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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

Invidio il vento

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ALMOST BLUE-CHET BAKER

 

 

"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi di Aprile 2012

Coney Island of my mind

Post n°437 pubblicato il 21 Aprile 2012 da simurgh2
 

E' un salto dal circo di Capossela. Per la legge degli Otto gradi si passa a Ferlinghetti, poeta della beat generation, il primo che ha pubblicato Kerouac e Ginsgerg. Dal video di Capossela e il suo luna park mentale al Coney Island of my mind, che è il posto di New York dove ci sono le giostre permanenti. Ferlinghetti è stato il braccio politico della beat generation. Poesia come arte che insorge. Avevo neanche vent'anni e con la beat generation dovevo averci a che fare. Ero un comunista allora,mi battevo. Ora non piu e mi piacciono anche meno le poesie di Ferlinghetti, però la giostra in testa è rimasta, il circo, gli acrobati,, i giganti. Scrivevo le mie poesie su dei notes anche allora. Chissà dove sono andati a finire quei ragionamenti. Avevo neanche vent'anni. 
Tre o quattro cose volevo essere
tra queste anche un beat mi prendeva
Non un hipster o un freak, neanche un hippy
Beat è un battito, un ritmo jazz.
La prima in assoluto è stata "Urlo" di Ginsberg.
Sapevo recitare a memoria ispirato la prima strofa.
La sapevo perchè l'avrò iniziata mille volte.
"You know, this is really a beat generation" 
"Man, I’m beat, voleva dire senza soldi,
senza un posto dove stare. Oppure
che cammina tutta la notte
con scarpe piene di sangue
sulle rive nevose dei docks aspettando
che una porta nell’East River
si apra su una stanza piena di vapore di caldo e di oppio" (1)
A dire il vero però, più che i beat
in me c'era più Rimbaud e Corto.  


Coney Island baby ha un testo bellissimo

Il Luna Park mentale

Coney Island della mente, 1968

Sono una banca del canto.
Sono una pianola
in un casino abbandonato
sulla riva del mare
in una fitta nebbia
e ancora suono.
Vedo una somiglianza
tra la Donna che ride
e me stesso.
Ho udito il suono dell'estate
nella pioggia.
Ho visto ragazze sui lungomare
avere complicate esitazioni.
Sono un raccoglitore di frutta.
Ho visto come i baci
causano euforia.
Ho rischiato di essere incantato.
Ho visto la Vergine
in un melo a Chartres.
E Santa Giovanna bruciata
alla Bella Union.

(Lawrence Ferlinghetti)

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“Il mondo è un gran bel posto per nascerci, se non date importanza alla felicità che non è sempre tutto questo spasso se non date importanza a una punta d’inferno qua e là proprio quando tutto va bene perchè anche in paradiso non è che cantino tutti i momenti.[..] 

tratto da “Coney Island of the mind

(1) Allen Ginsberg "Urlo"

Questo è stato il primo degli americani che mi ero preso.
Mitico!!
 

 
 
 

Le mappe mentali

Post n°436 pubblicato il 20 Aprile 2012 da simurgh2
 

(Autoritratto con barba dell'immagine del gigante)
Nel post "Il gigante"  mi venivano delle associazioni di idee. Ed è curioso come avvengono, per quali gradi di separazione e di astrazione individuale. Mi dico che non son mica tutte uguali. Ognuno fa le sue di associazioni. Linee che nella testa si intersecano, si sfiorano o colludono, o si abbracciano e saltellano. Le associazioni si accoppiano, a volte copulano. Sono richiami, echi. A questo video ci arrivo, oltre che per l'assonanza del nome: il gigante, anche perchè però amo Capossela visceralmente. Sicchè credo c'entri il tipo di legame, il grado di assonanza, emozionale sopratutto. Gli archetipi che ognuno si costruisce, le figure mitologiche di riferimento, gli arcani dell'inconscio collettivo. C'è un inconscio colletivo e un altro minore, identitario, di appartenenza.
Come mai se mi trovo una morosa, piace Capossela anche a lei? Come mai va matta per Cortazar e Miles Davis, come mai? Chi mi ha portato a Capossela? Attraverso quali gradi ci sono arrivato? Perchè mi piaceva Paolo Conte? Oppure mi arriva da Tom Waits? Si anche. E chi ha portato questa lei, chi? Chi l'ha condotta a Capossela? (per dire)
A leggere un bellissimo libro come " I racconti dell'Ohio" di Anderson, per esempio ci sono arrivato attraverso Capossela. C'era la sua prefazione.(Bellissima!) Mi son fidato ciecamente. La canzone il gigante e  il mago è ispirata a quel libro.
Mi vien da pensare che noi in testa abbiamo queste mappe, fatte di riferimenti, indicazioni, autostrade, rotatorie, vie secondarie e che, quando incontrano altre mappe in altre teste, trovi strade che conosci e dici ah guarda questo viale, oppure ho anch'io questo semaforo, le stesse colline che corrono in fianco alla statale e allora ti piaci di piu, qualche volta il cuore ti batte e ti innamori anche delle carte geografiche che hanno gli altri e ti metti la a parlare di questo paesello, dei sant'arcangeli di romagna, di kind of blue, del tuo fiume che lei non ha ma che gli piacerebbe conoscere. E anche a te che stai la a guardare la sua carta geografica dei miti e leggende personali, lei ti dice e questo? e questo? e poi vuol farti conoscere questo e quest'altro, cos'è? come mai? E ti viene da farci un sacco di cose assieme. Ma allora sono i nostri personali Capossela ad incontrarsi? Loro e tutti gli altri che ci portiamo dietro. Siamo fatti di tutti questi frammenti.
Roland Barthes non ne parla nel suo "Frammenti di un discorso amoroso", però.
Allora io la vedo che siamo mappe mentali che s'incontrano.
Di tutto questo e altro parlerò alla conferenza " Come mai se ti piace Capossela va i finire che ti innamori di una a cui piace Capossela anche a lei?"

E i tamburi stanno zitti
e la grancassa tace
ma i tuoi bambini non lo sanno 
e continuano a giocare
chiudi gli occhi e non sai quanto
quanto a lungo puoi durare
chiudi gli occhi e ti ritrovi
col gigante e il mago

 

 
 
 

origami orgarimi

Post n°435 pubblicato il 15 Aprile 2012 da simurgh2
 

 

Siamo origami, 
ognuno piegato su di sè, 
ogni giorno un lembo di luce 
chiuso dentro un'altra piega
dove la luce non stà
e ripiega nel buio di ognuno
Ogni piega una punta
che spunta nel petto

Torna a casa la rana
dalle mille zampe
.... incantata
Kaeru....narimi
cosi da restringersi
a sole sillabe d'infante
Carta piegata dispieghi
parole si aprono
diventando giganti

 

Dici origami e pieghi parole
parole dentro altre parole
che diventano sempre più piccole
Segreti nascosti
che appendi nel tempio
Parole piegate
balena
duduk
monaco
narimi
elefante
cloro
biscotto
Carta dita aria suono
pieghi impiri spieghi espiri
Credo che certe fisarMonache
inviino preghiere cosi

 

 
 
 

Origami

Post n°434 pubblicato il 15 Aprile 2012 da simurgh2
 
Tag: origami

Questa è una storia vera. Vera nel senso che una collega mi racconta di questo parente di suo marito, questo Andrea di Napoli che adesso è un artista dell'origami. Diciamo che tutto l'ambaradan sull'origami che ho in testa, inizia da questa storia. Mi dice che questo è diventato famoso e a casa non ne sapevano niente. Mi dice che studia giurisprudenza e che il padre è un avvocato. Lui fa una mostra a Napoli e la sorella per caso lo legge sul giornale. Torna a casa e scoppia lo stupore. Ma come? Allora io me la sono immaginata cosi:

Stava molte ore chiuso nella sua camera.
Un bravo bambino, taciturno, timido, ubbidiente; diceva di lui la madre.
Studia. 
Lui leggeva le avventure di Stevenson, di Salgari, di Mark Twinn.
Teste piene di sogni che nascondeva.
Guardava la strada dalla finestra.
Le grida dei bambini che giocavano gli incutevano timore.
Gli piaceva star da solo. Nella sua camera.
Il suo mondo segreto era in uno scrigno, protetto, dentro là.
Giocava con la carta. Se ne accorgeva la madre.
Da un manuale della sorella aveva imparato l'origami.
Temeva quel padre suo severo.
Il padre, d'altro canto, lo considerava inetto.
Non combinerà granchè nella vita.
La madre diceva, vedrai, si farà. E' un bambino timido.
Non avrebbe mai avuto il temperamento del padre. Un noto avvocato.
Il suo mondo era protetto da ringhiere, terrazzi, balconi, porte chiuse, cassetti, silenzi, marmi e legni in cui scivolare con le pattine. La mamma aveva sempre mal di testa.
La sorella si era allontanata in un mondo che cresceva e lei si faceva femmina.
Mentre giocava con la carta gli sembrava che le dita gli parlassero, o lo stessero ad ascoltare. Un confine labile con il silenzio. Nella sua testa c'era tramestio. Un'ininterrotto sciame di immagini trasognate che confluivano una nell'altra e lui ne avvertiva il gorgo. Ci stava bene in quel suo ovattamento. Anche a scuola, trafficava con le dita sopra fogli di carta. Piegava, dava forme. Era ipnotizzato e concentrato in quella fenomenologia della piega e, nel cercar nella piega la forma astraeva. Una doppia dimensione. Concentrato su quel che dicevano a scuola ma, le sue dita parlavano per conto loro. Lui le lasciava fare.
Nella sua camera si accumulavano queste creature a cui la madre non dava peso.Non le capiva, cose di carta accartocciata, piegata, sormontata. Ogni tanto gli chiedeva cosa ci facesse con tutta quella carta.
Fu iscritto a giurisprudenza. Di certo non fu lui che scelse.
Il padre pretendeva di dargli un indirizzo e poi tenerlo "sotto di sè".
Male che andasse, c'era sempre qualche pubblica amministrazione in cui imboscarlo.
Adesso ha tren'anni Andrea. Lui non credo riuscirà a laurearsi ed avere l'abilitazione.
Adesso non è che gliene importi granchè.
Deve seguire una grande mostra a New York.
Ha questo pensiero dentro di sè, una preoccupazione.
Dovrà farlo per il padre, laurearsi. Deve, non ci son requie.
Quando fece la sua prima mostra, a Napoli, nessuno a casa sapeva niente.
Un giorno arriva a casa la sorella e dice a sua madre:" Ma tu lo sapevi che c'è una mostra di Andrea al palazzo tal dei tali?". La madre sbigotttita: "Una mosta? Andrea?". Panico e commozione. Andea un artista? Senza dire mai niente.
Non sò come la prese il padre.
Adesso,con i suoi origami, viene commissionato da grandi architetti, per decori, soffitti e archi, nicchie e quant'altro.  

 
Ci sono lupi
in mezzo alle parole
piegate d'attese
di sconfitte e di rese
ringhiano torve
senza via di scampo
e i bambini cercano una tana
dove diventare
tuono e lampo
Parole piccole
che hanno suono
per spaventare il lupo
l'orso e il mariuolo
Parole sempre più piccole
che il bambino
Può anche tacere
sssssssssssssh
fai solo disegni
parla con le dita

(simurgh)

 
 
 

I GIGANTI

Post n°433 pubblicato il 11 Aprile 2012 da simurgh2
 

 

I GIGANTI

Gli amori son come i giganti
Dei mastodonti alti otto dieci metri
e sono di carne che pulsa
Bestie che son come infanti.
Balene, Ararat, animali impressionanti.
Gli amori fanno impressione, ecco.
Ho questa idea che mica c'è
tanto da fidarsi, io penso.
Poi me li vedo cosi, che nell'amore
ognuno ha il suo di gigante.
C'è il gigante selvatico
c'è il gigante guerresco
il gigante della manfrina
il gigante sensibile e un pò tonto;
c'è il gigante che si commuove con niente.
Insomma, poi ognuno porta il suo.
Adotta un gigante.
Se non avessimo gli amori
non saremmo giganti in niente
dico io, allora ci incontenteremmo
dei libri, delle poesie, della cocaina,
dei Suv, dei bagordi, del frigo,
delle scarpe nuove, della borsa di Gucci.
I giganti son bestie feroci.
Il mio ha un'anima dentro
e sa scrivere sui tronchi e le rocce,
bestemmia, usa artefatti,
conosce il fuoco e la spada,
sa usare metafore ed eufemismi.
Ne ho avuto uno che restava rintanato
da solo, come un monaco pazzo
e scorbutico che se si fosse trovato
in piccoli gruppi si sarebbe dedicato
all'assassinio o al tango argentino.
Insomma poi ognuno in amore
ha il gigante che gli spetta.
I giganti, dicevo, dovrebbero far paura.
Non che quando ti trovi davanti
provar stupore e meraviglia
ma sgomento come un pugno sotto il mento.
Questo devono fare i giganti, paura.
Invece di chiudere gli occhi quando il gigante
ti bacia in bocca e ti vuol mettere dentro la lingua
e vuol fare le cose come dio comanda
tu dovresti dire all'occhio ragazza
Per questo i giganti son come l'amore
ed io ne ho visto di giganti cadere.
Tu credi che l'amore sian rose e fiori?
Ti sbagli.
Gli amori son sempre dolori.
Bisogna star attenti e calcolar bene
che gli amori son grossi come condomini
che quando cascano mica devi star sotto
Son cose che sanno anche i geometri.
Bisogna transennare, starne distanti.
Quando cadono ci va di mezzo la popolazione civile.
Gli amori, come i giganti sono infantili
un pò duri di comprendonio, un pò gnocchi.
Il comprendonio va sempre un pò a puttane
E' dimostrato, torni un pò prepuberale
con conseguenti danni alla sfera affettiva.
Non ho mai sentito che i giganti hanno moglie.
non ce ne sono piu di gigantesse inclini
alla convivenza e alla copula.
Però gli amori son dei giganti:
Non c'è niente da fare.

(Ritrovo questo post e, secondo me, non so però mi pare che ha a che fare con i giganti clicca)

 
 
 
 

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SAINKTO NAMTCHYLAK

 

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-Rilke - Tutte le poesie - Einaudi
-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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