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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
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Ogni tanto mi torna, questo racconto di Cheever: "Il nuotatore".
Una quindicina di pagine al cloro delle piscine che attraversa, passando da una all'altra, saltando siepi, attraversando giardini e strade. L'ho letto bevendo una Tennent's, al Long Island una sera. L'avevo letto in altro modo da questo, recente.
L'incipit che ho scelto è questo
" Gli sembrava di vedere, con occhio da cartografo, il dispiegarsi delle piscine, quel corso d'acqua quasi sotterraneo che si snodava attraverso la contea. Aveva fatto una scoperta, aveva dato un contributo alla geografia moderna e quel corso d'acqua l'avrebbe chiamato Lucinda, col nome di sua moglie. Non era uno che amava particolarmente gli scherzi, ne era buffone ma era volutamente orginale, e si considerava, in generale e modestamente, un personaggio leggendario. Era una bella giornata, e gli sembrava che una lunga nuotata ne avrebbe esaltato la bellezza" pag 12
"Quando Lucinda gli domando dove stava andando, le rispose che sarebbe tornato a casa a nuoto" pag 13
" L'impresa di avventurarsi verso casa seguendo questa insolita rotta gli dava la sensazione di essere un pellegrino, un esploratore, un uomo del destino, e sapeva che sul percorso avrebbe incontrato molti amici, tutti amici assiepati lungo il fiume Lucinda"
8 e passa miglia da percorrere, 16 piscine da attraversare. Attraversa, in questo modo parte della sua vita. Ritrova ex amanti, il bere smodato, un temporale, tavoli abbandonati e imbanditi dopo una festa.
Ciò che mi colpisce di più è questo impulso dell'uomo maschio di compiere l'impresa. Questo bisogno di epopea, di lasciare un segno grandioso su una vita, altrimenti vista come avvilente. Una sorta di riscatto. Simbolico, allusivo, una sorta di piccola, personale odissea, il viaggio, il ritorno a casa, dove non troverà piu nessuno, abbandonata da tempo, disabitata, l'inganno.
Con lui poi invece, condivido compassione. Gli sconfitti di Cheever, cosi come quelli di Carver, un nuovo umanesimo. Una tenerezza infantile, una disperazione che è psicotica.
Un'essenza non vera, la necessità del riscatto
Attraversare un mare inesistente
alla ricerca di un sollievo
alla ricerca di un verbo da compiersi,
un sillabario antico
da cui sei stato estromesso, senza più scuse.
Precipitare cosi,
privi di memoria,
in un fluido al cloro indistinto
Non offrirà riparo, ne infine riscatto.
Resterà un male deprezzato.
Un tuffo disperato dentro di sè.
Una piscina vuota dove sbattere sul fondo.
La vita è un fiume che sfocia e in un mare si perde.
Bracciate che spingono ancora piu lontano
chi fugge,
credendo di tornare.
ad un tempo impronunciabile e innumerabile
e sei un uomo perso
anche se hai una mappa
un fiume che ti porta verso casa
Resti un uomo in mutande
(simurgh)
Una esauriente recensione
http://www.carmillaonline.com/archives/2009/06/003092.html
Un sunto
http://www.railibro.rai.it/recensioni.asp?id=286
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)