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Post n°343 pubblicato il 14 Aprile 2011 da Zero.elevato.a.Zero
Qualche mese fa ho provveduto al consueto rinnovo della patente, stante la cifra tonda degli anni ho preferito fare visita preventiva all’amico oculista, confidandogli una certa difficoltà nel leggere i bugiardini delle medicine, quelli scritti in caratteri microscopici. Nonostante avvicinassi gli occhi al foglietto la lettura risultava comunque confusa e mi sono auto diagnosticato che era tempo di occhiali. In verità la risposta del clinico mi ha stupito, l’età vuole che io debba allontanare per vedere bene e non cercare una migliore prossimità. Così mi ha prescritto lenti da lettura, una diottria, credo più per consolare il mio bisogno che per una reale necessità, per la patente, invece, alla via così, alla distanza dalla tavola optometrica i decimi ci sono ancora tutti, la patente è rinnovata.
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:)
Venite madri e padri
da ogni parte del Paese
e non criticate
quello che non potete capire
i vostri figli e le vostre figlie
sono al dì la dei vostri ordini
la vostra vecchia strada
sta rapidamente invecchiando.
Per favore andate via dalla nuova
se non potete dare una mano
perché i tempi stanno cambiando.
Il tuo animo, grande e generoso, è capace di accostarsi alle tue 'piccole' cose, con la stessa identica grazia...quella del cuore.
Lui è sempre Nino Pedretti.
E MOND L'E' UNA PALL'NA CH'LA S'INCREPA
Nu fè cumè in America ch'i dà è blett mi mort
parrchè chi faza fighèura te salòt
un gatin ch'è mòr sla spònda d'un fòs
l'è la fèin d'una stela.
Un viaz in chèva a è mond
l'è gnènt paragòun de paralètich
ch'è va da lèt a la scaràna.
Tnèmma dacòunt al razi di pèss
tnèmma dacòunt al mulaighi dla vèita.
E' mònd lìè delichèd,
è mònd l'è una palìna ch'la s'incrèpa.
Tnèmmal lizìr,
tnèmmal sla pèunta dal dèidi,
nèun ch'a sèm quèi
ch'u s tòcca murei.
Il mondo è una pallina che s'increpa/ Non fate come in America che danno il belletto ai morti / perchè facciano figura nel salotto,/ un gattino che muore sulla sponda di un fosso/ è la fine di una stella. / Un viaggio in capo al mondo/ è nulla al confronto del paralitico/ che va dal letto alla poltrona./ Teniamo acconto le razze dei pesci,/ teniamo da conto le briciole della vita./ Il mondo è delicato,/il mondo è una pallina che s'increpa./ Teniamolo leggero,/ teniamolo sulla punta delle dita,/ noi che siamo quelli/ che dobbiamo morire.
Lui è sempre Nino Pedretti
Adès e basta
Nèun zènta da gnènt
èm fat al strèdi
èm fat al tòri
al mèuri dla zità.
Nèun, zènta da gnènt
èm tocch sal mèni
tòtt duvè che t'guèrd,
ògni puntin.
Ma nèun i s'à fatt zìgh
a fè al zirniri lampo
i s'à rot i pulmèun
tla porbia dal filandi
i s'à brusè tla calce
i s'à mazè: ti càmion
ch'andemi te schèur
tla nèbia e sòtta l'acqua.
Nèun, zènta da gnènt
èm fat è mònd
e adès basta.
Adesso basta/ La gente da nulla come noi / ha fatto strade, / ha fatto torri / ha fatto le mura delle città. / La gente da nulla come noi / ha toccato con le mani / tutto quello che vedi attorno a te / ogni puntino /Noi ci siamo accecati / per fare le cerniere lampo / ci siamo rovinati i polmoni / nella polvere delle filande / ci siamo bruciati nella calce / ci siamo ammazzati: nei camion/ che andavano di notte / nella nebbia e sotto la pioggia. / Noi gente da nulla / abbiamo fatto il mondo / e adesso basta.
Mi tocca in modo particolare la stanza che dice: “abbiamo fatto torri”, questo non solo per il mestiere che faccio, dove le torri sono solo ideate, ma non sono io a mettere mattone su mattone; riecheggiano i versi di questa poesia che lascia una speranza e che ti dedico come augurio per molti giorni belli a venire: Siamo i semi della tenace pianta, ed è nella nostra maturità e pienezza di cuore che veniamo consegnati al vento e dispersi.
…
Io vado col vento, popolo di Orfalese, ma non verso il nulla.
E se questo giorno non è compimento delle vostre attese né del mio amore, sia allora promessa per un altro giorno.
I bisogni dell'uomo mutano, ma non il suo amore né il desiderio che sia l'amore a placarli.
Sappiate dunque che io tornerò dal silenzio più grande.
La nebbia che all'alba si dissolve e lascia sui campi solo rugiada, si alzerà per raccogliersi in nube e ricadere sotto forma di pioggia.
…
La sua forza vi lega alla terra, la sua fragranza vi solleva nell'aria, e nel suo perdurare voi siete immortali.
Vi è stato detto che voi, simili a una catena, siete deboli quanto il vostro anello più debole.
Questa non è che una mezza verità. Voi siete anche forti come il vostro anello più forte.
Misurarvi dalla vostra azione più meschina è come calcolare la potenza dell'oceano dalla fragilità della sua schiuma.
Giudicarvi dai vostri errori è accusare le stagioni per la loro incostanza.
Sì, voi siete come l'oceano,
E sebbene le navi, pesanti di carichi, attendano la marea sulle vostre rive, voi, come l'oceano, non la potete affrettare.
E inoltre siete come le stagioni,
E benché nel vostro inverno neghiate la vostra primavera,
La primavera che è in voi sorride intatta e assopita.
…
Ciò che in voi sembra più fragile e confuso, è invece più forte e determinato.
Non è forse il respiro che ha eretto e temprato la vostra struttura?
E non è forse un sogno che nessuno di voi ricorda di aver sognato, ciò che ha edificato la vostra città e modellato ogni cosa in essa?
Se solo poteste vedere il flusso di questo respiro, non vorreste vedere nient'altro.
E se solo poteste udire il sussurro di questo sogno, non vorreste ascoltare suono diverso.
…
Voi avete cantato per me nella mia solitudine e io ho costruito una torre nel cielo con i vostri desideri.
Ma ora il nostro sogno è finito, è volato via il sonno e non è più l'alba. Il mattino volge al termine, il nostro dormiveglia si è trasformato nella pienezza del giorno, e dobbiamo separarci.
Se ancora una volta ci incontreremo nel crepuscolo della memoria, parleremo nuovamente insieme, e il canto che voi intonerete sarà allora più profondo.
E se le nostre mani si toccheranno in un altro sogno, costruiremo un'altra torre nel cielo.
(Addio del Profeta – K. Gibran)
Per te l’Augurio di felicità con l’intensità delicata che si respira nelle tue poesie.