Senza fallo

Abissi di perversione gastronomica

Ovvero la cena del maiale. Una volta l'anno, in questa stagione, amici di amici mi invitano a questa cena tematica, in una trattoriaccia molto ruspante, una specie di dopolavoro. L'evento si rifà a un'antica usanza. Una volta, nelle campagne, in questo periodo dell'anno, durante il Carnevale, si ammazzava il maiale, quell'unico che tutte le famiglie allevavano. Si facevano i salumi, gli insaccati, ma com'è noto, del maiale non si butta nulla, né le frattaglie, né, soprattutto, il sangue.

Non molti rendono omaggio all'antico costume anche se, a dire il vero, negli ultimi anni sta tornando un po' di moda.

In dialetto piemontese il maiale si dice crin, quindi nel gruppo questa viene tradizionalmente chiamata "la cena del crin". Non è una roba per signorine.

Abbiamo mangiato:

- salumi
- cotechino con purée
- torta di sangue
- orecchie
- tagliatelle al sangue
- piatto con batsoà (zampino impanato e fritto), grive (polpette di fegato e salsiccia tenute insieme dentro le budella), salsiccia e contorno
- tris di dolci (panna cotta, tiramisu e bunet)

Gli amici sono una banda di fanatici, quindi non ci si accontenta del vino servito dal locale; ognuno porta una bottiglia da casa, anche più d'una, in una specie di gara a far assaggiare agli altri i vini migliori. Morale non saprei neanche dire quanti tipi diversi di vino ho bevuto, per non parlare della grappa.