Creato da pezzi.divetro il 01/02/2009

Pezzi di vetro

Pezzi di vetro - sulla sabbia bagnata - come emozioni frantumate che ormai non tagliano più…

 

Il destino è il pretesto dei falliti

Post n°179 pubblicato il 21 Aprile 2012 da pezzi.divetro
 

Foto di Antonio Sciortino – Isole Egadi

Nasce tutto dalle riflessioni dell'ultimo post: avevo scritto di Bovolenta, della nostalgia. E poi.. e poi.. un po' di giorni dopo un altro giovane cuore si è fermato.
Piermario Morosini, calciatore del Livorno, è crollato a terra mentre giocava con la sua squadra. Agghiaccianti le sequenze video.
Ho sempre creduto nello sport, non posso pensare che lo sport uccida. Morosini, Bovolenta, il calcio inglese... una sequenza impressionante di cuori che si fermano. Non può essere lo sport, c'è dell'altro. Forse, nel caso di Morosini, è stato un caso, un caso assurdo, che si è verificato proprio in questo “momento” dello sport per attirare maggiormente l'attenzione sul problema.

Ma quello di cui vorrei scrivere, in questo post, sono riflessioni sul percorso che diamo alla nostra vita.

Ho letto i giornali ed ho visto in video le testimonianze delle persone che conoscevano Morosini. Lo descrivono tutti come un ragazzo generoso e forte, che ha saputo andare avanti nonostante le difficoltà della vita. Lo zio ha raccontato della morte del fratello, del momento in cui ha perso la madre, da piccolo, e di come si prendesse cura della sorella disabile; ma tutto con il sorriso. “Sono felice così, non posso chiedere altro” diceva.

Quando una persona viene a mancare, la maggior parte della gente si riempie la bocca di frasi di circostanza. In questo caso, le persone che lo conoscevano, hanno parlato di un ragazzo che ha mantenuto il sorriso nonostante le avversità della vita, e che ha mantenuto l'umiltà nonostante la sua carriera da calciatore.

Forse la grande forza che ciascuno dovrebbe trovare è proprio questa: inseguire i propri obiettivi, non abbattersi; provare meraviglia nel semplice gesto di aprire gli occhi la mattina e di respirare un nuovo giorno.

Non so dirvelo meglio di così: sono emozioni maledettamente taglienti che si mischiano e fanno le capriole nell'anima; sono tutte qui dentro, in fondo al cuore. Le mastico ma non le so raccontare.
E' tutta una voglia di vivere, che dovrebbe esserci sempre.
E vaffanculo chi dice di essere sfortunato perché il destino l'ha privato di tutto: c'è sempre qualcuno più “sfortunato” di lui...io che non credo nella fortuna, la fortuna è il caso che fa accadere qualcosa a nostro vantaggio o contro.
Il caso.
Il caso c'è e c'è sempre stato, e per caso può interagire con noi oppure no.

C'è, questo basta.
Quindi inutile prendersela con lui: è una realtà come il tempo che scorre e non si ferma.

Quello che dobbiamo fare è vivere, vivere il più possibile, dare fuoco ai nostri motori. Perché la vita va consumata con tutta l'energia che abbiamo dentro.

Ve lo lascio raccontare da Neruda.

Io resto qui, ad emozionarmi della vita, a piangere per chi non c'è più, a vivere ogni giorno meglio che posso, per meravigliarmi del sole che nasce e per innamorarmi del sorriso di una donna.


Non incolpare nessuno,
non lamentarti mai di nessuno, di niente,
perché in fondo
Tu hai fatto quello che volevi nella vita.

Accetta la difficoltà di costruire te stesso
ed il valore di cominciare a correggerti.
Il trionfo del vero uomo
proviene delle ceneri del suo errore.

Non lamentarti mai della tua solitudine o della tua sorte,
affrontala con valore e accettala.
In un modo o in un altro
è il risultato delle tue azioni e la prova
che Tu sempre devi vincere.

Non amareggiarti del tuo fallimento
né attribuirlo agli altri.

Accettati adesso
o continuerai a giustificarti come un bambino.
Ricordati che qualsiasi momento è buono per cominciare
e che nessuno è così terribile per cedere.

Non dimenticare
che la causa del tuo presente è il tuo passato,
come la causa del tuo futuro sarà il tuo presente.

Apprendi dagli audaci,
dai forti
da chi non accetta compromessi,
da chi vivrà malgrado tutto
pensa meno ai tuoi problemi
e più al tuo lavoro.

I tuoi problemi, senza alimentarli, moriranno.
Impara a nascere dal dolore
e ad essere più grande, che è
il più grande degli ostacoli.

Guarda te stesso allo specchio
e sarai libero e forte
e finirai di essere una marionetta delle circostanze,
perché tu stesso sei il tuo destino.

Alzati e guarda il sole nelle mattine
e respira la luce dell'alba.
Tu sei la parte della forza della tua vita.
Adesso svegliati, combatti, cammina,
deciditi e trionferai nella vita;
Non pensare mai al destino,
perché il destino
è il pretesto dei falliti.

 


La foto iniziale è tratta dagli album di Repubblica.it

Il video è un testo scritto da Michele Serra, letto ed interpretato da Fabio Volo, nella puntata della trasmissione "Volo in diretta" del 19 Aprile 2012 (Rai 3)

 
 
 

Non so più

Post n°178 pubblicato il 04 Aprile 2012 da pezzi.divetro
 

Vigor Bovolenta

Leggo con commozione dal quotidiano:

Vigor Bovolenta, 37enne ex centrale della nazionale di pallavolo, è morto nel corso di una partita del campionato di B2. Il giocatore si è sentito male sul campo a Macerata, dove era impegnato nel match tra la sua Forlì e la Lube. Durante il terzo set Bovolenta, che era in battuta, ha gettato la palla e ha chiesto aiuto prima di accasciarsi al suolo svenuto. Non ha mai più ripreso conoscenza. Inutili i tentativi di massaggio cardiaco in campo, così come il trasferimento all'ospedale di Macerata.

E' riuscito solo a dire: "Mi gira la testa, aiutatemi che cado". Si è toccato il fianco sinistro, vicino al cuore, e si è accasciato a terra. Il giocatore, nel terzo set, si è presentato sulla linea di battuta, ha gettato la palla dall'altra parte e ha chiesto aiuto. Ma per l'ex azzurro 37enne, subito soccorso dai sanitari del 118 a bordo campo, non c'è stato nulla da fare.

Bovolenta è stato trasportato in condizioni disperate all' ospedale di Macerata e tutti i tentativi dei medici sono stati vani. L'atleta, che avrebbe compiuto 38 anni il 30 maggio, è morto poco dopo, tra le lacrime dei compagni di squadra, dell' allenatore Stefano Mascetti e dei giocatori e dirigenti di Macerata.

 Incredibile…

Vigor Bovolenta era un grande giocatore di pallavolo. Fa parte di quei ricordi di quando si era bambini, dell’Italia della pallavolo che ha vinto tutto, che si contendeva i mondiali con Cuba, con l’Olanda di Van De Goor e con il Brasile.

Come ogni atleta di quei livelli era controllato costantemente e sottoposto a visite mediche di ogni tipo. Eppure…

Eppure, inspiegabilmente, in circostanze drammatiche se ne va così, mentre giocava una partita di pallavolo.

La moglie Federica, al funerale, pronunicia queste parole: "Dicono che la perfezione non esista, ma io e lui eravamo perfetti. Era bravo, buono e simpatico, rideva sempre. Hanno deciso di fare una squadra in cielo, mancava il campione e hanno chiamato lui proprio mentre giocava. Grazie a tutti per essere qui".

E poi un riferimento alla famiglia: "Farò crescere i nostri figli come noi volevamo"

Questi 4 figli che ora si trovano tutta la vita davanti e dovranno affrontarla con la nostalgia del padre.

E pensare che Bovolenta aveva scelto  di giocare a Forlì per queste ragioni: "Ho deciso comunque di rimanere qui, lavorando alla ricostruzione di questa squadra, convinto in questo anche dalla volontà di rimanere vicino alla mia famiglia, che mi ha fino ad ora sempre seguito nelle varie città in cui ho giocato. Dopo che loro sono stati al mio fianco, credo sia arrivato il momento che io cammini al fianco loro".

Siamo impotenti davanti al destino. Possiamo scegliere come impostare il nostro cammino, ma non sappiamo quando finirà.

Sono questi episodi così, passati quasi in sottofondo, che calcano in me delle riflessioni. Questa notizia, probabilmente, avrà occupato le colonne delle ultime pagine nella maggior parte dei quotidiani. La pallavolo non è seguita come il calcio, e un malore durante una partita non è plateale come un incidente stradale e non attira  audience come un omicidio.

Eppure… eppure pensare che quel campione l’avevo lasciato lì alla sua vita con i miei ricordi di quell’Italia fortissima della pallavolo, mi mette nostalgia. E sapere che i suoi figli piccoli cresceranno senza un padre, che è stato così “imponente” fino ad oggi, mi fa male.

Scrivo questo anche se non lo conoscevo. In molti dei suoi amici dicono fosse una persona umanamente straordinaria. Ho motivo di crederci: la pallavolo è uno sport onesto come le persone. E poi lo raccontano le sue parole e le sue scelte.

Non siamo niente. Viviamo una vita che quasi non ci appartiene. Programmiamo, progettiamo, senza sapere quando finirà.

E’ giusto così, è bello così. Ma dispiace e fa male quando tutto questo succede troppo presto.

Fa male soprattutto per il dolore delle persone che rimangono in vita e che si porteranno dentro questa grande nostalgia… quel vuoto dentro… quell’immenso dolore per te che non ci sei più.

Vigor Bovolenta con la maglia azzurra

La sua ultima squadra, Volley Forlì, ritirerà dalla prossima partita la maglia numero 16, quella indossata da sempre dall'ex azzurro.

 
 
 

Il profumo dei ricordi

Post n°177 pubblicato il 28 Marzo 2012 da pezzi.divetro
 

Foto dall'album di Erminio Ferrari

Aveva completamente perduto l'olfatto.
Gli effetti di tale perdita l'avevano stupefatto e sconvolto: "L'olfatto?" mi disse. "Non me n'ero mai curato. Di solito uno non ci pensa. Ma quando lo persi, fu come se fossi diventato di colpo cieco. La vita perse molto del suo sapore... non ci si rende conto di quanto il sapore sia in realtà olfatto. Si odora la gente, si odorano i libri, si odora la città, si odora la Primavera, forse non in modo consapevole, ma come uno sfondo ricco e inconscio che sta dietro a ogni cosa. D'improvviso tutto il mio mondo s'impoverì radicalmente".

"Era un mondo di concretezza travolgente, un mondo di particolari," disse "un mondo profondamente e totalmente immediato, ricco di significato immediato".
Lui che prima era stato un tipo intellettuale, portato alla riflessione e all'astrazione, ora trovava difficile e irreale usare il ragionamento, l'astrazione e la categorizzazione, di fronte alla prepotente immediatezza di ciscuna esperienza.

Freud definì più volte l'olfatto umano come una "vittima" del processo evolutivo di civilizzazione e di crescita, conseguente all'assunzione della posizione eretta e alla rimozione della sessualità primitiva, pregenitale.

(Oliver Sacks - "L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello")

 
 
 

Memorie

Post n°176 pubblicato il 15 Febbraio 2012 da pezzi.divetro
 

foto bianco e nero

Si deve incominciare a perdere la memoria, anche solo brandelli di ricordi, per capire che in essa consiste la nostra vita. Senza memoria la vita non è vita... La nostra memoria è la nostra coerenza, la nostra ragione, il nostro sentimento, persino il nostro agire. Senza di essa non siamo nulla... (Luis Bunuel)

I sentimenti sono fatti di ricordi, ed è su quei ricordi che il nostro cuore, spesso, continua a battere. E' lì la differenza tra l'amore e l'innamoramento.
Ci si innamora tante volte, anche nello stesso giorno: l'innamoramento è quella sensazione che si prova davanti ad una novità, ad un qualcosa che ha un sapore tutto da scoprire; è la fibrillazione di entusiasmo.

L'amore - invece - è un sentimento forte, costante, che sai che non t'abbandona, costruito su esperienze e alimentato dai ricordi.

Nell'innamoramento c'è il nuovo: nessun ricordo, si parte da zero.
Nell'amore c'è un sentimento consolidato dal tempo e dall'esperienza, che poi può contenere in sé l'innamoramento, perché scopre ogni volta forme diverse con cui manifestarsi.

Nell'innamoramento c'è entusiasmo; nell'amore c'è sicurezza e protezione.

Era il 1966 quando un poeta della musica, Luigi Tenco, scriveva una canzone sulla memoria dei sentimenti con queste parole:

E lontano, lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto chissà come e perchè
ti troverai a parlargli di me
di un amore ormai troppo lontano ....

San Valentino è la festa dell'innamoramento... sarò monotono, ma tutti gli altri giorni preferisco festeggiare l'amore...

Mi fa disperare il pensiero di te
e di me che non so darti di più...

 
 
 

Tocca esse proprio cojoni...

Post n°175 pubblicato il 03 Febbraio 2012 da pezzi.divetro
 

Ho letto l'altro giorno le dichiarazioni di un certo Michel Martone, viceministro del Lavoro: "Chi si laurea dopo i 28 anni è uno sfigato".

Bisogna essere proprio "cojoni" per andare a provocare così le persone in un momento come questo; un fighetto pluriraccomandato che dà degli "sfigati" ai giovani italiani che si fanno il mazzo.

Ecco, allora, che i giornalisti d'inchiesta gli hanno fatto il pelo e contropelo.

Vi pubblico il curriculum di Michel Martone raccontato da Marco Travaglio:

 

Non possono più permettersi di offendere noi italiani e prenderci in giro, soprattutto quando le parole escono da bocche di pluriraccomandati senza vergogna né pudore.
Il mio pensiero rimane lo stesso: la politica è una cosa nobile, è "l'arte di governare la società". Sono i politici di questi anni che l'hanno insozzata rendendola ignobile. Viene fatta da incompetenti (nel migliore dei casi), a volte da criminali (ed è per questo che siamo ridotti così).
Michel Martone è senza ombra di dubbio un incompetente.
Basta saperlo: ce ne terremo alla larga.

 
 
 

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