voluto farci giocare con loro la partita decisiva… quella che valeva la *A*, per intenderci, per il Genoa ed il Napoli. Mare mare mare!

Beh, indescrivibile la festa, indescrivibile a parole… bisognava esserci per forza, e chi non c'era l'avrà vista sicuramente in televisione, o lo leggerà sui giornali di domani. Se ne parlerà per giorni, per settimane, per mesi, per anni… la favola di questa giornata si tramanderà di padre in figlio, al grido di "io c'ero!" GRAZIE ancora, Genoa! Grazie anche perché io c'ero, piccola scheggia rossoblu in quella piazza De Ferrari affollata di gente in festa, come non mai.

C'ero anch'io, con la mia vecchissima maglietta rossoblu di Carparelli (anni 90), con il mio sciarpone di lana al collo, ovviamente rossoblu (25 gradi, trentacinque percepiti per l'umidità), ma poco importa. Non esisteva più nulla… caldo e piedi doloranti non mi toccavano nemmeno di striscio! Le trombe da stadio e i cori assordanti: pura sinfonia, musica celestiale, a cui pure io (confesso) partecipavo, e con che entusiasmo! C'ero anch'io, alle cinque o poco più, della sera, del 10 giugno 2007… e me lo ricorderò a lungo, molto a lungo, il dolce sapore della felicit*A'*!



 
 
 

cornetti ed acqua fresca

Post n°11 pubblicato il 29 Maggio 2007 da imagine25

Dio, che caldo!!

Non si respira. Nemmeno un refrigerio passeggero arriva dalla finestra spalancata. Tanto vale chiuderla, almeno il rumore provocato dai motorini, giungerà leggermente attutito. Un ronzio noioso, ma tutto immaginesommato sopportabile.

La soglia delle cose sopportabili si innalza misteriosamente. Persino i dodici chilogrammi di gatto europeo che dorme stravaccato ai piedi del letto, diventano accettabili. Solo questo caldo torrido e appiccicato addosso, rimane.

Mi alzo e chiudo la finestra.

Guardo mia figlia che dorme dalla sua parte, beatamente, con la bocca semiaperta per via dell’apparecchio. Sembra immersa in un sonno profondissimo, di quello che al mattino ti fa risvegliare piena di energia, corroborata.

Il sonno piombigno dei ragazzi.

Ha diciott’anni, mia figlia, la notte torna sempre bambina. Ogni tanto, mentre dorme, allunga la mano a cercarmi, come a rassicurarsi della mia presenza. E adesso, dorme, tutta arrotolata nel lenzuolo, con l’aria di chi sta respirando a pieni polmoni fresca aria di montagna. Chissà, magari sogna pure di sciare in questo momento.
Ha indossato per dormire un vecchio pigiama di flanella, di quelli di tessuto morbido e caldissimo.

E’ di suo padre. Di mio marito. Del mio ex marito.

Vado in cucina a bere, non accendo nemmeno la luce.
Procedo a piccoli passi, guidata dall’istinto e dalla luce che arriva dalla strada. Cerco a tentoni la maniglia del frigo, lo apro e mi abbraccio alla bottiglia di acqua Vera con una specie di affetto. E’ gelata. Il liquido trasparente mi scende giù in gola, direttamente dalla bottiglia, provocandomi un godimento insaziabile.

Incredibile, è solo acqua fredda, ma in questo momento rappresenta il Paradiso terrestre per me.
Bevo a garganella e avverto quasi con voluttà, la sensazione di refrigerio provocata da alcune gocce che sfuggono e mi bagnano il seno nudo e il ventre.

Che bello!!

Con un’intuizione fulminea, apro il freezer e scovo seminascosto da sofficini e lasagne surgelate, l’ ultimo cornetto superstite.
Lo apro ingordamente, impiastricciandomi le mani di cioccolata e comincio a mordicchiarne la copertura di granella di nocciole e cioccolato. Dio, che buono!

Perché i peccati di qualsivoglia genere sono così dolci. Il frigo è rimasto aperto, ma non me ne rendo conto. Solo fresco, il cornetto tra le mani e la lingua che lo percorre avida e sensuale. Mi ricordo di mio marito, anzi il mio ex marito, diceva che quando lecco un cono di gelato, sembra che lo faccia con in mente dell'altro. E che, a guardarmi, ogni volta, gli diventa duro. Anzi gli diventava. Che porco. Sorrido.

Con quest’immagine per nulla soporifera nella testa, mi lecco le dita sporche di crema. Sospirone. Sarà arduo dormire adesso. E’ una sfida nella sfida. Anche perché ripensare al mio ex, mi scatena sempre, un rodimento incontrollabile. Una rabbia mista a nostalgia. Divento malinconica. Malinconica e nostalgica.

Che sommati al caldo, danno alla mia nottata una bella sferzata, una svolta definitiva. In bagno. Magari una bella doccia fresca mi calmerà i bollenti spiriti. Poi si vedrà.

La doccia è sufficientemente rilassante. Mi lascio massaggiare dal getto leggermente tiepido di centodieci piccolissimi getti e mi accorgo che l’acqua e la schiuma profumata al tè verde, portano via anche la tensione.

Giù nello scarico. Nostalgie, malinconie, caldo, voglie represse. Tutto. Con un piccolo brivido provocato dall’acqua che diventa improvvisamente fredda. Mi avvolgo nell’accappatoio e con i capelli gocciolanti spalanco la finestra.

Si è alzata una leggerissima brezza, è quasi impercettibile, ma la mia pelle umida la avverte. Deliziosamente. Alzo lo sguardo al cielo e le stelle mi rimandano il loro luccicare antico. Quante. Non mi ricordavo che il cielo ne ospitasse tante.

Respiro finalmente.

Rimango ancora un poco al balcone, mi allungo sulla sdraio e ascolto le rane e i ranocchi che stanno organizzando un concerto nel torrentello sottocasa mia. Anche i grilli insieme a loro cantano.

Cri cri e gra gra, gra gra e cri cri!

Mi stringo nell’accappatoio umido, mi rannicchio e mi addormento felice come una bambina.
Come ormai non credevo più!




 
 
 

la leggenda dei colori

Post n°10 pubblicato il 28 Maggio 2007 da imagine25

immagine

Tantissimo tempo fa, il pappagallo non aveva così tanti colori: era tutto grigio, bruttino a vedersi, uno tra i tanti uccelli giunti chissà come nel mondo.

Gli Dei, che governavano i cieli e la terra, litigavano sempre tra loro. La loro ira aveva un motivo, si annoiavano a morte poiché solo due colori si alternavano nel mondo: uno era il nero, che comandava la notte, l'altro era il bianco, che comandava il giorno.

Questi Dei erano sì litigiosi, ma erano anche molto sapienti,  e avevano creato un terzo colore: un non colore, il grigio, che dipingeva sere e mattine, affinché il bianco e il nero non si scontrassero troppo fra di loro.

In una riunione, essi giunsero all'accordo di rendere i colori più luminosi e vivaci, affinchè fosse allegro il camminare e l'amare di uomini e donne.

Uno degli Dei cominciò a camminare per pensare meglio, e tanto pensò e camminò, che sbatté contro una pietra ferendosi alla testa, da dove uscì del sangue. Il dio, dopo aver strillato per un bel pezzo, guardò il sangue e vide che era di un bel colore. Andò allora dagli altri Dei, mostrò il nuovo colore e insieme decisero di chiamarlo "rosso".

Un altro degli Dei cercava un colore per dipingere la speranza, lo trovò passeggiando sulla soffice erba di un prato, lo mostrò all'assemblea degli Dei che gli misero di nome "verde".

Un altro dio cominciò a grattare forte la terra.
-Che fai?- gli chiesero gli altri Dei
-Cerco il cuore della terra- rispose, rivoltando la terra da ogni lato. Dopo poco trovò il cuore della terra, lo mostrò agli altri dei e chiamarono "marrone" questo quinto colore.

Un altro dio salì in alto su una montagna:
-Vado a guardare il colore del mondo- disse, e si mise a scalare fino alla cima. Quando arrivò ben in alto, guardò giù e vide il colore del mondo, ma non sapeva come fare a portarlo giù.

Allora rimase a fissare il cielo, finché il colore non gli si attaccò agli occhi. Discese e andò all'assemblea degli Dei:
-Porto nei miei occhi il colore del mondo- disse, e fu così che "azzurro" divenne il sesto colore.

Un altro dio stava cercando colori nuovi, quando sentì ridere un bambino. Si avvicinò con cautela e gli prese la risata, lasciando così il bimbo piangente. Per questo motivo, si dice che i bambini ridono improvvisamente e improvvisamente piangono.
Il dio portò con sè la risata del bimbo, e mise il nome "giallo" al settimo colore.

A quel punto gli dei che erano ormai stanchi, andarono a dormire, lasciando i colori in una cassetta, buttata sotto un albero.
La cassetta non era chiusa bene, e i colori se ne uscirono, cominciando a far chiasso e festa. Nacquero così tanti nuovi colori.

Quando tornarono, gli Dei si accorsero che i colori non erano più sette ma molti di più, e guardando la cassetta, le dissero:
-Tu hai partorito i colori e tu ne avrai cura , con tutti questi colori potremo dipingere il mondo-

Salirono sulla cima del monte e, da lì, cominciarono a lanciare i colori: così l'azzurro rimase parte nell'acqua e parte nel cielo.
Il verde cadde sugli alberi e sulle piante; il marrone, che era il più pesante, cadde a terra sui campi. Il giallo, che era la risata del bimbo, volò fino a tingere il sole; il rosso giunse sulla bocca degli uomini e degli animali, che lo mangiarono, colorandosi così di rosso le labbra e le gote.

Gli dei, ormai rallegrati, lanciarono per aria tutti i colori, senza fare molta attenzione a dove cadessero. Alcuni di essi spruzzarono i mortali, per questo esistono al mondo persone di diversi colori e di diverse opinioni.

A questo punto, gli Dei, per non dimenticarsi dei colori e perché non si perdessero, cercarono un modo per conservarli. Si ricordarono così del grigio pappagallo. Lo presero, gli attaccarono i colori, e gli allungarono le piume affinché ci potessero stare tutti.
Fu così che il pappagallo divenne variopinto di mille colori.
E ancora oggi va in giro, a ricordare agli uomini che molti sono i colori e le opinioni. E che il mondo potrebbe essere più allegro, se tutti i colori e tutte le opinioni trovassero spazio nel cuore di ogni persona!



 
 
 

 polvere e pioggia

Post n°9 pubblicato il 26 Maggio 2007 da imagine25

Ho fatto un sogno stanotte
lunghissimo
sino al mattino.

Percorrevamo un sentiero,
insieme per mano
c'era un faro laggiù
volevamo raggiungerlo.

Lo guardavamo venirci incontro
ma era sempre lontano
irreale quasi.

Sfumavano nel sole i suoi contorni
bianco abbagliante
vicino e distante.

Impossibile arrivare alla meta,
si allontanava sempre più
non bastavano passi per conquistarlo.

Irraggiungibile fantastico
sogno nel sogno
noi due, sempre
.

Tanta è la voglia che ho addosso oggi, troppo immenso è questo desiderio di percepire la tua presenza accanto a me, avvertire il profumo del mare, ascoltare le tue parole, ricambiando gli stessi sguardi d'intesa.

Sottilmente ti insinui sotto la mia pelle, scavi solchi profondi, come pozzi perenni a cui dissetarmi, a rinfrescarmi solamente.

Ecco, adesso posso provare a raccontare di te, esprimere quello che tu già conosci. Ma, incosciamente, parlare di te è come parlare a me stessa. Al mio cuore.

Credo che conoscerti e imparare a rivivere delle sensazioni intime, profonde, che credevo ormai perse, sia capitato nel momento in cui era più necessario per me.

Vaghe malinconie mi prendevano l’anima, lasciandomi apatica e pigra.
Trovarti e riappropriarmi dei sogni, è stato facile, semplice. I miei ricordi vagano spesso, sono ali di gabbiano, volano sfiorando le onde.

Era quasi il tramonto, ricordi, ci eravamo avventurati su un sentiero acciottolato e vedevamo stagliarsi all’orizzonte quel faro bianco. Era un invitante rifugio. Una pioggia violenta ed improvvisa ci aveva colti di sorpresa, costringendoci a cercare un riparo, a cambiare l’itinerario di ritorno.

Avevamo ancorato la barca quasi a riva, immergendoci nell’acqua bassa, bagnandoci ancora di più. E, ormai fradici, raggiungemmo la spiaggia, tenendoci per mano e ridendo come bambini. Rotolammo abbracciati, infine, sulla sabbia ancora calda di sole.

Pioveva forte ormai, i tuoni si susseguivano senza tregua, eravamo entrambi preoccupati. Io ero angosciata dal temporale, tu cercavi ansioso di proteggermi, mi stringevi sotto la cerata, e con lo sguardo esploravi l’orizzonte immediato.

Ci apparve così, come un miraggio, quel faro lontano. Non sapevi quanto lontano fosse, ma mi rassicurasti pacato. Seguiamo il sentiero, mi dicesti indicando il faro, e a passi veloci, ci incamminammo su quel sentiero.

Non so come raggiungemmo affannati ad un vecchio portone di legno scuro, lo spingesti con forza e, anche se non ci credevi molto, esso si aprì cigolando. Eravamo al sicuro, finalmente!

Eravamo bagnati, infreddoliti, ma ci sorridemmo trionfanti della conquista. Quell’antica torre ci stava dando ospitalità e sicurezza. Le sue vecchie mura ci accolsero come un rifugio insperato, asciutto e silenzioso. Si fermò tutto in quell’attimo.

Il vento non soffiava più, la pioggia era cessata. I lampi erano solo riflessi che ci illuminavano di tanto in tanto, mentre i nostri occhi già si stavano adattando all’oscurità e, a tentoni, ci cercavamo felici. Respiravamo polvere antica, ma il faro era il mondo per noi, e il suo profumo non lo scorderò mai.

Ma tu eri uomo dalle mille risorse. Trovasti dei rami ammucchiati in un angolo, erano secchi, giusti da ardere. Li radunasti al centro della stanza e, con l’accendino, li accendesti veloce.

Il fuoco improvvisamente ci illuminò e subito le mani si protesero alla fiamma. Improvvisamente il tuo viso mi apparve di nuovo, mi sentivo tranquilla, aspettavo fiduciosa i tuoi prossimi gesti.

E dalle tue tasche apparve una sottile fiaschetta argentata. E’ gin, dicesti, bevine un sorso, ti scalda! Era buono, mi scese giù in gola, facendomi tossire e bruciare gli occhi, mentre tu mi guardasti sorridendo, allungando la mano per farmi sdraiare vicino al fuoco, vicino a te.

Eravamo distesi accanto ora. La cerata gialla stesa ad asciugare ci serviva adesso da improvvisato giaciglio. La pioggia continuava a battere incessante fuori, ma nel faro c’era un dolce tepore, che ci scioglieva dai nodi opprimenti, liberandoci da vecchie catene.

Carezzasti il mio seno, le tue mani cercavano, piano. Non avevi premura, indugiavi tranquillo, sussurri solamente, ma che risvegliavano le mie percezioni. Era un gioco, sensuale. Era un attimo, eterno.

Non riuscivo a pensare che a noi, prigionieri in un cerchio di luce, in quel faro selvaggio, distanti dal mondo, ma liberi, vivi.

E’ passato del tempo da allora, ma il fuoco in quel faro brucia ancora. Le braci scaldano sempre, come appena accese e tu, uomo dalle mille risorse, mi sei sempre accanto.

Io non so dire se torneremo a casa quando cesserà il temporale, non so dirlo, adesso. Voglio solo avere tanti altri tramonti, da tenere con me, da chiudere in un vaso di vetro robusto e aprirlo ogni tanto. Respirarne il profumo di polvere e pioggia, pensando un po' a te...




 
 
 

another dream

Post n°7 pubblicato il 20 Maggio 2007 da imagine25
Foto di imagine25

Steso nel letto credo di svegliarmi in una camera che non è la mia. Ma so subito che è soltanto un sogno.

Sento il peso del tuo corpo avvolto nelle lenzuola, accanto a me.

Mi volto sul fianco, e vedo la tua schiena nuda. La curva che discende dalle spalle e degrada dolcemente verso la vita, e risale verso i fianchi. Un’ombra chiara tra le coperte.

Sfinito per il desiderio di averti tra le mie braccia, mi sdraio dietro di te, il mio petto contro la tua schiena. E’ come se ogni angolo del mio corpo trovasse un posto dove intrecciarsi con il tuo. Visti dall’alto sembriamo gli steli di due fiori dallo stesso profilo.

Hai le mani strette sul seno, ed intreccio le mie dita alle tue, come se stessimo pregando insieme. Posso sentire il tuo cuore che batte? Mi sembra di sì.

Hai la bocca socchiusa, non la vedo ma ne percepisco il respiro tiepido.

Sposto le mani e le appoggio sui tuoi seni. Li sorreggo nel palmo con tenerezza, come qualcosa di prezioso e fragile. Tu posi le tue mani sulle mie, come se ti volessi accarezzare attraverso di me.

Non c’è parte del tuo corpo che non sia raccolta in me, che non sia posseduta dal mio.

Ti bacio il collo, sotto l’orecchio. Sospiri.

Forse hai sentito la mia eccitazione premere su di te, perchè sollevi una gamba...  soltanto di un soffio. Un movimento impercettibile che mi permette di scivolare dentro di te.

Trattieni il respiro.... come se volessi imparare a godere di questa sensazione.

Rimaniamo in questo modo, intrecciati.

Fusi.

Come una preghiera pagana, ogni momento sembra portare con sè un mantra che ripete: non sei la sola ad essere sola. E’ tutto così facile. Porta lontano.

Non importa dove. Soltanto un po’ più in là. Soltanto ancora un po’.

Nella luce notturna della camera potremmo sembrare la raffigurazione astratta dell’incantesimo dell’amore. Non siamo nemmeno più tu ed io. C’è qualcos’altro.

Qualcosa che non dipende da noi.

Non c’è bisogno di muoversi. Non cerchiamo nient’altro.

Mi senti pulsare dentro di te e io ti sento stringerti intorno a me. Basta questo.

Potrebbe durare per sempre. Potremmo addormentarci e risvegliarci al mattino e sentiresti come prima cosa me dentro di te, e tu intorno a me.

I tuoi seni sempre nelle mie mani.

Ogni tanto un brivido ti scuote. Forse la febbre

                          

                                    **********

Sto dormendo. Forse è un sogno.

 

Ma la sensazione che provo adesso è così vera, quasi palpabile.

 

Allungo la mano a cercarti, la sensazione che avverto al contatto della tua pelle, è di sorpresa. Mi toglie quasi il respiro, rallenta o accelera di un battito il mio cuore.

 

Con gli occhi chiusi, quieta, tranquillizzata dalla tua presenza, mi giro e ritrovo il mio sogno.

 

Il tuo fiato è dolcissimo, tiepido sulla nuca, potrebbe essere cielo per me e mare e terra.

E’ acqua che  sgorga e disseta l’arsura dei sensi, è fuoco che illumina e riscalda le mie notti da sola.

Ho sete e fame di te e nel sogno la mia anima si spoglia, innocente e purissima.

 

La pressione del tuo corpo disegnato contro di me è vigoroso, ma avverto delicato il tocco delle tue dita che tracciano sulla mia schiena misteriosi geroglifici, e la lingua che ne segue umida il disegno.

 

Leggera, insistente.

 

Trovi subito il punto che cerchi e ne fai l’uso che vuoi. Che voglio. Sei spietato e selvaggio ed io sono morbida cera da plasmare con  arte.

 

Sento  le tue mani , bellissime, stringono i miei seni come piccole coppe di fragile cristallo fra le dita scure e forti. Il contrasto con la pelle diafana è sensuale, eccitante.

E’un chiaroscuro di sapienti ombre cinesi.

 

Sento che la tua eccitazione sta diventando urgente, ma non stai affrettando i gesti. No.

 

Ti prendo le mani e ne seguo i movimenti, adagio, mi guidi su un sentiero sconosciuto, mi accompagni con dolcezza, dove vuoi, dove voglio. Incolli le labbra dietro il mio orecchio, lo inumidisci con la lingua.

 

Mi strappi un gemito, mi mordo le labbra.

 

E godo così, una prima volta. Con le mie dita intrecciate alle tue. Mi possiedi, mi possiedo.

 

Sposto di poco una gamba e penetri in me.

Improvviso, sospiro. Ti aspettavo.

 

Non mi muovo, ho quasi il timore di interrompere un rito, voglio seguirti ancora, ma senza fretta.

Senza bisogno di conoscere prima la meta. Mi fido del nostro istinto. Percorriamo per mano una strada

in leggera salita, passo dopo passo, insieme.

 

Con impercettibili spinte ti muovi, mi imprimi il tuo ritmo,  sollevo lo sguardo e lo specchio mi

rimanda l’immagine  di noi due uniti. Nella penombra.

 

Impastati, quasi. Ti circondo, semplicemente. Sono onda e tu spiaggia.

 

Come un magico balletto a luci soffuse, un passo a due, danziamo in religioso silenzio.

Posso udire il tuo cuore che batte. O è il mio.

O sono strumenti musicali che seguono gli accordi di  un pentagramma impazzito.

 

 

Vorrei fermare questi attimi. Li posso solo chiudere nella memoria, sigillarli con cura e ritrovarli, intatti nel ricordo. Anche fra cent’anni. Anche fra mille. So che tu lo farai. Lo vorrei.

 

Fusi insieme, come le gocce di sudore che corrono su di noi  e si mischiano, mescolando il mio odore al tuo, senza più  confini, ne’ divieti.

 

Vorrei che il mattino ci trovasse ancora così, che la luce dell’alba ci sorprendesse  abbracciati.

Amanti di pietra.

Col mio seno che riposa nelle tue mani.

Ed ancora sentirti in me. Dentro l’anima, più in fondo.

 

Con un brivido.

 

           

 
 
 

down to the river

Post n°6 pubblicato il 16 Maggio 2007 da imagine25

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E' già sera, stasera! Di quelle sere dolcemente leggere, in cui il cuore scivola lieve, allegro e confuso, e non sa ancora decidere se sia piú dolce l’attesa o il raggiungere, alfine, di quella promessa, di un sogno sognato da tempo. E toccarlo con mano discreta e un po' timorosa.

Arriva pian piano il buio ovattato, preparo la stanza e la riempio di fiori e candele. Rossi gerani del mio balcone, li colgo decisa dai vasi, l’occasione lo merita!

Due tazze antiche, bianco e azzurre, porcellana di Sevrés, colme di suadente allegria, qualche foglia di un tenero verde smeraldo, velluto a toccarle, profumo d'estate con poche pretese.

E candele di tanti colori, appoggiate con finta e studiata nonchalance sul tavolo grande, in attesa, coi bicchieri splendenti e il cestello d’argento. Berlucchi, m'hai detto una volta, so che è il tuo preferito. Freddo, non ghiacciato, il vetro è velato di brina, perfetto!

Un ultimo sguardo all'insieme, sorrido, pregusto con gli occhi la calda visione d'insieme. Lino bianco sul tavolo (non sarà troppo formale?) poi decido che è bello, elegante. Il rosso dei fiori è una macchia. Il cuore mi dice, va bene così!

Una ad una, accendo con mano tremante le candele, angoli scuri prendon vita di colpo, una luce che emana antico calore. Al profumo di muschio, un po' strano.

Il divano è lì, pronto ad accogliere i nostri discorsi: non è nuovo, ma è bianco, di morbida pelle. Lo aggiusto un pochino e lo sfioro con tocchi affettuosi, carezzandolo quasi. Il tempo che passa non sciupa le cose già belle. Metto agli angoli cuscini di seta di tanti colori, giallo, arancio, turchino e violetto screziato.

Cioccolato e bonbons sono pronti sul tavolino rotondo, una ciotola brilla e occhieggia invitante. Troveremo il momento ideale, tra una chiacchiera e l'altra, per gustare, distratti, la loro dolcezza. Goloso il momento, l'attesa è vibrante e l'ansia già sale alla gola. Non c'è tempo ulteriore.

Per diluire e calmare il mio cuore impazzito, metto su un vecchio cd: è Bruce, the boss, la sua voce e il suono dell'armonica mi trascina lontano. Una dimensione dolcissima si spalanca e mi calma, con pacata decisione... Down to the river... Scivolo e sogno, su un fiume di estasi.

Si accende il display del telefonino, verde acqua con liquide onde, e in quel fiume ci annego la gioia!

-Sto arrivando, due minuti e son là... fatti bella, bambina!

Io che bella non lo sono mai stata, d'improvviso, mi sento regina di un regno fatato. Non m'importano gli anni e le rughe indiscrete, tempo e giorni passati e futuri, solamente una donnabambina. Occhi chiari, lucidati di fresco.

Quello specchio che luccica allegro, mi rimanda la visione di un sogno. I capelli son lunghi, li sciolgo dal nodo indeciso, qualche filo d'argento tra il biondo. Mi piaccio affannata, così, senza trucco ed inganno!

Non c'è tempo, mi guardo e sorrido, e il sorriso copre anche il lieve respirosospiro...

Sono strega di terre lontane stasera, proverò ad ammaliare con sguardi e pozioni d'amore il principe mai conosciuto. E' questo che voglio stasera, che il manto turchino del cielo, si faccia mantello a coprire un amore curioso di nuove emozioni.

Non c'è il tempo, a rifletterne bene, ci potrei ripensare, e non voglio davvero!

Notti insieme a versare fiumi d'inchiostro, a riempire pagine vuote, a intrecciare due vite, per farne canestri di sogni. Notti ad amare una musica insieme, mani e occhi veloci, assetati di parole un po' folli e inconsuete.

Pioggia e sole in attesa di te, e di me. Che ora, è già ora, e alla fine di tutto c'è sempre un inizio, chissà!

Ti apro la porta e sei lì, mio dolce straniero, di te riconosco la voce e il sorriso. Restiamo sospesi un attimo ancora, annusando il profumo che colma lo spazio di un abbraccio reale.

Poi uniamo le mani, da complici antichi, e insieme passiamo quel fiume dal colore argentato.

-Sei bella, mi dici, più di quanto aspettavo!

Ridiamo confusi, sorpresi, e non servono appigli ne' regole di buona creanza. Ci sorprende conoscerci e basta, il resto è poco importante, davvero...



 
 
 

scrivendo poesie inconsistenti 

Post n°5 pubblicato il 15 Maggio 2007 da imagine25

lieve inconsistenza il mio essere donna 

fluida purezza
di uno sguardo
che sosta al primo luccichio
come un’ape attratta dal profumo dell’iris

un tuffo a capo chino
ad occhi chiusi
a dissetare il corpo
come sabbia che assorbe il cielo

ad asciugare l’anima
come se fosse l’ultimo
come se fosse il primo

e poi volgere il capo in altra direzione
sazia e nauseata
evitando le strade troppo frequentate

in punta di piedi
senza nessun rumore
soffice
fruscio
che incanta e mai si dona

e l’azzurro diviene più cupo,
soltanto.



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IMAGINE_JOHN LENNON

 
 
 
 
 
 
 

SOMEWHERE OVER THE RAINBOW-ISRAEL KAMAKAWIWO

 
 
 
 
 
 
 

LOVE IS IN THE AIR- CANDY*CANDY

 
 
 
 
 
 
 

I'M EASY DI KEITH CARRADINE+DOCTOR HOUSE!

 
 
 
 
 
 
 

MAGIA DI UN FILM

Ricordate un film dell'84, tanti anni fa lo so, ma io me lo ricordo ancora, sia per la magica trama, che per il carico di emozioni personali a cui mi riporta...

Fu la prima volta che portammo un bimbetto di tre anni al cinema, ed io, ricordo, ero preoccupata. Quel bimbo era il mio primogenito Alessio, vivacissimo allora. Poi con gli anni si è calmato, ma gli è rimasto l'amore per il fantastico(al momento rielaborato in dark).

Mi piace pensare a quel giorno, talvolta, quando portammo Ale al cinema, a vedere La Storia Infinita, ero sicura che ne sarebbe stato coinvolto, e che avrebbe seguito la storia... Ci speravo! Non per questo, ci eravamo muniti di caramelle, pop corn e acqua in abbondanza, pronti a tutto.

Non ce ne fu bisogno, Ale fu bravissimo, silenzioso e interessato. Neanche troppi perchè, come sua abitudine, e le poche volte che chiese qualcosa, lo fece a voce bassissima, religiosamente discreto!

Questo è il mio ricordo personale su quel film meraviglioso,con la colonna sonora bella bella di Giorgio Moroder... Oggi 7 giugno 2007, ripassa quel film in televisione, su Sky, canale Universal, ore 18,25...

Bè, non vi dico altro: ho Sky... quindi per quell'ora mi lascerò trasportare dalla magia del film e dei ricordi, dolcissimi ambedue! Vi lascio due righe con la trama del film, e una canzone che certamente ricorderete... Io preparo i pop corn e mi accomodo sul divano, stacco i telefoni vari, e non apro a nessuno nessuno.

Solo io, i miei ricordi, un film, e un bambino biondo di tre anni!
 
Trama del film LA STORIA INFINITA

Bastian è un ragazzino tormentato dai suoi compagni di scuola. Nel tentativo di sfuggire ai suoi amici, finisce in una libreria il cui proprietario gli mostra un antico libro. Bastian "prende in prestito" il libro e si rifugia nella soffitta della scuola per leggerlo. Finisce così risucchiato nella storia e nel mondo incantato di Fantasia, che è alla disperata ricerca di un eroe che lo salvi dalla distruzione
 
 
 
 
 
 
 

*NEVERENDING STORY*

 
 
 
 
 
 
 

HOTEL CALIFORNIA_EAGLES LIVE

 
 
 
 
 
 
 

E..._VASCO ROSSI

 
 
 
 
 

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