Sneha Anne Philip, per lo scrittore Jay McInerney, è “la più misteriosa tra le persone scomparse l’11 Settembre“, non avendo lasciato alcuna traccia materiale del suo decesso.
Sneha era una medico americano, di origine indiana, ed è stata vista l’ultima volta il 10 settembre 2001, da una telecamera di sorveglianza, vicino al suo appartamento di Lower Manhattan. A causa della vicinanza del World Trade Center e della sua formazione medica, la famiglia crede che perì cercando di aiutare le vittime dell’11 settembre 2001 durante gli attacchi terroristici. Sono state condotte due indagini su Sneha. La prima da Ron Lieberman, il marito, con l’investigatore privato Ken Gallant, un ex agente dell’FBI, che inizialmente pensarono che la sua scomparsa e la possibile morte fossero estranei agli attacchi, ma in seguito hanno concluso che la morte a Ground Zero fosse comunque il risultato più probabile. Un’indagine della polizia di New York invece, ha approfondito e ha trovato i dettagli di una doppia vita, una storia di problemi coniugali, possibili relazioni con altre donne, difficoltà di lavoro, di alcol e sostanze stupefacenti, così come una accusa penale in corso contro di lei, nei mesi precedenti alla sua scomparsa. Questo li ha portati a concludere che era altrettanto probabile che lei avesse incontrato un destino diverso dalla morte nell’attentato.
Lieberman e la famiglia di Sneha hanno fortemente contestato alcuni dei fatti e molte delle conclusioni del rapporto della polizia, insinuando che la polizia abbia fatto un lavoro povero o addirittura fabbricato alcune delle prove. La sua famiglia ha fatto notare che ci sono molte altre vittime del 9/11 i cui resti non sono mai stati trovati, e nessuna prova fisica è stata trovata per suggerire che Sneha sia stata uccisa negli attentati. Tuttavia, il 31 gennaio 2008, un tribunale di New York l’ha ufficialmente proclamata come la vittima numero 2751 del crollo delle Twin Towers. In un primo momento si pensò anche che Sneha avesse approfittato della tragedia per fuggire e rifarsi una nuova vita, ma nessun indizio in realtà porta a una conclusione del genere. La sentenza di New York sulla sua morte a Ground Zero non è stata emessa all’unanimità: “Questo è un caso inquietante”, ha scritto il giudice David Saxe. Il problema centrale è infatti la totale mancanza di prove dirette che Sneha si trovasse sul luogo dell’attentato.