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Pillole di memoria-estate 2012 rapporti mafia e politica: sentenza 1 grado processo Andreotti pgg.307-fine+conclusioni

Post n°894 pubblicato il 22 Luglio 2012 da laura561

Prima Parte:

http://blog.libero.it/sandromarcucci/11461752.html

La sentenza integrale di primo grado del processo contro Giulio Andreotti per concorso esterno in associazione mafiosa da cui sarà prescritto fino al 1980 e assolto dal 1980 in avanti è al link:

https://onedrive.live.com/redir?resid=E4FAA9A8329658E2!1021&authkey=!AJANnvxEncT6kCk&ithint=file%2cpdf

Pillole di memoria-estate 2012 sui rapporti tra mafia e politica: srconda parte

pg 307 "Nel prosieguo dell’esame, la teste ha confermato di avere appreso dal dott. Cassarà che i Salvo avevano la disponibilità del numero telefonico diretto del sen. Andreotti, ed ha specificato di ignorare come il marito avesse raccolto questa notizia.
I suesposti elementi probatori valgono a dimostrare che, nell’immediatezza della cattura dei cugini Salvo, il dott. Cassarà comunicò, in due diversi contesti, alla moglie e al dott.Accordino, che uno degli arrestati aveva la disponibilità del numero telefonico diretto del sen. Andreotti. Al collega Accordino il dott. Cassarà mostrò anche la fonte del suo convincimento, e cioè l’annotazione del nome “Giulio”, con accanto un numero telefonico, in un’agendina sequestrata in occasione dell’arresto.
Il teste Accordino ha chiarito che dopo questo colloquio (avvenuto anteriormente allo svolgimento degli accertamenti sulla titolarità dell’utenza telefonica menzionata nell’agendina), il dott. Cassarà, in diverse occasioni, gli fece comprendere che l’iniziale identificazione del sen. Andreotti con la persona indicata con il nome di “Giulio” si era rivelata esatta.
Un simile atteggiamento, tenuto dal dott. Cassarà nei confronti di un collega a lui legato da un rapporto di piena fiducia e stretta collaborazione, presuppone necessariamente che gli accertamenti sul punto fossero stati espletati ed avessero avuto esito positivo.
Non si comprende, infatti, per quale ragione il dott. Cassarà avrebbe dovuto trarre in inganno un funzionario di Polizia a lui legato da un saldo vincolo personale e professionale, inducendolo a consolidare e conservare nel suo patrimonio conoscitivo una falsa rappresentazione della realtà su un argomento che rivestiva una indubbia importanza ai fini della individuazione dei possibili fattori di ostacolo ad indagini di particolare rilievo, condotte dalla Squadra Mobile della Questura di Palermo, nella quale entrambi prestavano servizio.
L’avvenuto compimento, ed il risultato positivo, degli accertamenti relativi alla
riconducibilità del numero telefonico al sen. Andreotti, è inequivocabilmente desumibile anche dalla deposizione testimoniale resa all’udienza del 24 ottobre 1996 dal dott. Francesco Forleo (Dirigente della Polizia di Stato).
Quest’ultimo ha dichiarato che aveva conosciuto intorno agli anni ‘80, mentre ricopriva l’incarico di componente della segreteria del S.I.U.L.P., il dott. Cassarà, il quale “era uno degli elementi trainanti della Squadra Mobile di Palermo” e si trovava in una situazione di isolamento e di esposizione a rischio a seguito delle sue indagini sui cugini Salvo. Tra il dott. Forleo ed il dott. Cassarà si sviluppò quindi un rapporto di lavoro e di amicizia. In un incontro avvenuto a Palermo nel 1983 o nel 1984, il dott. Cassarà fece presente al dott. Forleo di avere trovato nell’agendina di uno dei cugini Salvo il numero telefonico diretto del sen. Andreotti"

pag.315 "L’affermazione dell’imputato di avere ignorato a chi appartenessero le autovetture da lui utilizzate nel corso dei suddetti viaggi in Sicilia, tuttavia, non appare verosimile se si tiene conto del rapporto personale da lui instaurato con i cugini Salvo e concretatosi – tra l’altro - nell’invio di un dono per le nozze della figlia di Antonino Salvo e nella richiesta di notizie – attraverso la
propria segreteria – sulle condizioni di salute di Giuseppe Cambria mentre quest’ultimo si trovava ricoverato in ospedale.
In presenza di simili rapporti, ed in considerazione dell’importanza del sostegno offerto dai cugini Salvo alla corrente andreottiana in Sicilia e della posizione di rilievo che costoro assumevano nella vita economica dell’isola, non è credibile che il sen. Andreotti non sia stato informato dall’on. Lima della cortese disponibilità che Antonino Salvo aveva manifestato nei suoi confronti concedendogli la possibilità di utilizzare ripetutamente ed anche per periodi di diversi
giorni l’autovettura blindata intestata alla SATRIS S.p.A.."

pg 464 "Sulla base degli elementi di convincimento sopra riassunti, è rimasto dimostrato che:
- il forte legame sviluppatosi, sul piano politico, tra il sen. Andreotti e l’on. Salvatore Lima, si tradusse in uno stretto rapporto fiduciario tra i due soggetti;
- l’on. Lima era solito mettere in evidenza il suo rapporto fiduciario con il sen. Andreotti allo scopo di accrescere la propria autorevolezza;
- l’on. Lima assunse il ruolo di capo della corrente andreottiana in Sicilia e raggiunse una posizione di rilevante forza politica rispetto agli altri esponenti del partito ed ai rappresentanti delle istituzioni, sia in sede locale sia a livello nazionale;
- l’on. Lima attuò, sia prima che dopo la sua adesione alla corrente andreottiana, una stabile collaborazione con “Cosa Nostra”, ed esternò all’on. Evangelisti (uomo politico particolarmente vicino al sen. Andreotti) la propria amicizia con un esponente mafioso di spicco come Tommaso Buscetta, esprimendo altresì una chiara consapevolezza dell’influenza di quest’ultimo soggetto;
- il problema dei rapporti esistenti tra la corrente andreottiana siciliana e l’organizzazione mafiosa fu portato all’attenzione del sen. Andreotti dal gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa già nell’aprile 1982.

pg 522 "Il sen. Andreotti incontrò a Roma tre volte (rispettivamente intorno al 1976, il 20 settembre 1978 e nel 1983) Vito Ciancimino, esponente della Democrazia Cristiana di Palermo il quale aveva instaurato da lungo tempo un rapporto di stabile collaborazione con lo schieramento“corleonese” di "Cosa Nostra".
Il Ciancimino, componente del Consiglio Comunale di Palermo dal 1956 al 1975, ricoprì le cariche di assessore alle Aziende Municipalizzate dal 18 giugno 1956 al 1957, di Assessore alle Aziende Municipalizzate, alle Borgate ed al Lavoro dal 1957 al 4 aprile 1961, di Assessore ai Lavori Pubblici dal 5 aprile 1961 al 30 giugno 1964, di Sindaco dal 25 novembre 1970 al 27 aprile
1971 (v. il documento n. 174).
La partecipazione del Ciancimino all’associazione mafiosa "Cosa Nostra" è stata
accertata con la sentenza emessa il 17 gennaio 1992 dal Tribunale di Palermo, della quale si riportano di seguito alcuni passaggi al fine di illustrare i legami del medesimo soggetto con i “corleonesi”, il rilevante ruolo da lui assunto nell’ambito della vita politica palermitana, gli illeciti interventi da lui realizzati in favore di individui facenti parte del sodalizio, i suoi rapporti con Francesco Caltagirone, il clima di diffusa intimidazione e generale compiacenza che aveva
circondato il suo agire politico e la gestione del suo patrimonio"

pgg 707 e ss. "Dall’esame del complesso degli elementi di convincimento sopra riassunti si desume,
quindi, che:
1. anteriormente all’8 ottobre 1973 il sen. Andreotti incontrò il genero del Sindona, Pier Sandro Magnoni (allora animato da atteggiamento polemico per la mancata concessione, da parte del Ministro del Tesoro, delle autorizzazioni occorrenti per l’aumento del capitale della società Finambro), manifestando una benevola attenzione per il gruppo facente capo al finanziere siciliano e formulando
suggerimenti circa la strategia da seguire;
2. il sen. Andreotti appoggiò la nomina (compiuta nel marzo 1974) del dott. Mario Barone a terzo amministratore delegato del Banco di Roma;
3. il Sindona, subito dopo la nomina del dott. Barone, telefonò al sen. Andreotti per
ringraziarlo, ritenendo che essa fosse funzionale alla soluzione dei problemi del suo gruppo finanziario;
4. il dott. Barone firmò un prestito dell’importo di cento milioni di dollari, concesso al Sindona - in un periodo nel quale le sue banche si trovavano in una situazione di
difficoltà - attraverso il Banco di Roma-Nassau, sostenne all’interno del Banco di
Roma gli interessi del Sindona, e si interessò degli iniziali progetti di salvataggio
della Banca Privata Italiana;
5. nel periodo compreso tra il 1975 ed il luglio 1978, l’ing. Fortunato Federici – il quale era assai vicino al sen. Andreotti e faceva parte del Consiglio di Amministrazione del Banco di Roma - mantenne direttamente i contatti tra l’imputato ed il Sindona, incontrando ripetutamente il finanziere siciliano, ricevendo da lui o dai suoi difensori informative sullo sviluppo della sua situazione (anche sotto il profilo processuale), e riferendo in proposito al predetto esponente politico;
6. l’ing. Federici, insieme al dott. Barone e ad altri soggetti, si interessò del "Progetto interdipendente tra la Società Generale Immobiliare e la Banca Privata Italiana";
7. il 23 agosto 1976 il sen. Andreotti incontrò, presso il Centro Studi con sede a Roma in Piazza Montecitorio, due componenti della comunità italo-americana, Philip Guarino e Paul Rao (il cui arrivo era stato preannunziato al Guzzi dal Sindona, il quale li aveva qualificati come suoi amici, e gli aveva comunicato che essi avevano un appuntamento con il predetto esponente politico); dopo il colloquio, il Guarino ed il Rao manifestarono la propria soddisfazione per il fatto che il sen. Andreotti aveva assicurato un suo interessamento per quanto riguardava l'estradizione, e, nella serata dello stesso giorno, incontrarono Licio Gelli, cui parlarono della suindicata riunione;
8. in una successiva occasione il sen. Andreotti incontrò nuovamente il Guarino, il quale gli ribadì il proprio convincimento in merito alle vicende del Sindona;
9. in seguito, il Guarino sottoscrisse una dichiarazione giurata (affidavit) presentata in favore del Sindona nell’ambito del procedimento estradizionale, nella quale specificò di essersi recato in Italia e di avere incontrato due volte un alto esponente della politica, con grandi responsabilità nel Governo italiano, di cui non faceva il nome (ma che fu identificato nell’on. Andreotti dal M.llo Novembre e dall’avv.Ambrosoli);
10. in data 28 settembre 1976 il Sindona scrisse al sen. Andreotti una lettera nella quale faceva implicito riferimento al Guarino ed al Rao parlando di “comuni amici” cui l’esponente politico aveva recentemente manifestato la propria stima per lui, trattò la problematica relativa al procedimento di estradizione specificando che l’esposizione della “drammatica situazione” si riconnetteva all’interessamento mostrato dal sen. Andreotti per le “note vicende”, manifestò l’intento di porre a fondamento della propria difesa anche motivazioni di natura politica e di documentare che alla base delle iniziative giudiziarie assunte a suo carico vi sarebbe stato il disegno di determinati gruppi politici di esercitare un’azione di contrasto nei suoi confronti per arrecare danno ad altri settori del mondo politico precedentemente appoggiati con atti concreti dal finanziere siciliano, ed evidenziò gli obiettivi che per lui assumevano maggiore importanza (la rapida conclusione delle trattative intercorrenti con il Banco di Roma, la revoca della declaratoria dello stato di insolvenza e della liquidazione coatta della Banca Privata Italiana, e la realizzazione della sistemazione della Banca Privata Italiana contemporaneamente a quella della Società Generale Immobiliare, per cui, a suo dire, l’on. Andreotti aveva ampiamente profuso il proprio impegno);
11. la suddetta lettera fu ricevuta dal sen. Andreotti;
12. in data 19 novembre 1976 l’on. De Carolis comunicò all’avv. Guzzi che l'on. Andreotti sembrava “freddo e distaccato” sui piani di sistemazione delle banche, ma disponibile ad un interessamento con riguardo all’estradizione;
13. in seguito l'on. Andreotti si interessò dei progetti di sistemazione della Banca Privata Italiana;
14. in particolare, l’avv. Guzzi apprese dall’ing. Federici che il 6 aprile 1977 l'on. Andreotti, aderendo ad una richiesta dell’ing. Federici, si era incontrato con il Direttore Generale del Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, per trovare una soluzione per la Banca Privata Italiana, e che tuttavia l’incontro si era rivelato deludente;
15. l’ing. Federici comunicò all’avv. Guzzi che vi era un interessamento dell’on. Andreotti con riguardo al procedimento pendente davanti alla Corte di Cassazione per la sospensione del procedimento penale e la revoca del mandato di cattura emesso a carico del Sindona; questo interessamento, che era stato sollecitato dal Sindona, non determinò un risultato favorevole al finanziere siciliano, il cui ricorso fu respinto;
16. in occasione di una riunione tenutasi il 12 luglio 1977 con il Sindona, furono
consegnati all’ing. Federici ed al prof. Agostino Gambino due memorandum
riguardanti rispettivamente la sistemazione della Banca Privata Italiana e della Società Generale Immobiliare, e lo stato del procedimento di estradizione; questo
secondo memorandum metteva in rilievo che solo un intervento positivo delle
Autorità Italiane avrebbe potuto evitare l'estradizione, e aggiungeva, con chiaro
riferimento al destinatario (cioè l’on. Andreotti), che lo stesso, incontrando nella
terza decade del mese di luglio alcune personalità americane e l'ambasciatore Gaja, avrebbe dovuto spendere qualche parola a sostegno del Sindona, come del resto aveva sempre fatto, al fine almeno di non nuocere in un ambiente che stimava e sosteneva Sindona;
17. a seguito di questa riunione, l’ing. Federici ed il prof. Gambino si incontrarono con l'on. Andreotti, con il quale parlarono di un intervento che aveva come destinatari i congressmen americani Rodinò e Murphy ed era stato richiesto dal congressman Mario Biaggi al fine di coagulare la volontà della comunità italo-americana in relazione all’estradizione;
18. tra il 1976 ed il 1977 il Sindona incontrò a Washington l'on. Andreotti insieme al congressman Mario Biaggi;
19. l'on. Andreotti chiese all’ing. Federici di prendere contatto con il sen. Fanfani allo scopo di ottenere il suo appoggio per il nuovo progetto di “sistemazione” della Banca Privata Italiana (denominato “giroconto Capisec” ed avviato all’inizio del 1978);
20. successivamente l’ing. Federici e l’avv. Bucciante, nel corso di un colloquio con l’avv.Ambrosoli, affermarono che il salvataggio della Banca Privata Italiana stava a cuore all’on. Andreotti ed al sen. Fanfani, ed insistettero per l’accoglimento dei relativi progetti (cui, invece, il Commissario liquidatore era contrario);
21. il 25 luglio 1978 l'on. Andreotti incontrò l’avv. Guzzi, che gli sottopose il progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana e quant’altro era già stato rappresentato al medesimo esponente politico dall’ing. Federici;
22. l'on. Andreotti incaricò informalmente il sen. Gaetano Stammati (esperto in questioni finanziarie, ma titolare, in quel periodo, del Ministero dei Lavori Pubblici, ed inserito nella loggia P 2) di studiare il progetto di salvataggio della Banca Privata Italiana, e segnalò all’avv. Guzzi lo stesso Stammati come persona idonea a seguire i problemi tecnici connessi al progetto;
23. nel corso di una conversazione telefonica con l’avv. Guzzi, svoltasi in data 1° settembre 1978, l'on. Andreotti promise che avrebbe incaricato l’on. Evangelisti di seguire il progetto di sistemazione (come era stato richiesto dal Sindona per il tramite del suo difensore) e che avrebbe invitato il sen. Stammati a telefonare al legale;
24. successivamente, l’avv. Guzzi ricevette una telefonata dal sen. Stammati e, recatosi il 2 settembre 1978 nell’abitazione dell’on. Evangelisti, apprese che quest’ultimo aveva ricevuto dall’on. Andreotti l’incarico di esaminare un memorandum attinente al secondo progetto di sistemazione della Banca Privata Italiana;
25. il 5 settembre 1978 l’on. Evangelisti sottopose il progetto di sistemazione della Banca Privata Italiana al Vice Direttore Generale della Banca d'Italia, dott. Mario Sarcinelli;
26. a fronte dell’atteggiamento di sostanziale chiusura assunto dal dott. Sarcinelli (sia pure con riserva di esaminare meglio la questione mediante l’esame dei documenti esibitigli dal predetto esponente politico), l’on. Evangelisti non sviluppò ulteriormente il discorso;
27. l’avv. Guzzi incontrò nuovamente l'on. Andreotti il 5 ottobre 1978;
28. nel corso di un ulteriore incontro svoltosi il 15 dicembre 1978, l'on. Andreotti comunicò all’avv. Guzzi che il piano di salvataggio della Banca Privata Italiana non poteva momentaneamente trovare sviluppo, ma avrebbe potuto essere preso nuovamente in esame in futuro;
29. nel mese di dicembre 1978 il sen. Stammati si rivolse al Direttore Generale della Banca d'Italia, dott. Ciampi, ed ottenne che il dott. Sarcinelli incontrasse l’avv. Ambrosoli per discutere dei progetti di sistemazione;
30. dopo avere avuto, in data 27 dicembre 1978, un colloquio telefonico con il sen. Stammati, l’avv. Guzzi telefonò il 27 dicembre 1978, il 2 gennaio ed il 4 gennaio 1979 alla segretaria dell’on. Andreotti, sig.ra Enea, per sollecitare l'on. Andreotti in ordine allo sviluppo del progetto di salvataggio;
31. in correlazione con le precedenti conversazioni telefoniche, in data 8 gennaio 1979, si svolse un altro incontro tra l’avv. Guzzi e l'on. Andreotti;
32. in data 11 gennaio 1979 si tenne l’incontro tra il dott. Sarcinelli e l’avv. Ambrosoli, che non modificarono le posizioni già assunte in ordine ai progetti di sistemazione della Banca Privata Italiana;
33. in data 23 febbraio 1979 l’avv. Guzzi si incontrò con l'on. Andreotti, al quale espose un quadro generale della situazione e riferì che vi erano state minacce nei confronti dell’avv. Ambrosoli e del dott. Cuccia;
34. nel periodo tra il mese di febbraio e l’inizio del mese di marzo del 1979 l’avv. Guzzi ebbe ripetuti contatti con Della Grattan, la quale gli fece presente che occorreva che l'on. Andreotti intervenisse sollecitamente in quanto i difensori americani del Sindona avevano deciso di far rilasciare al loro cliente, davanti all’autorità giudiziaria statunitense, importanti rivelazioni “tali da compromettere il sistema democratico in Italia e negli Stati Uniti”; la Grattan, inoltre, comunicò all’avv.Guzzi di avere compiuto un intervento su un esponente del Dipartimento di Stato;
35. in questo periodo furono, pertanto, consegnati sette memorandum al Centro Studi dell’on. Andreotti; uno di questi memorandum, trasmesso all’on. Andreotti nella mattinata del 9 marzo 1979, evidenziava il pericolo di compromissione degli Stati democratici italiano ed americano;
36. il 9 marzo 1979 l'on. Andreotti telefonò all’avv. Guzzi e gli disse: "ho dato
istruzioni, seguirò la cosa nei prossimi giorni" con riferimento alla sollecitazione
ricevuta in ordine al problema delle indagini relative alla Franklin Bank, che erano
state aperte negli U.S.A. nel 1975 e sarebbero sfociate in una formale
incriminazione (indictment) in data 19 marzo 1979;
37. in data 26 giugno 1979, dalle ore 10 alle ore 11, l’avv. Guzzi incontrò l'on. Andreotti;
38. l’avv. Guzzi incontrò ancora l'on. Andreotti in data 5 settembre 1979, per
rappresentargli la situazione conseguente alla sparizione del Sindona e per riferirgli di avere ricevuto, due giorni prima, una telefonata dei sedicenti “sequestratori”, aggiungendo che “la polizia stava seguendo la questione”; in questa occasione l'on. Andreotti mostrò uno scarsissimo interesse per la sparizione del Sindona e rimase assolutamente indifferente alla notizia della telefonata;
39. l’avv. Guzzi in data 21 maggio 1980 rinunziò al mandato difensivo e si recò ad incontrare l'on. Andreotti per informarlo di questa decisione;
40. l’avv. Guzzi trasmise al sen. Andreotti, indirettamente (nel periodo in cui l’ing.
Federici era l’interlocutore del predetto esponente politico) o direttamente (nella fase successiva alla scomparsa dell’ing. Federici), 46 memorandum, recapitati presso l’abitazione dell’imputato o presso il Centro Studi sito a Roma in Piazza di
Montecitorio;
41. Licio Gelli riferì più volte all’avv. Guzzi di avere parlato con l'on. Andreotti delle questioni riguardanti il salvataggio della Banca Privata Italiana, ed in una occasione, nel secondo semestre del 1978, gli comunicò di avere appreso dal predetto esponente politico che “la cosa andava positivamente”.

 

 
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