Wrnzla

Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

ONLINE TRANSLATOR

            

 
 

L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

Segue >>>

 

ULTIME VISITE AL BLOG

fangozKolvenbachdino.andisidro6federicobiondi90francescogargagliaebremigio.pagliarihoffmannpaoloiesuantichitaolmodolcemolla1993pirotondiroby45rcgrpuffogigigi67dgl
 
 
 

 

AREA PERSONALE

 

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Novembre 2008 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

 

 


 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Messaggi di Novembre 2008

Zaptiè, Ascari, Dubat: tutti soldati italiani.

Post n°166 pubblicato il 06 Novembre 2008 da wrnzla

Fonte testi: www.carabinieri.it

Zaptiè, Ascari, Dubat: tutti soldati italiani.

Ci sono persone che parlano per mantenere in efficienza i muscoli facciali, altre perché amano ascoltarsi e altre ancora perché ritengono che le loro parole discendano direttamente da Dio, il quale, attraverso i novelli e presunti profeti, invierebbe agli uomini i nuovi messaggi e i giudizi assoluti e indiscutibili su determinati personaggi ed episodi umani.
C'è ad esempio chi, in questa logica, fa riferimento agli ascari, così come ai dubat, e quindi agli zaptiè, intendendo con questi termini i "predoni".
Per i giovani e i meno giovani, che, per effetto della cultura egemone, ignorano tutto o quasi della nostra - e della loro - storia, riteniamo di dover dire qualcosa di quei "predoni", ossia di tutti quegli indigeni che in terra d'Africa vennero inquadrati nelle file dell'Arma dei Carabinieri.

Gli ascari (dall'arabo, "soldati") erano gli indigeni nelle varie Armi delle nostre truppe coloniali. Il loro battesimo del fuoco avvenne a Sahati (1887): nel 1892 entrarono a far parte dell'Esercito italiano sino ad assumere il nome di Regio Corpo di Truppe Indigene: gli arruolamenti erano volontari, dai 16 ai 30 anni; la prova di idoneità consisteva in una marcia di 60 chilometri in 10 ore consecutive.
Tra gli ascari e l'ufficiale comandante del battaglione si creavano vincoli particolari, poiché il comandante era il regolatore della vita del reparto e del campo famiglia degli ascari, che ricorrevano a lui anche per le questioni private.

I dubat (da dub, striscia di tessuto avvolto al capo, e at, il colore bianco candido dell'uniforme) vennero reclutati in Somalia fin dal 1924. Erano elementi scelti fra gli uomini più dotati fisicamente e intellettualmente.
Ed ora, qualcosa sui nostri bravi zaptiè (dal turco zaptiye: polizia). Lo zaptiè viene inquadrato, per la prima volta, nel 1888, in Eritrea, nella Compagnia Carabinieri d'Africa. Da allora, fino alla battaglia di Culqualber, zaptiè e carabinieri nazionali affrontarono gli stessi sacrifici per difendere le popolazioni, fare rispettare le leggi, mantenere l'ordine in tempo di pace e, sempre insieme, combattere in guerra, rivelando, in ogni circostanza, fedeltà assoluta all'Italia. La scheda delle medaglie al valore ne è la dimostrazione.

Gli zaptiè venivano rigorosamente selezionati dall'ambiente civile (in Eritrea, in Somalia, in Libia e in Etiopia) e tra i dubat e gli ascari più meritevoli. Inizialmente avevano come loro graduato solamente il buluc-basci (dove buluc indicava un gruppo di militari tra la squadra e il plotone) che, con l'aumentare dell'organico, divenne graduato intermedio tra il muntaz (capo squadra) e lo scium-basci, che era l'unico grado di ufficiale previsto per i reparti indigeni.
La forte ed esemplare individualità militare degli zaptiè derivò dalla rigorosa formazione alla quale furono sottoposti dagli ufficiali e sottufficiali dell'Arma nazionale nonché dai quadri zaptiè (scium-basci, buluc-basci e mundaz).

Per i nostri comandanti fu, quella, una delle esperienze più umane ed esaltanti della loro vita. Comandare ascari, dubat e zaptiè era un onore, poiché la condizione assoluta per ottenerne l'obbedienza era di dimostrare "sul campo" un coraggio ed uno spirito di sacrificio superiore al loro. Oltre, naturalmente, che dimostrare doti di equanimità di giudizio nella soluzione delle controversie più diverse. E, scusate se è poco.
È impossibile, nel ristretto spazio di un articolo, sintetizzare la storia dei nostri zaptiè, che equivarrebbe poi ad illustrare la storia dei carabinieri nazionali, là dove la fratellanza d'Arma, lo spirito di Corpo, lo spirito di sacrificio e lo slancio combattivo erano la comune base della convivenza. Inutile anche riportare il numero dei caduti e dei feriti, che potrebbe apparire retorico. Ricordiamo soltanto alcune località dove zaptiè e carabinieri nazionali combatterono e si distinsero.

In Somalia: Galgial, Baddi Addo, Dai-Dai, Hafun, Ordio, Garad, Sinedogò, Alta Migiurtina, Oltre Giuba, Elagi.
In Libia (fin dal 1912 furono create speciali scuole per zaptiè) l'organizzazione territoriale (74 Stazioni nella sola Tripolitania) venne coinvolta nella guerriglia, nel corso della quale furono innumerevoli gli atti di valore e di oscuro eroismo degli zaptiè libici, oltre che, naturalmente, dei carabinieri nazionali. Uno speciale Squadrone Zaptiè di manovra prese parte alle azioni belliche della riconquista della Tripolitania nel 1921.
Dal 30 giugno 1914 al 30 giugno 1925 carabinieri nazionali e zaptiè della Tripolitania sostennero 56 combattimenti, ottenendo 24 Medaglie d'argento e 92 di bronzo al valor militare, nonché 342 encomi solenni. Alla Divisione Carabinieri (nazionali e zaptiè) venne concessa sul campo la Croce di Guerra al valor militare.

Dal 1° gennaio 1914 sino all'aprile del 1925, i componenti della Divisione dell'Arma della Cirenaica, nazionali e zaptiè, presero parte a ben 98 combattimenti, ottenendo 22 Medaglie d'argento, 48 di bronzo e 20 Croci di Guerra al valor militare, oltre che 377 encomi solenni.
Abbiamo appena sfiorato la storia dell'Arma in terra d'Africa, che dovrebbe continuare con il periodo di pace che vide l'arrivo di 40mila coloni italiani in Libia, migliaia in Eritrea, in Somalia e, infine, in Etiopia, sulla cui sicurezza vigilavano le centinaia di Stazioni dell'Arma rette dai "nostri" ottimi ed esemplari marescialli, brigadieri, appuntati, scium-basci, buluc-basci, mundaz e zaptiè semplici.

E poi, ancora, la guerra: la seconda guerra mondiale. Ma raccontarla sarebbe troppo lungo: una guerra combattuta anche dai carabinieri nazionali, dagli zaptiè e dai dubat con i denti e con le unghie. Furono sì sconfitti, ma con onore. E quando a Culqualber, dopo tre mesi di resistenza, venne ammainato l'ultimo Tricolore, intorno ad esso c'erano i caduti delle due Compagnie di carabinieri nazionali e una Compagnia di zaptiè: ancora, nella rigidità della morte, con le armi in pugno. Ed ancora uniti, sempre insieme, nel comune sentimento del dovere: forse più emblematico per gli zaptiè, che diedero la vita per una Patria che nemmeno sapevano dove fosse.
Grazie per quanto avete fatto per l'Italia nostra, e perdonate quanti - per ignoranza - confondono la parola "Eroe" con "Predone".

 
 
 

Ascari. Cavalleria Eritrea. Penne di Falco. Mitraglieri.

Post n°165 pubblicato il 06 Novembre 2008 da wrnzla

Ascari. Cavalleria Eritrea. Penne di Falco. Mitraglieri.


Tags: Ascari Eritrei. Ascari Eritrea.

 
 
 

Storia. Anno 1935. Parte Seconda. - GUERRA IN ETIOPIA

Post n°164 pubblicato il 06 Novembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anno 1935. Parte Seconda.

- GUERRA IN ETIOPIA

RITORNIAMO AL 2 OTTOBRE

Il 2 OTTOBRE Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia e dalla radio, con la popolazione in attesa su tutte le piazze d'Italia per ascoltarlo, fa il suo storico discorso e comunica con la "mobilitazione generale", l'inizio della guerra in Africa.
Il giorno dopo, dall' Eritrea, le truppe che vi erano già stanziate (circa 110.000 uomini) iniziano l'invasione dell'Etiopia.

Nel discorso fatto da Mussolini, c'è un vero compendio di retorica, di esaltazione, ma soprattutto di vittimismo. Si scaglia contro le Nazioni che vogliono impedire la sua espansione coloniale, e in primo luogo l'Inghilterra. Ma è tutto un bluff. Una grande sceneggiata da recitare in un modo teatrale. Mussolini ha solo preso la palla al balzo ben sapendo che nessuno lo ostacolerà. Lo vedremo più avanti perché.

In Italia intanto si svolgono manifestazioni plateali di appoggio. Partono reggimenti di volontari. I personaggi più in vista fanno a gara nell'imbarcarsi. Vuol partire perfino GUGLIELMO MARCONI per dare l'esempio. Mentre i gerarchi in massa, tutti vogliono il posto al sole (come nelle Crociate) in una guerra che si crede brevissima, una "guerra lampo". Il Vescovo di Fidenza benedice i battaglioni in partenza e quello di Ancona fa affiggere un manifesto a sostegno delle gesta dei soldati italiani "chiamati a compiere il loro dovere".

3 OTTOBRE. Scatta l'ora X. L'attacco è fulmineo. DE BONO con le truppe italiane scatena la grande offensiva. 110.000 uomini alle 5 del mattino varcano il confine etiopico e puntano su Adua; il 6 OTTOBRE conquistano la famosa città abissina.
In Italia impazziscono dalla gioia, tutti in piazza, caroselli fino al mattino per la riconquista dopo quarant'anni di questa singolare città, un luogo che era nell'immaginario collettivo. Non era mai stato dimenticato il disastro italiano sull'Amba Alagi e quello di Adua - la propaganda fece il resto, preparò il terreno della rivalsa di quella storica cocente sconfitta.

Il 7 OTTOBRE - Scattano le operazioni belliche: Gli italiani avanzano, hanno davanti 110 chilometri di deserto, con piste appena visibili, ma che nell'entusiasmo percorrono e dopo un mese riescono a occupare l'8 Novembre MACALLÉ. Il padre di chi scrive, Giuseppe Gonzato (nella foto) che guida i convogli dei rifornimenti logistici, fa presente che non si può andare oltre; i rifornimenti dei camion sono critici, manca nafta, gomme, pezzi di ricambio, ma soprattutto la micidiale e finissima sabbia grippa e paralizza ogni meccanismo, e più che soldati ci vorrebbero meccanici, pezzi di ricambio, macchine adatte. Quindi la situazione dal punto di vista logistico strategico é molto critica. Fra l'altro ci si era spinti così avanti (oltre 240 km.) in una zona molto aperta dove non era stata fatta nessuna ricognizione ai lati, quindi molto pericolosa. Non era insomma una "scampagnata".

DE BONO che non é un grande stratega, ha già 70 anni, ma neppure è uno stupido, ascolta questi consigli e si blocca, intuisce che andare avanti può diventare pericoloso. Ma a Roma MUSSOLINI freme, vuole cinicamente che si vada avanti ad ogni costo. Per sei giorni De Bono temporeggia. E' la sua condanna! Mussolini il 15 novembre sta attendendo la grande notizia da Londra (che vedremo più avanti); la riceve alle ore 14, e già alle ore 16 invia un telegramma a Macallé. "De Bono sei troppo vecchio, ti sostituisco con Badoglio, e tu torna a casa).

L'11 OTTOBRE, 51 Stati dei 54 appartenenti alla Società delle Nazioni applicano la minaccia e ricorrono alle sanzioni economiche verso l'Italia per l'aggressione all'Etiopia.
(ma è un'altra sceneggiata!)

Infatti, é necessario ora ritornare in Inghilterra. Immediatamente dopo l'invasione Italiana la popolazione inglese ha cambiato subito opinione su Mussolini. Approva sia la condanna della Società delle Nazioni e pure le Sanzioni. Ma qui spunta l'ambiguo personaggio di SAMUEL HOARE, ministro degli esteri dei conservatori che é -come abbiamo accennato sopra- in piena campagna elettorale per le elezioni di novembre. E' lui a fare la voce grossa. A condannare l'invasione. A minacciare con le navi inglesi il blocco del Mediterraneo per impedire agli italiani l'aggressione all'Etiopia. (recita bene!)

IL 7 DICEMBRE Mussolini col Discorso sulle Sanzioni inaugura il periodo Autarchico della Nazione, e invita a donare l'oro alla patria così duramente colpita dalle "nazioni plutocratiche e invidiose". Ma sa che non é vero! Indirettamente riceve aiuti proprio dall'Inghilterra, quella che sta facendo tanta scena. E altrettanto la sta facendo la Francia.

Il 9 DICEMBRE - Gli elettori inglesi iniziano ad accorgersi di essere stati giocati, anzi sono stati da HOARE truffati. A farlo capire é l'Echo del Paris che con un esplosivo editoriale rivela che "l'Italia con il consenso inglese e francese si accinge a pasteggiare sul cadavere dell'Etiopia". Gli inglesi iniziano a interrogarsi.

L'11 DICEMBRE in concerto sia Hoara che Laval propongono all'Italia una soluzione diplomatica del conflitto, concedendo alcuni territori e altri diritti. Forse Mussolini intuisce la bufera che si sta scatenando; temporeggia, non risponde.
In Inghilterra scoppia lo scandalo, ed é il finimondo. I conservatori si strappano i capelli. HOARE il 17 dicembre é costretto a dimettersi. Il 22 gennaio tocca a Laval.
Ma anche questa é tutta una sceneggiata dei conservatori. Il prossimo anno Hoare, lo ritroveremo ben saldo sulla sua poltrona, e questa volta come Ministro della Marina Inglese. Che è poi la "regina" delle armi per l'isola britannica, a vocazione marinara da sempre.

Il giorno dopo le dimissioni di Hoare, Mussolini, mentre inaugura Pontinia, con un discorso (che è di politica estera) risponde al nuovo premier inglese che si è subito insediato, Antonhy Eden, affermando che lui non si piega a soluzioni diplomatiche, ma che è determinato ad andare fino in fondo.
Per andarci l'Italia, con pochi mezzi e con pochi soldi, per sostenere lo sforzo bellico, il giorno stesso parte la "giornata della fede"; cioè donare l'oro alla Patria.

Ma chi era SAMUEL HOARE? -

Mussolini lo aveva conosciuto quando era colonnello del servizio segreto inglese in Italia nella Grande Guerra fin dal 1917, e non si erano mai più persi di vista, sempre in reciproco contatto e in amicizia. Conquistato il potere, Mussolini questa amicizia ovviamente la curò e la intensificò maggiormente quando Hoare arrivò ai vertici. Era insomma una utile "talpa" dentro il governo inglese.
Il "gioco" delle 144 navi inglesi nel Mediterraneo che dovevano far desistere dall'impresa etiopica Mussolini, era stata una grande e concordata messa in scena, durata tre settimane, tempo sufficiente per accaparrarsi i voti degli inglesi, poi con Mussolini Hoare sarebbe diventato un complice. Purtroppo in queste prime battute il gioco fu scoperto dal giornale parigino. Ma senza tanti danni, visto che ritroveremo più tardi Hoare a comandare uno dei più importanti apparati della difesa inglese: la Marina. (Quanti dubbi allora sorgono - Non solo, ma il 20 luglio del 1943, a pochi giorni dalla sua destituzione, Mussolini fa dei passi proprio verso Hoare, per sganciarsi dai tedeschi). (Hoare lo troviamo a Lisbona come ambasciatore inglese, inavvicinabile, quando Castellano andò a Madrid per concordare l'armistizio con gli "alleati")

Ma sapendo con quanto calore Mussolini aveva attaccato l'Inghilterra nel discorso delle sanzioni (che si sgonfieranno subito il 9 dicembre perché a questo punto nessuno le rispetterà più) dobbiamo convenire che entrambi recitarono bene la parte da grandi attori. (basta riascoltare il discorso delle Sanzioni e conoscere questo farsesco retroscena). (altri episodi li ritroveremo più avanti)

Ma ritorniamo alla guerra. BADOGLIO appena arrivato in Africa (il 16) non ha la vita facile. Subisce da parte degli Etiopi proprio quella che aveva temuto DE BONO, cioè una controffensiva micidiale con varie guerriglie lungo il percorso. E' costretto non solo ad abbandonare l'avanzata ma a indietreggiare con grave perdite visto che da quelle tanto temute fasce laterali sbucavano a valanghe i soldati di ras IMMIRU'. Questi fecero scempio con le sciabole degli uomini del contingente del maggiore CRINITI. Viene persa Axum, lo Sciré, il Tembien e si indietreggia ancora il 17 dicembre. Ci sia avvia al disastro. A BADOGLIO gli ritorna il pessimismo, soprattutto quando vede gli abissini dotati del migliore armamento, ma anche con una guerriglia micidiale portata avanti conoscendo bene il terreno, le foreste e il deserto. Badoglio aveva affermato quando non era d'accordo con De Bono per l'invasione, che "la guerra nelle condizioni in cui é l'Italia, rischia di durare 7 anni (e non si era proprio per nulla sbagliato!). Ora nel dramma gli ritorna quel pensiero.

Alcuni storici affermano che la guerra mondiale iniziò in questi giorni. Hitler potè alzare la cresta con la (ininfluente) Società delle Nazioni, e Mussolini rimasto solo gli si buttò nelle braccia.

Intanto a Roma MUSSOLINI é infuriato, sta ricevendo una grande delusione dai dispacci di BADOGLIO. Ed é ancora di più infuriato e sulle spine quando, scoppiato lo scandalo in Inghilterra (lo abbiamo anticipato sopra) il suo amico Hoare deve dare le dimissioni. Sta attendendo chi metteranno ora ministro degli esteri. E la amara realtà arriva ventiquattrore dopo, il 18 dicembre quando prende la poltrona l'odiato EDEN, che in precedenza come Segretario della Società delle Nazioni era stato proprio lui la sua bestia nera. Se non accelera gli eventi, presto e subito, la credibilità del regime sia all'interno che all'estero è compromessa, salta tutto. L'Africa potrebbe diventare la sua Caporetto. Come abbiamo già letto sopra, il 18 fa il discorso battagliero a Pontinia, e sa che ormai solo una grande accelerata offensiva definitiva può far cambiare la situazione.

Ma in Etiopia sta crollando tutto. Il 19 DICEMBRE altro dispaccio disperato di BADOGLIO dall'Africa, che chiede uomini, uomini e uomini (ne andranno alla fine 400.000), e intanto comunica l'ultima disfatta ad Abbi Addiì e non sa cosa fare, come risolvere la situazione vedendo che le bombe che sganciano gli aerei non servono a nulla, si neutralizzano nella sabbia, cadono, fanno flop e non causano danni. Anche perché gli etiopi preferiscono non fare concentramenti, ma operare in gruppi sparsi; al vero e proprio scontro loro preferiscono la guerriglia. Del resto non potrebbero fare altro. Non hanno aerei, non hanno cannoni, non hanno armi pesanti ma solo buoni fucili (tedeschi !?) e conoscono bene il terreno, l'ambiente e il clima, questa è la loro unica risorsa e la sfruttano molto bene a proprio vantaggio .

Ma MUSSOLINI ha mandato a dire di impiegare ogni mezzo, "bisogna vincere la guerra ora e subito con ogni mezzo"; e lui Badoglio li impiega. Quelli più inumani.

Il padre dell'autore che scrive, il 20 DICEMBRE dal porto di Massaua con i suoi camion (un'Impresa di trasporti piemontese che da anni si trova sul posto e che gli è stata totalmente requisita - uomini e mezzi) fa quasi 100 viaggi su un camion 3Ro fino alla base aerea italiana e vi trasferisce migliaia di quintali (circa 2000 qli) di barili e fusti contenenti sostanze chimiche. Sono gas soffocanti, vescicatori, gas tossici, gas all'irzina, all'iprite (quelli che sono ultimamente venuti alla ribalta alla guerra di Saddam Hussein contro i Curdi nel 1989-90).

Il 23 DICEMBRE i fusti sono caricati sugli aerei e sganciati sui nemici, che però non provocano subito l'effetto sperato, i barili cadono e si sfasciano provocando poche vittime. Viene quindi adottato un nuovo sistema micidiale, nebulizzatori sistemati sulle ali degli aerei, poi questi in formazione affiancata, in squadre di 8-10 passano e ripassano a tappeto sugli Etiopi di Immirù che si stanno preparando ad attaccare come detto sopra in formazioni sparse.

Invece della cometa di Natale, che annunciava il Salvatore, il 24 Dicembre dal cielo venne giù ripetutamente una sottile e nebbiosa pioggia devastante e terrificante; cadeva sul terreno, sui corsi d'acqua, sui villaggi, seminando morte su uomini e animali, soldati e civili, su capanne e villaggi.
Più che il danno nell'esercito etiope, come numero degli uomini morti, ebbe l'effetto di distruggere e annientare il morale di tutto il Paese. La strategia degli etiopi, che era quella di combattere con la guerriglia era, a queste condizioni, una lotta impari, e ovviamente ne fu stravolta.
Nelle radure e nella boscaglia dove si rifugiavano e da lì operavano, non c'era scampo, la morte veniva dal cielo, dall'aria che li stanava e li annientava. La guerra chimica-batteriologica non era stata neppure presa in considerazione. La morte dal cielo e dall'aria non sapevano neppure cos'era. Morivano come le zanzare.

Ma BADOGLIO ne é entusiasta, raggiante telegrafa a Roma "tale impiego ha dato buoni effetti sui nemici, molto efficaci. Ora hanno tutti il terrore dei nostri gas" e li impiega perfino spavaldamente anche nelle retrovie, sui villaggi, sui civili. Poi gli vennero alcuni scrupoli e allora mandò a dire agli etiopi in quale zona il giorno dopo sarebbero passati i suoi aerei a seminare la silenziosa e invisibile morte. "Preparatevi a fuggire o sarete annientati, quando, dove e come vogliamo"

L'Italia era partita per portare la civiltà, e il 31 DICEMBRE era su tutti i giornali del mondo con questa vergogna, ormai di dominio pubblico. Un orrore! La morte dall'alto, silenziosa e invisibile. Ma qualcuno con questo metodo non si... "divertiva" abbastanza.

Dal libro Voli sulle Ambe del figlio di Mussolini, Vittorio: : 'Neghelli è presto un mare di fiamme. La popolazione fugge per la boscaglia circostante. Si vedono dall'alto i microbi neri percorrere velocemente la zona scoperta, scappando in tutte le direzioni; si distinguono finanche le nuvolette di polvere sollevate dai fuggiaschi... Oh, la gioia infernale dell'aviatore, che vede saltare l'obiettivo colpito! Chi non ha mai provato questa terribile voluttà distruttrice, non sa esattamente di cosa sia impastato l'uomo. In questi momenti non c'è posto per la pietà umana... Il paese nemico è bombardato, sconvolto metro a metro, sviscerato. Ovunque rovine e fumi d'incendio. Per gli abissini non vi è più requie...'

"Le bombette incendiarie danno più soddisfazione, almeno si vede fuoco e fumo. Bruciammo ben bene tutta quella zona, ma non c'era già più gente....I superstiti una bella sventagliata e l'abissino era a terra. Era una caccia isolata all'uomo, come al solito, e l'apparecchio per conto suo frugava ogni buco annusando l'abissino...Era un lavoro divertentissimo, di un effetto tragico , ma bello". (!!!)

In Africa c'era anche un giovane gionalista: INDRO MONTANELLI, che con molto zelo razzista, scriverà un articolo per Civiltà Fascista nel numero di gennaio
dove fra l'altro dice " Razzismo, questo è un catechismo che, se non lo sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e ad adottarlo. Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può. Non si deve. Almeno finchè non si sia data loro una civiltà..... non cediamo a sentimentalismi...niente indulgenze, niente amorazzi. Si pensi che qui debbon venire famiglie, famiglie e famiglie nostre. Il bianco comandi. Ogni languore che possa intiepidirci di dentro non deve trapelare al di fuori".
(Indro Montanelli. dicembre 1935. Da "Civiltà fascista" N.1, gennaio 1936 - che abbiamo in originale)

 
 
 

Storia. Anno 1935. Parte Prima. - GUERRA IN ETIOPIA

Post n°163 pubblicato il 06 Novembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anno 1935. Parte Prima.

- GUERRA IN ETIOPIA

Il pretesto di Ual Ual, propagandandolo come una provocazione per farne una causa "giusta", è subito trasformato in una "necessità" improrogabile, e conduce MUSSOLINI a rompere gli indugi -dopo gli incidenti- per intervenire militarmente in Africa, in Abissinia, con un vastissimo consenso che gli viene perfino da chi è stato finora all'opposizione.
(alcuni analisti riferiscono che la 2nda guerra mondiale ebbe inizio proprio da questo banale episodio. L'indifferenza o le ipocrite ostilità delle altre nazioni, la stupidaggine delle sanzioni, buttarono l'isolato Mussolini nelle braccia di Hitler)

IL 2 GENNAIO, l'Etiopia preoccupata si rivolge alla Società delle Nazioni per essere salvaguardata dentro i propri territori; nel frattempo il 7 gennaio Francia e Italia firmano un accordo per alcune colonie. Poi con un altro patto segreto la Francia (colloqui con Laval a Roma) lascia "mani libere" a Mussolini (anche se Laval in seguito negherà). Il Duce forte di quest'appoggio inizia a fare i preparativi militari; richiama alle armi alcune classi, forma due divisioni, istituisce gli alti comandi e fa partire il 5 FEBBRAIO circa 35.000 uomini per l'Africa.

Questa missione inizia a muoversi, giunge sul posto, ma nessuno, né Mussolini né i suoi generali hanno presente una meta ben precisa. Le intenzioni del piano DE BONO, che ci teneva tanto a questa guerra (già in Africa il 7 gennaio, poi ne diventa il comandante superiore il 28 marzo), contempla un'immediata offensiva militare, ma Mussolini temporeggia, la sua deve essere una mossa politica, non ancora una vera e propria guerra d'aggressione. Vuole intimorire, convincere, inviando con questa iniziativa solo dei messaggi all'Europa.
Dunque una forza insufficiente per una vera e propria "grande conquista", additittura persino carente per una difesa efficiente in caso di attacco. Infatti come numero di uomini, sono quasi la metà di quelli inviati da Crispi trentanove anni prima).

A stravolgere le buone o le cattive intenzioni, a far rompere quegli equilibri di forze create a Versailles con la Società delle Nazioni, a ciel sereno (ma dopo i risultati del voto nella Saar dello scorso anno) piomba il 16 marzo sull'Europa la denuncia di Hitler, che non intende più rispettare le clausole di quell'umiliante trattato, soprattutto i punti relativi al disarmo. Più che comunicare, con il suo stile da tribuno, avverte che non parteciperà più a nessuna conferenza della Società; annuncia che ha ristabilito il servizio militare obbligatorio; e in parallelo viene costituita una aviazione militare.
Insomma è un'altra sfida dopo la tensione creata lo scorso anno in Austria.

Mentre De Bono scalpita in Africa, Inghilterra, Francia e Italia con questa nuova preoccupazione sollecitano una riunione straordinaria della Società delle Nazioni. (su questo periodo (Stresa ecc.)

L'11 APRILE si svolge l'incontro a Stresa. Viene riaffermato il trattato di Locarno, decidendo di fare fronte comune contro la inquietante Germania di Hitler e del suo nazismo in preoccupante ascesa.
La "questione etiopica" di Mussolini passa in secondo piano. Ma quando se ne parla Mussolini non chiede se può invadere l'Etiopia, ma rassicura e afferma che "l'Italia non vuole mettere in pericolo la pace,... dell'Europa".
Ma la virgola e la pausa è come voler dire "ma dell'Africa sì, quindi non interferite".
Gli ambigui partecipanti capiscono benissimo e se non prendono una netta posizione, significa che anche qui a Stresa a Mussolini gli hanno lasciato "le mani libere". Francia e Inghilterra fanno solo "scena"; cercano di salvare il prestigio della Società delle Nazioni ma ognuna delle due potenze sta facendo la "sua sceneggiata" in malafede. Gli inglesi, infatti (zitti, zitti e all'insaputa della Francia) stanno negoziando con Hitler il Patto Navale che verrà poi firmato il 18 giugno. Un patto che concede libertà d'azione alla Germania di riarmarsi; un accordo questo che va contro le decisioni stipulate dalle grandi potenze (e soprattutto la Francia) a Versailles.
Ma non sono meno ambigui i Francesi, che all'insaputa degli inglesi, tentano degli approcci con la "Nuova Russia" e fanno patti segreti con Mussolini in funzione antitedesca per tutelare l'Austria (patto sull'indipendenza austriaca, in verità congiunto con gli stessi inglesi, nel settembre precedente a Ginevra)

Gli interessi degli inglesi sono forse quelli di invogliare Hitler a rivolgersi a Est in funzione antibolscevica, "bestia nera dei britannici". Mentre gli interessi francesi, come al solito sono di contrastare l'egemonia inglese. L'alleanza con il fascismo del resto a Laval non dispiaceva (Sostenitore dell' appeasement, dopo l'occupazione nazista diventerà il capo del governo Vichy -1942-1945)

Forse a Stresa l'unico che aveva veramente capito da mesi il "pericolo" di quel "caporale" tedesco era proprio Mussolini. Ma aveva capito anche un'altra cosa: diffidare di Francesi e Inglesi. Lui lo scorso anno dopo i "fatti austriaci" era stato il solo uomo a osare, e aveva agito non con le parole ma con i fatti, mandando al Brennero nell'arco di ventiquattrore quattro divisioni sul confine per difendere l'indipendenza dell'Austria. Questa l'avevano sancita a Versailles le grande potenze; invece quando Hitler invase l'Austria, la Gran Bretagna si defilò dicendo che "non prevedeva impegni sul continente", e la Francia mandò a dire che "non si sentiva abbastanza forte per intervenire".

L'Italia con o senza Mussolini, quel giorno venne a trovarsi in una difficilissima posizione. Cioè sola!
Chiunque avrebbe capito che Hitler non lo avrebbe fermato più nessuno. Gli altri non lo capirono! O c'erano altri progetti; e che poi furono sconvolti? (vedi il patto Russo-tedesco)
(Non dimentichiamo cosa accadde poi nel 1939; con l'invasione della Polonia, anche lì, Francia e Inghilterra (le due protettrici, "sulla carta") fecero la "mossa", ma poi non si "mossero". Così la posizione dell'Italia non divenne solo difficilissima, ma divenne critica, quando le armate tedesche, reduci dalla Polonia, disimpegnate, erano sui confini e non solo dell'Italia, pronte a "far qualcos'altro").

L'11 APRILE a Stresa, Mussolini, dopo la figuraccia al Brennero, per l'Abissinia si fa ancora più determinato, sfrutta bene le ambiguità e non si pente della sua scelta. La spedizione in Abissinia l' ha ormai del resto già messa in moto, si sta rivelando secondo le informazioni vincente, e a quel punto non accetterebbe più nessun diktat dai presenti (falsamente) preoccupati di un massiccio intervento militare italiano in Africa. Insomma pochi si stracciano le vesti, e sia la Francia (che ha fatto un patto segreto con l'Italia contro un'eventuale invasione tedesca dell'Austria) e sia l'Inghilterra che ha fatto a sua volta altri patti segreti con la Francia all'insaputa dell'Italia, non prendono posizione, ma riescono a far credere al mondo che si sono uniti in funzione antitedesca.

Quasi avallando l'intervento di Mussolini e a screditare gli abissini, la Società delle Nazioni pubblicherà un rapporto, reso pubblico poi da una massiccia propaganda, dove l'Etiopia figura ancora fra quelle nazioni che praticano la schiavitù. Insomma l'intervento di Mussolini sarebbe quasi una missione di civiltà in questi territori "barbari", dove l'imperatore SELASSIÉ siede sul trono che fu di Salomone, e ha un impero che non ha mai cambiato dinastia da 2000 anni.

Il 24 GIUGNO Mussolini fa il colpo di teatro, minaccia di uscire dalla Società delle Nazioni; ipocritamente EDEN, il Segretario di Stato inglese, lo biasima per l'intervento.

(Salvo poi scoprire in seguito che l'Inghilterra (tanto disgustata per l'intervento di Mussolini) ha fatto 6 giorni prima, il 18 GIUGNO, un doppio gioco peggiore degli italiani, visto che ha negoziato proprio con Hitler, all'insaputa di Italia e Francia un patto navale con i tedeschi. - Diranno poi, e si giustificheranno, in funzione e con finalità antibolscevica. Ma doppio gioco era!

Il 9 LUGLIO la commissione per la pace Etiopia-Italia non giunge a nessuna pacificazione, si rimanda tutto in agosto, quando sono fatte alcune proposte a Mussolini per desistere dalla sua decisione di iniziare l"avventura" africana. Mussolini le ritiene umilianti e le rifiuta in blocco. Si sente quasi offeso.
Volevano concedergli una piccola banale striscia di territorio desertico.

Il 3 SETTEMBRE ci sono ancora schermaglie, infine la rottura totale. L' 11 Settembre 51 Paesi su 54 aderenti alla Società delle azioni, minacciano delle gravi sanzioni se Mussolini osa proseguire nella sua decisione di dichiarare guerra al popolo abissino.

La Germania già in contrasto con la Società delle Nazioni, si dichiara neutrale di fronte al conflitto etiopico, e Mussolini ora può contare (ufficialmente) solo sui rifornimenti di Hitler che non riceve più via mare (su La Manica c'è lo sbarramento per le navi tedesche) ma solo via terra, carbone, acciaio e altro, che paradossalmente invece di punire la Germania questa, ora diventa la "grande favorita" della situazione, una manna dal cielo per la sua produzione e quindi un notevole beneficio economico.
Anche questo nessuno dei 51 paesi lo ha previsto!!!

Con un'ipocrita combine, con una intesa segreta, che segreta non è, spunta l'aiuto inglese che vende addirittura merce alla Germania e che poi questa la vende all'Italia. - I motori Rolls Royce per gli aerei italiani, seguono appunto questa strada, e Mussolini lo sa benissimo.
Sembra, e Mussolini lo vuol far credere, l'inizio di un vero strangolamento dell'economia; un isolamento politico ed economico dell'Italia. Ma le sanzioni hanno mille crepe e si rivelano un grosso bluff degli Stati Europei nei confronti dell'Italia, come abbiamo appena visto sopra.

In Italia parte una feroce campagna stampa contro i Paesi ostili alle decisioni di Mussolini. Parossistica quella contro gli inglesi, veline ai giornali raccomandano perfino di non fare uso di vocaboli inglesi e di evidenziare ogni fatto negativo sul costume degli stessi. Danno fastidio persino le insegne dei locali chiamati da alcuni anni con l'anglofono vocabolo Bar, si sostituisce con il surrealistico paesano termine, "qui si beve".

Nello stesso tempo per trovare i fondi necessari alla guerra, si promuove un prestito nazionale, detto del "cinque per cento", che ha notevole fortuna, in pochi giorni permette di incassare allo Stato otto miliardi di lire. Contemporaneamente scattano aumenti vari e nuove tasse sugli immobili e sugli affari.

L'11 SETTEMBRE a Ginevra, SAMUEL HOARE (non dimentichiamo questo nome - lui è già ministro degli esteri inglese) corre per la poltrona di premier e sfrutta la sua grande occasione di propaganda elettorale cavalcando lo sdegno dei suoi potenziali elettori. Fa un discorso che ha eco in tutto il mondo. E' durissimo e come vedremo del tutto falso e ipocrita. Con un tono forte, deciso, spavaldo e anche plateale grida davanti ai rappresentanti di 54 Paesi " E' giunta l'ora di bloccare Mussolini, perché Hitler ne prenda nota".
(nessuno immagina nemmeno lontanamente che è tutta una sceneggiata - vedi oltre).

IL 12 SETTEMBRE cioè il giorno dopo, Hoare non fa solo parole, ma anche fatti (e questo gli porta non pochi consensi); fa salpare 144 navi verso il Mediterraneo dirette a Malta. Tutti pensano a un potente blocco del Canale di Suez che sbarra la strada a Mussolini. Ma é una spregiudicata e sfacciata mossa propagandistica, solo per vincere le elezioni. Nessuno si sogna di bloccare Suez.
Le elezioni si tengono il 14 novembre, quando in Africa le ostilità sono iniziate da oltre un mese e mezzo. Il 15 Novembre i risultati sono 431 seggi a favore di Hoare contro 184. L'essere "contro Mussolini" ha abbondantemente ripagato!
Ma lui (Qui la sorpresa! Ma pochi conoscono questo retroscena) Hoare non é contro Mussolini, anzi è un suo carissimo amico!

Mussolini abbiamo visto sta attendendo proprio questo risultato elettorale, infatti, il 15 HOARE a elezioni vinte da poche ore, telefona subito al nostro ambasciatore a Londra, GRANDI "e adesso cosa possiamo fare per voi?'" "come vi possiamo sbloccare la situazione?". Grandi chiama Mussolini alle ore 14 dello stesso giorno. E le intese fra Londra e Roma sembrano essere molto chiare, infatti, Mussolini, alle ore 16 manda quel telegramma "segreto e personale" a DE BONO che leggeremo più avanti, e convoca immediatamente BADOGLIO, che dopo ventiquattrore parte immediatamente per l'Africa a sostituire De Bono e quindi a dare la spallata decisiva e risolutiva alla "guerra da vincere ad ogni costo con "ogni mezzo", e, su "questo" non transigo, vincere subito!" gli impone Mussolini

In pratica gli inglesi con HOARE, e i francesi con LAVAL hanno dato carta bianca a Mussolini. Hanno accettato l'invasione dell'Etiopia che non subirà solo quella,.... come vedremo alla fine di questo anno.

A Milano, in Duomo, il cardinale SCHUSTER celebra due eventi insieme, un Te Deum per l'anniversario della fondazione del Fascismo; e nello stesso tempo sulla grande piazza nella commozione generale benedice i gagliardetti dei reparti di quell' "esercito fatto di uomini impegnati a portare la luce della civiltà in Etiopia".
Plaude tutta la stampa nazionalista e la borghesia italiana, mentre la massa attende fiduciosa la facile conquista della "terra delle banane per tutti".

Socialisti e comunisti questa volta "pregano" anche loro, ma dietro altre quinte e sperano che la guerra si trasformi in una totale disfatta fascista. Inizia il disfattismo, mentre i giovani salgono sulle navi diretti in Africa, fiduciosi; anche se molti non torneranno più, da quella che era stata definita "solo una scampagnata".

Segue storia anno 1935. Parte Seconda >>>

 
 
 

Storia. Anno 1932 - RAPPORTO SITUAZIONE ETIOPIA

Post n°162 pubblicato il 06 Novembre 2008 da wrnzla

Fonte Testi: Cronologia.Leonardo.it

Storia. Anno 1932

- RAPPORTO SITUAZIONE ETIOPIA

Il ministro delle colonie DE BONO al ritorno dall'Africa segnala a Mussolini che l'imperatore d'Etiopia SELLASSIÉ sta modernizzando il Paese; una minaccia per gli interessi degli industriali italiani in Eritrea, dove stanno sviluppato la cantieristica e vi sono coinvolti grossi capitali delle grandi banche italiane. Soprattutto del Banco di Roma: dunque grossi interessi italiani sono in gioco sia economici che politici. (vedremo più avanti gli sviluppi di questo allarmismo di De Bono)...

1) Per motivi di pertinenza con l'argomento trattato dalla cronaca sono state estrapolate le sole notizie concernenti l' Eritrea ed Etiopia. Per l'articolo completo dell' anno 1932 riferirsi al sito: cronologia.leonardo.it/storia/a1932.htm

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: wrnzla
Data di creazione: 27/05/2005
 

 
   Agli Ascari d'Eritrea 

- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare alla bandiera al corpo Truppe Indigene d'Eritrea.
- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

Mohammed Ibrahim Farag

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

Unatù Endisciau 

Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

QUESTA è LA MIA STORIA

.... Racconterà di un tempo.... forse per pochi anni, forse per pochi mesi o pochi giorni, fosse stato anche per pochi istanti in cui noi, italiani ed eritrei, fummo fratelli. .....perchè CORAGGIO, FEDELTA' e ONORE più dei legami di sangue affratellano.....
Segue >>>

 

FLICKR GALLERIES SLIDESHOW

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

 

A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

free counters

 

ASCARI A ROMA 1937

 

DISCLAIMER

You are prohibited from posting, transmitting, linking or utilize in any other form the contents relevant to the WRNZLA/BLOG/WEBSITE for offensive purposes including, but is not limited to, sexual comments, jokes or images, racial slurs, gender-specific comments, or any comments, jokes or images that would offend someone on the basis of his or her race, color, religion, sex, age, national origin or ancestry, physical or mental disability, veteran status, as well as any other category protected by local, state, national or international law or regulation.

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963