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Messaggi del 30/06/2014

 

La donna di via Fabrizi 23 ( capitolo uno )

Post n°1718 pubblicato il 30 Giugno 2014 da paperino61to

 

Torino 1934..

La giornata piovosa non induce di certo ad uscire. Osservo dalla finestra dell’ufficio la strada bagnata, poche persone si avventurano con questo tempo.

Lo squillo del telefono mi fa trasalire.
“ Pronto, parla il commissario Berardi  “ rispondo con voce di tono grave.

“ Commissario, sono De Luca, sono al 23 di via Fabrizi , venga immediatamente “ la frase fu detta in un fiato solo .

“ Che è successo ? “ domandai piuttosto seccato di dover uscire con questo tempo infame.

“ Una signora è stata trovata morta nell’androne di casa “  rispose l’agente.

“ D’accordo arrivo “ posai il telefono e mi avviai all’uscita della Questura. Con me venne  Tirdi ,  mi fece da autista perché non mi andava di guidare .

“ Commissario, cosa è successo per farci uscire con questa  pioggia torrenziale ? “ mi chiese l’agente mentre il suo viso era incollato al parabrezza per vedere meglio la strada.

“ Ha chiamato De Luca, una donna morta. Forse omicidio, non è stato molto preciso “.

Arrivammo al numero 23 di via Fabrizi, un campanello di gente sfidava il tempo . La morbosità di vedere cosa fosse  successo era più grande del  correre il rischio di beccarsi una polmonite.

“ Largo, fate passare il commissario. “ De Luca ci stava facendo un po’ di spazio tra la folla.

Entrammo nell’androne, in ginocchio  riconobbi il dottore Stresi della medicina legale.

“ Buongiorno dottore, allora che ne deduce ? “ domandai  mentre mi avvicinavo a lui.

Si alzò , mi strinse la mano e disse : “ Questa povera diavola o è cascata dalle scale perché inciampata oppure l’hanno buttata di proposito  “.

“ Perché dice questa cosa ? Non si può trattare di una disgrazia ? “ risposi al dottore.

Egli mi guardò con aria sorniona e sottovoce mi disse : “ Se uno si ammazza buttandosi anche solo dal secondo piano, dovrebbe esserci una pozza di sangue dietro la testa..io non la vedo e lei ? Inoltre se uno si suicida dovrebbe avere accanto a se la borsetta, in questo caso…ecco ,  ora  mi spiega perché la borsetta è sparita ? Me lo ha fatto notare il suo agente, le dia un encomio  , se lo merita “.  Il medico si allontanò dopo avere dato disposizione per far trasportare la salma all’obitorio.

 

Tornai in ufficio con in mente le parole del dottore , pensavo a quella borsetta sparita.

“ Magari è passato qualcuno in quel momento vista la situazione  si è fregato la borsa , può capitare commissario “ disse Tirdi .

 Lo guardai  e gli  domandai se  credeva a quello che aveva detto. L’agente chinò la testa sulla macchina da scrivere, la sua risposta era nel gesto appena fatto.

“ Non sappiamo come si chiama , ne dove abita, non parliamo poi della professione “ . L’unica cosa che potevo fare in quel momento era andare a trovare il dottor Stresi per vedere se aveva qualche informazione in più.

La pioggia continuava a cadere copiosa su Torino.  Mi incamminai sotto i portici di via Roma, cercando di trovare un filo logico per iniziare le indagini.

Giunsi all’obitorio e domandai del dottor Stresi ; m’indicarono la strada per il semi interrato , la luce tenue della lampadina accompagnava i miei passi.

Bussai alla porta ed entrai. Il medico era intento a lavarsi le mani, evidentemente aveva finito da poco il suo “ compito “.

“ Buongiorno commissario, arrivo subito da lei. Prego  , si accomodi intanto “.

Così feci , sulla scrivania del dottore poggiava un fascicolo, lo guardai.

“ Bene , vedo che non perde tempo “ esclamò Stresi.

“ Purtroppo ho ben poco da dirle o forse tanto dipende da come la vede lei. “

“ Prego, dottore , parli pure liberamente “ risposi.

“ Allora, la donna  è di età media trenta/quarant’anni al massimo , colore capelli scuri, occhi marroni, volto regolare , molto bello se mi permette . Morta sembrerebbe , e ripeto questo verbo, per caduta accidentale ..se..”

“ Continui, il suo se…mi incuriosisce dottore “.

“ Dicevo , se non fosse che nel suo corpo  abbiamo trovato traccia di droga in  abbondanza “ . Si accese una sigaretta e aspirò lentamente il fumo .

“ Come se qualcuno l’avesse voluta addormentare e poi buttarla di sotto ?  “ dissi.

“ Direi di si , anche se non posso confermare al cento per cento questa ipotesi.  “.

Domandai l’orario del decesso , il dottore rispose che era avvenuto tra  tre  e le  cinque del mattino, massimo le sei.

 

 

Quando arrivai in ufficio  i miei pensieri cercavano ancora una strada per risalire almeno all’identificazione della donna. L’unica soluzione era mettere una fotografia sul giornale e sperare nel riconoscimento di qualcuno.

“ Buongiorno commissario , purtroppo per l’identificazione del cadavere   gli abitanti del palazzo non sanno nulla, pensi  , non hanno sentito manco il rumore del tonfo “ ad accogliermi con queste parole era il caro agente Tirdi.

“ Mentono ! “ riuscii  solo a rispondergli.

“ Lo credo puro io , commissario e anche alla grande “.

Domandai se avevano interrogato tutti gli abitanti dello stabile, mi rispose che solo un alloggio sembrava vuoto, eppure qualcuno ha riferito che a volte sentiva dei rumori provenire da esso.

“ Dammi il nome di questa persona , andrò a parlargli di persona. Poi , porta la fotografia della deceduta ai giornali e falla stampare, chissà magari siamo fortunati e la riconosco. Vai ora , così nell’edizione del pomeriggio è già pubblicata “ .

Presi un caffè alla veloce e uscii di  nuovo, mi recai allo stabile. Il Portinaio mi chiese cosa desideravo, feci vedere il tesserino della Polizia.

“ Prego signor commissario si accomodi. Che disgrazia vero ? Un palazzo così serio, nobile, abitato da gente per bene “.

Pensai che fosse la tipica portinaia, le dicerie su questo tipo di persone non erano leggende , erano verità. Per un attimo mi immaginai il povero marito, sorrisi dentro di me.

“ Senta signora Carla, vorrei parlare con il signor De Palma Luigi, abita al quarto piano vero ? “ domandai.

“ Si, al quarto , se vuole l’accompagno “ rispose la donna che già si stava togliendo il grembiule.

“ No , grazie, vado da solo. Senta piuttosto, l’alloggio sopra a De Palma , sa a chi appartiene ? “ .

La donna ci pensò  e rispose : “ Purtroppo no, per quello che so io  è vuoto, anche se a volte il signor De Palma dice di sentire dei rumori provenire dal piano di sopra . Che strano vero ? “.

Le chiesi se aveva per caso le chiavi, fu un secco no.  La cosa  fu alquanto strana , anche perché  l’unico mazzo di chiavi che non aveva  , erano di quell’alloggio.

 ( Continua )

 

 

 
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