Creato da Zero.elevato.a.Zero il 21/07/2008

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Il tempo che passa

Post n°343 pubblicato il 14 Aprile 2011 da Zero.elevato.a.Zero
 

occhiali

Qualche mese fa ho provveduto al consueto rinnovo della patente, stante la cifra tonda degli anni ho preferito fare visita preventiva all’amico oculista, confidandogli una certa difficoltà nel leggere i bugiardini delle medicine, quelli scritti in caratteri microscopici. Nonostante avvicinassi gli occhi al foglietto la lettura risultava comunque confusa e mi sono auto diagnosticato che era tempo di occhiali. In verità la risposta del clinico mi ha stupito, l’età vuole che io debba allontanare per vedere bene e non cercare una migliore prossimità. Così mi ha prescritto lenti da lettura, una diottria, credo più per consolare il mio bisogno che per una reale necessità, per la patente, invece, alla via così, alla distanza dalla tavola optometrica i decimi ci sono ancora tutti, la patente è rinnovata.
Avvicinare...
E comunque. lo so non si inizia una frase con una e, la mia maestra mi ha sgridato più volte, a me però regala un senso di continuità dinamica al discorso, poi sono anche molto testone; e comunque, dicevo, questi occhiali comprati in edicola li uso davvero poco, ma questa mattina, per leggere meglio una nota a corpo 4, piccolissima insomma, sono andato a prenderli, poi sono finiti sull’orologio, che non porto mai al polso perché le cose addosso mi danno fastidio (i vestiti li tengo però, quelli sì). Ecco: osservando, come dire, d’improvviso quello che ho cercato di riportare in immagine, ho pensato al mio desiderio di avvicinarmi alle piccole cose, proprio adesso che gli occhi me ne vorrebbero distante ed al fatto che la lente ingigantiva le ore… gli occhiali che focalizzano l’attenzione al cronometro… sono queste le mie piccole cose che oggi mi vogliono raccontare del tempo che passa lieve e inesorabile; sono così vicine che spesso non le vedo e per questo devo imparare a non seguire il desiderio di comprendere accostandomi ancora di più con la testa, ma soltanto, possibilmente, con il cuore.


The times they are a changin – Bob Dylan

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Commenti al Post:
lightdew
lightdew il 14/04/11 alle 14:08 via WEB
..ma..cos'è la "nota a corpo 4" ?..
:)
 
 
lightdew
lightdew il 14/04/11 alle 14:11 via WEB
sarà di sicuro qualcosa di incomprensibile su qualche demanio pubblico..ah! stì ingegneri..:-)) saluti di cuore dopo questo tuo raccontarti che dona tanta leggerezza..( sempre che non ci si perda nelle note..)
 
   
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 15/04/11 alle 19:27 via WEB
Come vedi è più roba da redattore o da tipografo, ma dove ci sono numeri io mi incuriosisco, siccome ci sono numeri anche tra le note ecco che certamente mi perdo tra la poesia meravigliosa di Robert Zimmerman, fa parte anche dei miei ricordi e magari, per qualcuno che passa, rievocherà lontani pensieri.

Venite madri e padri
da ogni parte del Paese
e non criticate
quello che non potete capire
i vostri figli e le vostre figlie
sono al dì la dei vostri ordini
la vostra vecchia strada
sta rapidamente invecchiando.
Per favore andate via dalla nuova
se non potete dare una mano
perché i tempi stanno cambiando.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 15/04/11 alle 19:26 via WEB
Nelle nostre stampe per tradizione si usa una misura che indica quanto è grande il carattere da riportare su carta: il corpo tipografico appunto, che era la dimensione del blocchetto di piombo sul quale era inciso il carattere da inchiostrare, poiché ogni lettera può avere altezza diversa, ma il blocchetto da incastrare nel regolo ovviamente no. Il corpo si identifica con il numero di punti tipografici la cui unità è circa 0,35 mm secondo il sistema americano. 4 è piccolino davvero di solito si usano misure normali per il testo che sono comprese tra 8 e 12, il 12 è quasi universalmente lo standard per la scrittura dei documenti di redazione ed è altrimenti indicato come un 1 pica.
 
pennydog
pennydog il 15/04/11 alle 09:33 via WEB
Io non posso più fare a meno degli occhiali per leggere. Dice il medico che un po' di colpa è anche delle anestesie fatte per gli interventi subiti. Mi consola sapere che non è solo perché sto diventando vecchia che ho bisogno degli occhiali ;o))
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 15/04/11 alle 19:27 via WEB
Per la mia indole cerco di trasformare quello che sa di amaro in qualcosa che disseta. Con gli occhiali ho scoperto una attenzione che prima mancava al guardare in dettaglio, al voler leggere e capire quello che altrimenti scivolava veloce via dagli occhi, sono come dei mirini che mi impediscono di guardare lontano e disperdere l’attenzione. Forse arrivano adesso, perché solo ora posso apprezzare il valore del guardare così. E poi gli occhiali danno un aspetto diverso, o no? :) Un salutone.
 
Nues.s
Nues.s il 15/04/11 alle 12:05 via WEB
Sai che mi emoziona tantissimo questa parte fotografata di te, Max...? :)
Il tuo animo, grande e generoso, è capace di accostarsi alle tue 'piccole' cose, con la stessa identica grazia...quella del cuore.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 15/04/11 alle 19:28 via WEB
È un posto che frequento tantissimo quello nella foto: il mio tavolo di lavoro, con tutto il rebelot di carta che c’è sulla scrivania, i vari aggeggi informatici e tutte le mie cose dal cellulare all’orologio che appena posso appoggio vicino, purché non stiano addosso a me. Stringere il campo visivo rappresentato mi salva dal moto di ribrezzo che altrimenti coglierebbe un qualunque osservatore: un altro vantaggio delle piccole cose. Un sorriso fresco :)
 
raffaeleventurini
raffaeleventurini il 15/04/11 alle 17:18 via WEB
ti mando una perla che un pò si adatta al tempo che passa, anche come ringraziamento per i kendotemi. Come sempre la traduco per i blogger di passaggio non romagnoli.
Lui è sempre Nino Pedretti.
E MOND L'E' UNA PALL'NA CH'LA S'INCREPA
Nu fè cumè in America ch'i dà è blett mi mort
parrchè chi faza fighèura te salòt
un gatin ch'è mòr sla spònda d'un fòs
l'è la fèin d'una stela.
Un viaz in chèva a è mond
l'è gnènt paragòun de paralètich
ch'è va da lèt a la scaràna.
Tnèmma dacòunt al razi di pèss
tnèmma dacòunt al mulaighi dla vèita.
E' mònd lìè delichèd,
è mònd l'è una palìna ch'la s'incrèpa.
Tnèmmal lizìr,
tnèmmal sla pèunta dal dèidi,
nèun ch'a sèm quèi
ch'u s tòcca murei.
Il mondo è una pallina che s'increpa/ Non fate come in America che danno il belletto ai morti / perchè facciano figura nel salotto,/ un gattino che muore sulla sponda di un fosso/ è la fine di una stella. / Un viaggio in capo al mondo/ è nulla al confronto del paralitico/ che va dal letto alla poltrona./ Teniamo acconto le razze dei pesci,/ teniamo da conto le briciole della vita./ Il mondo è delicato,/il mondo è una pallina che s'increpa./ Teniamolo leggero,/ teniamolo sulla punta delle dita,/ noi che siamo quelli/ che dobbiamo morire.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 15/04/11 alle 19:29 via WEB
Caro amico, raccolgo con gioia questa gemma e la lascio brillare un poco anche io tra le mani. Non a caso, che al caso credo sempre meno, da un po’ di tempo dico che la felicità sta sulla punta delle dita. Oggi capisco meglio che è talmente presente nelle cose semplici e non artificiali, come pure nella consapevolezza del nostro essere impermanenti, da essere l’essenza, il senso, delle nostre fragilità. È vero le visioni possono essere soggettive, ma quando sono condivise: è letizia, soave.
 
gitana100
gitana100 il 16/04/11 alle 11:52 via WEB
sono passata per augurarti un sereno fine settimana....Lilla
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 24/04/11 alle 08:54 via WEB
Io invece approfitto di questo giorno di festa per trasmetterti l’Augurio di una Pasqua di gioia.
 
unica_perla
unica_perla il 16/04/11 alle 22:56 via WEB
Il tempo che passa...Ed io che sorrido... Perla.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 24/04/11 alle 08:54 via WEB
È un sorriso prezioso, vuol dire che il tempo passa lieve e lascia quella traccia leggera dei ricordi migliori. Buona Pasqua
 
raffaeleventurini
raffaeleventurini il 18/04/11 alle 10:35 via WEB
Il commento di oggi è dedicato a quelli che riempiono di tutto le palestre, ma che non passano gli esami.
Lui è sempre Nino Pedretti
Adès e basta
Nèun zènta da gnènt
èm fat al strèdi
èm fat al tòri
al mèuri dla zità.
Nèun, zènta da gnènt
èm tocch sal mèni
tòtt duvè che t'guèrd,
ògni puntin.
Ma nèun i s'à fatt zìgh
a fè al zirniri lampo
i s'à rot i pulmèun
tla porbia dal filandi
i s'à brusè tla calce
i s'à mazè: ti càmion
ch'andemi te schèur
tla nèbia e sòtta l'acqua.
Nèun, zènta da gnènt
èm fat è mònd
e adès basta.
Adesso basta/ La gente da nulla come noi / ha fatto strade, / ha fatto torri / ha fatto le mura delle città. / La gente da nulla come noi / ha toccato con le mani / tutto quello che vedi attorno a te / ogni puntino /Noi ci siamo accecati / per fare le cerniere lampo / ci siamo rovinati i polmoni / nella polvere delle filande / ci siamo bruciati nella calce / ci siamo ammazzati: nei camion/ che andavano di notte / nella nebbia e sotto la pioggia. / Noi gente da nulla / abbiamo fatto il mondo / e adesso basta.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 24/04/11 alle 08:55 via WEB
Cosa dici, ci tagliamo i baffi? :)
Mi tocca in modo particolare la stanza che dice: “abbiamo fatto torri”, questo non solo per il mestiere che faccio, dove le torri sono solo ideate, ma non sono io a mettere mattone su mattone; riecheggiano i versi di questa poesia che lascia una speranza e che ti dedico come augurio per molti giorni belli a venire: Siamo i semi della tenace pianta, ed è nella nostra maturità e pienezza di cuore che veniamo consegnati al vento e dispersi.

Io vado col vento, popolo di Orfalese, ma non verso il nulla.
E se questo giorno non è compimento delle vostre attese né del mio amore, sia allora promessa per un altro giorno.
I bisogni dell'uomo mutano, ma non il suo amore né il desiderio che sia l'amore a placarli.
Sappiate dunque che io tornerò dal silenzio più grande.
La nebbia che all'alba si dissolve e lascia sui campi solo rugiada, si alzerà per raccogliersi in nube e ricadere sotto forma di pioggia.

La sua forza vi lega alla terra, la sua fragranza vi solleva nell'aria, e nel suo perdurare voi siete immortali.
Vi è stato detto che voi, simili a una catena, siete deboli quanto il vostro anello più debole.
Questa non è che una mezza verità. Voi siete anche forti come il vostro anello più forte.
Misurarvi dalla vostra azione più meschina è come calcolare la potenza dell'oceano dalla fragilità della sua schiuma.
Giudicarvi dai vostri errori è accusare le stagioni per la loro incostanza.
Sì, voi siete come l'oceano,
E sebbene le navi, pesanti di carichi, attendano la marea sulle vostre rive, voi, come l'oceano, non la potete affrettare.
E inoltre siete come le stagioni,
E benché nel vostro inverno neghiate la vostra primavera,
La primavera che è in voi sorride intatta e assopita.

Ciò che in voi sembra più fragile e confuso, è invece più forte e determinato.
Non è forse il respiro che ha eretto e temprato la vostra struttura?
E non è forse un sogno che nessuno di voi ricorda di aver sognato, ciò che ha edificato la vostra città e modellato ogni cosa in essa?
Se solo poteste vedere il flusso di questo respiro, non vorreste vedere nient'altro.
E se solo poteste udire il sussurro di questo sogno, non vorreste ascoltare suono diverso.

Voi avete cantato per me nella mia solitudine e io ho costruito una torre nel cielo con i vostri desideri.
Ma ora il nostro sogno è finito, è volato via il sonno e non è più l'alba. Il mattino volge al termine, il nostro dormiveglia si è trasformato nella pienezza del giorno, e dobbiamo separarci.
Se ancora una volta ci incontreremo nel crepuscolo della memoria, parleremo nuovamente insieme, e il canto che voi intonerete sarà allora più profondo.
E se le nostre mani si toccheranno in un altro sogno, costruiremo un'altra torre nel cielo.

(Addio del Profeta – K. Gibran)
 
kiku0
kiku0 il 21/04/11 alle 01:40 via WEB
Corre nel bosco / il colore del tempo / è già domani /....Serena Pasqua Massimo... per te che sai accogliere e donare la Primavera.... giulia
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 24/04/11 alle 08:57 via WEB
La mia campana: / tocchi di festa come / stormi di gioia
Per te l’Augurio di felicità con l’intensità delicata che si respira nelle tue poesie.
 
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