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Il destino in una pallottola ( settimo capitolo)

Post n°2268 pubblicato il 18 Settembre 2017 da paperino61to

I giorni seguenti s caratterizzati da violenze da parte di quegli uomini in camicia bruna. Negozi devastati, gente picchiata per strada o fatta dileggio con parole oscene: l’unica colpa di queste persone è essere di razza ebrea.

Sui giornali si invoca l’intervento della polizia e dello stesso Hinderburg, ma costui rimane silenzioso.

“ Sono dei delinquenti di poco conto, non possono darci problemi” dice ai suoi consiglieri.

Un vociare accompagnato da applausi desta il professore dalla lettura del giornale.

E’ entrato un uomo, sulla quarantina circa, non alto, tarchiato, lo sguardo truce,gli occhi gelidi, i capelli a spazzola con un paio di baffi che incorniciano il suo volto.

Gutz è colpito dal suo modo di vestire, spicca la camicia bruna. Dalla camminata  e dall’atteggiamento dell’uomo si capisce all’istante che non è un “ semplice” soldato, soprattutto da come si sono resi servili  il cameriere e il padrone del locale.

“ Prego Herr Rohm…venga di qua… così nessuno la disturberà”.

Gutz non ha idea di chi fosse e quale grado avesse, ma intuisce che questa persona non porta nulla di bene alla Germania.

Chiude il giornale e beve alla svelta ciò che aveva ordinato, poi si alza per andare a pagare alla cassa, quando entra il giovane Karl con indosso la camicia bruna, che lo saluta affettuosamente.

“ Sono contento di vederla professore, venga, le faccio conoscere Rohm, è il capo fondatore delle “ Sturmabteilung”, ovvero gruppi d’assalto.

Gutz guarda il giovane e domanda: “ Assaltare chi? I poveri ebrei, i polacchi?”.

“ Professore, lei non cambierà mai vero? Noi non assaltiamo, ma semplicemente facciamo ciò che la polizia non fa, ovvero vigiliamo sui nostri concittadini tedeschi”.

Hans prende sotto braccio il professore ed entra nella stanza, dove Rohm è seduto su un divano intento a parlare con alcuni suoi uomini.

“ Herr Rohm, le presento il professore Gutz, sono stato un suo allievo e posso dire che c’è ne fossero di persone come lui nel nostro paese”.

Rohm, si alza lentamente e i suoi occhi si socchiudono mentre squadra Gutz.

Il professore sostiene il suo sguardo, maledicendo se stesso per essere entrato in quel locale, meglio era se accompagnava la moglie al mercato come la donna le aveva chiesto.

“ Bene, un emerito professore, prego si segga, siamo onorati di avere una persona così illustre” , delle risate echeggiano nella stanza.

“ Grazie, e accettate le mie scuse, ma non credo di esserlo affatto…e  anche non credo di conoscerla…lei chi sarebbe?”.

Rohm fa segno di stare seduto all’uomo accanto a lui, poi con voce melliflua risponde: “ Caro professore, ha ragione, non mi sono presentato, mi chiamo Ernst Rhom, ex capitano nell’esercito tedesco decorato con la Croce di Ferro, ora sono a capo di quelli che semplicemente vengono chiamati SA, squadre d’assalto…penso avrà sentito parlare di noi?”.

Gutz risponde di si con la testa.

“ Potrei chiederle cosa ne pensa delle nostre…iniziative, chiamiamole così, ma non vorrei crearle dei problemi, vero Karl?”.

Il ragazzo sorride, disarmante, quasi ingenuo.

“ Cosa ne pensa del nostro Fuhrer?” la domanda è sparata a bruciapelo tanto che il professore rimane interdetto sul come rispondere. Sa bene che una parola sbagliata avrebbe significato la fine della sua vita.

“ Se porta benessere alla Germania ben venga” è la risposta del professore.

“ Molto diplomatica come risposta, ma da un intellettuale non si può pretendere di più vero camerati? “ una risata esce dalle bocche dei presenti.

Gutz si alza dicendo di avere un impegno con la moglie, saluta i presenti, e si allontana. Le visioni incominciano a manifestarsi. All’uscita l’aria sembra rinfrancarlo un po’, ma le visioni sono più forte che mai. Gira l’angolo della strada e si appoggia al muro, la testa nella mani.

“ Professore, che succede? Sta male o ha avuto le…” è il suo ex allievo.

“ Quelle…quelle maledette visioni” rispose Gutz.

“ Venga, l’accompagno a casa”.

Nel tragitto nessuno dei due proferisce parola, ognuno è assorto nei suoi pensieri. Ogni tanto per strada dovevano fermarsi, il professore respira a pieni polmoni.

“ C’è una panchina laggiù, andiamo a sedersi”.

I due uomini si dirigono verso la panchina. Dopo essersi seduto Hans domanda cosa sia successo: “ Voglio la verità professore!”.

Gutz guarda il ragazzo e poi dolcemente gli dice cosa è successo ma soprattutto di cosa ha visto.

“ Karl, tu sei diverso da loro, non sei un violento, un fanatico, un delinquente che si nasconde dietro a una croce celtica. Togliti questa divisa e…fuggi dalla Germania…non bisogna avere doti di preveggenza per capire dove stiamo andando a finire”.

“ Come fa a sostenere questa cosa? La veggenza non è una scienza esatta”.

“ Lo so e hai ragione, allora ti dirò quello che ho visto in quella stanza…mi prenderai per pazzo…e spero che ti possa convincere...ne va della tua vita”.

Il professore racconta di  aver visto strade insanguinate, gente riversa sul selciato morta. Hitler sarebbe salito al potere con il consenso di quasi tutta la popolazione, ma lo faceva con la violenza, grazie a gente come Rhom, che eseguiva il lavoro sporco.

“ Non interrompermi ti prego…”.

L’indignazione però sarebbe sale alle stelle, fino ad arrivare a Hitler: “ troppa violenza nuoce a chi vuole diventare il capo incontrastato del paese. Il suo partito avrebbe vinto le elezioni, sono al parlamento, non hanno più senso le violenze, almeno non adesso. Hitler che non è stupido, capisce che deve sbarazzarsi di Rhom: “ E di tutti voi, credimi Hans, si sbarazzerà nell’unico modo possibile…dando ordine di uccidervi, di fare piazza pulita del vostro apparato”.

Il ragazzo guarda Gutz, i suoi occhi sono gelidi, una sola parola esce dalla sua bocca: “ Pazzo!”.

“ Sapevo che non mi avresti creduto, e mi spiace Hans che dubiti di me, ma è la verità…Rohm sarà incarcerato e ucciso…e tu…mio caro ragazzo…era buio…come la notte, verranno a prendervi uno a uno…ho visto camion pieni di voi…fosse…fosse comuni…mio Dio…”.

“Professore, Hitler e Rohm sono amici per la pelle, forse questo non lo sa, non darebbe mai  ordine di ucciderlo!”.

“Tu dimentichi che anche i fratelli si uccidono tra di loro, Romolo e Remo non ti dicono nulla? Caino e Abele? La storia insegna…ti prego Karl, togliti la divisa, sei giovane non devi essere ucciso…ti prego ascoltami”.

( Continua)

 

 

 
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