Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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Messaggi di Luglio 2016

Una storia

Post n°403 pubblicato il 30 Luglio 2016 da hieronimusb

Questa storia non può iniziare con il classico "C'era una volta in un paese lontano lontano..." perchè conosciamo benissimo il luogo ed il tempo, Genova, da qualche parte attorno al 21 di ottobre 1942...
... la Storia sta spiegando le sue ali ad avvolgere il mondo, ali cupe che vanno assumendo il colore bruno del sangue rappreso, ma a noi, uomini e donne di piccolo peso, è dato di vedere, scostando le ragnatele del tempo, in questa sera di tardo autunno due giovani camminare lentamente, mano nella mano, fino a cercare il sole che si tuffa nel mare.
Il tramonto colora di rosso una nave da guerra alla fonda nel porto, ma gli occhi di due giovani di ventanni vanno al di là del momento presente, e corrono leggeri sulla superfice del mare.
La voce di lui sale appena a smuovere l'aria, è un piccolo sussurro, una dolce carezza all'orecchio di lei.
"Il mio paese è coricato fra i castagni, in questo periodo esplodono in tutti i colori della terra. Quando vado a far legna sulla strada che porta a Giaveno, le foglie per terra sono come un tappeto. Allora mi immagino che stiano salutando l'ultimo sole prima di morire, come se volessero cantare la tristezza per l'inverno che viene ed i lunghi mesi di gelo e silenzio.
Ti porterò là un giorno, quando mi daranno una licenza e ti presenterò ai miei genitori... magari la prossima primavera...c'è un sentiero nel bosco dove d'estate volano le lucciole...e c'è il Sangone, il nostro fiume, che ogni giorno sussurra all'orecchio la sua canzone"
Mentre parla, già la sua mente vola al momento in cui camminerà con lei in quelle strede che ben conosce, e potrà presentarla agli amici, ai parenti.
Sogni semplici di un cuore puro che già si vede ripetere il gioco infantile di risalire il fiume saltando di masso in masso.
Un velo di nostalgia gli sale dal cuore mentre ripensa alla sua terra lontana, al suono delle campane del Santuario, alla carezza del fiume all'orecchio...

... lei capisce, e gli dona la sua carezza, la sua mano lieve si appoggia sulla sua guancia e ne segue il profilo, stirandogli la bocca in un sorriso.
Un tocco lieve, pudico, com'è giusto in quel tempo, in cui la sofferenza nutre i sentimenti e li fà diventare più veri.
Lei sà che il mare è alle sue spalle, ma le piace, cercarlo negli occhi di lui, occhi di un blu profondo.

Indifferente il sole tramonta ed è tempo di andare.

"Per qualche giorno sarò di servizio e non potremo vederci" le dice, mentre indugia con le sue mani a trattenere quella di lei, ed intanto sogna il momento in cui potrà finalmente stringerla tra le braccia, perdersi nel profumo dei suoi capelli, sentire la morbida consistenza delle labbra, ma oggi non si può, non sarebbe rispettoso, ed allora con un sospiro la lascia, ma nel lento scivolare delle mani, in quell'attardarsi esitante capisce che  per lei vibrano nell'aria gli stessi sogni.

Storia semplice ed ingenua, come semplice ed ingenuo è un amore di ventanni, in una città in guerra
Storia di coraggio e di speranza, la speranza di chi anche nel buio più scuro guarda al domani, alla luce del mattino.

Lontano in una casa in riva al fiume, una madre tiene tra le mani la foto di un giovane, fiero nella sua divisa , legge e rilegge la dedica: "Cara mamma alla Madonna della Guardia ho pregato per te".
Il cuore di una madre sa aprirsi alla gioia, e stringersi d'angoscia, "Che la Vergine Santa ti protegga figlio mio!".

Già figlio, già grande per fare il soldato, ma ancora così bambino, con i tuoi capelli corti e lo sguardo fiero...

Figlio già uomo, che scrivi da una città troppo lontana, perchè questo cuore di mamma possa vegliare su di te...

Figlio mio primogenito luce dei miei occhi, strappato a me da una guerra che non so capire,..

Figlio,.. ed il mio cuore è legato con un filo spinato che lo trafigge ad ogni palpito.

E la notte copre con il suo manto queste scene di dolore povero, non l'angoscia dei potenti per la sorte del mondo, ma la sofferenza dei poveri che si vedono strappare il loro mondo.

***
22 Ottobre 1942 nella notte appena accennata il lugubre ululare delle sirene antiaeree riga il volto della Storia annunciando alla città attonita che la guerra è arrivata a scuotere anche le sue case ed i suoi cuori.
IL giovane di servizio in strada aiuta le persone che si affollano verso i rifugi, cantine e gallerie scavate nel fianco della montagna, coppie di anziani che si trascinano aiutandosi l'un l'altro come hanno fatto da una vita, madri con bambini urlanti in braccio, le imprecazioni, le bestemmie e le preghiere unite in una sola litania.

Mentre incoraggia, aiuta, guida, il giovane pensa all'amata in un'altra parte della città, e prega silenziosamente "Signore, aiutala, falle trovare il rifugio più vicino, Madonnina guidala" Ed intanto offre la sua mano, la sua spalla ad un infinità di volti tutti uguali nell'oscurità della città buia per il coprifuoco.
E di colpo l'inferno esce dalla voragine in cui è stato ricacciato per millenni ed arriva su Genova ringhiando e rombando.
Le vibrazioni basse sono pugni nello stomaco, una voce si alza a recitare il rosario, altre voci si aggiungono sommessamente.
Anche chi prima bestemmiava, adesso prega con fervore, il Dio Padre, il Dio buono, capirà anche l'incoerenza di queste anime spaventate, trascinate in un vortice che mai han saputo dominare.

Anche il giovane prega, e gli torna alla mente il mese di Maggio, il profumo della sua terra nelle sere in cui al Santuario si prega la Madonna nel Suo mese, nel mese delle rose.

"Finirà, tutto questo finirà, ed un giorno saremo felici insieme..."

****
23 Ottobre 1942, il mattino si leva triste e freddo su una città devastata.
La nebbia che sale dal mare si confonde con i fumi degli incendi.
Il giovane è ancora in servizio con altri commilitoni, è necessario fare sopralluoghi, verificare le zone pericolose, avvisare gli artificeri se vi sono bombe inesplose, impedire agli sciacalli di approfittare della situazione per razziare le già povere cose della popolazione, mentre piano piano la gente sta uscendo dai rifugi per sapere se è tempo di vivere o di morire.

"Chissà come sta?" si chiede il giovane, il cuore rivolto ad un solo pensiero mentre in Piazzale Corvetto si avvia con gli altri verso un cumulo di macerie dove solo poche ore prima c'era una casa.
Ed improvviso, la terra si capovolge, il cielo diventa scuro, mentre dalle macerie la bomba infida completa il suo lavoro di distruzione...

...li raccattano, perchè non c'è altro termine, li raccolgono alla belle meglio, con lenzuola annodate strette per mantenere i loro corpi in una parvenza di dignità.
Questa volta è il suono delle ambulanze che si alza livido nell'aria, sono le 10.20.

Il giovane è ancora vivo, con le ultime energie si aggrappa al filo della vita, inconsciamente, forse,il ricordo di lei gli mantiene accesa nel petto la scintilla della speranza.
Forse percepisce il lieve tocco, le dita della suora che gli detergono la fronte sudata, forse ripensa a quella sera vicina, ma ormai irrimediabilmente lontana in cui lei ha accarezzato così dolcemente la sua nostalgia.
Con un ultimo guizzo la fiammella si spegne ed il freddo, rotte le barriere invade il povero corpo straziato.
E' il mattino del 24 ottobre.
*****************

In tempo di guerra le notizie scorrono lente, sono passati due giorni dal bombardamento la vita sta tentando di riprendere il cammino, la ragazza torna dal lavoro e sta sognando quando lo potrà rivedere,cammina lesta insieme alle amiche, ma, davanti ad una chiesa un capannello di persone e decine di feretri.
L'amore avvince il cuore con lacci sottili che uniscono gli innamorati, trasmettono le sensazioni, anticipano il futuro, e la ragazza sente questi lacci che si stringono improvvisamente togliendole il fiato.
Con la mano improvvisamente sudata stringe il braccio dell'amica più vicina e si avvicina per sentire.
Qualcuno sta elencando i nomi dei caduti, in ordine alfabetico, ed il nome di lui è tra i primi.
Come un martello su uno specchio la verità si abbatte sui suoi sogni frantumandoli, le schegge aguzze le trafiggono il cuore mentre si accascia tra le braccia delle persone che la circondano.

*******
In tempo di guerra le notizie scorrono lente, sono passati ormai quasi dieci giorni e nella casa in riva al fiume la madre torna dal suo lavoro di bàlia.
Dalla finestra della cucina vede un ufficiale in piedi accanto al tavolo, ed il marito seduto, o accasciato, con un foglio in mano.
Non ha bisogno di sapere, non c'è bisogno di capire, un cuore di madre sa prevedere.
Non entra neppure, si siede sui gradini della scala esterna, impietrita, mentre i capelli incanutiscono, neppure si accorge che tra le mani stringe la foto di un soldato con la dedica "Cara mamma alla Madonna della Guardia ho pregato per te".

***************
Passano i giorni come passa il vento tra le foglie, ma nel cuore della giovane il dolore è sempre vivo, finchè un giorno, su una lettera verga poche righe "Gentili signori, ero la fidanzata di Luigi, avrei piacere di conoscervi, avrei piacere, se non vi arreca troppo dolore, di sapere qualcosa di lui.Silvia"
Ed una mattina, ospite attesa prende il treno per arrivare alla casa in riva al fiume.
Cosa avrai pensato Silvia, mentre il treno ti trascinava lungo il Piemonte?  avrai pensato alle volte che lui aveva fatto quella stessa strada?, e quando i tuoi occhi si sono posati sui castagni, sul campanile del Santuario che svetta imponente e solo sul suo colle, cosa hai pensato?

Poi.. l'incontro tra le due donne nella casa, le parole, i silenzi ad ascoltare il mormorio del fiume.
Che impressione strana  essere lì, a guardare quelle cose per lui così familiari, la catasta della legna, il fienile, la stalla...
... immaginare la sua voce che corre e accarezza l'orecchio come il fruscio del vento tra le foglie...
...e pensare, e soffrire, per ciò che avrebbe potuto essere ed invece non sarà

Sono certo che avreste voluto aggredire il tempo, fermarlo perchè quegli attimi durassero in eterno, la forza di due amori differenti ma ugualmente disperati che non riuscirono nel miracolo e venne l'ora di ripartire.
Sei già sul treno mentre il paesaggio si allontana dietro di te e ancora le lacrime ti rigano il volto,mentre ricordi l'abbraccio della madre, e la sorellina di lui, sei anni che ti incita a far presto 'Corri Silvia che il treno subbia'
Subbia italianizzazione ingenua del piemontese fischiare, e il pensiero tenero di quella bimba che Luigi tanto amava ti strappa un sorriso di tristezza, se pensi ai figli ...

*******************
I giorni si succedono ai giorni e Silvia non vive, sopravvive, le mani ferite a raccogliere i cocci aguzzi di una vita.
Ma la vita è puttana debole coi forti e forte coi deboli, preferisce schiacciarti al suolo piuttosto che aiutare a rialzarti.

Ed una sera ,di nuovo la sirena, quella stessa che ha infranto i tuoi sogni e come allora bisogna correre, affrettarsi verso il rifugio, verso la cantina, verso la sicurezza.

E tuo padre ti incita "Dai Silvia corri", ed il respiro affannoso di tua madre accanto a te mentre come inebetita lasci che il tuo corpo metta un passo dopo l'altro.
Le voci tutto intorno ti rimbombano nelle orecchie, con il loro incitare con il loro spingere, un frastuono che ti esplode nella testa 'Corri, corri, corri, corriiii...', e scalpiccio di passi e urla e pianti e bestemmie e preghiere...

Ma la tua mente è altrove, ad un'altra sera ad un altro dopo.

Neppure ti accorgi che il tuo passo è troppo lungo e manca il gradino.
Una fitta lancinante alla schiena e tutto diviene nero e buio. Non hai la forza di respirare, non hai la forza di urlare, qualunque cosa fosse, grido o lamento è rimasto strozzato tra i denti.
L'impressione di dondolare mentre una nuova fitta lancinante alla schiena ti fa perdere i sensi.
Al risveglio c'è su di te il volto di tua madre rigato di lacrime.
Provi ad alzarti, ma una fitta brutale ti fa recedere dall'intenzione, provi a muovere le gambe, ma stranamente non senti nulla non hai nessun controllo su di loro, solo un dolore lancinante che  ti toglie il fiato.
Ed allora, nelle lacrime di tua madre, nel volto terreo di tuo padre leggi la risposta brutale e spietata com'è stata spietata con te la vita.
Non camminerai mai più, nella caduta la tua schiena si è spezzata.
Quando è troppo è troppo, silenziosamente dietro gli occhi chiusi ti chiedi "Perchè?"

Si puà morire in molti modi, per ferita, per malattia, per vecchiaia, e si può morire di dolore, si può morire perchè manca la voglia di vivere.

E così è accaduto al tuo piccolo cuore per troppe volte straziato, te ne sei andata, silenziosamente, con il fardello di un dolore troppo pesante per i tuoi pochi anni.
*********************

La storia è finita, è una storia tanto brutale quanto breve, ma non prendetevela con me,  è , crudele quanto può essere crudele la vita, dolce e struggente come è dolce e struggente un amore di ventanni.
Luigi era mio zio, fratello di mia madre, appunto la bambina di sei anni che esortava Silvia ad affrettarsi per non perdere il treno.
C'è anche un'appendice, per chi la vuol leggere.
Di Silvia conosco il cognome e null'altro.
Luigi ha riposato per lunghi anni nel cimitero di Staglieno a Genova, in un campo che conservava i caduti della guerra.
Ricordo durante le vacanze a Recco, puntuale la nostra visita, un corridoio buio, silenzioso.
Nessuna emozione per me bambino, una lapide senza foto, solo nome cognome, due date.
Ma mia madre aveva promesso ai suoi genitori che un giorno lo avrebbe riportato a loro, ed una sera me ne ha parlato, magicamente, dalle nebbie del tempo è emersa questa storia, queste figure, ed allora non era più una lapide, aveva due occhi, un sorriso, delle speranze.
Ho promesso a mia madre che l'avrei aiutata.
Ed ecco Il 4 ottobre 1999 sono io, sono proprio io, seduto sul muretto fuori da Staglieno mentre attendo che ci venga consegnato il corpo da riportare a Trana, nel cimitero fra i castagni.
Mia madre è nervosissima ed emozionata, mio padre l'ha seguita ed accompagnata, io dovrei essere il più freddo, il meno coinvolto ed è a me che consegnano la cassettina di metallo, con un numero ed un nome.
Poi volo, con la mia auto, l'arrivo a Trana, le pratiche burocratiche e mentre attendo che l'addetto prepari il sito per la tumulazione provvisoria, improvviso mi sale in gola un pensiero, "Bentornato Zio... bentornato a casa!"
*****************
La storia è finita, è finita per davvero, non so se sono riuscito a dare le emozioni che mi sono scoppiate nel cuore quel giorno lontano in cui mia madre me l'ha raccontata.
Ma ho giurato a me stessa che l'avrei raccontata, nel modo che conosco, usando la rabbia che mi esce dal cuore quando vedo uccidere una felicità appena sbocciata.
E se già non avete motivi per disprezzare la guerra, spero di avervene fornito uno.






 
 
 

Vieni

Post n°402 pubblicato il 26 Luglio 2016 da hieronimusb

Vieni donna
nel mio abbraccio
lasciamo i vestiti sulle rive del presente
lasciamo che tutto il mondo scorra  intorno
senza sfiorarci
senza toccarci

Vieni
nulla esiste più attorno
se non l'adesso ed il noi

Vieni
in questo abbraccio d'infinito
dove solo lo spazio
è il tuo corpo contro il mio

Vieni
ad assaggiare la dolcezza delle mie  mani
che ti esplorano,
ti aprono,
ti scorrono dentro come un fiume a cercare il suo mare

Vieni
con le tue mani
a percorrere le vie  del mio petto,
lungo i fianchi
per ricongiungersi nel  centro
dove la natura pulsa
e grida il mio essere uomo

Vieni  
a provare la dolcezza delle mie labbra
che si fanno viandanti sul tuo corpo
a cercarne l'origine
della femminilità

Vieni
porterò il tuo odore con me lungo i giorni
come i tuoi occhi affondati nei miei
urlo primordiale che nasce
da lontano
come il canto del lupo nelle notti di luna
come l'eterna forza che sempre sospinge e ci avvince
e ci porta ancora vicini

vieni donna
perdiamoci insieme
in questo ultimo sospiro sfinito
sull'orlo del tuo sorriso
cercherò ancora e sempre un altro bacio

Alex


(William-Adolphe Biuguereau : Le ravissement de Psyhe)

 
 
 

Scripta manent

Post n°401 pubblicato il 24 Luglio 2016 da hieronimusb

Ho avuto il PC a casa molto tempo fa, quando ancora acqistarne no aveva un costo proibitivo e poi, a che scopo?
A me lo aveva dato l'azienda perchè sapevano che anche da casa avrei continuato a lavorare , (ed avevano ragione). In realtà non percepivo di lavorare, programmare è sempre stato un divertimento per me, ho provato a farlo diventare un lavoro, ma ci ho rinunciato ed ancora oggi lo faccio per puro divertimento.

Un effetto collaterale dell'avere una memoria a disposizione è stata quella di iniziare ad affidarle i miei pensieri, cosa che prima facevo su fogli di carta che, per la maggior parte andavano persi.
Questo mi permette oggi di andare indietro nella mia evoluzione di uomo, trovare scritti tutti miei cambiamenti, i miei dubbi, i miei malesseri esistenziali , le innumerevoli morti ed altrettante rinascite fino ad arrivare qui dove sono ora.

I primi documenti sono del 1988, allora avevo quasi 30 anni e tutto sommato ero ancora un uomo che stava costruendo la sua vita secondo quanto mi era stato insegnato fosse giusto, Un lavoro, una moglie, una casa, dei figli quasi tutto già realizzato, mancava solo il secondo figlio e già posso intuire da quelle parole il dubbio che mi avrebbe assalito da lì a qualche anno "e dopo? Nel periodo che andrà dalla mia realizzazione sociale alla morte che cosa farò? Mi accontenterò di tirare i remi in barca e farmi portare dall'inerzia di questi anni verso la fine?"

MALINCONIA

Cosa c'e' di me in questi giorni
uggiosi e tristi
Quanto soddisfa questo cielo grigio
il mio bisogno di malinconia
(15-11-1988)

Dieci anni dopo, quel dubbio esplodeva in tutto il suo fragore

 

Legato
Inchiodato
al nastro della vita
che mi trascina avanti

Torco il collo
, volto la testa
per guardare indietro
gli anni passati

qualche volta
su una curva
il nastro rallenta
e mi scorgo indietro
ad un bivio
su una strada
in un momento

quando il nastro riparte
nasce una lacrima
dal profondo del cuore

Da allora, per altri dieci anni è stato un travaglio, un dolore, un'uscire dalla pelle per ottenere qualcosa altro di cui non avevo percezione alla ricerva di una strada che mi conducesse in un posto dove potessi trovare ciò che sono davvero, senza però sapere quale strada, quale direzione prendere.

Oggi sono sereno, tranquillo, la mia anima è in pace e posso anche essere di aiuto a chi si trova a condividere la mia strada, sembrerebbe tutto buono, in realtà un fallimento c'è stato ed è stato su uno dei punti salienti del mio cammino

"Voglio ricordi, non rimpianti"

Ed un rimpianto c'è, grande come la vita, potente come l'amore, perchè la donna che ha subito quel mio stravolgimento, che ha sofferto per un uomo che le sfuggiva che non riusciva più a capire che l'ha tradita, oggi non sia qui a godere del frutto di quel lavoro e quella sofferenza...

Un giorno in pianto mi ha detto "credevo che saremmo invecchiati insieme", io avrei voluto abbracciarla e prometterle "sarà così !", perchè era il mio desiderio, ma c'erano cose che dovevo ancora fare ed allora sono rimasto solo a guardarla senza parole.
La vita ha poi deciso diversamente...
forse ho ancora del cammino da fare





 

 
 
 

Messaggi dall'inconscio

Post n°400 pubblicato il 21 Luglio 2016 da hieronimusb

Chissà cosa succede al nostro cervello mentre dormiamo?
Forse bombardato in continuazione da messaggi, obbligato a scelte rapide, a coordinare movimenti e pensieri in contemporanea durante tutta la giornata, nel momento in cui dormiamo si annoia ed allora scende nella cantina del nostro inconscio e fruga tra ricordi atavici portando in luce emozioni, pensieri e ricordi che giacciono dentro di noi.

Ci sono alcuni sogni ricorrenti che mi capita di fare, momenti, luoghi diversi, ma al centro la medesima situazione.
Uno di questi è un serpente: Mi trovo a doverci convivere, ma so di non poterlo controllare, non ho paura di lui come essere, oltretutto non mi attacca mai, è piuttosto un disagio , solitamente cerco di chiuderlo in una cesta da cui, poi beffardamente esce con un'espressione sul muso terribilmente umana nel suo essere beffardo.

Da bambino mi capitava spesso invece di sognare un lupo che mi inseguiva, era talmente ricorrente che sapevo già in anticipo cosa sarebbe successo e mi comportavo di conseguenza, spesso riuscendo a scamparla.

Diciamo che fino a qui la spiegazione più o meno psicologica è abbastanza semplice se uno volesse provare a cercarla, oltretutto da bambino avevo paura dei cani ed il serpente potrebbe essere proprio la mia difficoltà a vivere in un mondo che non è come vorrei.

C'è però un altro sogno ricorrente a cui non riesco a dare spiegazione ed è un sogno che ho fatto proprio stanotte.

Mi capita abbastanza spesso di sognare un'onda gigantesca, anomala,  non un vero e proprio tsunami, ma ondate altissime.

Anche qui le situazioni ed i luoghi cambiano, alcune volte sono sulla spiaggia, altre in salvo o quasi e guardo le cose da lontano, eppure non c'è nulla nella mia esperienza di vita che le possa giustificare, quindi mi chiedo se non potrebbe essere che in noi, insieme al patrimonio genetico che ci trasmettiamo da generazioni, vi siano anche ricordi, eventi, fatti che hanno segnato profondamente chi ci ha preceduto, così profondamente da essere conservati nella cantina della memoria per tempi lunghissimi.

Esisterà una memoria condivisa dei nostri alberi genealogici?

 
 
 

Vita procedit

Post n°399 pubblicato il 19 Luglio 2016 da hieronimusb

Ho quasi 60 anni, beh, (per la verità 58, ma portati molto bene), sono ad un punto in cui mni ripeto spesso che quello che dovevo fare l'ho già fatto e ciò che avevo da dimostrare l'ho già dimostrato, quindi mi permetto di vivere serenamente guardandomi intorno con curiosità e piacere nel vedere che, oltre a me , la vita prosegue con i suoi riti sempre simili in ogni luogo, in ogni situazione.

Per lavoro viaggio spesso per tutta Europa e per il mondo, questo significa che mi capita spesso di mangiare al ristorante.

Se sono da solo mi porto il libro che sto leggendo, lo chiudo sempre nel momento in cui arrivano i piatti per rispetto del cuoco anche se, mi capita di pensare, certi cuochi non si meritano simili cortesie.

Più spesso mi guardo intorno curioso rispetto agli altri avventori.
Ci sono quelli come me, uomini soli, in giro per lavoro che pestano quasi con disperazione sui tasti di un telefonino, ci sono coppie attempate, stabili nella loro relazione, con i gesti amorevoli che nascono da un profondo rispetto reciproco ed anche, da un volersi bene che coniuga in maniera differente la passione, ma si percepisce l'affetto profondo che li lega.

Ci sono, molto spesso ultimamente, coppie in embrione, magari al primo incontro vero dopo la conoscenza su interne, single di ritorno che tastano l'altro per capire se ci può essere un dopo, un secondo incontro, un futuro.

Mi accorgo di osservarle dall'esterno e interpretare i gesti e gli atteggiamenti, "uhmmm qui marca male", "mah, forse lui sta riuscendo a rendersi interessante", "Questi stasera concludono qualcosa".

Un piccolo consiglio en-passant, ai colleghi maschi, evitate di parlare sempre voi, lasciate che sia lei a sbottonarsi, alle donne piacciono gli uomini che sanno ascoltare e soprattutto vi forniranno informazioni preziose.
Purtroppo pare che sia necessario fare i galletti "io, io , io" e poi buonasera ed a mai più rivederci.

Ma quelle che mi danno maggiori gioie, quelle che davvero mi aprono il cuore sono le coppie giovani, ragazze e ragazzi che si trovano, ognuno con il suo look migliore, magari è davvero il primo appuntamento e c'è la curiosità, la gioia, il piacere, la timidezza di una storia che sta per nascere.

E' la stessa cosa, in ogni paese, in ogni latitudine dove mi trovo ad essere.

Può essere il ristorante dell'hotel in Pakistan, con lei che cambia sedia quando si accorge che la sto guardando in modo che non le possa vedere il viso, può essere in Spagna o in Portogallo, dove lui allunga timidamente la mano a cercare quella di lei attraverso il tavolo, può essere in egitto mentre lui, cavallerescamente le scosta la sedia affinchè possa sedersi, o può essere come stasera nei pressi di Verona con una lei che continua a ripetere al cameriere "grazie mille" e lui che cerca di atteggiarsi ad uomo di mondo ordinando il vino e chiedendo, più o meno timidamente, il ghiaccio.

Sono quelle scene che mi aprono il cuore, mi danno felicità ricordandomi che la vita continua, come una promessa per il futuro, come un sogno che si perpetua...
... come una poesia d'amore che continua e viene scritta sera per sera, anche se non sto guardando

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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