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Messaggi del 06/09/2017

 

Il destino in una pallottola ( secondo capitolo)

Post n°2261 pubblicato il 06 Settembre 2017 da paperino61to

La moglie aiuta il marito a mettersi nel letto. L’uomo è bianco come un lenzuolo e suda freddo. Il suo ex allievo spiega alla donna cosa sia successo: “ Non pensavo ci fosse tanta gente così, le chiedo scusa signora e anche a lei professore”.

Il sonno di Gutz è agitato, si muove di continuo e ogni tanto dalle sue labbra escono parole che la moglie non  era in grado di comprendere.  Quando il professore si sveglia, il sole è già alto, sul fornello la caffettiera emette il suo classico brontolio.

“ Come ti senti Hans? Stanotte ho sentito che ti agitavi, hai avuto un incubo?”.

Scuote la testa, ma sa che con lei è inutile negare: “ Quando ero in quella sala ho avuto una visione Ilga, e non era una visione piacevole. Non so spiegarti perché ho solo un vago ricordo di cosa abbia visto, ma quello che ricordo mi è bastato”.

“ Karl dice che sei svenuto per la troppa folla presente”,  e nel mentre versa il caffè nel bicchiere accompagnato da un pasticcino appena sfornato.

“ Tu sai che ogni tanto ho di queste visioni? Ricordi quando a Dresda aiutai la polizia a ritrovare quella sventurata bambina annegata nei campi fuori della città?”.

“ Hai avuto un dono da parte di Dio”.

“ No! E’ una maledizione, credimi Ilga! L’altro giorno mentre tornavo a casa, ho trovato il signor Biereth , mi ha chiesto se potevo dirgli qualcosa di suo figlio. Nella mano mi ha messo la fotografia del giovane… non ho avuto il coraggio di dirle che è morto tra atroci sofferenze, morto su uno sperduto sentiero di montagna mentre stava disertando…lo chiami dono questo? Io no!”.

La donna si avvicina e lo abbraccia: “ Non ci pensare più marito mio…sai anche te che queste tue visioni scompaiano abbastanza presto”.

L’uomo si alza e dopo essersi sbarbato e vestito esce, lo aspettano all’università, deve   consegnare i compiti corretti ai suoi alunni.

Verso il tramonto torna a casa, la signora Yades proprietaria della libreria lo chiama.

“ E’ arrivato il suo libro professore”.

Entra nel negozio  e saluta la donna, una bambina esce da dietro il bancone, è la figlia della donna. Gutz la saluta sorridendo, tira fuori il portafoglio dalla tasca e paga il libro. La bimba lo chiama e le porge la sua manina dicendo: “ Ciao…io mi chiamo Marlene, ho cinque anni…tu come ti chiami?”.

L’uomo si inchina nonostante  la schiena dolente, e sorridendo le risponde, poi la bimba prende la sua mano: “ Ti va di vedere i miei disegni? “.

In quel momento tutto intorno a loro scompare, Gutz vede solo un treno stipato da persone di tutte le età. Un fabbricato o qualcosa di simile è la loro meta, uomini da una parte, donne e bambini dall’altra. Nella sua visione ci sono delle docce, le persone all’interno sono nude. Dai fori delle docce esce qualcosa, non è acqua…è…gas…corpi inermi cadono al suolo boccheggiando e chiedendo aiuto, poteva sentire le loro urla. Vide Marlene aggrappata a sua mamma.

Gutz diventa pallido,  il cuore pulsa all’impazzata, si allontana velocemente, il sudore scende sul suo volto mentre le sue mani sono scosse da tremiti.

Arrivato a casa, deve sedersi su una sedia, le mani nei capelli. Sta piangendo. La moglie lo  osserva: “ Hans…cosa è successo?”.

Lui le racconta per filo e per sogno la visione che ha avuto, la donna lo abbraccia: “ Ti faccio una tisana calmante poi domani chiamiamo il medico. Sei stressato caro marito, hai bisogno di riposo.

Il medico conferma la diagnosi della donna: “ Caro professore, deve  prendersi un periodo di riposo.  Le sue visioni assurde confermano questa tesi, riposo assoluto. Fate un viaggio, magari andate a trovare dei parenti se potete”.

“ Si, ho dei cugini a Varsavia “ rispose la donna.

“ Perfetto, se possono ospitarvi tanto meglio, altrimenti prendete una camera e mi raccomando riposo assoluto, lasciate perdere anche il lavoro dell’università, non portatevelo dietro con voi. Arrivederci, vi ho prescritto anche dei tranquillanti”.

Uscito il dottore, Ilga chiama subito  i cugini in Polonia, i quali sono felici di poterli ospitare, hanno il  desiderio di vederli.

“ Partiamo entro un paio di giorni, il tempo di preparare le valigie e fare i biglietti del treno”.

Poi guarda il marito e per la prima volta dopo diversi giorni lo vede sorridere.

Nella mattinata seguente  i due coniugi incominciano a fare i preparativi per il viaggio, e nel pomeriggio visto il tempo bello decidono di fare una passeggiata al parco. Diverse persone confluiscono verso la fontana centrale, domandano a una di essa cosa stava succedendo.

“ C’è un comizio, un certo Hitler che parla. Non voglio perdermi neanche una sola sua parola”.

Gutz stringe forte la mano, nei suoi occhi la paura che le visioni tornino a farsi vive.

“ Non aver paura Hans,  ci sono io con te. Sono curiosa di vederlo e di sentire cosa dice”.

I due si avvicinano, Hitler è salito su un palco improvvisato, sta per iniziare a parlare. Il professore stringe sempre di più la mano della donna, vuole scappare, gridare aiuto, ma dalla sua bocca non esce una sillaba.

L’orazione dura circa due ore, in quelle due ore Hitler ribadisce il concetto della volta scorsa, il paese ha bisogno di un capo forte, deciso e non subalterno ai nemici del paese. Il male è anche all’interno, per questo ogni tedesco deve vigilare sul suo vicino di casa. Ogni cosa sospetta deve venire segnalata al partito.

L’applauso dei presenti è fortissimo, la gente che lo sta ad ascoltare è tutta dalla parte del piccolo oratore.

Alcuni uomini passano a distribuire dei volantini, la moglie di Gutz lo prende, era segnalato l’indirizzo dove ci  si può incontrare, parlare ed esporre le proprie idee.

“ Andiamo via Ilga, ti prego…”.

La donna acconsente e mentre tornano a casa esclama che non è male questo tizio, ha tutte le sante ragioni a parlare in quella maniera. Se il marito in quel momento  avesse guardato i suoi occhi avrebbe notato che brillavano per l’euforia. Gutz incontra il suo ex allievo per i saluti e spiega il perché della sua partenza improvvisata.

“ Spero che lei si rimetta in fretta, l’università ha bisogno di gente come lei…e anche la Germania”

 

( Continua)

 
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