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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

 

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Crevalcore

Post n°456 pubblicato il 29 Maggio 2012 da simurgh2
 

Tom Waits - Gavin Bryars
Jesus' blood never failed me yet

Non esiste il male
Esiste Dio
che ogni tanto si ubriaca
(Tom Waits)

 

Crevalcore, come una crepa o cosa che ti cava il cuore;
Crevalcore.
E' successo ancora, nuovamente
che la gente muore
Ed ha sempre un'eco
che si divincola tra fatalità e dolore
Poi, la gente, come stamattina
normale
lavorava
Faceva come quelli che sono di Crevalcore.
Fanno, brigano
prendono il caffè sulla piazza
portano il bambino a scuola
buttano fuori le lenzuola dal balcone, che c'è il sole
a prender aria.
Cose cosi insomma.
Poi stamattina son venuti giu da sopra
La Paola ha fatto un gesto con la mano
mentre la Merchiori correva fuori
Stavano la sul piazzale a guardare, non so perchè
il cielo.
Poi ho sentito: terremoto. Ancora. Anche quà.
Morti là.
"C'e' ruggine in cielo al boato
sangue di scolo gia sette son morti"
il messaggio che ricevo a quell'ora. 
Conosco della gente la. Il telefono non prende.
La gente al bar ne parla.
La tv accesa. Pausa pranzo.
11 morti.
Sarebbe stato cosi anche là, a Crevalcore.
Quando la normalità s'interrompe
Quando poco più in là tutto è normale
Quando la normalità si interrompe
c'è come una sospensione del futuro
La normalità viene tradotta in un'altra lingua.
Osservare oltre i limiti della normalità,
lì dove uno direbbe che ormai non può esserci più niente,
riconoscendo in quel “guardare più in là del necessario”
la chiave di lettura dei destini individuali.
Cosa ci separa da quel dolore che agl'altri non si nega? 
“ci annoiano il proteggerci e il prevenire e lo stare all’erta,
e a tutti noi piace gettare lontano lo scudo
e marciare leggeri brandendo la lancia come un ornamento”.
Cosi, al bar in pausa pranzo
guardavo la vetrinetta dei tramezzini
Poi ho preso una piadina
con dentro delle verdure
del formaggio tenero.
Ce n'era una sola.
Ho preso quella perchè è romagnola la piadina.
A me sembrava di esser l'unico a voler cosi mostrare vicinanza.
Non so se va bene prenderla a questo modo.
Che la normalità mica sai quando muore
quando le cose cambiano e crolla tutto e la gente muore.

allora stai con chi scuote
perche' gli trovi dentro la grazia I'll garbo
A misura I'll silenzio d'epifania unheimlich....
C'e' questo confine di centochiodi
a chiudere I'll cerchio la condivisione
 

XXIX a. C.
  

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Commenti al Post:
alice_insonne
alice_insonne il 30/05/12 alle 21:05 via WEB
Possono essere svariati i modi per star vicino a coloro che stanno soffrendo questi momenti tremendi. Anche il tuo modo e' per dire, io ci sono,urlo con voi. Un saluto , Alice
 
 
simurgh2
simurgh2 il 31/05/12 alle 16:27 via WEB
Alice, le misure della vicinanza, scansando la retorica mediatica, sono, io credo, di per sè singolari per la modalità d'accesso emotivo.
La piadina è un modo, quasi paradossale per richiamare quella normalità che l'eccezionalità interrompe.
In un bar del nor-est, nella pausa pranzo ecco, avvertivo questa separatezza, come dire? l'inevitabilità della normalità nel non impedirsi di accadere, anche nella più clamorosa tragedia.
Grazie alice. Un saluto a te.
 
boezio62
boezio62 il 31/05/12 alle 15:10 via WEB
Bell'interrogativo Simurgh.La normalita' è stare a 15 km in linea d'aria da Mirandola e sentirsi mezzi miracolati.Poi vado davanti alla 'mia' chiesa,al 'mio' campanile,che vedo da cinquant'anni...(ma sono 600 che sta su'...)e vedere le croci cadute,le crepe,i pilastri disassati,3 cm di calcinacci sull'altare,affreschi andati,quadri lesionati e il parroco sotto choc insieme all'ingegnere che faceva i sopralluoghi alle 9.04 di martedi',10 tende nel prato del paese perche' ci sono 10 case inagibili........e tornare a casa.Nella mia casa.E vederla intatta....senza dover dormire in un sacco a pelo.E la distanza che separa la normalita' dall'anormalita' è sottilissima,perfino nella bassa mantovana di cui nessuno parla,perche' l'epicentro e il disastro è in Emilia.Peccato le onde sismiche non si fermino ai confini regionali...che sono li'...oltre il fiume.Ciao.
 
 
simurgh2
simurgh2 il 31/05/12 alle 17:02 via WEB
Sei di quelle bande, boezio? Credevo fossi di padova.
Una distanza nella vicinanza, ciò che separa è singolare, paradossale delle volte. Tu la, io qua. Non sono immagini televisive quelle che tu hai visto. Io, probabilmente, ho visto gli stessi posti nelle foto, in tv, o per esserci stato in altri tempi, prima.
Comprendiamo il dramma, la tragedia per diversi gradi di empatia ma è diverso lo sguardo che su quelle macerie o su ciò che è rimasto intatto, si posa.
La linea di confine o la linea d'ombra sono gradi di percezione che la vicinanza separa. C'è questo sentimento della condivisione, del voler comunicare una vicinanza, di essere partecipi, tentare di fare qualcosa per dare una mano, aiutare insomma, che a me sempre tocca corde maestose. Si riscopre ogni volta, sia pure in un senso civile che si presume orientarsi sempre piu all'isolamento e nella solitudine, eppure, mi dico, ogni volta scopro questo grado di mobilitazione civile, cuori generosi e puri, solidali, oltre i confini delle onde sismiche, oltre il fiume, muoversi come possono verso l'epicentro. Nel 76 io ero stato a Gemona, nel Friuli una settimana, in un mese di maggio.
Grazie boezio
 
lightdew
lightdew il 31/05/12 alle 15:33 via WEB
è il senso della condivisione..( che poi imposta da pure fastidio, forse perchè è proposta da chi proprio non sa cosa sia).
 
 
simurgh2
simurgh2 il 31/05/12 alle 17:27 via WEB
Con-dividere, lightdew, spartire, possedere assieme, da divisi partecipare. Una galassia complessa questo condividere. Ha il potere di riunire, di trovare umane assonanze. Anche un potente e suggestivo richiamo demagogico e populista dei politici. Lo spirito che ci porta a condividere, a voler spartire il peso della tragedia, dovrebbe essere preservato, visto che travalica avidità ed egoismo. Un sentimento fondamentale per ritrovare, in questa umanità una via d'uscita onorevole e spartita per tutti.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
\'ValCore a manotesa il 01/06/12 alle 00:29 via WEB
“La vera alterità fatta di delicati contatti,
di meravigliose compensazioni con il mondo, non poteva realizzarsi
con un solo termine, alla mano tesa doveva
corrispondere un’altra mano da fuori,
dall’altro.”
J.Cortazar,Il gioco del mondo
<otherness..togetherness>
 
 
simurgh2
simurgh2 il 01/06/12 alle 14:50 via WEB
Congiunzioni all'io che son altro da me. L'alterità. Mi porta in strane congetture tra ValCore e Cortazar. Alienazione anche che, quei delicati contatti ristabilire vogliono valore etico elevato. Altero, come un "lanciarsi in sé con una tale violenza che il salto finisca fra le braccia di un altro." fino a farsi boria. "senza possedersi non esisteva possesso dell'alterità,". Come può allora non esser d'altri chi può d'esser di sè stesso. Mi conduce ad una vita ipotetica, spiazzamneto. Tranne per quella mano tesa. Come se, solo la mano che cancella può scrivere il vero. Una mano da fuori. Come un impartecipe distacco alla lucida coscienza della propia alterità? " per trovarsi almeno solo-fra-gli-altri? Cortazar o quel Luca non me la racconta giusta. "..entravano nel paradosso peggiore, quello di trovarsi forse alle soglie dell'alterità e di non poterle varcare" . Faccio un rewind e scelgo queste parole " La vera alterità fatta di delicati contatti, di meravigliose compensazioni con il mondo.."
 
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