Creato da teatron78 il 02/08/2007

teatrando... forse

Video di favole e fiabe ideate, illustrate e recitate per i bambini

 

 

INIZIO SPETTACOLO

Post n°67 pubblicato il 10 Giugno 2009 da teatron78
 
Foto di teatron78

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FRAMNETI DI UNO SPECCHIO

la Bellezza, salverà il mondo?

FRAMMENTO 1

in un angolo della stanza in mezzo al pubblico intervenuto, una scrivania, l'autrice è imegnata nel concepimento della sua opera..................................

 

 

CONTINUA..............

 
 
 

PRESENTAZIONE

Post n°66 pubblicato il 09 Giugno 2009 da teatron78
Foto di teatron78

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La direzione comunica al gentile pubblico che, con questo post, inizia la pubblicazione a puntate, o, meglio, FRAMMENTI, dello spettacolo

FRAMMENTI DI UNO SPECCHIO

La Bellezza, salverà il mondo?

PRESENTAZIONE

 
 
 

l'omu che circhia l'amore

Post n°65 pubblicato il 02 Aprile 2009 da teatron78
 

Negli angoli abbandonati della cantina, alcuni giovani, hanno trovato questo reperto archeologico; il test al carbonio, per stabilire l'epoca della sua produzione, hanno dato esito negativo; varie le supposizioni sulla sua origine e la sua funzione, avvolte nel mistero; girano voci che la trsmissione tv voyager sia interessata a questo mistero, ma ciò, naturalmente, testimonia della futilità di questo mistero. In una sola cosa gli studiosi sono concordi: che le scritte riportate in titolazione sono senz'altro un'aggiunta recente quindi non veritiera.

 

Aggiunta "in riflessione" sull'amore

..... la vita è un flusso continuo in cui IO si trova come in un oceano da cui sembra impossibile percepire il confine, nell'hinduismo è chiamato il samsara, l'indefinito divenire della vita... come un carnevale frastornante senza fine apparente... come uscirne?.... è il tema centrale dei veda, dei sutra e di tutti i libri sacri di ogni tradizione..... è "qui" che entra in "scena" l'AMORE che appare legarsi alla LOGICA... per l'uomo contemporaneo, la logica, ha assunto una dimensione assai restrittiva che sembra opporsi all'amore... logica, dal verbo greco leghein=legare: ciò che lega le informazioni che arrivano ad IO, confusamente da ogni parte, in un insieme ordinato dove ogni cosa è al suo posto secondo la sua funzione.... ciò che opera questo legame trova la sua guida nel LOGOS, il punto centrale della circonferenza che, con i raggi che da ESSO si dipartono, lega a Sé ogni punto dello spazio universale.... logos non significa parola detta ma l'essenza, l'idea, che questa parola manifesta e, da un punto di vista generale, il LOGOS è l'idea universale che contiene in Sé tutte le possibili idee della manifestazione universale così come, nella rappresentazione geometrica di questa, il punto contiene in sé tutte le possibili forme dello spazio che scaturiranno da lui (i postulati della geometria che abbiamo imparato a memoria alle elementari vengono dalla geometria pitagorica e non rappresentano altro che una cosmogonia)... ora, che c'entra tutto questo con l'amore?... "Amor che move il sole e l'altre stelle" dice Dante: il motore immobile che crea l'universo come il seme crea l'albero... l'AMORE, quindi, da questo punto di vista, è l'atto creativo per eccellenza che, da un punto di vista, genera l'armonia del Cosmo; da un altro ri-attrae tutta la molteplicità del creato a Sé, che appare, a chi ne è preso nel mezzo, come un insieme di enti separati e confusi in continuo mutamento senza un apparente legame-logica..... ecco allora che, dicevano gli antichi, Amor=A-mors: senza morte.... così anche: Amor=amr:ordine, da cui cosmo=ordinato.... questa forza unioversale, che tutto lega, non appare in un corpo creato né, quindi, può essere concepita con immagini dal pensiero, ma solo assentita da quella parte più profonda di noi.... AMORE è l'essenza di ogni idea, è l'idea per eccellenza... il centro del mondo delle idee che narrava Platone....

 
 
 

COSMOGONIE

Post n°63 pubblicato il 20 Marzo 2009 da teatron78
 

La direzione, in questo tempo d'attesa, offre, ai gentili visitatori che amano immeggersi in silenzi  ed astrazioni mentali, una fugace (ma non tanto: durata 20m circa) ed effimera distrazione.

Si consiglia di sdraiarsi in poltrona davanti al pc, sciogliere le cinture di sicurezza, inserire la modalità schermo intero e vagheggiare, fra immagini silenzi musiche e parole, un fantasioso viaggio di ritorno....

la direzione non si assume la responsabilità di nulla per spiriti impazienti ed agitati; infatti è richiesta pazienza e sonnolenza: è ammesso sonnocchiare

 

 

(video realizzato da teatron 78 per una mostra dell'amico pittore Sauro Cecchi, su immagini e testi dello stesso)

 
 
 

ASPETTANDO GODOT

Post n°62 pubblicato il 11 Marzo 2009 da teatron78
 

1° personaggio - Basta! sono stanco, andiamo via!

2° personaggio - Non possiamo.....

1° personaggio - Perché????

2° personaggio - Stiamo aspettando Godot!!!...

1° personaggio - Ahhhh......... già!.....

 
 
 

OLTRE IL LABIRINTO....

Post n°61 pubblicato il 30 Gennaio 2009 da teatron78

L'ORA DEL VIAGGIO

MAPPATURE

 

Ringrazio shadow_of_the_light e jamesnews per lo spunto che, con i loro ultimi pensieri, mi hanno dato per questa significante insignificante o indifferente riflessione


 

...il pensiero ha una molteplicità di funzioni ed elementi che potremmo immaginare come sfere: memoria, sentimentalità, emotività, desideri, volontà, ragione, coscienza... mi viene così da dire che, la coscienza è il nocciolo del pensiero e la ragione la virtù della coscienza..... insomma: un'immagine dell'universo o, l'universo, è un'immagine del pensiero umano!?.... gli antichi dicevano che c'è analogia fra il macrocosmo (l'universo) ed il microcosmo (l'essere umano) ma, mentre il cosmo, per il significato stesso della parola, segue un movimento ordinato; il microcosmo, che, ad un certo momento dello scorrere del tempo cosmico, appare nel macrocosmo, si presenta come un insieme soggetto ad un movimento evolutivo: dovrebbe raggiungere la maturità.... che si realizzerebbe nel raggiungimento di un equilibrio nel.... movimento... sembra così che, il microcosmo, ripercorra le fasi del macrocosmo sotto la legge dell'ordo ab caos dopo il fiat lux...... la straordinarietà di questo processo del microcosmo all'interno del macrocosmo, sta nel fatto che, ogni microcosmo "matura" come un nuovo sistema solare... come ogni fiore che nasce nel prato è una nuova manifestazione delle possibilità del prato..... se si pensa all'infinitesimalità di ogni essere, moltiplicato per la moltitudine indefinita di tutti gli esseri, all'interno del macrocosmo ed alla complessità che ogni microcosmo ha in sé stesso, come non perdersi in questa immensità?...a meno che non si abbia la forza di riunire ciò che è sparso: cioè realizzare la consapevolezza che la propria coscienza è immagine e funzione del centro di un sistema solare, senza dimenticare che, la coscienza, a sua volta, è immagine del centro di tutto l'universo..... senz'altro una lotta terribile....

 

 
 
 

L'ORA DEL VIAGGIO

Post n°60 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da teatron78

... fatti non foste a viver come bruti


               ma per seguir vertute e cognoscenza...


L'ora del viaggio sembra avvicinarsi e pur s'allontana.... a proposito di VERITA'  (realtà possibilità) rilancio questo pensiero, perso nell'abisso, che m'ispirò cowsitter ma che non ebbe seguito.... la citazione dei noti versi mi par significativa per il suo incitamento ma anche per lo contesto in cui s'asside


 


hhheeeehhhh! (sospiro gongoloso)...... quando lo recito mi atteggio, come un pavone che apre la coda,ad attore esperto e consumato: con sguardo intenso, apparentemente perso, ma trasalito nelle prondità di un luogo impercettibile agli altri, dove io attingo per esprimere e render manifesto..... con gesti criptici, crudi e scarni, disegno nell'aere le tracce del mistero e con voce, di tono inusitato ai comuni mortali, do corpo all'idea della verità celata fra lo grande inganno.... ma, lo popolo, ispecialmente lo femminile, estasiato dall'inusitato tono, che lor vibra in cor, e da magico gesto e da aquileo occhio, giamai s'avvede che, le citate frasi, altro non son che d'obbligo verità su cui s'affissa punta per trama di tela di ragno dello Odisseo tramator d'inganni che già Troia, col vettor di passion cavallo, fe' schiava e fessa e, come li frati d'odisseo, s'invaga dell'orazion picciola ed al fin, com'essi ed esso.... "Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto,ché de la nova terra un turbo nacque,e percosse del legno il primo canto Tre volte il fé girar con tutte l'acque;a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com'altrui piacque,infin che 'l mar fu sovra noi richiuso».

 
 
 

DALL'ABISSO ALLA REALTA'

Post n°59 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da teatron78
 

C'era una volta l'immensità che godeva di beatitudine infinita nel suo tener tutto in sé non mancando di nulla..... poi... de-cise di guardarsi dentro scorrendo una alla volta tutta le sue meraviglie ..... per far questo si concentrò nel suo mezzo come UNO PUNTO è cominciò a scorrersi guardando prima
il punto più alto.... poi scorrendo punto per punto lo spazio che stava de-lineando, guardò il punto più basso e così di seguito.... a sinistra... a destra... in ogni direzione... ed ogni punto che guardava...era uno, due, tre, quattro....in moltitudine indefinita meraviglie.... pensò: in-fine sono questa moltitudine di meraviglie come in-principio sono solo UNO.... e questa è la più
grande delle meraviglie....

Uno di questi punti fu Cecetto, il bambino le cui avventure mi raccontava mia nonna da piccolo, tanti tanti anni fa... 

C'era una volta Cecetto, il Padre l'aveva abbandonato nel bosco, per motivi che non ci è dato di sapere forse perché non li comprendiamo, e le molliche di pane che aveva lasciato sul sentiero si erano mescolate alle foglie secche e, infine, la pioggia e le nebbie le avevano inghiottite nel fango, oppure, perché se l'era semplicemente perdute.... solo e disperato per la situazione, aveva, però, in fondo al cuore la ferma intenzione di ritornare alla casa del Padre, stremato da questo tormento, nella fredda notte invernale s'addormentò stremato.... ristorato dal sonno, a metà della notte, si svegliò con un pensiero chiaro....

pensiero mutuato da nopurpureo (che si definisce portatrice sana di tormento...o forse insana)...... pensiero che faccio mio ringraziandola. 

ho imparato ad aspirare alla gioia...e questo è già gioia...bisogna
ascoltarsi e non analizzare il tormento ma le sue cause...proiezioni di ombre
che si mischiano alla nostra carne...e fanno male...lentamente si rimuovono...e
nei segni c'è solo vita...si chiama conoscenza...


 
 
 

REALTA', ABISSO......

Post n°58 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da teatron78
 

Divagazioni sul male erfkbwpiod

ringrazio L.incantatrice per lo spunto che mi ha dato per proseguire la mia riflessione che è un commento al suo post del 30\12

Il male seduce quando esso appartiene 

anche a chi ne viene sedotto.

 Troppo spesso chiamiamo male ciò che disturba l’illusoria quiete del nostro egocentrismo-egoismo e, da questo punto di vista, a mio modesto avviso, trovo assai pertinente la sua affermazione: “Il male è uno specchio che riflette il proprio limite e che seduce, con l'inganno, provando a condurre alla condanna altrui”.....  proprio perché in quell’inevitabile relazione con il mondo, e quindi con gli altri, che non è altro che l’essenza della vita, deviando la nostra attenzione sui limiti degli altri, evitiamo di guardarci allo specchio ed, inveendo contro gli altrui limiti, ipocritamente mentendo a noi stessi, affermiamo meschinamente una nostra presunta superiorità.

Allora, da questa constatazione, la sua affermazione “...ma ha, invece, come scopo, quello di portare alla conquista di una consapevolezza del proprio io che necessita di evolversi” .... quando ci sentiamo colpiti dal male, considerandolo dal punto di vista che abbiamo assunto in questa riflessione, cioè che è male quello che “disturba” il nostro egocentrismo-egoismo, ..... non è altro che l’occasione per guardare in faccia i nostri limiti, che, come una fortezza, non fanno altro che difendere il nostro egoismo-egocentrismo.... in quei momenti, se riuscissimo a non scaricare sugli altri o sul mondo la fonte del male... cosa vedremmo!?....  ho l’impressione che vedremmo la nostra paura di perdere qualcosa di nostro: una parte di noi o un nostro presunto diritto ad avere, possedere.... perdere un oggetto nel senso generale del termine.... perdere un affetto.... perdere un nostro modo di essere.... perdere il nostro presunto diritto ad aver sempre soddisfazione di ciò che ci procura piacere: un cibo... una bevanda... un corpo..........  in definitiva paura di perdere quella parte della nostra vita che ci permette di provar piacere da quello che siamo, abbiamo, proviamo, facciamo............. guardando, ora, per via opposta il male si potrebbe dire che, esso, è quando io, la coscienza, si sente al centro del mondo, il centro del mondo, e tutto inizia e finisce in lui, per cui si elegge a metro di giudizio perché, vanità delle vanità, non riconosce la sua dipendenza dal mondo: aria, acqua, cibo, affetti, vita: quella vita che riceviamo da altri e che dobbiamo restituire ad altri perchè siamo solo un anello della catena della vita... non è forse questo che ci mostra il grande libro della natura!?.... dare-avere..... dare-avere..... dare-avere..... dare-avere.... così come il battito del cuore..............

 
 
 

DIVAGAZIONI SULL'ABISSO

Post n°57 pubblicato il 03 Gennaio 2009 da teatron78
 

Ringrazio petalinudi e shadow_of_the_light che, con i loro pensieri, hanno suscitato questa mia piccola riflessione...

il sole ha da poco attraversato la porta del cammino degli dei ma, chi, in questo cielo, basso di nuvole, freddo ed umido, lo ha avvertito?.... la fine si è toccata con l'inizio, nel loro ciclo perenne, per un istante fuori dal tempo il tempo si è fermato... non me ne sono accorto, e mi trovo ancora nel fluire di istanti che si scandiscono in emozioni, che , come semi, si schiudono in desideri che mi fanno rotolare da un lato ad un anfratto di questo labirinto che chiamiamo vita..... nel labirinto non appare la fine dopo che, appena entrati, abbiamo smarrito e dimenticato l'inizio.... per una moltitudine d'istanti dello scorrere di rotolanti pietre di labirinto, come schiuma d'onda di mare, or cullato da brezze leggiere or battuto da impetuosi venti, non compare al nostro orizzonte la fine, se non nei rari istanti che l'onda intravede la riva trasportata da invisibili correnti.... chissà perché, in quei rari istanti, la schiuma ha orrore di dissolversi in aria nello srotolarsi definitivo dell'onda sulla riva?..... che strano!?.... la schiuma crede d'esser solo acqua, e mai assopora il, pur nella tempesta, gaio librarsi e liberarsi dell'aria del suo seno, in acqua imprigionata, che, raggiungendo, per insondabile destino che dona inaspettata forza, il limitare delle acque, in magnifica catarsi s'apre in sconfinato d'AMORE abbraccio col ciel....

AGGIUNTA

.......tutto, sotto il cielo, ha un inizio ed una fine... essi sono i limiti della vita che sono fuori dal ciclo della vita... illudersi che non si arrivi mai a questi limiti è ..... "illusione"... ma, l'illusione, è solo una visione velata, parziale, limitata, della realtà della vita.... è il non vedere oltre il velo che la vita stessa tesse nel nostro tesserla-tesserci... l'illusione ha la sua radice nella verità che non è altro che la realtà assoluta, sciolta da ogni limite-velo... il desiderio di essere in_esistente ha la sua radice nel padre di ogni desiderio terreno.... la contentezza e soddisfazione assolute=non essere più bisognosi di nulla (contento=cum-teneo=tengo tutto insieme; soddisfatto=satis-factum=fatto sazio).... cos'è la vita se non un rincorrere la soddisfazione dei nostri desideri (che molti chiamano sogni velandoli ancor più con la fantasia=ciò che non può accadere)? che si risolverebbero, pensiamo, nell'avere-possedere il loro oggetto?.... a guardar bene, con attenzione, la parola in_esistente, così costruita, rivela tutta la sua illusorietà... viene a significare=rimanere_dentro_l'esistenza...

 

 
 
 

intermezzo natalizio... nell'abisso

Post n°56 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da teatron78
 


Proprio ieri sera ci "leggiavamo", fra amici, considerazioni sullo spirito del Natale..... sento il desiderio di condividere anche con gli amici blogger il mio sentire il Natale... perché un cimitero ci si chiederà'.... lo spirito del Natale s'accende su di un sentimento.... l'attesa di un qualcosa che riscalda il nostro cuore.... c'è nell'aria un dono da ricevere.... questa attesa si lega inevitabilmente a nostalgia, una nostalgia che, a ben scavarne il fondo, trascende i ricordi di quel momento così speciale nella nostra infanzia.... fuori è la notte più lunga, fredda e buia, ma una luce, carica di speranza, invisibile ai sensi, riempie di serenità il nostro cuore.... ma, passato quel giorno, tutto, improvvisamente, svanisce, e la notte fredda e buia ridiventa fredda e buia senza nessuna luce di calda serenità e speranza .... perché tutto quello ci è sfuggito?... e ci ritroviamo in questa fredda oscurità?... ... "in principio era il Verbo.... e la luce è venuta nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno riconosciuta...." recita il Vangelo di S. Giovanni nella sua apertura.... tutte le tradizioni, di ogni popolo e luogo, narrano di questo tempo come l'autunno dell'umanità: ebrei da eber=tramonto, i popoli del tramonto: .... e fu sera e fu mattina... la stessa creazione viene narrata, nella nostra tradizione da un punto di vista che parte dalla sera ed è seguita dal mattino.... ci narra della notte in cui siamo e del mattino che verrà.... un mattino di cui siamo in attesa ma, prima dovremo attraversare la grande notte....


Festa dei Morti,

coincisa con l’estate di San Martino;

è il tramonto, il cielo d’autunno di un azzurro vivo ed allo stesso tempo languido,

spezzato da nuvolosi gonfi di bianco, viola scuro grigio e sfumature di nero.

Il cimitero sulla collina che si apre ad ovest verso le montagne,

il sole tramonta dietro di loro e l’orizzonte si tinge di rosso su azzurro languido di nuvolosi. Scendo dall’auto con i miei figli

poi scendo la carrozzina

ed infine su di essa il nonno, mio padre.

Per il viottolo entriamo nel cimitero,

il rosso opaco del tramonto autunnale

ha lasciato il posto al crepuscolo

di ombre tiepide illuminate da mille fiammelle

che danno vita ai volti sconosciuti delle tombe.

Ogni volto un’anima, ogni anima una storia,

ogni storia dolore e gioia

resi vivi dal ricordo dei parenti presenti,

un brulichio di vita silenziosa, quieta, profonda…

eterna.....

Anche i volti dei miei amici passati si fanno avanti;

siamo tutti lì, per sempre, nella grande notte d’attesa…

tutto è buono, la vita è eterna;

mio padre, il mio John Waine, in carrozzina ad ottantanni,

sempre granitico di nobile fierezza,

ed i miei figli testimoniano che la vita è eterna,

mutano solo le forme, apparentemente;

ma siamo tutti parte di questa meraviglia,

ed il mio corpo è percorso da un formicolio

caldo, svuotante, leggiero…

 

 
 
 

intermezzo sull'AMORE

Post n°55 pubblicato il 22 Dicembre 2008 da teatron78
 

RACCONTO BREVE

........MA NON TROPPO

Lui si fa chiamare teatron, perché ama il teatro e la poesia con i quali gli piace impegnare il suo tempo libero; anche se, questo hobby, pensare delle figure del mondo, è, in fondo, strettamente legato al suo mestiere: lui è un detective privato, ma non alla Marlowe, ama dire, bensì alla Harper, il detective impersonato da Paul Newman.

In uno dei suoi viaggi in treno, sul quale gli piace viaggiare mimetizzandosi fra la fauna umana per meglio osservarla, come al solito alla ricerca di indizi per il caso del momento, una notte piovosa d’autunno, mentre sonnecchiava, lasciando che i pensieri fluissero liberi nella sua mente giocando a coglierne di nascosto, non “visto” da essi (pensieri), il concatenamento causale, che pur c’è dietro l’apparente casualità, avvertì, dapprima distrattamente, che qualcuno, nella nebbiosa luce azzurrognola  della meccanica   estranea   maleodorosa   notte di treno, si era seduto defilato nei sedili di fronte a lui nello scompartimento vuoto, vicino alla porta.

Dapprima continuò con il suo gioco delle notti solitarie ma, per necessità, al fine, non poté fare a meno di sentire forzatamente la presenza, invadente del tuo spazio, di un’altra persona che condivide con te un luogo vuoto e semibuio. Così, dapprima malvolentieri perché ormai ritiratosi nel suo gioco solitario notturno, cominciò a sbirciare l’altra persona. Una donna. Allora si riaccese in lui l’altro gioco, la passione di osservare le persone ed immaginare la loro vita, come il protagonista pirandelliano de “L’uomo dal fiore in bocca”.

Non era facile osservare così, in diagonale; sembrava, apparentemente, non alta e dal corpo rotondo, mediterraneo. Cosa ormai inconsueta, portava un foulard in testa che finiva con la legatura a fascia intorno al collo al modo di Grace Kelly in tanti suoi films o di Ingrid Bergman; forse per la notte fredda di pioggia. Probabilmente non l’aveva tolto perché il suo viaggio, sul treno locale, doveva essere breve; e forse anche perché voleva sentirsi protetta, nella notte, da sguardi indiscreti. Non era facile scorgere il suo volto così, di profilo nel buio, ma doveva essere anch’esso rotondo mediterraneo. I suoi capelli, sotto il foulard? Forse, adesso, erano biondi lisci da parrucchiere, ma lui li immaginò ondulati, tendenti al mosso, forse ricci, ma non eccessivamente… e scuri, così come il colore dei suoi occhi, pensò.

Una donna dal carattere forte, sicuro per viaggiare da sola nella notte fredda e piovosa con… come dire… una tranquillità leggiera e gentile che la estraniava dalla vita notturna delle stazioni, popolata da solitari disperati o, al meglio, di viandanti costretti per necessità che cercano di attraversarla senza farsi coinvolgere da essa, dalla sua melanconia struggente.

Eppure lei c’era, non la sfuggiva, ma non era la sua notte. La viveva però, forse perché la vita ce l’aveva condotta, questo era ora il suo destino, ed il destino che ti capita è il tuo, non puoi farci niente; questo lei lo sapeva, ma non ne aveva paura. Sapeva che la vita è fatta così, ti chiama a vivere luoghi che mai avresti voluto, ma, in questi, essa ti conduce. Ed allora…

Ed allora… forse era nella notte, ma in fondo tutto questo mondo di oggi è notte, per cercare un’anima con cui condividersi; ma, non è forse questo il fine della vita, puranco biologico, se non vogliamo dire ideale? E se questo mondo di oggi è solo notte, essa è  il solo luogo dove puoi cercare, se non una meta, almeno un porto al tuo viaggio dove lenire la tua brama di ricerca alla mancanza che senti nel cuore.

Questi pensieri accesero in teatron un empatia verso la donna. Gli apparve improvviso alla mente  che medesimi erano i motivi che spingevano lui nella notte; e la sentì amica, amica di viaggio.

Anzi, come al solito portato per natura ad immaginare, pensò una complicità affettuosa con lei; pensò che anche lei stava pensando le stesse cose di lui. Pensò che i piccoli gesti di ognuno fossero messaggi per l’altro.

Ed ecco che lei, nello sfogliare la rivista che aveva preso in mano la piegò a metà di modo che, la pagina non letta, apparisse sul retro visibile a chi sta davanti; non solo... fece in modo che, anche per meglio leggere nelle nebbia azzurrognola dello scompartimento, il fascio di luce trasversale del corridoio illuminasse la rivista.

Allora teatron volle istintivamente compiere un gesto di complicità per mostrare che, quella persona che per lei era avvolta nella nebbia azzurrognola dello scompartimento, aveva afferrato l’affettuosa complicità; e si spostò col corpo verso il poggia braccio in mezzo al sedile, più proteso verso di lei. Così potè guardare le pagine che, via via, lei sfogliava verso il retro. Che strano pensò? Erano foto sportive di rugby ed arti marziali. Ciò accese la sua curiosità di detective: come mai una donna si soffermava a guardare foto di sport che, già, gli uomini seguono poco; figuriamoci per una donna che doveva avere la sua stessa età: sulla cinquantina! Considerato che, per le donne della sua generazione, lo sport, anche attivo, era qualcosa di molto poco interessante se non per guardare i bei ragazzi. Ma il suo vizio di detective ne fu solo più stimolato.

Azzardò: forse, da ragazza, ha frequentato ambienti di estrema destra; a quei tempi e a quell’età tutti frequentavamo un ambiente: estrema destra, estrema sinistra o, qualcuno, i gruppi parrocchiali. Ma, come sempre accade quando si pensa così di notte, la mente, che fa sempre il suo mestiere: legare per analogia ricordi, divagò su un sentiero adiacente: flash di quei momenti, volti di amici, situazioni, amori e… le canzoni… “Canzone per un amica” “La Locomotiva” “Auschwitz”di Guccini, “… in the wind” di Bob Dylan; “La canzone del maggio” di De Andrè; il film e la canzone “Fragole e sangue” “Malcom X” “Martin Luther King” “Cassius Clay alias Mohammed Alì”… il mio sogno dell’America, pensò teatron… Jack Kerouac “On the Road”… ma anche il sentimento… “Non è Francesca” “Acqua azzurra” “Emozioni” Lucio Battisti… De Gregori… poi i sogni infranti dalla realtà… “Un giorno credi” di Bennato.

Chissà se lei aveva nei ricordi del cuore le stesse canzoni, gli stessi films….? Forse sì, perché il sentire e le canzoni erano le stesse, la voglia di cambiare il mondo era la stessa… Poi…. Poi… che angoscia gli anni di piombo, dopo l’illusorio sogno della fantasia al potere la crudezza della stupidità arrogante e violenta degli uomini…

La disco music portò una ventata di leggerezza che alleviò il peso dei nostri cuori… che bello era ballare leggeri con Barry Withe e Dionne Warwick  e sognare e dimenticare… Sì! pensò, sicuramente anche lei sognava con Barry e Dionne… Probabilmente anche adesso alleggerirà il suo cuore dalla jungla della vita e sognerà con il film “Il matrimonio del mio migliore amico”… chissà, forse anche con il serial televisivo “Ally Macbeel” l’avvocatessa sognatrice il cui capo pensa le sue cause con la musica di Barry Withe… chissà se gli piacerà il serial “Sex and City” …nahhhh…  qualcosa forse… ma la nostra generazioni aveva sogni più profondi… ha vissuto e vive la realtà con altre prospettive… le prospettive del tramonto.

Allora ritornò al presente, a ciò da cui i ricordi erano partiti: al rugby e alle arti marziali.

Sì! A quel tempo quelli erano sport che, secondo i cliché di appartenenza erano di estrema destra.

Che bei sport, però! Pensò teatron, non corrotti dalla stupidità del mondo del calcio; sport che insegnano e ti forgiano alla lotta, ma,  con grande senso di lealtà e rispetto per l’avversario.

Poi lui, nel corso della vita, si era appassionato alla medicina cinese, alla sua profonda tradizione, allo yin yang, al tai chi ciuan: la danza cosmica dell’armonia che attrae le forze benefiche dell’universo e respinge quelle malefiche, danza da cui è scaturita la box cinese origine di tutte le arti marziali. 

Quindi Lei doveva essere una donna molto combattiva e leale, con le doti degli antichi cavalieri della tavola rotonda alla ricerca del Santo Graal, non un amazzone, le amazzoni sono altro, ma donna con tutta la sua femminilità e la forza della terra.

Gli venne in mente il cavaliere donna di Italo Calvino, del Cavaliere inesistente: una donna d’altri tempi nel mondo moderno, pronta a combattere per i valori tradizionali della verità in un mondo che li ha dimenticati riducendo tutto allo stereotipo della donna oggetto o menager, cioè la donna uomo. Lei voleva essere donna nella metallica notte delle stazioni, ed era destinata a combattere una guerra, forse, senza speranza contro la cecità di questo mondo moderno.

Pensò allora a Camilla, la vergine guerriera dell’Eneide, probabilmente già prefigurazione della solitudine di una vera donna nel mondo moderno, in quel tramonto del mondo antico distrutto con Troia dal subdolo Ulisse, da non confondere con l’Ulisse dell’Odissea, egli stesso protagonista del viaggio di ritorno verso il paradiso perduto oltre il tramonto.

Sì, pensò, Camilla è il suo nome.

Ma mentre pensava questo la vide raccogliere le sue cose ed uscire di fretta; il treno s’era fermato ad una stazione locale.

Colto di sorpresa avrebbe voluto correrle dietro, dirle tutto quello che aveva pensato di lei, perché sentiva che lei aveva sentito. La vide passare sotto il finestrino, illuminata dalle nebbiose luci della stazione, e, mentre il treno ripartiva, la vide girarsi verso di lui, i loro sguardi s’incontrarono… e lei si attardò per un istante infinito negli occhi di lui… come per dire… sì, grazie per avermi ricordato…

Stordito e ancora confuso da quello che era successo, incerto nel credere se lei aveva veramente sentito o era frutto della sua fantasia di pensatore, come succede in questi casi, scese anche lui dopo alcune fermate alla stazioncina che dava sul mare.

Era l’alba; una di quelle albe rare in cui soffia il vento di grecale e spazza via l’umidità della pioggia e le sue brume, e, nitido all’orizzonte, il bagliore del rosso sole  apriva la dritta linea del celeste mare mattutino su di un cielo terso. Allora sentì il suo cuore... come dire... arioso, libero, come non mai dalle passioni.

Tornò a casa. Già sua moglie, come al solito, era in piedi a sbrigare, fra l’uno e l’altro dei suoi tanti lavori, le mille faccende di case. Ancora una volta, l’ennesima, si chiese dove trovasse tanta energia e costanza, cosa così difficile per lui colto spesso da momenti di stanchezza e confusione mentale.

Pensò alla vita familiare, così densa d’impegni e responsabilità, a come ci fosse poco tempo per parlare con sua moglie. Sebbene lui fosse uno che pensava e rimuginava sempre sulla natura umana, sia per il suo lavoro che per il suo passatempo, il teatro, non condivideva con sua moglie tutti quei pensieri. Perché? Che strano! Pensò; dava per scontato che sua moglie li conoscesse.

Certo, lei lo conosceva bene, come lui conosceva lei, si amavano; ma, la vita di oggi, è così frenetica, una corsa contro il tempo; ma contro il tempo che scandisce cosa? Gli balzò prepotentemente nella mente questa domanda. Non è un tempo che scorre verso una meta da raggiungere... gli apparve chiaro...ma è un tempo simile ad un drago che divora la vita, la fagocita, ed allora ti affanni per non essere divorato inseguendo solo piccole illusioni dettate dalle tue meschine passioni e dimentichi l’esistenza di uno scopo, di una meta. Sì! una vita senza scopo a rincorrere le mille immagini illusorie partorite dalla tua mente sotto il giogo del nostro egoismo e delle sue passioni. Questo ti fa dimenticare che tu non sei più solo nella vita, ma hai una famiglia, moglie, figli, e questi non sono gli altri, ma sono te stesso, sono carne della tua carne, e tua moglie è l’altra tua metà. Quindi, se dimentichi loro nelle tue illusorie passioni, dimentichi una parte di te stesso, ma non una piccola e remota parte, una grande parte.

Allora teatron ricordò... ricordò che i ricordi che aveva rivissuto quella notte sul treno, erano momenti di vita che aveva vissuto e condiviso con quella che ora era sua moglie; e desiderò che i suoi figli, ormai ragazzi, non facessero i suoi stessi sbagli, o, meglio, perché gli sbagli fanno parte della vita, che cogliessero subito lo scopo della vita in modo che la loro vita non fosse divorata dal drago del tempo. Ma come fare?

Ecco, pensò, lo scopo della vita è l’Amore, e l’Amore non è passione, la passione ne è solo l’inizio, poi l’amore va scoperto, costruito giorno per giorno. Ma, lui, sapeva amare? Si chiese. Sapeva cos’era l’amore? Pensò. l’amore dev’essere quella forza che lega, indissolubilmente, tutte quelle parti che, via via, diventano parte di te durante la tua esistenza, e tu, in quanto marito e padre, devi essere il centro di questa unità, che trae a sé tutte le altre parti infondendo fiducia e sicurezza, che possono solo scaturire dalla visione dello scopo della vita.

Sì! Capì che lui aveva il difficile compito di indicare, alle altre parti di sé, lo scopo ultimo della vita: il ritorno alla casa del padre.

 

Fine.

 

 

 

 

 
 
 

Realtà... abisso... amore

Post n°54 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da teatron78
 

PARTE V^....

GRAZIE AD UN'AMICA BLOGGER , PER LA RIFLESSIONE CHE MIA HA LANCIATO, CONTINUO LA MIA PASSEGGIATA FRA ABISSO E REALTA' .

...

La persona amata, molto spesso,
non è la protagonista del proprio immaginario erotico.

Accade a molta gente.

Perché? Ci risiamo...
la solita dissociazione!

L'amore è una cosa meravigliosa
e il sesso, tabù in eredità dalla propria educazione,
è qualcosa di molto più indecente.

Sono del parere che non tutti siano così...
e coloro che sono così possono cambiare, forse :-)

Il sacro è l'amore, la bellezza...
Il profano è la volgarità...
è quella voglia di "sconcio" che, ognuno a modo suo, ha.

 

Guardando la natura, in uno spazio ampio, non posso non vedere che, nella sua unità, sia formata di terra cielo e ciò che è in mezzo: il creato, composto da esseri minerali, vegetali ed animali. Non posso fare a meno di vedere la natura come il grande libro della vita e, nel fluire delle 4 stagioni, osservo come tutto il creato faccia la sua apparizione  nel flusso delle 4 stagioni: nascita, crescita maturità, decadenza e morte. Questo sviluppo, nel movimento, fra i li9miti della terra ed il cielo, è un apparire dalla terra per elevarsi al cielo, senza mai raggiungerlo, per poi decadere e ritornare alla terra: questo ciclo sembra non permettere il poter l’essere assorbiti dal cielo: la terra da e la terra riprende...... eppure, la terra, nella sua passività, senza l’influenza attiva del cielo, che detta i ritmi e le leggi del movimento, sarebbe infeconda....il cielo, nella sua invisibile forza (il leopardiano: e come il vento odo stormir tra queste piante... e mi sovvien l’eterno) inafferrabile; assicura il ciclo continuo della vita, perpetuamente... la forza vitale appartiene a lui: nel suo essere invisibile manifesta l’eterno... immutabile.... che custodisce tutto ciò che è stato che è e che sarà oltre l’apparire nella vita della natura.... dal mio punto di vista questo è il sacro.... ciò che penetra e sostiene tutta la natura nella sua invisibile ed inafferrabile essenza che è oltre ogni corpo.... inesauribile nel ciclo continuo.... Esso è la vita del corpo ma il corpo non è Lui...... il pensiero umano è nella natura e ne segue le leggi e.... quindi, da dove trae origine la coscienza? dalla terra?.... ma, ciò che è passivo può generare l’attivo...  esso pensiero, come ogni prodotto della natura, si sviluppa fra l’influenza del cielo e l’accoglienza della terra e, come nella natura ci sono minerali che si schiacciano inermi al suolo, vegetali che, in varia misura s’innalzano verso il cielo senza mai poterlo raggiungere, animali che possono muoversi ed agire in relazione con tutti gli altri esseri e, fra questi animali, uccelli che posso volare nel cielo (senza, però essere mai assorbiti da esso); così come detto, dicevo, ci sono coscienze in cui prevale l’elemento terra, altre in cui l’elemento vegetale altre in cui quello animale e, fra questi, quelli in cui prevale la natura del volo verso il cielo.

La coscienza individuale ha la possibilità di affrancarsi da questo ciclo di nascite e morti per poter essere riassorbito nell’essenza primordiale del cielo: il sacro, l’essenza profonda di ogni essere individuale, cioè: L’Essere che, in ogni singolo essere è la scintilla che permette di affermare: io sono, quindi esisto=sto nell’essere e ci sono con un corpo ed una mente e, quindi, posso entrare in relazione con tutto ciò che mi circonda: percepire e fare, sentire e rispondere, prendere e dare.... è qui che si “gioca” la battaglia della vita: riconoscere che non sono altro che L’Essere e in Esso mi debbo riassorbire o credere che, io, vengo dalla terra ed alla terra ritornerò: una terra che è un abisso nero e vuoto.... un nulla; quindi, se la terra è un venire dal nulla e ritornare al nulla, io, sono l’unico metro di misura della mia vita; il cielo è così distante ed etreo, aria inafferrabile, quindi solo il mio corpo esiste, allora perché non gratificarlo... la fonte dell’egoismo è l’egocentrismo, che trovala sua forma nel sentirsi separati da tutto ciò che ci circonda, un negare che la vita sia un prendere e dare: ossigeno-anidride carbonica, cibo-cacca, affetto-affetto o amore-amore ecc.....

Tagliando corto, ogni desiderio, che è la molla della vita, cos’è? de-siderio=verso le stelle non è altro che la forza del cielo che ci attrae a sé, la forza di ogni vita che trae a sé i fiori e le piante ma, ogni essere, la vive secondo la propria natura.

L’AMORE che move il sole e le altre stelle, come dice Dante, è l’aspetto completo e sublime del desiderio.... ma, esso, è velato dal nostro essere terra, dalla cui forza attrattiva ci dobbiamo liberare per elevarci al cielo ma.... oggi, chi ne è capace?  

Allora, l’amore non è che un attributo del sacro.......  quella voglia di sconcio che, ognuno a modo suo, ha, come giustamente dice lei, non è altro che  sentire l’amore velato dalla nostra natura terrigna.... il sesso, di per sé, non è sconcio, per la stragrande maggioranza degli esseri,  è un mezzo per realizzare l’unione..... nelle società tradizionali, guidate dalla legge sacra, come le dicevo in commento, ci sono le 4 età della vita, come le stagioni, la giovinezza in cui si studia la legge sacra, l’età adulta dove ci si cimenta nell’unione con l’altro nel matrimonio per realizzare l’amore di coppia, il donarsi all’altro, per poi donarsi ai figli, così, dopo questa preparazione si è pronti a donarsi a tutta l’umanità per donarsi, infine, al cielo.

Quando non si ha come orizzonte l’AMORE universale ma si pensa che la vita sia un venire dal nulla ed un ritornare al nulla non resta, quindi, che l’egoismo, l’altro è solo qualcosa da possedere per soddisfare il proprio egoistico piacere dove l’altro non ha nessuna realtà riconosciuta.

Cos’è, se non altro che questo, quella voglia di sconcio ?..... quando l’oggetto dell’immaginario erotico non è la persona amata, cos’è, se non altro che la fatica che costa al proprio egoismo l’amare la persona amata? e naufragare, invece, nel desiderio egoistico di possedere, essere padrone a proprio piacimento di quel corpo immaginato?

C’è un ultimo aspetto: quando il desiderio di profanare l’amore è così forte, non crede che l’egoismo, consapevole, in qualche misura, del suo non poter essere mai soddisfatto pienamente, come una belva famelica sempre affamata, si abbandona ad una carica distruttiva vippiù senza limiti?

Naturalmente, come spesso già detto, non conosco l’amore, il pieno donarsi, perché, in me, è forte quella voglia di sconcio seppur consapevole della sua natura....

 
 
 

Realtà... abisso... MORTE

Post n°53 pubblicato il 24 Novembre 2008 da teatron78
 

PARTE IV^....

Ringrazio liubiza  per gli spunti che ho avuto dai suoi post esprimenti, con una sincerità ammirabile, il dramma interiore che vive quotidianamente per la funzione che svolge.

Fra chi crede che la realtà sia solo ciò che percepiamo con i sensi, chi vede evidente che i sensi sono solo dei trasmettitori di informazioni alla psiche e chi assente ad un oltre la psiche stessa c’è una differenza “abissale” sulla “idea” di abisso, che tutti, al fine, identificano con la morte. Certamente ciò avviene in misura indefinitamente diversa a seconda dell’orizzonte intellettuale, o della coscienza di ognuno.

Sono uno di quei tipi pallosi a cui, quando c’è l’occasione di fare una chiacchierata, piace dare come riferimento di “sottofondo” l’orizzonte ultimo della vita.... la ragion d’essere di essa.... uno che ha la fissa di cercare sempre il senso di tutto; altrimenti mi annoio e preferisco fare quattro chiacchiere in piazza con chi capita su politica calcio ecc. , ma sempre con la fissa di ascoltare cosa pensano gli altri... oppure starmene da solo a pensare passeggiando o seduto sul divano, quando non mi abbufo di telefilm.... come tutti, per la mia età, ho vissuto esperienze, anche molto tragiche, di morte di persone di ogni età care o, semplicemente, conosciute.... della morte improvvisa e prematura di mia madre, il dispiacere, al fine, oltre il resto, è stato di non poter essere con lei.... ho desiderato tanto esserci con mio padre ed è stato molto significativo ed intenso.... nelle chiacchierate “serie” ascolto, spesso, che il male più grande della vita è la morte di un figlio; benché abbia avuto degli incubi su ciò, con un senso di soffocamento terribile, tenuto presente il dolore lacerante che tale evento procura, non l’ho mai sentito come un male ma come un accadimento fra i possibili eventi della vita. Certo che, se di fronte ad un banalissimo incidente della vita mi lascio andare istericamente ai soliti: porca miseria perché capitano tutte a me ecc.... figuriamoci la mia reazione emotiva ad un tale evento......... ed eccoci ricondotti alla questione centrale. REALTA’ ABISSO… la vita individuale è un “viaggio” all’interno di un contesto assai più ampio: la vita universale; vivendo, l’essere individuale, questa esperienza, si percepisce, nel suo io, come il centro dello spazio e, quindi, del mondo e vive il mondo come altro da sé ma, con questo altro è in imprescindibile relazione... a me appare che, il primo attributo della vita è, non che sia bella brutta difficile ecc., ma, che, sia relazione.... in questa relazione con la vita universale, io, si percepisce come limitato e bisognoso, necessariamente, dell’altro: dall’aria al cibo alle altre persone; in questa relazione necessaria c’è un movimento continuo di ricevere e restituire: ossigeno-anidride carbonica, cibo-cacca, acqua-pipì... affetti, in tutta la loro complessità.... AMORE.... questa relazione si concretizza in legami che devono fare i conti con l’egocentrismo innato (io che si percepisce al centro).... cos’è la maturità se non la capacità di trasformare questo egocentrismo nel riconoscere la necessità che abbiamo dell’altro!? e la realizzazione dell’equilibrio interiore cos’altro se non la giustezza nel ricevere e dare!?.... ciò mi appare essere il fondamento dello svilupparsi della vita individuale in quella universale.... tutto ciò implica il problema morale sul quale non mi dilungo: tutti i giorni della nostra vita siamo chiamati a prendere decisioni sulle pulsioni, desideri, che sono la molla della relazione.... e la morte!?.... non appare, forse, come un elemento estraneo al legame delle relazioni!?.... essa interviene ad interrompere senza più possibilità questa relazione, sia per chi ha fatto della legge della vita il suo egoismo sia per chi ne ha fatto il riconoscimento dei bisogni dell’altro.... allora, mi appare che, la domanda sull’oltre la morte, sia una domanda dirompente che sembra trascendere ogni riflessione effettuata all’interno della sola concezione delle relazioni quotidiane della vita individuale.... essa pone un orizzonte infinitamente più ampio capace di influenzare le quotidiane decisioni a cui la vita ci obbliga: se la vita individuale è un venire dal nulla e un ritornare al nulla, da dove possono trarre forza le convinzioni che la vita abbisogna di un giusto equilibrio fra il dare e il prendere nel riconoscimento della nostra dipendenza da ciò che ci circonda?...... dice l’egoista: se con la morte tutto finirà non mi resta che cercare di godere il più possibile in questo difficile viaggio...... addirittura: se l’orizzonte ultimo è il medesimo per l’egoista e l’”alruista”: venire dal nulla e ritornare al nulla, cosa può essere la giustizia? essa non può che essere elaborata sull’idea di verità ma, se la vita si fonda sul nulla, la verità assoluta appare come un’idea infondata.... resta solo la verità individuale che non può che formularsi così: io sono il metro della verità......... mi appare come l’unica verità di questo attuale mondo.... in base a ciò con quale fondamento ci si può arrogare un giudizio sugli altri intorno a noi: perchè chi guarda il grande fratello è stupido e chi legge Baricco, un esempio a caso, è sensibile e intelligente?..... da quale principio può discendere un giudizio se, alla fine, tutto svanisce nel nulla?..... eppure, anche nel più inguaribile e crudele egoista, che si spinge fino al rubare, allo stuprare all’uccidere per il solo gusto di uccidere, c’è la convinzione, secondo il suo metro di verità, di perseguire il suo bene...... E’ significativo come, nel periodo in cui uscì quella canzone di Vasco, la cantavano tutti, perfino i bambini che la sentivano cantare dalla mamma; probabilmente perché esprime la contraddizione di questo tempo: “voglio dare un senso a questa vita anche se un senso non ce l’ha” .... tutti sentono l’esigenza di dare un senso a questa vita: dall’intellettuale allo spazzino ma... che forza e valore può avere questo senso, se si crede che la vita è un venire dal nulla ed un ritornare al nulla?...... però, ripeto, come ha scritto liubiza in un suo post che è stata l’occasione di questa riflessione: “...così come il dare senso e significato a ciò che si è o a ciò che si fa implichi una loro tematizzazione, anche il non dare senso e il non dare significato racchiuda e implichi paradossalmente senso e significato da vendere...”...... perché tutti si pongono la domanda e, in base alla risposta che ognuno di dà: dall’affrontarla con tutte le proprie forze al rimuoverla e sfuggirla con altrettanta forza, comprese tutte le possibili ed indefinite modalità intermedie.... si vive.... fino al momento in cui bisogna chiudere i conti....

 

 
 
 

ABISSO REALTA.....

Post n°52 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da teatron78
 

PARTE 3^

INTRODUZIONE

Ed eccoci di nuovo pronti a blaterare sul palcoscenico, da guitto ubriaco ed indecente che mette noia alla gente.... son Fetore da Correggio che della sua ricerca fatto ha il peggio; or  infilo l’armatura: pannella a corpetto, elmo a scolapasta, e brandisco il mestolone da bravo coglione; eccomi, son pronto a duellare da ridicolo giullare; nel fetore delle fogne tiro colpi a destra e a manca e nel vuoto del mio colpo, alla fin della puntata, io... tocco; ma quel tocco, assai meschino, non trovando che miraggi, si rincula su sé stesso; ed il pubblico, invisibile, all’unisono: ecco, vedi.... bravo fesso!

Dialogo in crescendo, narrato da un guitto errante delle fogne, fra le sue ossa e la luna

 

Dicevamo: la definizione che Platone, sull’onda degli antichi saggi da dell’ente=essente (ogni cosa esistente: sia minerale, vegetale, che animale) è la sintesi fra la determinazione e l’essere.

Dice la luna: la determinazione è l’insieme delle qualità che costituiscono quell’ente in una certa misura. L’Essere è... l’Essere e... non può non essere.... ohibò: troppo difficile la definizione! la lascio agli eventuali lettori di buona volontà replicano le mie ossa. Riprende la luna: la sintesi, mi sembra ovvio... è la partecipazione dell’ente sia all’Essere che alla determinazione...... le mie ossa incallite, da pragmatiste ed utilitariste dicono: ma và a caghèr, un sasso è un sasso, una gnocca è una gnocca e il puzzo di fogna è il puzzo di fogna.... ecco brave, vedete care ossa, replica la luna, anche voi usate il principio d’identità e di non contraddizione e poi dite che la Verità, quella con la V maiuscola non esiste, che non c’è una ragione ultima dell’esistenza, che tutto è affidato al caso... alle combinazioni della materia.... però, care ossa, se permette, cos’è la materia? dove si muovono le particelle che la compongono? nel vuoto?..... embè!.... visto che io sono l’astro notturno degli illusi vaneggiatori e voi i razionalisti spiegateci cos’è il vuoto.... per noi sognatori il vuoto, come lo intendete voi, non contiene nulla ma.... il nulla.... come fa ad esistere!?.... poi.... la materia, ha qualità: colore, forma, bellezza, bruttezza o è solo quantità: peso e grandezza!?...... umhhhhhh!..... uhmmmmmmmmmm!.... a pensarci bene anche il peso e la grandezza sono qualità -esclamano interdette le ossa-..... maaaaa..... da dove viene la qualità!?...... si chiedono ancora più stupite le ossa.... allora la luna: Platone diceva: vediamo, forse,la grandezza, il peso, il colore, la bellezza, la funzione ecc. ecc. ecc. camminare per strada!? hanno, esse qualità, un corpo!?..... ed il pensiero poiiiiiiiii!?.... come farebbe a nascere dalla materia..... ancora: ammesso e non concesso che il pensiero nasca dalla materia: come fa a non essere limitato dallo spazio e dal tempo!?.... e sì, care le mie ossa –continua la luna- converrete che la materia è nello spazio e nel tempo.... ecco allora che, le ossa sono folgorate da un penssiero: essendo, noi, sempre chiuse nello spazio del corpo abbiamo sempre pensato che lo spazio sia tutta la realtà e, non potendo vedere, con i sensi, ciò che è oltre la pelle abbiamo sempre creduto che esso sia infinito e che, l’infinito, sia un abisso oscuro e insondabile come la bocca di un orrendo drago che divori ogni individuo che da esso sia risucchiato.... ohh! care, vecchie incallite ossa! se poteste elevarvi quassù, dov’io son la porta del cielo, ai confini dello spazio labirintico che v’imprigiona, mirereste che, lo spazio, altro non è che contenitore di corpi... se vi liberaste dalla solidità del vostro corpo, oltre i liquidi corpi fin nelle aereiformi di corpo forme e assaporaste l’area, il più sottil corpo, che tutto lo spazio in essa racchiude e penetra, dello spazio vedreste gli indefiniti confini che, per geometrica integrazione si risolvono nel senza forma e quinci corpo nel.... sidereo ciel che, come grande pancia, tutto comprende e genera e risolve in illusoria di sensi visione..... allor vedreste, con occhio terzo, che l’orrendo drago dell’abisso è magnifica bocca che le forme scioglie in sua benefica saliva e le digerisce tanto fino a quel punto sommo del ciel, immobile e fisso, imperturbabile ad ogni rivoluzione, che, come imbuto rovescio tutto scivola in Sé in completo di essere coscienza beatitudine.....

 
 
 

pausa nazional sentimentale

Post n°51 pubblicato il 20 Ottobre 2008 da teatron78
 

suvvia! l'autunno sta arrivando in una languida tarda estate, le foglie già accartocciate di giallo e di rosso brumoso, di pallido rossore il tramonto e fredda l'alba..... è tempo di vino cotto caldarroste e languidi sentimenti.... il sentimento, ormai, sembra sempre sfociare nel sentimentalismo in un tempo che volge al declino.... perse le vette è ora delle caverne... ed allora.... caverniamoci

 
 
 

ABISSOrealtà...                           PARTE 2^

Post n°50 pubblicato il 26 Settembre 2008 da teatron78
 

rigorosamente riservato agli oziosi, perditempo, alla ricerca del tempo perduto al centrocommerciale fra un programma televisivo ed altre inezie.

Dicevamo... il comune modo di sentir dei moderni, relega la realtà a ciò che cade davanti ai nostri sensi, come in una scatola chiusa, una gabbia, e relega, ciò che non è chiuso in questa, nell’irreale, astratto (dando a quest’ultimo termine un valore negativo.... un volo fantastico della mente che non ha agganci con la realtà.... corporea). Platone, sulla scia di Socrate e dei sette sapienti della tradizione greca, che vengono simbolizzati nelle sette stelle dell’orsa maggiore, così come nell’hinduismo, nel taoismo ed in ogni altra tradizione, nel mito della caverna “narra” l’opposto. Perché, Platone, nella Repubblica, che ha la struttura dell’argomentazione logica, ricorre al mito? Sempre nella Repubblica, al libro VI, illustra il modo del conoscere umano, con la “teoria” della linea, teoria che è il cardine della questione epistemologica=discorso sull’episteme=conoscenza incontrovertibile del divenire (perché il mondo, ai nostri sensi, appare... un\in divenire); questa teoria è il punto centrale di ogni riflessione filosofica che è avvenuta in seguito. Aristotele, i sofisti.... il razionalismo dell’evo moderno, Kant, Hegel, lo stesso materialismo dialettico, i pragmatisti moderni... la medioevale disputa sugli universali si è trasformata nella disputa moderna fra l’idealismo ed il materialismo.............. uffà! che barba! questa solfa da topi di biblioteca (grideranno in coro tutti coloro che avranno avuto pazienza di leggere fin qui)........ ma, fermi un attimo, non trovate che queste definizioni le possiamo ritrovare pari pari anche nei discorsi da bar.... non è il tema centrale della vita: l’idealista, nel linguaggio comune, è un sognatore, uno che non sta con i piedi per terra, uno fuori dalla realtà di tutti i giorni.... come si dice!?.... < i soldi, forse, non faranno la felicità ma, senza soldi!>..... permettetemi anche un’altra dotta citazione da bar, che “vede” la stessa questione da un’altra sfumatura 8da maschi) ..... dopo queste dotte citazioni ritorniamo a Platone con una piccola premessa: la cosiddetta “saggezza” popolare, nella sua semplice crudezza, ha il vantaggio di rendere chiara la questione che stiamo trattando: ognuno, come nella succitata parabola evangelica del seminatore, vive quello che, penso, sia il problema centrale della vita, secondo il suo orizzonte intellettuale (con altre parole mi sembra, in sostanza, quello che dice la nostra interlocutrice L. Incantatrice: la realtà la creiamo noi).

Platone, dicevamo, nella teoria della linea (VI libro della Repubblica) traccia il modo del conoscere umano: sensazione, emozione, stato d’animo-ricordo, giudizio-idea: cioè... i sensi sono le porte del nostro percepire che ci legano al mondo circostante; dei miliardi d’informazioni che ogni giorno li investono, IO, la coscienza, da attenzione solo ad alcune di queste informazioni: quelle che hanno provocato una risonanza nella nostra interiorità. Questa risonanza è l’empatia, nel senso ampio del termine: si manifesta nell’emozione che può essere sia piacevole che spiacevole; attraente o ripugnante, quando l’emozione si è “decantata” si stabilizza in stato d’animo; lo stato d’animo si associa sempre ad un ricordo. Fin qui si tratta dell’attività emotivo-sentimentale della nostra anima e, a questo punto, questa corrente che viaggia verso l’interno, come due fiumi che confluiscono, s’incontra con l’anima razionale dove hanno sede le idee di verità, giustizia, amore, odio, grandezza piccolezza ecc., con le quali, la coscienza , esamina e misura le informazione per esprimere un giudizio. L’uomo comune di oggi limita il suo orizzonte all’attività emotivo-sentimentale o passionale e ne è schiavo mentre i demagoghi, i pubblicitari conoscono bene questa teoria e sfruttano per i loro fini egoistici guardandosi bene dal far giungere il loro pubblico al giudizio.

Detto questo mi sembra che, secondo la “teoria” Platonica, non sia poi così difficile dedurre come, gli individui, vedano il mondo se3condo le loro proiezioni emotivo-sentimentali nonostante credano che, la realtà, sia, per loro, solo corporea.

Concludo con la definizione che Platone, seguito da Aristotele, dà dell’ente = essente = cosa esistente, dove il termine cosa va assunto nella sua concezione più ampia: minerali, vegetali ed animali ( fra cui gli esseri umani). L’ente è la sintesi fra la determinazione e l’essere: per determinazione s’intende l’insieme delle qualità che definiscono un essere e per l’essere ........ ciò che permette di essere.

 
 
 

ABISSOrealtà, mondo magico, viaggio, amore... chi più ne ha più ne metta

Post n°49 pubblicato il 17 Settembre 2008 da teatron78
 

rigorosamente riservato agli oziosi, perditempo, alla ricerca del tempo perduto al centrocommerciale fra un programma televisivo ed altre inezie.

1^ parte....

se mai ne seguiranno altre (la direzione non risponde di un'eventuale e possibile soppressione delle puntate successive necessariamente legate all'audience per motivi pubblicitari)

Proprio ieri mi è parso davanti un pensiero.... una riflessione.... una constatazione.... una parte di me “crede”, illusoriamente da molti anni, di aver fatto della ricerca della VERITA’ lo scopo della vita, non nel senso relativo ad un fatto o accadimento della vita , ma riferibile alla possibilità, propria nell’essenza di ogni essere, di realizzare la COSCIENZA ASSOLUTA del TUTTO, cogliere la ragione ultima della vita.... questa realizzazione implica l’estinzione della coscienza individuale nel seno del TUTTO, dal quale, in REALTA’, non si è mai separata........... sì.... ecco... la REALTA’!? ...... CHE BUFFO!?.... si è portati a pensare che, questo termine, sia di una evidenza comune, immediata.... che la sua comprensione non abbisogni di riflessioni... approfondimenti.... chiarificazioni.... infatti, se si chiede cosa s’intende per realtà, tutti risponderebbero: la realtà è ciò che cade sotto in nostri sensi e che, con essi, percepiamo........  Eppure, anche se in misura indefinitamente diversa, dal poco al tanto, nel cuore di ogni uomo, c’è un... come dire!?.... percepire un oltre e... a seconda dell’intensità in cui si percepisce quest’oltre, inevitabilmente legato alla morte, nascono nell’animo umano, un’indefinità di stati d’animo riassumibili nella parabola evangelica del seminatore: c’è chi lo dimentica subito, ed anzi lo rimuove, lo sfugge; c’è che chi ne sente il fascino ma lo lascia in un angolo dimenticato della memoria; c’è chi pensa di farne motivo e scopo della sua vita ma, di fronte alle avversità della stessa, rinuncia; c’è chi.... varca quella soglia..... Ananda Coomaraswamy, nel suo studio “Tempo ed Eternità”, in un “viaggio” fra le diverse tradizioni (hindù, cristiana, islamica,greco-latina) cogliendo, nelle stesse, un significato comune e, al di là delle forme espressive, identico, annota, nelle pagine iniziali, una constatazione sulla complessità etimologica del termine REALTA’: senz’altro, una delle sue radici è nel termine latino res=cosa, termine che, anch’esso, nonostante l’uso comunissimo, non risolve il significato profondo del termine REALTA’. Allora, nella sua annotazione, rileva come, il termine res=cosa, trovi una delle sue origini nel verbo reor = penso..... infatti, se si pone attenzione a come percepiamo il mondo, non è poi così difficile constatare come i sensi, al fine, non siano altro che dei trasmettitori di informazioni  dal mondo corporeo, che ci circonda nello spazio immediato, verso la mente (chi avesse voglia e tempo di approfondire può dare uno sguardo al mio post n. 39 del 21\3); e che, sia la mente, al fine, a dare identità alle informazioni dei sensi: forme, colori, dimensioni, informazioni tattili.... non sono certo i sensi a coordinare queste informazioni.... mica possono “dialogare” fra di loro :)))))))..........

Dopo tutta questa tiritera eccomi alla questione centrale: questo oltre ci è stato tramandato, non solo nella metafisica di Socrate Platone Aristotele ma anche nel mito, nelle fiabe che vengono definite come riguardanti un “mondo magico”, che, richiamandoci alla succitata parabola evangelica del seminatore, alcuni definiscono come di pura fantasia; altri, come  separato dal cosiddetto mondo reale, quello che percepiamo con i sensi. Lo stesso Platone ha “inframezzato” i suoi dialoghi filosofici con il mito, e, in riferimento alla presente riflessione mi vengono in mente il mito della caverna e quello di Er (entrambi nella “Repubblica); non è poi così complesso intuire il legame fra questi due miti e la Divina Commedia. Nel mito della caverna, Platone, capovolge il comune modo di percepire la realtà: è la realtà corporea ad essere “ombra” del mondo delle idee, che tutto avvolge e penetra; nel mito di Er  “illustra” la vita come un viaggio che ha inizio con una caduta (la cacciata di Adamo dal paradiso terrestre) e che termina con una risalita... i limiti del viaggio, legati alle porte solstiziali, sono le tenebre e la luce, con la loro forza attrattiva.... in mezzo l’essere umano....

 
 
 

DISQUISIZIONI SULL'ABISSO

Post n°48 pubblicato il 04 Settembre 2008 da teatron78
 

Uniformandomi doverosamente alle modalità di espressione della blogger amica L.incantatrice, con la quale si è intavolata una riflessione sull'abisso, pubblico sul mio post, per farne partecipi i miei blogger amici, i miei sviluppi sulla riflessione da lei gentilmente rilanciatami.

Mi scuso con gli eventuali lettori interessati per l'impaginazione così serrata e per la lunga esposizione, ma non ho modo di fare altrimenti.

Gentile signorina

che dirle!?.... certamente guardiamo, quello che lei definisce abisso, da due punti di vista diversi....in realtà mi sembra di aver già risposto, nella mia prima al sua indirizzo, a quanto mi rilancia come riflessione.... per quanto riguarda  la sua affermazione: che avrei spostato la riflessione su binari sociologici mi viene da dirle che, naturalmente è mia opinione personale, non sono mai stato interessato ai punti di vista sociologici essendomi formato, seppur mediocremente,  ad una scuola di stampo gentiliano, quindi classica nel senso platonico-aristotelico, che si è sposata, per affinità, alla mia natura, seppur con tanti limiti. L’aver citato fatti storici, sia generali che individuali, per me, è la normale prassi dell’argomentazione aristotelica dove, per illustrare la propria tesi, si ricorre a fatti comunemente noti; come d’altronde ha fatto lei con l’esempio della ragazza al concorso.

Venendo alla questione della nostra riflessione sul termine abisso non posso, come le dicevo sopra, che richiamare un brano di quanto da me scritto nella prima al suo indirizzo: - ....Mi viene anche da coniugare tutto ciò con il famoso aforisma di Nietschtze in “al di là del bene e del male”: <...se guarderai a lungo nell’abisso anche l’abisso guarderà dentro di te...>. A questo riguardo c’è da dire che, nella ricerca dell’ Ecce homo (tra l’altro enunciato evangelico),Nietschtze era venuto a conoscenza di qualche elemento della dottrina buddhista, sicuramente tramite studiosi europei della storia delle religioni che “studiavano” queste dottrine da un punto di vista positivistico, e che ci tenevano a qualificare, il loro metodo, come scientifico e oggettivo, perché scevro dall’illusione religiosa. Ora... non le sembra un tantino arrogante e di parte pretendere di giudicare la visione metafisica della vita da un punto di vista materialistico? E, parimenti, non le sembra assurdo e grottesco il punto di vista di Nietschtze che, partendo dal punto di vista scientifico, e dichiarando “ufficialmente” la morte di Dio, si “coinvolge” in modalità di ricerca indicate dalla dottrina religiosa? Se si nega la religione perché prenderne alcuni insegnamenti, tra l’altro fondamentali?...- 

Ora... nello svolgimento della mia argomentazione con la presente, ho un esempio noto, da lei fornito, citando la frase di Narcysse: <serenamente, la dove ci si perde, li ci si ritrova> .... da bacchettone e peccatore incallito (difficilmente i due aspetti vanno separati), quale sono, assumendo la maschera del bacchettone, mi viene da dirle che, questa frase o, meglio, insegnamento, è, ripeto, uno dei cardini di ogni religione e, in quella cristiana, viene così espressa: - chi vorrà salvare la propria vita la perderà; chi perderà la sua vita in nome mio avrà la vita eterna (tralascio il richiamo specifico a ciò che s’intende per vita eterna)....- Ancora, nel Padre nostro: - .... che sei nei cieli, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra...- Ogni tradizione, di cui l’attributo sacra è solo un per di più perché la Tradizione è, per definizione originale, solo ciò che trasmette nel mondo umano i principi metafisici, insegna che, bisogna estinguere, cioè riassorbire, la propria individualità nell’Essere Supremo da cui, in Realtà, non si è mai disgiunta.... e qui è l’enigma, la Grande Guerra Santa, come è definita nell’Islam. Per cui non penso, ma posso anche sbagliarmi, che la frase di Narcysse possa intendersi in questo senso.......... di conseguenza, riguardo alla bellezza, credo di concepirla in tutt’altro modo: la bellezza, sinonimo di armonia, non è altro che il frutto della giustizia e, tale operazione di giustizia, si compie quando l’intelletto "realizza" ogni cosa al suo posto secondo la sua funzione.

Certamente, per me, questi insegnamenti, sono una guida di condotta nella guerra che combatto contro me stesso, con scarsi risultati.... eppur combatto, o, forse, me ne illudo......

Indossando la maschera del peccatore incallito mi viene da dire: tutti parlano delle delizie dell’amore carnale e nessuno parla della... tristitia post coitum....

Concludendo.... dal mio punto di vista mi sembra di coglier una contraddizione nella sua riflessione, contraddizione che, già, le anticipavo nella mia prima al suo indirizzo: lei dice -  Non c'è niente che sia giusto... non c'è niente che sia sbagliato...ma a fare la differenza è solo e solamente il proprio modo di vivere il medesimo evento".

Ma..... mi chiedo..... se l’individuo si deve perdere nell’abisso per ritrovarsi, come fa a perdersi se il proprio modo di vivere un evento è il metro di giudizio?....

 

 

 

 
 
 

INTERMEZZO PER I PIU' PICCOLI

Post n°47 pubblicato il 16 Agosto 2008 da teatron78
 

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